Il Signore Gesù insegna alle folle, avendone compassione. Quando si tratta di nutrirle i discepoli vorrebbero allontanarle: "Noi non abbiamo altro che ...". E' una scusa frequente: "Non so parlare, non saprei cosa dire ..." poi Gesù moltiplica i cinque pani ed i due pesci "e tutti mangiarono e furono sazi". Prima di tutto stato necessario portare i pani ed i pesci al Signore che, dopo aver reso grazie, li ha resi loro. Sono le obiezioni di un Mosè, di un Gedeone, delle spie inviate per esplorare il paese di Canaan, sono le scuse degli invitati della parabola del gran convito: "Ho comprato un campo ... Ho comprato cinque paia di buoi ... Ho preso moglie ..." (Luca 14:18/20). Scuse per non essere un testimone, scuse per non ricevere la testimonianza o l'invito da parte del Signore.
E' difficile immaginare un credente che non sensibile verso l'opera di evangelizzazione. E' un grande ostacolo non avere compassione per le anime perdute, quelle stesse anime che toccavano il cuore del Signore quando vedeva le folle stanche e disperse "come pecore che non hanno pastore". Abbiamo anche noi questo stesso sentimento?
Ci sono ostacoli interni ed ostacoli esterni. In tutto il corso degli Evangeli troviamo i farisei il cui nome significa in aramaico "separati". Essi cercavano continuamente di trovare Gesù in fallo ed ostacolavano il servizio dei discepoli a causa del loro legalismo e delle loro tradizioni. Più in generale, i Giudei furono nemici del Vangelo non potendo accettare che questo fosse annunciato alle nazioni (1 Tessalonicesi 2:15/16). Quante difficoltà hanno avuto anche coloro che si sono convertiti fra i Giudei ad accettare che quest'Evangelo fosse anche per le nazioni (Atti 11:3; 21:20/25; ecc.). Essi avevano delle posizioni preconcette verso quest'opera.
Filippo (Atti 8), ripieno di Spirito, scende senz'alcuna riserva a Samaria, cosi come andrà sulla via di Gaza, per essere lo strumento per la conversione dell'Etiopo. Anania, su invito del Signore, supera le proprie paure e v ad imporre le mani al persecutore tanto temuto: "Fratello Saulo ..." (Atti 9). Pietro, guidato dallo Spirito, domina le sue perplessità e v ad incontrare il centurione Cornelio (Atti 10).
All'inizio del primo viaggio di Paolo e Barnaba, si digiuna e si prega (Atti 13:3); al secondo viaggio Paolo dice a Barnaba: "Ritorniamo". Ma Barnaba vuol prendere con loro anche Giovanni detto Marco; Paolo non d'accordo, nasce cosi"un'aspra contesa, tanto che si separarono" (Atti 15:39). Si separano senza aver pregato insieme! Lo Spirito dovrà allora porre degli ostacoli davanti a Paolo (Atti 16:6/7) fintanto che obbedir all'appello, rivoltogli in visione dal Signore, di recarsi in Macedonia.
Non sufficiente avere dello zelo o dell'entusiasmo per l'Evangelo. Nella preghiera e nella dipendenza dal Signore comprenderemo che senza di Lui non possiamo fare nulla; dobbiamo realizzare che noi non possiamo convertire le anime, soltanto l'opera dello Spirito che può farlo. Noi siamo chiamati innanzitutto ad essere dei testimoni, a parlare del Signore Gesù, ad annunciare le Sue opere e la Sua potenza; ma dobbiamo lasciare tutto il resto all'opera dello Spirito.
E' necessario essere convinti che non c' altro Salvatore che Gesù Cristo: "... poiché non v' sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati" (Atti 4:12). Se noi siamo certi che il Signore torna presto secondo la Sua promessa, sentiremo altresì l'urgenza di diffondere il messaggio della salvezza per mezzo dei diversi strumenti a nostra disposizione.
La Parola del Signore, dai Tessalonicesi aveva echeggiato nella Macedonia, nell'Acacia ed in ogni luogo (1 Tessalonicesi 1:8). Ma essi avevano innanzitutto ricevuto il ministerio di Paolo (cap. 2 vrs. 13) e per mezzo di Timoteo erano stati successivamente fortificati nella loro fede; era questa la preghiera dell'apostolo per loro (cap. 3 vrs. 2 e 13). Essi avevano imparato come condursi e piacere a Dio (cap. 4 vrs. 1). Paolo, inoltre, non voleva che fossero nell'ignoranza a proposito del rapimento dei credenti presso al Signore (cap. 4 vrs. 16/17). Dunque un grande lavoro della Parola e dello Spirito di Dio nei cuori dei Tessalonicesi affinché, per mezzo loro, il messaggio dell'Evangelo potesse oltremodo diffondersi.
La notizia che Pietro era entrato da uomini circoncisi ed aveva mangiato con loro (Atti 11:3) era arrivata più in fretta dell'apostolo. Quand'egli ritorna, viene aspramente biasimato da fratelli duri e legalisti. Ma Pietro non approfitta della sua posizione di apostolo per dire loro: "Sono apostolo e so quel che faccio!", piuttosto, con dolcezza, espone loro tutti i dettagli di come il Signore lo aveva condotto a Cesarea, come lo Spirito Santo era sceso su coloro che avevano ricevuto la Parola: "... chi ero io da potermi opporre a Dio?" (vrs. 17). Questi Giudei riconoscono allora che effettivamente Dio aveva esteso "il ravvedimento anche ai Gentili affinché abbiano vita".
Quando un evangelista, ed in particolare un giovane, incontra dell'opposizione riguardo al servizio che il Signore gli ha confidato, non deve irritarsi ma, con umiltà e con delicatezza, spiegare piuttosto come il Signore lo ha condotto e quali frutti visibili ha prodotto questo servizio.
La persecuzione stata sempre presente lungo tutto il corso della storia della Chiesa. Questi ostacoli, che il nemico ha cercato di porre alla diffusione del Vangelo, non sono riusciti ad impedire che esso arrivasse fino ai giorni nostri. Quale impegno ci assumiamo, sia come testimoni, sia in questo o quel servizio che il Signore ci può confidare? Per fare questo necessario che il nostro cammino corrisponda alla preghiera del Signore che non siamo del mondo. Se noi invece ci immischiamo in esso, se lo seguiamo condividendone gli obiettivi, la nostra testimonianza non più un aiuto e può diventare un ostacolo. Ma noi siamo anche inviati nel mondo per portare la Buona Novella della grazia di Dio, tramite canali diversi, sempre sotto la sua dipendenza.
Gesù pregava sulla montagna (Luca 9:28); Pietro, Giacomo e Giovanni, che lo accompagnavano, "erano aggravati dal sonno". Ci si può trovare in disparte, soli con Gesù e dormire? Vale a dire non ricercare la comunione con Lui? Come si può essere Suoi testimoni se non lo si conosce ogni giorno più intimamente? E la Parola ci dice: "e quando si furono svegliati, videro la sua Gloria ..." (vrs. 32). Senza questa visione, non si può annunciare efficacemente l'Evangelo della Sua grazia.