Queste due parabole ci presentano il lato esteriore
del regno di Dio.
Il Signore, in questa parabola, lo paragona a un
“granello di senape” che cresce e diviene un albero dove trovano rifugio gli
uccelli del cielo, poi, come al “lievito” messo in tre misure di farina.
Un “grande albero”, nella Parola, tipifica sempre
una grande potenza o un grande personaggio (cfr. Ez 31:1/9 – Da 4:20/27) ed è
quello che è diventato il regno di Dio quando, in assenza del Re, è cresciuto
ed con l’ombra dei suoi rami ha dato rifugio ad ogni sorta di persone.
Un altro carattere di questo regno è presentato dal
“lievito” messo nella farina.
Il “lievito” ci presenta le dottrine degli uomini
che si mischiano a ciò che viene da Dio. Anziché dimorare attaccati alla Parola
di Dio che ha formato il regno, gli uomini vi hanno introdotto i propri
pensieri e le loro dottrine. All’inizio del cristianesimo sono stati introdotti
falsi insegnamenti che si sono sviluppati e, come il lievito, hanno svolta la
loro azione e “lievitato” tutta la farina.
Ecco come può apparire il cristianesimo oggi: un
“regno” nel quale vi trovano rifugio e protezione ogni sorta di uomini con pensieri
e dottrine che non sono conformi al pensiero di Dio.
È proprio la consapevolezza di questo stato
generale delle cose intorno a noi che dovrebbe spingerci a parlare con sempre
più fermezza delle verità che sono nella Parola di Dio, senza lasciarci
sopraffare dal “così fan tutti”. Il fatto che su altri “rami” vi si posino
degli uccelli non significa che debba essere così anche sul il nostro e questo
vale sia a livello personale sia a livello collettivo.
Abbiamo, nella Parola, tutte le risorse che ci
permettono di vegliare affinché nella nostra farina non vi venga introdotto del
lievito che, inevitabilmente, farà la sua azione.
Vegliamo
chiedendo al Signore di darci quella saggezza e quel discernimento necessari
per essere vigilanti a queste cose.
D.C.