Gesù andò con loro in un
podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: “Sedete qui finché io sia
andato là e abbia pregato”.
Matteo
26:36
Gesù e i discepoli a Getsemani
Con
i suoi undici discepoli, Gesù si reca in un luogo chiamato Getsemani. A otto di
loro dice: «Sedete qui, finché io sia andato là ed abbia pregato». Pietro,
Giacomo e Giovanni, invece, lo accompagnano fino a un certo punto; poi,
grandemente angosciato, il Signore si allontana anche da loro, si getta con la
faccia a terra e prega il Padre di allontanare, se possibile, le sofferenze
della croce; però aggiunge: «Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».
Giuda, uno dei discepoli, è molto lontano dal
Signore: uscito nella notte, sta per tornare con le guardie e una turba di
gente per consegnarlo nelle loro mani. Nell’orto del Getsemani otto discepoli
sono seduti a una certa distanza; tre sono molto più vicini; senza dubbio
possono vedere Gesù prostrato in terra. Forse hanno udito anche la sua voce.
Ebrei 5:7-8 ci parla delle grida e delle lacrime del Salvatore in quei momenti
terribili. Ma neanche i discepoli più vicini possono penetrare nell'angoscia di
Gesù, che avrebbe tanto desiderato che, almeno loro, vegliassero un'ora con Lui.
Ma si addormentano di tristezza! Se fossero rimasti svegli, forse avrebbero
potuto entrare nell'intimità delle comunicazioni fra il Padre e il Figlio. Lo
Spirito di Dio ci dice qualcosa a questo riguardo nei Vangeli e nella Lettera
agli Ebrei. Ma, come per le ore delle tenebre alla croce, è «da lontano»
soltanto che possiamo contemplare tali momenti (Luca 23:49).
A
quale distanza siamo noi dalle sofferenze del Signore?
A quella degli otto? A quella dei tre? Svegli o addormentati?