Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si
portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e
molta gente della città era con lei. Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e
le disse: “Non piangere!”
Luca 7:12-13
L’eccellenza di Gesù Cristo (4)
In presenza della morte (Luca 7:11-16)
Due gruppi
di persone s’incontrano nei pressi della città di Nain. Uno, che sta uscendo
dalla città, è un lungo corteo funebre: si andava a seppellire il figlio unico
di una vedova. L’altro, che si sta avvicinando alla città, è composto da Gesù coi
Suoi discepoli, e molta altra gente. La morte
e “colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo” (Ebrei 2:14) si
trovano di fronte al “Principe della
vita” (Atti 3:15), venuto sulla terra per vincere la morte e Satana.
Il racconto
del Vangelo ci dice che Gesù esprime anzitutto la Sua compassione per quella
vedova, poi si avvicina, tocca la bara e si rivolge al morto: “Ragazzo, dico a te, alzati!”.
Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. “E Gesù lo restituì a
sua madre”.
Oltre a predicare le
esigenze della giustizia di Dio e il Suo amore per gli uomini, Gesù scacciava i
demoni e risuscitava i morti dimostrando così che le potenze demoniache e la morte stessa erano rese impotenti già prima
di essere da Lui vinte alla croce (esse
saranno poi totalmente distrutte alla fine dei tempi).
E’
scritto che “tutti furono presi da timore,
e glorificavano Dio, dicendo: Un grande profeta è sorto tra di noi”. Gesù non
era soltanto un profeta, ma molto di più: era il Figlio di Dio che, come uomo, era
venuto a donare la Sua vita sulla croce, e a uscire poi dalla morte, vittorioso,
tramite la risurrezione. Cristo “ha distrutto (annullato) la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità
mediante il Vangelo” (2 Timoteo 1:10).
(segue domenica 7 aprile)