Dio regolava anche i possedimenti relativi all’eredità del paese.
Il principe poteva dare in dono solo ciò che prendeva “dal proprio
possesso” (16). Avrebbe potuto darlo ai figli (16) come ai servi (17) ma con la
sola differenza che quello dato ai figli sarebbe rimasto loro per sempre,
mentre, i servi, alla loro morte, avrebbero, per così dire, “restituito” ciò
che era stato loro regalato in modo che l’eredità intera potesse appartenere
solo ai figli (17). Inoltre, il principe non poteva “prendere nulla” di quella
che era l’eredità del popolo perché Dio voleva che nessuno del Suo popolo fosse
“scacciato dal suo possesso” (18).
Questo ci offre lo spunto per una riflessione, soprattutto per coloro
che hanno un posto di preminenza nel popolo di Dio. Pietro, parlando a coloro che erano chiamati
a “pascere il gregge”, li invita a non “dominarli”, ma, piuttosto, ad essere
nei loro confronti più un esempio (1 Pt 5:1/4).
La cura e la gestione della propria “eredità” deve comunque esercitare
ciascuno di noi. Le cose che il Signore ci ha affidato, sia materiali che
spirituali, devono essere gestite secondo il pensiero di Dio, con saggezza e
diligenza.
Dobbiamo avere tutti maggiormente a cuore quello che il Signore ci mette
nelle mani come “nostra eredità” soprattutto nelle cose spirituali, possiamo
“farne dono” ai nostri figli, o “dare in prestito” ai nostri servi, ma non deve
essere fatto niente che porti alla perdita definitiva o pregiudichi l’eredità
affidata ad altri.
Come sarà possibile riuscire in questo intento? Il principe era chiamato
ad offrire ogni giorno un olocausto (13). Siamo ogni mattina occupati del Signore e di ciò che Egli è per il Suo
Dio? “Un olocausto, un sacrificio di odor
soave” (Le 1:13).
Essere occupati di Cristo ogni giorno ci darà la saggezza necessaria per
gestire le cose che Lui ci ha affidate!
D.C.