"Va' a vedere se i tuoi fratelli stanno bene".
Non è bene che i genitori abbiano delle preferenze per un figlio rispetto agli altri; l'amore dovrebbe essere equamente distribuito. Ma Giuseppe era un caso a sé. Oltre che umile, ubbidiente, timorato di Dio, affezionato alla propria famiglia, era anche figlio di Rachele, la moglie tanto amata da Giacobbe, deceduta dando alla luce Beniamino con un parto difficile. Gli altri suoi fratelli non gli assomigliavano per niente; erano ribelli, indipendenti, pronti ad azioni violente, piuttosto indifferenti verso Dio.
Giacobbe prediligeva Giuseppe; eppure un giorno, pur consapevole dei rischi che avrebbe corso, gli affidò una missione: "Va' a vedere se i tuoi fratelli stanno bene e se tutto va bene col gregge; e torna a dirmelo" (Genesi 37:13). Potrebbe sembrare cosa da poco, un semplice viaggio attraverso i campi con andata e ritorno; ma non era così. In quelle regioni semidesertiche, nelle quali Giuseppe, poco più che ragazzo, doveva avventurarsi da solo, c'erano bestie feroci; e poi, al suo arrivo dai fratelli, lo aspettava il loro odio, la loro gelosia, l'invidia che li rendeva nemici. Ma l'amore "non cerca il proprio interesse... Soffre ogni cosa... sopporta ogni cosa" (1 Corinzi 13:4-7). Alla chiamata del padre Giuseppe rispose "Eccomi"; e all'ordine di partire non oppose resistenza né sollevò obiezioni.
Giuseppe arrivò a Sichem, ma i fratelli non c'erano. Percorse la regione in lungo e in largo, chiamò, ma di loro nessuna traccia. Finché "un uomo lo trovò che andava errando per i campi e quest'uomo lo interrogò dicendo: Che cerchi? Egli rispose: Cerco i miei fratelli".
Cerco i miei fratelli! Quando il Signore è venuto nel mondo il suo scopo era di "cercare e salvare ciò che era perito" (Luca 19:10). Anche Lui era stato mandato dal Padre; era il Figlio prediletto, nel quale Dio trovava tutto il suo piacere. Anche Lui è venuto incontro a dei "fratelli" che lo odiavano, a un popolo ribelle e violento, lontano da Dio, lontano dalla posizione nella quale Dio avrebbe voluto trovarlo. Anche Lui, nel suo cammino su questa terra desolata, ha sentito tutta l'amarezza della solitudine e dell'incomprensione. "Perché, quand'io sono venuto, non s'è trovato alcuno? Perché quand'ho chiamato, nessuno ha risposto?" (Isaia 50:2).
Sappiamo come andò a finire la storia di Giuseppe; si può dire di Lui quello che è detto del Signore: "E' venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto" (Giovanni 1:11); "Mi hanno reso male per bene, e odio per il mio amore" (Salmo 109:5). Come i fratelli lo videro arrivare, "prima ch'egli fosse loro vicino, macchinarono di ucciderlo. E dissero l'uno all'altro: Venite, uccidiamolo, e gettiamolo in una di queste cisterne; diremo poi che una mala bestia lo ha divorato".
L'orgoglio dei fratelli di Giuseppe, la loro indifferenza, la mancanza di amore e di misericordia, raffigurano bene i caratteri morali del popolo Giudeo alla venuta di Cristo. Guai a loro! diceva il Signore, perché pagavano la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascuravano "le cose più gravi della legge: il giudizio e la misericordia e la fede" (Matteo 23:23).
Giuseppe, come sappiamo, non è morto; ma le sue tribolazioni e la gloria che è seguita sono una splendida immagine delle sofferenze del Signore e della gloria che ha ora nel cielo e che avrà, fra poco, anche sulla terra.
"Vedi se i tuoi fratelli stanno bene".
Anche Davide fu inviato dal padre per avere informazioni dei suoi fratelli: "Prendi per i tuoi fratelli quest'efa di grano arrostito e questi dieci pani, e portali presto al campo ai tuoi fratelli... Vedi se i tuoi fratelli stanno bene, e riportami da loro un qualche contrassegno" (1 Samuele 17:17). Come Giuseppe, Davide era allora un ragazzo. "S'alzò di buon mattino... prese il suo carico, e partì come Isai gli aveva ordinato" (v.20). I suoi fratelli non si trovavano al pascolo, ma in guerra, schierati di fronte ai Filistei e al gigante Goliath, un nemico potente e apparentemente invincibile. Israele era senza forza, perché infedele all'Eterno. Di fronte alla sfida del Filisteo, Saul e tutto Israele erano "sbigottiti e presi da grande paura... E il Filisteo si faceva avanti la mattina e la sera" (v.11 e 16). Era proprio questo lo stato dei Giudei quando il Signore venne nel mondo: impotenti contro il nemico, rassegnati a ricevere continuamente insulti e provocazioni, schiavi sia politicamente, sotto l'oppressione dell'Impero di Roma, sia spiritualmente, sotto il dominio di Satana, evidente nel gran numero di indemoniati che circolavano per il paese. Era una "generazione malvagia e adultera" (Matteo 12:39), "incredula e perversa" (17:17).
Davide, giunto all'accampamento, fu subito ricevuto male, con arroganza e diffidenza. Uno dei fratelli gli disse: "Perché sei sceso qua?... Io conosco il tuo orgoglio e la malignità del tuo cuore" (v. 28). E Saul: "Tu non puoi andare a batterti con questo Filisteo; perché tu non sei che un giovanetto" (v.33). Ma Davide non si perse d'animo, come non si perse d'animo il Signore quando dicevano di Lui: "Ecco un mangiatore e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori"! (11:19). "Io non sono stato ribelle e non mi sono tratto indietro... Io non ho nascosto il mio volto all'onta e agli sputi... Ho reso la mia faccia simile ad un macigno e so che non sarò svergognato" (Isaia 50:5-7).
Il resto della storia è nota a tutti. Davide andò incontro al gigante nel nome dell'Eterno degli eserciti che quell'uomo insultava, lo affrontò confidando in Dio, e lo vinse. Il Signore ha vinto il mondo; e "avendo spogliato i principati e le potestà (le potenze sataniche) ne ha fatto un pubblico spettacolo trionfando su di loro per mezzo della croce" (Colossesi 2:15).
"Dov'è Abele tuo fratello?"
A questa domanda di Dio, Caino aveva risposto: "Non lo so; sono io forse il guardiano di mio fratello?" (Genesi 4:9). Caino aveva ucciso Abele. Che contrasto con Giuseppe e Davide! Che contrasto col Signore! Satana porta egoismo, odio, morte; il Signore è venuto per dare vita, ha sofferto, ha amato. Di chi seguiamo il cammino? "Poiché questo è il messaggio che avete udito dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri, e non facciamo come Caino che era dal maligno che uccise il suo fratello... Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte" (1 Giovanni 3:12-14).