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giovedì 8 giugno 2023

Amare la vita e vedere giorni felici

Il punto di vista dell’Ecclesiaste

A più riprese l’Ecclesiaste (il Predicatore) si è posto la domanda: “Che profitto trae l’uomo da tutto il suo lavoro?” Nel suo libro, volgendo lo sguardo a quello che avviene “sotto il sole”, di capitolo in capitolo egli giunge a questa conclusione: “Non c’è nulla di meglio per l’uomo del mangiare, del bere e del godersi il benessere in mezzo alla fatica che egli sostiene” (2:24). Lui sa che Dio ha fatto ogni cosa bella “a suo tempo”, però si tratta di cose passeggere; e la sua conclusione è sempre quella: “Non c’è nulla di meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro vita, ma se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio” (3:12, 13).

Dopo aver considerato le sofferenze e le oppressioni, ed anche la riverenza dovuta a Dio, Salomone dice: “Ecco quello che ho visto: buona e bella cosa è per l’uomo mangiare, bere, godere del benessere in mezzo a tutta la fatica che egli sostiene sotto il sole, tutti i giorni di vita che Dio gli ha dati, poiché questa è la sua parte” (5:18).

Più avanti, egli dà svariati consigli, indicando le cose che valgono più di altre (cap. 7); ricorda persino che Dio giudicherà ogni uomo. Ma ancora una volta la conclusione è: “Io ho lodato la gioia, perché non c’è per l’uomo altro bene sotto il sole, fuori del mangiare, del bere e del gioire; questo è quello che l’accompagnerà in mezzo al suo lavoro, durante i giorni di vita che Dio gli dà sotto il sole” (8:15).

Ma questo godimento materiale, passeggero ed egoistico, è veramente “la vita?”. Ricordiamoci che il quadro descritto dall’Ecclesiaste non è, propriamente parlando, l’esperienza personale di Salomone, ma quella di un uomo abbandonato a se stesso con le sue facoltà naturali, il suo ragionamento, e che, guardandosi intorno, riflette sulla vita con le capacità che ha, senza tener conto delle rivelazioni di Dio. La sua conclusione non è forse quella di molte persone intorno a noi? Esse non desiderano altro che mangiar bene, bere, divertirsi, soddisfare i propri impulsi. Non dobbiamo quindi stupirci che ci sia tanta profonda tristezza, tanto vuoto e insoddisfazione. Tutto è “vanità e correre dietro al vento”.

Alcuni ricercano la soluzione nell’ascetismo, nel privarsi volontariamente di ogni piacere, credendo così di acquistarsi dei meriti. Ma imporsi la rinuncia ad ogni gioia terrena, è questa la vita?


Che cosa ci dice al riguardo il Nuovo Testamento?

Sul piano terreno

Se desideriamo “amare la vita” e “vedere giorni felici”, Pietro ci ricorda come dobbiamo agire (1 Pietro 3:10, 11):

- “Trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal dire il falso”. Quanti dolori sono stati prodotti dalla maldicenza e dalla calunnia! Quante conseguenze dolorose sono nate dalla menzogna e dalla frode!

    - “Fugga il male e faccia il bene”. Ogni giorno, ogni ora, noi cristiani siamo posti davanti a una scelta. Noi possediamo il discernimento del bene e del male molto più di chi non conosce il Signore; per questo dobbiamo vigilare accuratamente, nella vita giornaliera, e impegnarci a respingere il male e a fare il bene.

    - “Cerchi la pace e la persegua”; quest’esortazione ci ricorda le parole del Signore Gesù: “Beati quelli che procacciano la pace”. Essa è ripresa nella Lettera agli Ebrei: “Impegnatevi a cercare la pace con tutti” (12:14), e in quella ai Romani: “Per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini” (12:18). Ricercare la pace e perseguirla, nell’ambito della famiglia e dei propri amici, tra i colleghi di lavoro e quelli con cui veniamo in contatto ogni giorno: questo è il mezzo per “vedere giorni felici". Quante lacrime si versano a causa di litigi, contestazioni, gelosie!

Se Pietro ci indica cosa può permetterci di vedere giorni felici, Paolo sottolinea dal canto suo che “Dio…ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo” (1 Timoteo 6:17). “Ogni cosa” qui si riferisce a cose terrene, a tutti i benefici che Dio sparge sul nostro cammino e che dobbiamo accogliere con riconoscenza. Le gioie della famiglia, dell’amicizia, dei contatti coi fratelli e sorelle in fede, la gioia di conoscere e d’imparare; la gioia delle energie e della buona salute che Dio ci dà. E anche le gioie che si provano osservando il creato e le sue meraviglie. Il Signore Gesù non diceva forse ai discepoli: “Osservate come crescono i gigli della campagna...neanche Salomone, con tutta la sua gloria fu vestito come uno di loro" (Matteo 6:28-29)?