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domenica 27 marzo 2016

Apparenze salvate - 2 Samuele 11:14/27

La strategia di Davide per riordinare le cose dopo l’adulterio è fallita. Occorre pensare ad un'altra,  ma anche questa finirà per aggiungere un peccato all’altro: l’omicidio all’adulterio.
Tutto viene portato a termine con la complicità di Joab e delle circostanze e l’apparenza, almeno in un primo momento, viene salvata.

Tra Davide e Joab la connivenza  è completa. Il generale prevede la reazione del re quando il messaggero riporterà la tattica pericolosa usata per la battaglia (20/21), ma l’argomento decisivo per calmare il re si riassume in poche parole: “Uria, l’Ittita è morto” (21). Davide concluderà questa scena tranquillizzando il generale con una parola consolante parlando della cosa come di qualcosa di accidentale quanto di inevitabile.

Anche Bat-Sceba piangerà il marito (26) in un lutto di convenienza verso colui che è morto a causa sua. Ella piange la perdita del marito, ma non una sola lacrima è versata per il suo peccato. Finito i giorni del lutto Davide la prenderà per moglie (27) e, anche in questo caso, all’apparenza tutto sembrerà essere a posto.

Che quadro terribile! Come ha potuto il re Davide, il dolce salmista di Israele, essersi lasciato cadere così in basso? Un po’ d’indolenza, uno sguardo di troppo sono stati i primi anelli di una catena che lo hanno portato in questo stato.

Il racconto di questa vicenda termina con parole solenni: “quello che Davide aveva fatto dispiacque al SIGNORE” (27). Potrà Dio passar sopra al peccato del suo servo? No! Dio interverrà e la voce del profeta Natan si farà presto udire.

Se Dio ha voluto che questa triste pagina della storia di Davide arrivasse fino a noi la cosa deve farci riflettere. Se un grande servitore di Dio come Davide è caduto nel peccato quanto più, ciascuno di noi, deve vegliare sulla propria vita! Chiediamo al Signore di renderci sempre più vigilanti ed attivi per non cadere in una delle mille trappole che Satana ci tende sul cammino (1 Pt 5:8 – 2 Co 11:4).


D.C.