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domenica 4 giugno 2023

Giosafat (2/2)

 Giosafat: il declino 


Tutto bene dunque? No, ed infatti questo esempio nella Parola di Dio ci insegna che nessuno può considerarsi immune dagli attacchi del nemico, anche se possiede le caratteristiche di un uomo come Giosafat. Sappiamo, come abbiamo precedentemente considerato, che Satana cercherà di combattere sempre e comunque per atterrare i figli di Dio, perché questo è il suo obbiettivo. Ed egli si servirà di tutto quello che non viene dato a Dio per usarlo per allontanare la sua “vittima” sempre di più dal Signore.

Vediamo così da dove e come iniziò il declino di Giosafat. Nel capitolo 18 di 2Cronache al v. 1 si ripete che “ebbe grandi ricchezze e gloria, e si imparentò con Achab”. Guarda un po’ cosa fece Giosafat, esattamente il contrario di ciò che prima si era sempre rifiutato di fare. Il nemico prepara la sua trappola con cura, e questo accade sempre! Suo figlio sposò la figlia di Achab. Tutti i declini spirituali hanno sempre una causa precisa, niente accade per caso, o improvvisamente. Se Satana non riesce ad abbatterci nelle cose in cui crediamo, provvederà ad accerchiarci andando ad attaccare i nostri affetti, o sentimenti, per attirarci in trappola. In molto casi in guerra per far cedere uomini inflessibili e duri, provati dalle battaglie più dure, il nemico attacca e cattura i suoi cari.

Preghiamo noi ogni giorno per circondare i nostri cari dalla barriera spirituale del Signore? Ricordiamo: è una grazia che Dio con la sua bontà e con la sua fedeltà ci accompagni e ci guidi oggi, ma non abbiamo la garanzia che domani sarà lo stesso, se noi stessi non ci impegneremo per stare vicini al Signore e lontano dal male. Fu lo stesso per un altro grande uomo di Dio, Salomone, infatti in 1Re 3 al v. 1 abbiamo l’indicazione della causa della rovina finale della vita di Salomone. Era sceso in Egitto per sposare la figlia del Faraone. Ma dov’era il male? Dio aveva detto: “Non scenderete in Egitto,…non rifarete quella via” (De 17:16).

Ma non c’erano belle donne in Israele? Perché Salomone scese in Egitto?

La Parola di Dio va ubbidita tutta, non c’è una parola fuori posto. Non ci sono cose inutili, perché essa è tutta la Parola di Dio!

Ma torniamo a Giosafat. Perché fece quella scelta di imparentarsi proprio con Achab? Avrà pensato, nella sua mente: “Bene, io sono ricco e avrò una grande convenienza, non solo io, ma tutto il popolo; se a mio figlio faccio sposare la figlia del re d’Israele in futuro i nostri popoli saranno di nuovo un popolo”.

Che bell’idea! Non doveva quello essere l’unico popolo di Dio? Che c’era di male in questo pensiero? Intanto non era quello di Dio (la nostra convenienza non sempre coincide con quella di Dio). Inoltre Giosafat prima di buttarsi in questo progetto non cercò l’Eterno, e non ottenne la sua approvazione. E noi cerchiamo l’approvazione del Signore nei nostri progetti di vita quotidiana? Oppure ci presentiamo da lui a cose già fatte chiedendo o magari aspettando la sua approvazione?

La convenienza di Giosafat si trasformò in un boomerang. Qualcuno dirà che forse stiamo esagerando. Vorrei che riflettessimo sul fatto che Satana gioca proprio su questo! “Come Dio vi ha detto...? Ma non è così...!” E la trappola è tesa, e noi siamo belli pronti a cadere dentro se non vegliamo! 

La Scrittura ci sintetizza che Giosafat si imparentò con Achab, ma prima di questo momento ci saranno stati contatti preliminari saltuari, poi contatti sempre più frequenti ed infine la caduta! Dobbiamo sapere e riconoscere che è sempre così, infatti i semi depositati nel terreno oggi non producono subito i loro frutti, devono essere seminati, innaffiati etc. Così il tempo passò e cosa avvenne? Seguiamo attentamente il racconto così come è riportato nel brano di 2Cronache 18, per avere alcune indicazioni su quello che può accadere nelle nostre “menti” se non vigiliamo attentamente:

1. Dopo qualche anno è Giosafat che scende da Achab (v. 2). Solitamente, quando si concede uno spazio a Satana, accadde che egli ci fa fare dei piccoli passi, uno dopo l’altro e quasi impercettibili, con lo scopo di attirarci lontano da dove siamo sempre vissuti. Così Giosafat “scende” in Israele, paese in cui le pratiche mistiche religiose e pagane si mischiavano. L’incredibile accade. È lui che scende andando a cercare il male, svendendo ciò che il Signore gli ha dato. Satana sa bene come tendere le sue trappole e preparare il terreno dove far cadere i suoi nemici. 

2. Durante un banchetto Achab convince Giosafat ad andare alla guerra con lui (v. 3). Satana conosce bene il suo campo preferito di battaglia, la mente dei suoi nemici. Lì egli scatena le battaglie e semina la distruzione e la morte. Ecco che l’affare è fatto, e il tutto viene mascherato da una apparenza gentile, quella del commensale che si rende disponibile a fare delle concessioni giusto per far contento l’amico. Ecco che la trappola tesa viene chiusa e Giosafat è diventato schiavo del suo nemico, cioè di Satana. Il seme del male è caduto nel suo cuore e subito viene annaffiato dalla cattiva compagnia di Achab ma anche dall’orgoglio e dalla presunzione, viene poi accompagnato dalla concupiscenza, pronto a far germogliare la disgrazia del fallimento.

3. Giosafat perde anche il poco barlume della ragione spirituale che gli rimaneva (v. 4). Prima dell’azione cerca la giustificazione alle sue scelte inique, così chiede al re empio di Israele se era possibile consultare l’Eterno. Sembrerebbe una buona cosa, ma come non ricordare chi aveva davanti? Quante volte anche noi cerchiamo giustificazioni spirituali per compiere le nostre scelte sbagliate! Mai capitato? E a volte chiediamo alle persone più improbabili aiuto e consiglio.

4. Così vengono chiamati 400 falsi profeti (v. 5) a cui viene chiesto consiglio, ma cosa potevano mai dire costoro contro il volere del loro re? Non erano che falsi profeti! Le cattive giustificazioni sono sempre più abbondanti delle buone, e spesso si tira anche in ballo Dio per compiacere al nostro “desiderio”.

5. Giosafat sembra non contento, forse perché un barlume della luce che prima aveva in abbondanza gli è rimasto (v. 6) e quindi chiede un ulteriore conferma, ma a quanto però aveva già deciso. Infatti non era stato lui a dire “Conta su di me come te stesso!” qualche momento prima? Giosafat non era solo intorpidito spiritualmente, ma ora era anche e soprattutto compromesso.

Che contrasto con l’uomo che era stato, che amava Dio e che seguiva fedelmente la Parola del suo Signore, colui che era il paladino della giustizia e della verità in Giuda. E così arriva Michaia, un vero profeta dell’Eterno e che predice solo la verità, ma che non piace all’empio re Achab. il resto della storia è quanto di più triste ci possa essere. Giosafat va alla battaglia e per poco non viene ucciso. Solo all’ultimo momento grida all’Eterno, che intervenne a sua salvezza. Consideriamo anche questo aspetto che mi ha fatto riflettere molto, e cioè che se Dio non fosse intervenuto Giosafat sarebbe morto sicuramente. Spesso il credente, anche nelle distrette più profonde, o anche nel baratro dell’incredulità sperimenta la verità di quanto detto nel Salmo 123 “Stavo andando incontro alla morte ma tu mi ha tratto fuori”. Com’è misericordioso il nostro Buon Padre! Anche quando stiamo per essere travolti dagli eventi la sua cura e la sua attenzione sono sempre rivolti verso i suoi figli. Questo non vuol affatto dire che dobbiamo cullarci nella nostra ostinatezza, e nei nostri peccati, anzi!