La strategia di Davide per riordinare le cose dopo l’adulterio è fallita.
Occorre pensare ad un'altra, ma anche questa
finirà per aggiungere un peccato all’altro: l’omicidio all’adulterio.
Tutto viene portato a termine con la complicità di Joab e delle
circostanze e l’apparenza, almeno in un primo momento, viene salvata.
Tra Davide e Joab la connivenza è
completa. Il generale prevede la reazione del re quando il messaggero riporterà
la tattica pericolosa usata per la battaglia (20/21), ma l’argomento decisivo
per calmare il re si riassume in poche parole: “Uria, l’Ittita è morto” (21).
Davide concluderà questa scena tranquillizzando il generale con una parola
consolante parlando della cosa come di qualcosa di accidentale quanto di
inevitabile.
Anche Bat-Sceba piangerà il marito (26) in un lutto di convenienza verso
colui che è morto a causa sua. Ella piange la perdita del marito, ma non una
sola lacrima è versata per il suo peccato. Finito i giorni del lutto Davide la
prenderà per moglie (27) e, anche in questo caso, all’apparenza tutto sembrerà
essere a posto.
Che quadro terribile! Come ha potuto il re Davide, il dolce salmista di
Israele, essersi lasciato cadere così in basso? Un po’ d’indolenza, uno sguardo
di troppo sono stati i primi anelli di una catena che lo hanno portato in
questo stato.
Il racconto di questa vicenda termina con parole solenni: “quello che Davide aveva fatto dispiacque al
SIGNORE” (27). Potrà Dio passar sopra al peccato del suo servo? No! Dio
interverrà e la voce del profeta Natan si farà presto udire.
Se Dio ha voluto che questa triste pagina della storia di Davide arrivasse
fino a noi la cosa deve farci riflettere. Se un grande servitore di Dio come
Davide è caduto nel peccato quanto più, ciascuno di noi, deve vegliare sulla
propria vita! Chiediamo al Signore di renderci sempre più vigilanti ed attivi per
non cadere in una delle mille trappole che Satana ci tende sul cammino (1 Pt 5:8 – 2 Co 11:4).
D.C.