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domenica 24 giugno 2018

24 giugno


Gesù disse loro: “Passiamo all’altra riva”… Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. I discepoli lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che noi moriamo?”
Marco 4:35, 38

Gesù come capitano o come passeggero?

Abituati come sono a praticare la pesca di padre in figlio sul lago di Gennesaret, i discepoli di Gesù sono dei veri professionisti e conoscono tutte le insidie che può nascondere un così vasto specchio d’acqua circondato da montagne. Passare all’altra riva non costituisce per loro un problema. Il Signore può contare sulla loro capacità e riposarsi tranquillo dopo le fatiche della giornata! È quindi come passeggero che Gesù si sistema nella parte posteriore della barca, e non come capitano; ma viene il momento in cui gli elementi sono talmente scatenati che obbligano i discepoli a svegliare il Maestro.
Non accade anche a noi di contare troppo sulla nostra esperienza per affrontare certe situazioni della vita? Ma a volte il Signore permette che le cose non vadano come avevamo previsto, ed eccoci costretti a chiamarlo in nostro soccorso!
Per quanto riguarda l’educazione dei bambini, ad esempio, quando sono ancora piccoli noi genitori crediamo di essere dei buoni educatori. Ma nell’età dell’adolescenza, scoppia spesso la “tempesta”, e allora siamo costretti a chiamare in aiuto il Signore!
Così è anche nella vita professionale: dopo studi approfonditi o qualche anno di successi, pensiamo di aver acquisito un’esperienza che ci permetta di affrontare con facilità i problemi che si presentano. Allora si lascia da parte il Signore e bisogna che arrivi la “tempesta” per ricorrere a lui.
Prendiamo Gesù nella nostra barca, ma facciamolo salire come nostro capitano e non come semplice passeggero.