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mercoledì 23 settembre 2020

23 settembre - Rifiutare, preferire, rimanere costanti

Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato…

Rimase costante, come se vedesse colui che è invisibile.

Ebrei 11:24, 27

 

Rifiutare, preferire, rimanere costanti

 

I genitori di Mosè non ebbero paura del decreto del faraone che esigeva di gettare nel Nilo ogni figlio maschio nato in famiglia ebrea (Ebrei 11:23). La fede in Dio li fece trionfare sul timore degli uomini. Anche Mosè, diventato adulto, allevato alla corte del Faraone, seppe vincere la tentazione di approfittare degli agi che gli erano offerti.

“Mosè fu istruito in tutta la sapienza degli Egiziani e divenne potente in parole e opere” (Atti 7:20-22). Era dunque un uomo molto dotato, istruito in tutta la scienza di quel paese la cui cultura dominava il mondo antico. Aveva una posizione molto elevata, essendo, per adozione, figlio della figlia del faraone, dunque potenziale erede al trono.

Ma ecco che nel momento in cui avrebbe potuto trarre profitto dalle sue capacità e dalla sua elevata posizione, voltò le spalle alla gloria del mondo e fece una scelta straordinaria: “preferì essere maltrattato con il popolo di Dio”. Egli sapeva che il suo popolo, schiavo degli Egiziani, si stava logorando a fabbricare mattoni sotto la frusta di sorveglianti spietati. Ed era il popolo di Dio! Così Mosè preferì condividere la triste sorte del suo popolo piuttosto che “godere per breve tempo i piaceri del peccato”. Ben al di là dei tesori dell’Egitto, egli vede per fede “il paese che si estende lontano” (Isaia 33:17), e che Dio avrebbe dato a Israele.

Cristiani, seguendo l’esempio di Mosè anche noi dobbiamo rifiutare le offerte del mondo e fare delle giuste scelte. Egli “rimase costante, come se vedesse colui che è invisibile”, cioè Dio, quello stesso Dio che noi conosciamo come Padre per mezzo di Gesù Cristo.