Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso.
Giacomo 5:11
Giobbe, un uomo integro e retto
Giobbe era un uomo “integro e
retto” che temeva Dio e confidava in Lui. Era ricco e rispettato, evitava di
commettere il male, faceva del bene ai poveri, aiutava i sofferenti. Egli
credeva, per questo, di avere dei meriti davanti a Dio e non si rendeva conto
che anche il migliore degli uomini è un peccatore che ha bisogno della Sua
grazia e del Suo perdono.
Ed ecco che, inaspettatamente,
Giobbe perde tutte le sue proprietà e la sua servitù, gli muoiono i dieci
figli, e lui si ammala gravemente. Giobbe accetta ogni cosa da parte di Dio,
con umiltà e sottomissione, ma deve sopportare i discorsi di alcuni suoi amici,
venuti con l’intento di dimostrargli la loro simpatia. Per parecchi giorni
questi cercano di convincerlo che, se era provato in quel modo, doveva
certamente aver commesso qualche grave peccato. Giobbe è sopraffatto dalle loro
insinuazioni, ed è costretto a difendersi da quelle accuse infondate, da quei
rimproveri ingiusti e a volte crudeli.
Ma non ha mai abbandonato Dio; a
Lui presenta, con accorate suppliche, i suoi lamenti e anche i dubbi per
l’ingiustizia di cui si ritiene vittima. Durante questo doloroso percorso, Dio
è segretamente presente, e persegue il Suo scopo che sarà per il bene di
Giobbe. Alla fine, Dio gli parla e Giobbe dovrà dire: “Il mio orecchio aveva
sentito parlare di te, ma ora l’occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere” (Giobbe
42:5-6). Da quel momento Giobbe riavrà il doppio dei suoi beni e altri dieci
figli.
Dio, che ora noi conosciamo come
nostro Padre per mezzo di Gesù Cristo, è presente quando soffriamo, e fa sì che ogni circostanza e situazione che permette che attraversiamo
serva per il nostro progresso e il nostro maggiore benessere spirituale.