TRASFORMAZIONE
PRESENTE
Nelle giornate precedenti abbiamo
considerato degli aspetti della salvezza che riguardano in particolare ciò che
Cristo ha fatto per noi come nostro sostituto, come questo abbia un effetto
permanente davanti a Dio, ci metta al riparo dal Suo giudizio e ci introduca nel
Suo favore. Siamo stati riconciliati con Dio, siamo stati perdonati. Abbiamo
esaminato l’opera della nostra salvezza guardando a come il Signore Gesù ha
pagato per le nostre colpe e al fatto che i nostri peccati sono stati
cancellati. Se abbiamo confessato le nostre colpe davanti a Dio e abbiamo
creduto a ciò che Egli ha detto riguardo al Signore Gesù e alla Sua opera,
siamo in pace con Lui. Ora sappiamo che non dovremo più affrontare il giudizio
e possiamo dire con gioia che il Signore ha cancellato i nostri peccati con il
Suo sangue. Siamo stati salvati dalla condanna del peccato.
Sappiamo anche che al momento della
conversione nasciamo di nuovo, siamo degli esseri nuovi attraverso il lavoro
della Parola di Dio e dello Spirito Santo nei nostri cuori. Siamo stati “rigenerati non da seme corruttibile, ma
incorruttibile, cioè mediante la
Parola vivente e permanente di Dio” (1 Pietro 1:23). Dio
ha fatto un’opera in noi. Siamo in Cristo, siamo degli esseri nuovi. Ci
aspetteremmo a questo punto che quasi automaticamente la nostra vita evidenzi
dei cambiamenti radicali.
Tuttavia l’esperienza che si
riscontra, e che molti credenti devono ammettere, è che ci passano per la mente i soliti pensieri
peccaminosi, ritroviamo nel
carattere gli stessi difetti che avevamo prima di credere e ci irritiamo e siamo scortesi come una
volta! Sappiamo che non
dovrebbe essere così e che Dio non approva certe cose. Ma com’è possibile tutto ciò? Per un credente non è una condizione
normale che, dal momento della conversione, la sua vita non cambi. In
diversi aspetti e per alcuni comportamenti, la nostra vita non appare, nella
pratica, totalmente trasformata. A
questo punto ci si pongono delle domande e ci sorgono dei dubbi. Sono veramente
un credente? Perché non vedo cambiamenti in certe cose?
Tutto questo avviene perché in molti
casi abbiamo una comprensione parziale dell’opera di Cristo e della salvezza e magari, nel caso in cui l’abbiamo
corretta, non la applichiamo alla nostra vita. Dobbiamo appropriarci del fatto che non solo il Signore Gesù ha
pagato per i nostri peccati, ma ha subito il giudizio che sarebbe dovuto
gravare su di noi come discendenti di Adamo, in quanto siamo “per natura figli d’ira” (Efesini 2:3). Noi in quanto figli di Adamo
abbiamo una natura peccatrice. Se alla croce i nostri peccati, le nostre colpe
sono state perdonate, questa natura peccatrice è stata condannata e il Signore
Gesù alla croce ha sopportato anche questo.
Cerchiamo di schematizzare quanto
abbiamo detto e di fare qualche passaggio ulteriore.
La Parola di Dio ci rivela che:
Noi siamo morti con Cristo à identificazione
non
solo
Noi siamo risorti con Cristo à identificazione
La Parola di Dio ci rivela, quindi, che Cristo non
soltanto è morto per i nostri peccati sopportando il giudizio di Dio, ma
è morto al peccato vincendo il suo dominio su di noi.
Possiamo domandarci: Che cos’è il
peccato?
La Bibbia ci fa comprendere che il
peccato è la manifestazione da parte dell’uomo della propria volontà in
contrasto con la volontà di Dio. Il peccato è il principio del male in
opposizione contro Dio. Il peccato è la radice, l’essenza del male. Talvolta
definiamo il peccato come un albero che produce frutti cattivi: i
peccati.
Uno sguardo a Romani 6 per
comprendere meglio.
“Che diremo dunque? Rimarremo forse nel
peccato affinché la grazia abbondi? No di certo! Noi che siamo morti al
peccato, come vivremmo ancora in esso? O ignorate forse che tutti noi, che
siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte,
affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del
Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. Perché se siamo stati
totalmente uniti a lui in una morte simile
alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua” [(Romani
6:1/5) – ndr:
leggere Romani 6:1/14)].
Analisi del testo:
Questa
prima parte del capitolo ci evidenzia:
A.
Alcune
cose da conoscere/da non ignorare:
Siamo stati:
·
Battezzati (identificati) nella Sua morte, morti
con Cristo;
·
Sepolti con Lui (v. 4) à mediante il battesimo;
Riflessione:
abbiamo presente che il battesimo, nel suo significato profondo,
esprime il fatto che chi viene battezzato riconosce che la natura peccatrice
era meritevole di giudizio, di morte e che attraverso questo atto esprimiamo
la nostra identificazione con Cristo.
|
·
Risuscitati con Lui (v. 4);
·
Totalmente uniti a Lui in una morte simile alla
Sua – totalmente uniti in una risurrezione simile alla Sua (v. 5).
“Sappiamo che il nostro vecchio uomo
è stato crocifisso con Lui”
Cos’è il vecchio uomo? È ciò che noi
eravamo nella nostra condizione come figli di Adamo.
Il giudizio del vecchio uomo non è
una nozione teorica, è una realtà, un fatto che è avvenuto alla morte di
Cristo. E’ reale quanto lo è l’espiazione dei nostri peccati. Noi dobbiamo
appropriarcene per fede. Normalmente associamo il vecchio uomo con il termine
“carne”, ovvero la natura morale presente in noi in quanto peccatori.
“Affinché il corpo del peccato fosse
annullato”
Che cosa si intende con annullamento
del corpo del peccato? Il corpo del peccato è la legge o sistema del peccato
che si trova all’interno di ogni uomo. Ovvero ciò che moralmente gli fa
concepire e poi produrre il peccato. Potremmo dire l’intero principio che
domina la vita dell’uomo lontano da Dio. Ciò che è stato annullato, quindi, non
è il nostro corpo fisico, ma quel principio che faceva sì che il nostro corpo
fisico diventasse uno “strumento di iniquità”. Tutto questo è stato annullato
attraverso la crocifissione del nostro vecchio uomo, quale risultato della
nostra identificazione con Cristo nella Sua morte. Su questa base la
conseguenza è che noi non serviamo più al peccato; infatti colui che è morto è
libero dal peccato.
Approfondimento sull’annullamento del corpo del peccato.
Alcuni ritengono che l’utilizzo di
termini quali “crocifissione del vecchio uomo, annullamento del corpo del
peccato, morte, ecc. sottintendano che il nostro vecchio uomo cessa di
esistere. Abbiamo già detto che da un punto di vista biblico il termine morte
ha il significato di separazione piuttosto che di cessazione. La parola
annullato non è distruzione nel senso di annientamento. Lo stesso termine è
utilizzato in Luca 13:7, parlando del fico che stava sfruttando il terreno.
Il fico non distrugge il terreno, ma lo impoverisce, lo deturpa delle sue
sostanze. In 2 Tessalonicesi 2:8 questa parola è usata quando si parla
dell’empio che il Signore distruggerà con il
soffio della Sua bocca, e annienterà con
l'apparizione della Sua venuta. Sappiamo che questo personaggio continuerà ad
esistere nello stagno di fuoco nei secoli dei secoli.
|
“Sapendo che Cristo risuscitato dai morti, non muore più; la
morte non ha più potere su di Lui. Poiché il Suo morire fu un morire al
peccato, una volta e per sempre,
ma il Suo vivere è un vivere a Dio” (v. 9-10).
Il Signore Gesù nella Sua vita
perfetta e nella Sua natura non ha mai avuto nulla a che fare con il peccato,
ma alla croce si è fatto completamente carico della questione del peccato.
Avendo subito il giudizio di Dio sul peccato, egli è morto al peccato ma è
vivente a Dio. Il nostro Salvatore è morto quanto a questo vecchio ordine di
cose che dominava la nostra vita.
B.
Cose
da riconoscere
“Così
anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio in
Cristo Gesù” (v.11).
Fare conto ha, in questo caso, il
significato di riconoscere e appoggiarsi sul fatto che Dio ha compiuto in
Cristo le cose che abbiamo evidenziato, per agire in conseguenza di questo.
Essere morti al peccato non vuol
dire che la carne (il vecchio uomo) è stata sradicata.
Essere morti al peccato non vuol
dire che non peccheremo più (dottrina del perfezionismo).
Essere morti al peccato non vuol
dire essere liberati dalla tentazione del peccato.
Essere morti al peccato vuol dire essere liberati dal
dominio del peccato nella nostra vita (leggi: Romani 8:1/2).
Sebbene noi siamo morti al peccato,
il peccato non è morto in noi; la carne non è stata sradicata e questa natura
moralmente corrotta non è stata migliorata.
L’apostolo Paolo in Romani 7:23 affermava: “Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene”. Ma
anche se il peccato può essere una realtà nella nostra vita, per la presenza
della carne (1 Giovanni 1:8), e se possiamo commettere dei peccati (1 Giovanni 2:1),
abbiamo però una nuova natura, che non può peccare perché ci viene impartita da
Dio quando crediamo “siamo stati fatti
partecipi della natura divina” (1 Pietro 1:4), su di essa il peccato non ha
alcun potere.
La morte al peccato non è, quindi,
la cessazione di uno stato, ma la separazione e conseguente liberazione da uno
stato.
Siamo stati salvati (liberati) dalla
potenza del peccato nella nostra vita!
Questo aspetto della salvezza lo
dobbiamo sperimentare giorno per giorno nella nostra vita. COME?
C. Cose da praticare
Conseguenze: DUE imperativi
negativi
- Non regni il peccato nel vostro
corpo mortale (v. 12)
- Non prestate le vostre membra al
peccato (v. 13)
MA
(leggere:
Romani 6:15/23)
Presentate voi stessi a Dio come dei
morti fatti viventi, le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio (v.
13).
Liberati dal peccato à diventati
servi della giustizia / prestate le vostre membra a servizio della giustizia
per la SANTIFICAZIONE (v. 18/19).
Liberati dal peccato à
fatti servi di Dio avete per frutto la santificazione e per fine la vita eterna
(v. 22).
Per ricapitolare i concetti
principali:
La nostra unione con Cristo
significa la separazione dal dominio del peccato nella nostra vita, come
conseguenza della crocifissione del vecchio uomo. Significa altresì una
risurrezione in novità di vita. Attraverso questa parte della Scrittura non
solo si parla di morte, ma anche di risurrezione. La verità include non
soltanto il fatto della separazione da qualcosa che è vecchio - e questo ci
parla di morte - ma anche l’unione con qualcosa di nuovo, cioè nella vita di
risurrezione di Cristo.
Utilizzando il linguaggio di Romani
8 possiamo dire che:
- Eravamo
sotto la legge del peccato e della morte.
- Dio
ha mandato Suo Figlio e ha condannato il peccato nella carne.
- Il
principio che regola la nostra vita è la legge dello Spirito della vita in
Cristo Gesù.
- Non
siamo più nella carne.
- Siamo
nello Spirito.
Ø
“Ciò che
brama la carne è morte, … inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla
legge di Dio e neppure può esserlo e quelli che sono nella carne non possono piacere
a Dio” (Romani 8:6 – 8).
Ø
“Ciò che
brama lo Spirito è vita e pace”.
Eravamo peccatori ed eravamo
prigionieri di un meccanismo secondo il quale eravamo portati a compiere
inevitabilmente il male ed eravamo incapaci di fare il bene. Cristo alla croce ha
preso su di Sé il giudizio sulla natura peccatrice che doveva essere la nostra
parte e la Sua
morte al peccato ci separa e ci salva dalla potenza del peccato (Identificati nella Sua morte). Ciò
significa che non siamo più condannati a peccare, ma come uomini nuovi siamo
stati liberati da questa legge e possiamo compiere la volontà di Dio in una
vita nuova nella potenza dello Spirito Santo (Identificati nella sua risurrezione).
Che trasformazione!
Possiamo dire che Adamo prima della
caduta era in uno stato per cui era capace di fare il bene, ma anche capace di peccare. Ha trasgredito
l’ordine divino, ha peccato ed è divenuto incapace
di non peccare e questa è stata la condizione di tutti gli uomini. Abbiamo
visto che i credenti grazie all’opera di Cristo e a ciò che essa ha prodotto in
loro sono capaci di non peccare. Nel
futuro quando saremo liberati dalla presenza del peccato e rivestiti di un
corpo di gloria saremo incapaci di peccare.
Alcuni
aspetti di questa TRASFORMAZIONE
• La
trasformazione nella nostra vita
Una trasformazione che inizia dalla
mente e si trasferisce agli atti del corpo.
Che cos’è la mente? Si può dire che
nella Scrittura non è intesa come l’organo cerebrale, ma comprende le varie
funzioni di intelletto, volontà ed emozioni. L’idea comprende l’abilità di
pensare o apprendere, giudicare, sentire, intendere le cose.
Com’è la mente dell’uomo nel suo
stato di peccato?
“Si sono dati a vani ragionamenti,
il loro cuore privo di intelligenza si è ottenebrato” (Romani 1:21).
Per
questo
“Dio li ha abbandonati in balia
della loro mente perversa" (Romani
1:28).
“Intelligenza ottenebrata estranei alla vita di Dio” (Efesini 4:18).
“Una mente accecata dal dio di questo secolo” (2 Corinzi 4:4).
“Per i contaminati e gli increduli
niente è puro; anzi sia la loro mente, sia la loro coscienza sono impure” (Tito 1:15).
Possiamo dire che a seguito della
ricezione del messaggio divino, la trasformazione ha inizio e si manifesta con
il cambiamento di pensiero riguardo a me stesso e Dio. Vi è poi il pentimento e
se tutto questo viene accompagnato dalla fede vi è la conversione.
Esempio:
il figliuol prodigo
-
Ravvedimento: “Allora, rientrato in sé,
disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio
di fame! Io mi alzerò e andrò da mio
padre, e gli dirò: 'Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono
più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi"
(Luca 15:17-19).
-
Conversione: “Egli dunque si alzò e tornò da
suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe
compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. E il figlio gli disse:
"Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di
essere chiamato tuo figlio" (Luca 15:20-21).
Che
cosa cambia per il credente?
Siamo in Cristo, una volta e per
sempre ci viene donata una nuova posizione. Il credente, per mezzo dello
Spirito Santo, è unito al suo Salvatore, Colui che è risuscitato e glorificato
nel cielo. Apparteniamo ad una nuova creazione - “se dunque uno è in Cristo egli è una nuova creatura; le cose vecchie
sono passate ecco sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17) - perciò le idee,
i desideri, gli scopi della “vecchia creazione” non dovrebbero più avere il
controllo della nostra vita e questo dovrebbe portare alla trasformazione delle
nostre opere.
“Avete
imparato, per quanto concerne la vostra condotta di prima, a spogliarvi del
vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici ed a essere,
invece, rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo
che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono
dalla verità” (Efesini 4:22/24).
Ci siamo spogliati del nostro
vecchio uomo, indica un’azione passata. Quello che noi eravamo come discendenti
di Adamo lo abbiamo di fatto spogliato, benché la carne sia ancora presente nel
credente. Allo stesso modo abbiamo rivestito l’uomo nuovo - ovvero quello che
noi siamo in Cristo - e anche questo è un fatto compiuto. In questo passo il
rinnovamento della nostra mente ci indica che essa, in quanto sorgente di
pensieri, intendimenti, volontà e determinazione, ha bisogno di essere
rinnovata ogni giorno per mezzo della Parola di Dio e dello Spirito Santo.
Una riflessione: La più semplice illustrazione figurata di questa grande verità,
la possiamo trovare in Giovanni 11, alla risurrezione di Lazzaro. Quando il
Signore Gesù era arrivato a Betania, quest’uomo era stato deposto nella tomba
da quattro giorni. Il Signore Gesù gridò: “Lazzaro, vieni fuori!” e la parola descrive la scena così: “Il morto uscì con i piedi e le mani
avvolte da fasce e il viso coperto da un sudario”. A questo punto il
Signore Gesù dice ai presenti: “Scioglietelo
e lasciatelo andare”.
Ricordiamo anche ciò che abbiamo
esaminato nei giorni precedenti: le fasce e il sudario con i quali era stato
avvolto il corpo del Signore Gesù erano rimasti nel sepolcro e Lui era
risorto!
|
Un’esortazione:
“Vi
esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri
corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto
spirituale. _Non _conformatevi a questo mondo,
ma siate trasformati mediante il
rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale
sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:1/2).
Per poter avere una trasformazione
esteriore nei nostri atti e nel nostro comportamento occorre che vi sia una trasformazione interiore. Questo può
avvenire per mezzo della trasformazione della nostra mente. I conoscitori del
greco ci dicono che Paolo utilizza un “presente imperativo passivo”, che
potrebbe essere espresso nella nostra lingua con “continuate a lasciarvi trasformare”.
Si tratta di un processo continuo che non si conclude finchè siamo su questa
terra. Inoltre, la parola trasformare (Metamorphoo) è la stessa che viene
utilizzata negli Evangeli (Matteo 17:2; Marco 9:2), per descrivere la
trasfigurazione del Signore Gesù.
Notiamo:
- I corpi, già strumenti di iniquità,
divengono un sacrificio vivente. Questo ci parla di consacrazione.
- Conformarsi al mondo è l’esatto
opposto rispetto all’essere trasformati.
- Attraverso il rinnovamento della
mente possiamo comprendere la volontà di Dio e applicarla alla nostra vita.
RIEPILOGO:
Un esame di Colossesi 3
“Se
dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo
è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono
sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in
Dio. Quando Cristo, la vita nostra, sarà
manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria” (1/4)
Se siete risuscitati con Cristo à non
è dubitativo ma è: “siccome …”. Questa è la verità di cui abbiamo già parlato e
di cui ci dobbiamo appropriare per fede.
Cosa significa cercate le cose di lassù,
aspirate alle cose di lassù?
Significa che i nostri pensieri
devono rivolgersi al nostro Salvatore che è nel cielo, alla nostra posizione in
Lui e all’eredità che ci ha acquistato, ma può anche significare che:
- le cose della vita devono prendere
la loro direzione da Cristo che è nel cielo
- dobbiamo guardare alla terra da
una prospettiva celeste.
Voi moriste: è un atto concreto
passato
La vostra vita è nascosta con Cristo
in Dio.
A volte si dice che la vita è ciò
per cui viviamo. L’apostolo Paolo diceva “Per me vivere è Cristo” o sotto un
altro aspetto “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
Cristo è ciò per cui viviamo? Cristo
vive in noi?
Fate dunque morire ciò che in voi è terreno (5):
ci parla di una realizzazione pratica. L’espressione originale “necrosate”
significa lasciar morire per mancanza di nutrimento.
Cose da far morire
|
Parola originale
|
Significato
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Fornicazione
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(Porneia)
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E’ un termine generico che si riferisce a peccati nella
sfera sessuale.
|
Impurità
|
(akatharsia)
|
Ogni cosa impura da un punto di vista morale.
|
Passioni
|
(pathos)
|
Desideri illegittimi non controllati.
|
Desideri cattivi
|
(epithymian kaken)
|
Tutti
i desideri cattivi in senso generale.
|
Cupidigia
|
(pleonexian)
lett. "desiderio di avere di più)
|
Ogni
desiderio materialistico, che ci spinge a vivere per noi stessi, per il
nostro interesse.
|
Deponete! (8)
Cose da deporre
|
Parola originale
|
Significato
|
Ira
|
(orge)
|
Innata
attitudine all’ostilità.
|
Collera
|
(thymos)
|
E’ intesa come un comportamento negativo che manifesta verbalmente
sentimenti ostili.
|
Malignità
|
(kakia)
|
Si riferisce ad una disposizione negativa e a comportamenti
che danneggiano il prossimo.
|
Calunnia
|
(blasphemia)
|
Parole ingiuriose, maliziose, tendenzialmente false.
|
Non vi escano dalla bocca parole oscene
|
(aischrologia)
|
Parlare in modo indecente,
volgare.
|
Non mentite gli uni agli altri
|
(pseudesthe)
|
Parlare in modo ingannevole, non veritiero. Ricordiamoci
che Satana è il padre della menzogna (Gv 8:44).
|
“Perché
vi siete spogliati dell’uomo vecchio con
le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo
che si va rinnovando in
conoscenza ad immagine di colui che l’ha creato”. Con un gioco di parole
potremmo dire che il credente è un uomo nuovo che si rinnova (9/10)
Cosa vuol dire che l’uomo nuovo si
rinnova in conoscenza a immagine di Colui che l’ha creato? Il tempo verbale indica
che si rinnova costantemente. Il proposito di Dio per i credenti è di renderci
conformi, quanto ai caratteri morali e spirituali, all’immagine di Suo Figlio
(Romani 8:29). Ci occuperemo più avanti del perfetto compimento di questo fatto.
Ma già da questa terra, tanto più conosceremo Cristo, tanto più Gli
assomiglieremo. La conoscenza non è certo di tipo intellettuale, ma di
relazione ed è qualcosa di progressivo. L’apostolo Paolo scrivendo ai Filippesi
diceva: “Ritengo ogni cosa sia un danno
di fronte all’eccellenza della conoscenza
di Gesù Cristo, mio Signore”. Lo scopo della sua vita era “conoscere
Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze,
divenendo conforme a Lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla
risurrezione dei morti“ (Filippesi 3: 8, 10 e 11).
Il vestito dell’uomo nuovo (12/13)
Cose da rivestire
|
Parola originale
|
Significato
|
Sentimenti di misericordia
|
Splanchna oiktirmou
|
Mostrare sensibilità a coloro che sono nella sofferenza e
nel bisogno.
|
Benevolenza
|
Chrestotes
|
Si manifesta in una disposizione di dolcezza nei rapporti
interpersonali.
|
Umiltà
|
Tapeinophrosyne
|
Significa avere un concetto sobrio, realistico di sé
stessi.
|
Mansuetudine
|
Pratese
|
Significa non comportarsi in modo duro arrogante ed
egocentrico.
|
Pazienza
|
Makrothymia
|
E’ la qualità di essere longanimi.
Le due qualità successive ampliano il concetto di pazienza.
|
Sopportandovi gli uni gli altri
|
Anechomenoi
|
Avere pazienza nei rapporti con gli altri sopportando le
offese.
|
Perdonandovi a vicenda
|
Charizomenoi
|
Comporta il fatto di non provare sentimenti di rancore o
risentimento.
|
-
“Sopra tutte queste cose rivestitevi dell’amore (agape) che è il vincolo
della perfezione” (14).
Potremmo dire che l’amore secondo il
pensiero di Dio ricomprende tutte queste caratteristiche positive che abbiamo
esaminato (vedi: 1 Corinzi 13).
-
“La pace di Cristo regni nei vostri cuori” (14).
-
“Siate riconoscenti” (15).
Quando vi è pace nei nostri cuori ci
saranno lode e ringraziamento nelle nostre labbra.
-
“La Parola di
Cristo abiti in voi abbondantemente” (16).
Il fatto che la Parola di Dio dimori
in noi abbondantemente, è una delle condizioni primarie, perché la nostra vita
sia trasformata.
-
“Qualunque cosa facciate in parole o in opere fate ogni cosa nel nome del
Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui” (17).
Avere in vista in ogni parola e in
ogni atto della nostra vita la volontà di Dio e la Sua gloria renderà visibile la
trasformazione della nostra vita.
- “Servite Cristo il Signore” (24).
Conclusione: una contemplazione che
trasforma.
Ci piace terminare questa sezione
con l’immagine eloquente fornitaci dal passo di 2 Corinzi 3 v.18: “E noi tutti contemplando a viso
scoperto, come in uno specchio, la gloria del Signore, siamo trasformati (gr. Metamorfoomai) nella Sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del
Signore che è lo Spirito”. Possiamo dire che il Signore Gesù è lo splendore
della gloria di Dio e l’impronta della Sua essenza. Parafrasando 2 Corinzi 4:6
vediamo che nel volto di Gesù Cristo rifulge la luce della conoscenza della
gloria di Dio. Il Signore Gesù ha in Se stesso una gloria che può irradiare a
tutti coloro che guardano a Lui ed è una gloria che non si esaurisce, perché è
divina. Ma qualcuno potrebbe chiedere: ”Dove possiamo contemplare la gloria del
Signore?”. La gloria del Signore Gesù risplende nella Parola di Dio, in ogni
passo della Sua vita, in ogni Sua parola, in ogni Suo atto.
In questi giorni Lo abbiamo visto
nella Sua incarnazione, nel Suo Cammino, nella morte della croce,
nell’elevazione in gloria. In tutto ciò risplende la gloria divina, risplendono
quei caratteri di santità, giustizia, amore, grazia, tenera compassione.
Abbiamo esaminato quello che dovrebbe essere “il vestito dell’uomo nuovo”.
Queste caratteristiche non le troviamo forse pienamente realizzate in Cristo?
Sentimenti
di misericordia: chi più del Signore Gesù ha manifestato questi sentimenti
di pietà verso gli uomini, verso i bisognosi, gli afflitti. Egli è Colui che “vedendo le folle ne ebbe compassione, perché
erano stanche e sfinite come pecore senza pastore” (Matteo 10:36); colui
che vedendo una vedova, alla quale era morto il suo figlio unico, “Ne ebbe pietà e le disse: Non piangere!” (Luca
10:13).
Benevolenza:
Chi più del Signore ha mostrato di volere il bene degli altri, una disposizione
di amore verso gli uomini. Il Signore Gesù che incontra il giovane ricco e ci è
detto “Guardatolo l’amò” (Marco
10:21). Il Signore Gesù che “amava Marta
e sua sorella e Lazzaro” (Giovanni 11:5).
Mansuetudine:
Il Signore Gesù è Colui che si definisce “mansueto
e umile di cuore”. Questo ci parla di mitezza, docilità, di qualcuno che
non rivendica i propri diritti. Vediamo la Sua gloria quando di fronte ai Suoi accusatori “tacque e non rispose nulla” (Marco14:61)
Umiltà:
chi più del Signore è stato umile. Come abbiamo visto, nato in una mangiatoia.
“Infatti conoscete la grazia del nostro
Signore Gesù Cristo il quale essendo ricco, si è fatto povero per noi, affinché,
mediante la sua povertà voi poteste diventare ricchi” (2 Corinzi 8:9).
Guardiamo a Colui che è il Creatore dell’Universo e “non aveva dove posare il capo” (Luca 9:58).
Pazienza:
quanta pazienza esercitata nei confronti di tutti gli uomini e in particolare
dei Suoi che spesso non comprendevano il Suo parlare, che pensavano a chi fosse
il maggiore, che non sono stati capaci di vegliare un’ora sola con Lui.
Sopportare/Perdonare:
chi più del Signore è stato capace di sopportare opposizione, incomprensione
offese e come ha dimostrato di essere disposto al perdono. “Cristo ha sofferto per voi lasciandovi un esempio, perché seguiate le
sue orme … oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo non minacciava, ma
si rimetteva a colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:21-23).
Giovani dove sono diretti i vostri
sguardi? Che cosa contemplano i vostri occhi? Il Signore Gesù, la Sua persona, la Sua opera, la Sua gloria o qualcos’altro?
Un’ultima riflessione. Cari ragazzi,
considerare l’opera del Signore Gesù alla croce e meditare sulle Sue sofferenze,
deve avere un impatto quotidiano sulla nostra vita. Guardare alla croce, udire
quelle parole “Dio mio, Dio mio perché mi
hai abbandonato?”, non dovrebbe avere come effetto solo qualche momento di
commozione. Dire che non sappiamo minimamente esprimere il peso, il giudizio
che il Signore ha dovuto subire per le nostre colpe, quanto dovrebbe farci
avere in orrore il peccato nella nostra vita! Quanto tutto questo ci dovrebbe
portare ad evitare di minimizzare le nostre cadute, i nostri errori. Non
sappiamo quanto il nostro Salvatore abbia dovuto pagare per il debito che
avevamo contratto con Dio. Abbiamo però compreso che siamo stati comprati a caro prezzo. Non è un caso che la Parola
di Dio utilizzi queste espressioni quando parla della fornicazione indicandoci
che il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo, che non apparteniamo più a
noi stessi. Glorificate Dio nel vostro corpo! È questo l’imperativo. Di fronte
a queste cose, come potrebbe ancora regnare il peccato nel nostro corpo
mortale? Come potrebbero essere ancora i nostri corpi degli strumenti di
iniquità?
Un
fratello faceva questa esortazione: leggiamo gli Evangeli con fede, con
ammirazione. Scopriremo che la vita che il Signore ha vissuto su questa terra manifesta
quello che sarà, ciò che noi realizzeremo pienamente nel cielo, ma che già fin
d’ora deve risultare in uno sprone per comportamenti, atteggiamenti, parole che
imitino in qualche misura Colui che è il Vero Dio e la vita eterna.
Se contempliamo la Sua gloria,
rifletteremo i suoi caratteri!
Facciamolo, perché Dio ci ha messo
in grado di farlo, allora le nostre vite saranno veramente TRASFORMATE!
In questo modo realizzeremo giorno
per giorno che siamo stati salvati dalla
potenza del peccato.