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domenica 11 giugno 2023

Nel Mondo

"Non del mondo ... mandati nel mondo" (Giovanni 17:14,16,18)

1. Evangelizzazione 

Alla fine di ogni evangelo, dopo la risurrezione e prima di lasciarli, il Signore affida ai suoi discepoli, sotto forme differenti ma con lo stesso significato, la missione di fare discepoli fra tutte le nazioni, di "predicare l'Evangelo ad ogni creatura", "nel suo nome si predicherebbe ravvedimento e remissione dei peccati a tutte le genti", che "... Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi". Poi, al momento di lasciarli, precisa di nuovo: "... mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della  terra" (Atti 1:8). I discepoli non erano che un pugno di  uomini in  mezzo al vastissimo impero romano con le sue religioni pagane. In settant'anni, l'Evangelo si  diffuso in tutta la zona mediterranea orientale dell'impero ed anche oltre! Gesù aveva detto: "Andate". Aveva promesso la Sua presenza (Ev. Matteo), la Sua cooperazione (Ev. Marco), la Sua potenza per lo Spirito Santo (Ev. Luca), la Sua pace nella fedeltà e nel servizio (Giovanni 20:21; 21:23; 12:26); e tutto questo, negli Atti, "fino all'estremità della terra".

Egli aveva detto: "Io sono con voi tutti i giorni". E lo Spirito che stavano per ricevere ne avrebbe fatto dei testimoni. Ancora oggi Dio agisce per mezzo del Suo Spirito e della Sua Parola predicata più che mai nel mondo; soltanto il Signore sa quante anime vengono a Lui.

Per essere un "testimone" non c'è bisogno di essere un evangelista. Il Signore dice "voi mi sarete testimoni " e non "vorrei che mi foste testimoni". Dei segni e dei miracoli erano stati dati all'inizio per accreditare l'Evangelo ma è la Parola di Dio che, sotto l'azione dello Spirito, opera nelle coscienze e trasforma le vite; lo Spirito Santo convince di peccato (Giovanni 16:8) e la Parola produce una nuova nascita (1 Pietro 1:23). Un testimone è chiamato a dire ciò che ha visto, sentito o vissuto. "Quelli dunque che erano stati dispersi dalla persecuzione avvenuta a motivo di Stefano", dei semplici credenti, andarono qua e là annunciando la Parola, prima ai Giudei, in seguito anche ai Greci, "e la mano del Signore era con loro; e gran numero di gente, avendo creduto, si convertì al Signore" (Atti 11:19/21). Non ci  dato alcun nome di questi testimoni; essi avevano dovuto fuggire la persecuzione ma, in tutti i luoghi dove erano stati dispersi, avevano annunciato con zelo il Signore Gesù e l’esperienza che avevano fatto con Lui. 

Ancora oggi, tutti i credenti sono chiamati ad essere dei testimoni. Siamo pronti e disponibili per le occasioni che ci saranno date? Ci sono certamente anche degli evangelisti ai quali il Signore confida questo dono con delle capacità particolari (Efesini 4:11) e che noi dobbiamo sostenere con le nostre preghiere e i nostri doni (Ebrei 13:16).

Prima di mandare i discepoli a predicare e guarire, Gesù aveva voluto che fossero con sé (Marco 3:14). In primo luogo è necessario ascoltarlo, parlarGli, ricercare la Sua comunione; poi, dopo aver pregato, ritrovarsi intorno a Lui e raccontarGli "tutto quello che avevano fatto ed insegnato" (Marco 6:30). Egli li mena allora in disparte per riposare un poco, pausa ben necessaria! Ci dice che il Signore per noi è più importante del nostro servizio per Lui: bisogna "essere" prima di "fare". Nella sua comunione si impara ad essere un testimone o un "aiuto" (1 Corinzi 12:28) al posto giusto nel momento giusto.