Nella Bibbia ci sono diversi passi che descrivono il nostro stato di perdizione.
Per esempio: “Non c’è nessun giusto, neppure uno… Non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati…”
La situazione è grave: “tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio” (Romani 3:10-20).
Nel capitolo 2 della Lettera agli Efesini, Dio dice che nei suoi confronti siamo dei morti, vale a dire che non possiamo fare nulla di utile per Lui, e che viviamo “secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri”.
Qualcuno, leggendo questi passi, può rimanere scandalizzato. E ritenendo quelle affermazioni esagerate, richiude il Libro. Così facendo, non può vedere le manifestazioni dell’amore di Dio.
È soltanto dopo aver riconosciuto il nostro stato di perdizione che Dio potrà farci vedere il Suo amore, la Sua grazia e la Sua misericordia.
Consideriamo l’episodio del figlio prodigo, descritto nel capitolo 15 dell’Evangelo di Luca. Impoverito, affamato e ridotto a pascolare maiali, il figlio ripensò all’amore di suo padre e si pentì di aver abbandonato la casa paterna. Quindi si alzò e ritornò da lui. Al suo ritorno sperimentò la grandezza delle compassioni e dell’amore del padre.
Oggi ancora, chiunque si rende conto della miseria del proprio stato, senza speranza alcuna, ha la possibilità di seguire l’esempio di quel figlio e di rivolgersi a Dio. Potrà allora sperimentare tutto l’amore che c’è nel cuore di Dio per lui. E’ questo stesso amore che ha sacrificato il Figlio Gesù Cristo sulla croce del Golgota, affinché dei peccatori potessero essere salvati.
“Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo – è per grazia che siete stati salvati” (Efesini 2:4-5).
Chi oserebbe respingere un tale amore?