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giovedì 21 giugno 2018

21 giugno


Uomini… la cui lingua è una spada affilata.

Salmo 57:4


Chi sparge calunnie è uno stolto.

Proverbi 10:18

Non critichiamo!

Ci sorprende che un grande servitore di Dio come l’apostolo Paolo sia stato costretto a “difendere” la sua autorità apostolica e perfino il suo diritto ad essere considerato apostolo del Signore. Eppure così è avvenuto, e questo ci conferma che un servitore del Signore, per fedele che sia, raramente è esente da critiche. I detrattori sono sempre esistiti; vuoi per gelosia e invidia, vuoi per quella costante azione del nemico volta a intralciare il lavoro del Signore e specialmente l’opera di evangelizzazione. Paolo non aveva seguito Gesù come Pietro, Giovanni e gli altri, non era stato un suo discepolo quando il Signore era in vita; ma il Signore gli era apparso dalla gloria, lo aveva chiamato e gli aveva dato l’incarico di andare fra gli stranieri a portare il Vangelo della grazia di Dio.
Paolo sapeva di essere fedele, e arriva a dire che non gli importava di essere giudicato dai credenti di Corinto e che, anzi, non si giudicava neppure da se stesso perché non aveva coscienza di alcuna colpa (1 Corinzi 4:3-4).
Le critiche fanno sempre male e, specialmente per chi fatica per il Signore, sono un peso difficile da portare. Al capitolo 9 Paolo scrive: “Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore? Se per altri non sono apostolo, lo sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel Signore”. Poi, nella seconda Lettera, apre il suo cuore ai cari fratelli di Corinto ed elenca una serie di eventi e di caratteristiche morali sufficienti a raccomandare lui e i suoi collaboratori “come servitori di Dio”, e tanto evidenti da non dare adito a dubbi sulla loro chiamata. Teniamo sempre presente l’esortazione di Giacomo: “Non sparlate gli uni degli altri, fratelli… Tu, chi sei che giudichi il tuo prossimo?” (Giacomo 4:12)