Una folla di malfattori m’ha attorniato, m’hanno forato le mani e i
piedi.
Salmo 22:16
(Sulla croce) Gesù diceva: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che
fanno”.
Luca 23:34
Alla croce: l’uomo e Gesù
Alla croce
del Signore Gesù l'essere umano delle più varie condizioni sociali (Giudeo o
straniero, barbaro o civilizzato, povero o benestante, laico o religioso) si
manifesta nel suo stato naturale, compiendo un atto abominevole.
Pilato, il magistrato romano, che occupava il
seggio dell’autorità civile ed era responsabile di esercitare la giustizia,
condanna Colui che egli stesso ha riconosciuto essere “giusto”. Gli uomini di
legge e i sacerdoti del popolo giudeo (il clero dell’epoca) cercano delle testimonianze
menzognere contro Gesù, e la folla che li circonda, d’accordo con loro, grida
contro di Lui che ha fatto solo del bene. "Quelli che passavano di
là" lo ingiuriano. I discepoli, che gli erano stati tanto vicino, nell'ora
del pericolo abbandonano il loro Maestro.
In mezzo a questa indegnità umana, udiamo il
Signore pregare: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Nel
suo “amore eterno” (Geremia 31:3), invoca per i suoi nemici la circostanza
attenuante dell’ignoranza. Eppure, non hanno forse agito tutti con conoscenza
di causa? Che nobiltà e che dignità da parte del nostro Salvatore!
Per tre ore, abbandonato da Dio, appeso alla
croce, sopportando sofferenze indescrivibili, Gesù, santo e puro, accetta di
essere identificato col peccato, per amore per noi, e di subire da parte di
Dio il castigo che noi meritavamo.