Un Samaritano che era in viaggio giunse presso di lui e,
vedendolo, ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe.
Luca 10:33-34
(Gesù disse:) “Vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho
fatto io”.
Giovanni 13:15
Il buon Samaritano
La legge di Dio, data al popolo d’Israele tramite Mosè e scritta
nella Bibbia, ordinava di amare il prossimo come se stesso. Rispondendo alla
domanda che gli fa un dottore della legge: “Chi è il mio prossimo?”, Gesù
racconta la storia di un uomo che è stato vittima di un agguato. Moribondo,
accasciato a lato della strada, derubato di tutto, il malcapitato viene
soccorso da un Samaritano di passaggio.
Ispirandosi a quella parabola del Signore, definire uno un “buon
Samaritano” significa dire che è buono, che compie gesti caritatevoli nei
confronti del prossimo. Ma con quel racconto il Signore non vuole soltanto
incitarci a dare prova di bontà verso i bisognosi, ma vuole farci comprendere
quale sia il nostro stato morale: esattamente quello del povero uomo assalito
dai malviventi. Non è forse questo il destino di tutte le persone che vivono
senza Dio? Sono alla mercé di Satana e tutte hanno di fronte la morte, senza la
speranza di essere soccorse. Il buon Samaritano è una figura del Signore Gesù, che è sceso dal cielo per cercare e salvare quelli che erano perduti,
e prendersi cura di loro.
“Quale ti pare essere stato il prossimo di colui che s’imbatté nei
ladroni?”, chiede Gesù al termine del racconto; e il dottore della legge
rispose: “Colui che gli usò misericordia” (Luca 10:36-37).
Gesù è venuto sulla terra come un uomo, è stato il “nostro
prossimo” dando se stesso a morire sulla croce per salvarci. Se conosciamo il
suo amore verso di noi, come possiamo non avere compassione dei bisognosi che
ci stanno intorno?