Altri furono torturati… altri furono
messi alla prova con scherni, frustate, anche catene e prigionia…
Perciò Dio non si vergogna di essere
chiamato il loro Dio.
Ebrei
11: 35-36, 16
Il
coraggio di testimoniare
Tatiana Goritschewa, filosofa russa
cristiana che fu espulsa dall’Unione Sovietica, racconta in un suo libro un
incontro da lei avuto con un uomo cristiano che spesso era stato imprigionato a
causa della sua fede. Un giorno, un ufficiale della polizia chiese a quel
coraggioso testimone: “Con quale diritto parla di Dio, visto che non ha
un’autorizzazione ufficiale? Mi faccia vedere un documento giustificativo!” Il
cristiano aprì allora la Bibbia e lesse nel Vangelo di Matteo: “Dall’abbondanza
del cuore la bocca parla”. Poi aggiunse: “Ecco ciò che giustifica la mia
testimonianza”.
Amici cristiani, noi oggi non subiamo la
persecuzione fisica né l’imprigionamento se rendiamo testimonianza della nostra
fede, ma possiamo incontrare lo scherno, il disprezzo e talvolta il rifiuto.
Che questo non ci scoraggi, anzi ci spinga a parlare con maggiore convinzione
della nostra speranza. Il Signore ci chiede di essere sempre pronti a
rispondere a coloro che ci pongono domande riguardo alla nostra fede, ma di
farlo “con mansuetudine e rispetto” (1 Pietro 3:16). La dolcezza che deriva
dall’umiltà e il rispetto che è dovuto ai nostri simili.
Il tutto legato al timore di Dio e
alla riconoscenza che gli dobbiamo.
Se abbiamo il desiderio di parlare di
Gesù e di ciò che ha fatto per noi, Dio ci darà delle occasioni e ci darà anche
il coraggio di testimoniare. Spesso,
temiamo la reazione dei nostri interlocutori, ma non dimentichiamo che loro
hanno sete di Dio. Conduciamoli alla sorgente!