Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato…
Rimase costante,
come se vedesse colui che è invisibile.
Ebrei
11:24, 27
Rifiutare, preferire, rimanere costanti
I genitori di
Mosè non ebbero paura del decreto del faraone che esigeva di gettare nel Nilo
ogni figlio maschio nato in famiglia ebrea (Ebrei 11:23). La fede in Dio li
fece trionfare sul timore degli uomini. Anche Mosè, diventato adulto, allevato
alla corte del Faraone, seppe vincere la tentazione di approfittare degli agi
che gli erano offerti.
“Mosè fu istruito
in tutta la sapienza degli Egiziani e divenne potente in parole e opere” (Atti
7:20-22). Era dunque un uomo molto dotato, istruito in tutta la scienza di quel
paese la cui cultura dominava il mondo antico. Aveva una posizione molto
elevata, essendo, per adozione, figlio della figlia del faraone, dunque
potenziale erede al trono.
Ma ecco che nel
momento in cui avrebbe potuto trarre profitto dalle sue capacità e dalla sua
elevata posizione, voltò le spalle alla gloria del mondo e fece una scelta
straordinaria: “preferì essere maltrattato con il popolo di Dio”. Egli sapeva
che il suo popolo, schiavo degli Egiziani, si stava logorando a fabbricare
mattoni sotto la frusta di sorveglianti spietati. Ed era il popolo di Dio! Così
Mosè preferì condividere la triste sorte del suo popolo piuttosto che “godere
per breve tempo i piaceri del peccato”. Ben al di là dei tesori dell’Egitto,
egli vede per fede “il paese che si estende lontano” (Isaia 33:17), e che Dio
avrebbe dato a Israele.
Cristiani,
seguendo l’esempio di Mosè anche noi dobbiamo rifiutare le offerte del mondo e fare delle giuste scelte. Egli
“rimase costante, come se vedesse colui che è invisibile”, cioè Dio, quello
stesso Dio che noi conosciamo come Padre per mezzo di Gesù Cristo.