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lunedì 30 novembre 2015

L’EREDITA’ - Ezechiele 46:11/24

Dio regolava anche i possedimenti relativi all’eredità del paese.

Il principe poteva dare in dono solo ciò che prendeva “dal proprio possesso” (16). Avrebbe potuto darlo ai figli (16) come ai servi (17) ma con la sola differenza che quello dato ai figli sarebbe rimasto loro per sempre, mentre, i servi, alla loro morte, avrebbero, per così dire, “restituito” ciò che era stato loro regalato in modo che l’eredità intera potesse appartenere solo ai figli (17). Inoltre, il principe non poteva “prendere nulla” di quella che era l’eredità del popolo perché Dio voleva che nessuno del Suo popolo fosse “scacciato dal suo possesso” (18).

Questo ci offre lo spunto per una riflessione, soprattutto per coloro che hanno un posto di preminenza nel popolo di Dio.  Pietro, parlando a coloro che erano chiamati a “pascere il gregge”, li invita a non “dominarli”, ma, piuttosto, ad essere nei  loro confronti più un esempio (1 Pt 5:1/4).

La cura e la gestione della propria “eredità” deve comunque esercitare ciascuno di noi. Le cose che il Signore ci ha affidato, sia materiali che spirituali, devono essere gestite secondo il pensiero di Dio, con saggezza e diligenza.

Dobbiamo avere tutti maggiormente a cuore quello che il Signore ci mette nelle mani come “nostra eredità” soprattutto nelle cose spirituali, possiamo “farne dono” ai nostri figli, o “dare in prestito” ai nostri servi, ma non deve essere fatto niente che porti alla perdita definitiva o pregiudichi l’eredità affidata ad altri.

Come sarà possibile riuscire in questo intento? Il principe era chiamato ad offrire ogni giorno un olocausto (13). Siamo ogni mattina occupati del Signore e di ciò che Egli è per il Suo Dio? “Un olocausto, un sacrificio di odor soave” (Le 1:13).

Essere occupati di Cristo ogni giorno ci darà la saggezza necessaria per gestire le cose che Lui ci ha affidate!    


D.C.