O SIGNORE, fammi conoscere la mia
fine e quale sia la misura dei miei giorni. Fa’ ch’io sappia quanto sono
fragile. Ecco, tu hai ridotto la mia esistenza alla lunghezza di qualche palmo,
la mia durata è come nulla davanti a te.
Salmo 39:4-5
“Il tempo fugge, l’eternità si avvicina”
È
questa l’iscrizione che si può leggere sulla facciata della chiesa medioevale
di un piccolo paese. Minaccia per alcuni, banalità per altri, quell’iscrizione
non può lasciare indifferenti.
— Il
tempo fugge perché la nostra vita è un po’ come un conto alla rovescia: ogni
giorno che passa non tornerà più. Sarebbe bello rivivere i periodi felici,
recuperare le occasioni perdute, cancellare certi giorni di cui ci vergogniamo.
Il tempo fugge ma, come in un film, tutte le nostre parole, i nostri pensieri,
i nostri atti sono registrati. “Di ogni parola oziosa che avranno detta, gli
uomini renderanno conto nel giorno del giudizio” (Matteo 12:36), ha detto il
Signore.
—
L’eternità si fa avanti anche se, come diceva il filosofo Pascal, “poiché non
sono riusciti a guarire dalla morte… gli uomini hanno deciso di essere felici
non pensandoci”. Certuni credono che dopo la morte non ci sia più nulla, altri
che “il buon Dio” ci accoglierà tutti in cielo.
Dio è
buono, è vero, ma è anche giusto, e ci avvisa che dopo la morte ci sono due
sole possibilità:
— “essere con Cristo” (Filippesi 1:23) per
chi avrà accettato Gesù come il proprio Salvatore e che
quindi sarà liberato dal giorno del
“giudizio” (Ebrei 9:27);
— essere “respinti dalla presenza del Signore” (2
Tessalonicesi 1:9), condannati, nella sofferenza senza fine, col carico dei
propri peccati.
Il tempo fugge: è un
invito a credere a Cristo e a vivere già oggi come Lui desidera.
L’eternità
si avvicina: sarà per te un’eternità di pace e di felicità
col Signore?