di:
G. Bulleri
Si
sente dire spesso : La politica è una cosa sporca. Se questa
definizione fosse esatta un cristiano capirebbe subito
che non deve fare azioni politiche.
Nell'affrontare questo importante argomento, diciamo subito
che noi non abbiamo questo preconcetto e che
cerchiamo di vedere nella politica anche dei lati positivi.
La
persona onesta che si occupa di politica mostra interesse
verso il Governo del proprio Paese (allargando il pensiero,
potremo dire che si preoccupa del bene del
mondo intero); lo loda quando ne approva leggi e decisioni,
lo biasima quando non le ritiene giuste, si dà da
fare per eleggere rappresentanti che portino buone proposte
e fa udire la sua voce contro ogni forma di malgoverno, di
corruzione e di ingiustizia.
Nei
modi "pacifici" consentiti dalle leggi (riuscirà sempre
ad opporsi a mezzi non pacifici?) si adopererà perché
agli uomini vengano riconosciuti pari diritti e possano
vivere in libertà, e premerà per ottenere un'equa distribuzione
di beni.
Se ne ha l'opportunità, si presenterà come
candidato per occupare un posto che gli consenta
di far beneficiare i suoi concittadini del suo lavoro "onesto"
come politico.
Potremmo
continuare; un vero politico scriverebbe pagine
e pagine sul programma del suo partito e sul bene comune
che ne deriverebbe se quel programma fosse adottato
dal Governo.
Ciò che
accade nel mondo è quasi tutto frutto della politica.
Per questo, credendo alla sua utilità, molti cristiani sono
convinti di doversi impegnare politicamente per
fare del bene; e se sono dei veri credenti in Cristo certamente
lo farebbero con onestà ed impegno.
Ma
questo è giusto? È quanto Dio richiede a noi credenti?
Dobbiamo
davvero riunirci tutti in un unico partito per
far sentire così la voce del Signore?
Abbiamo
detto "unico partito" perché non sarebbe pensabile
che , se la cosa venisse da Dio, uno sia chiamato a
scegliere un partito di destra, un altro di sinistra, un
altro di centro...
Dovremo
forse avere incontri nei quali i fratelli "politicamente" più
illuminati spieghino le "motivazioni bibliche" per
aderire a un a corrente piuttosto che a un'altra?
Non
diciamo questo per fare dell'ironia. Se la politica deve
far parte dell' attività del credente non si deve credere
che si tratti di una cosa marginale.
Come
sempre, riteniamo che la risposta debba venirci dal
Signore. La sua vita è riassunta dall'apostolo Pietro con
queste parole: "Cristo ha sofferto per voi lasciandovi un
esempio, perché seguiate le sue orme " (1 Pietro 2:21).
Il Signore fu un uomo politico?
Nel suo tempo, Israele
era un popolo senza libertà, oppresso dai conquistatori
Romani.
Si è mai ribellato? Ha formato un partito
per riottenere i diritti civili?
Sappiamo che non ha mai
fatto niente del genere.
Fece forse valere la sua autorità
morale, che era grande tanto che le folle pendevano dalle
sue labbra, per avere giustizia sociale?
Quando
uno gli chiese di intervenire perché il fratello dividesse
con lui l'eredità, Egli rispose semplicemente che
nessuno l'aveva costituito su di loro giudice o spartitore
(Luca 12:13-14).
Quando
gli riferirono dell'oltraggio fatto da Pilato al sentimento
religioso di Israele (aveva mescolato ai sacrifici il
sangue di quelli che li offrivano ! Luca 13:1) non si è indignato,
ma ne ha tratto un serio invito al ravvedimento, valido
per tutti.
Quando
Giovanni Battista venne messo in carcere, il Signore,
che pure lo amava, non radunò una folla per protestare
contro Erode, non fece azioni né diede insegnamenti da
politico.
Nel
caso del tributo da pagare a Cesare, un politico avrebbe
ben espresso la propria posizione; ma il Signore si
limitò a dire la famosa frase: "Rendete a Cesare quello
che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio" (Luca 20:25)
. Le cose di questo mondo, le "cose di Cesare" in quel
momento, e così è anche oggi, non rientravano nella sfera
della sua autorità e della sua missione.
Come
cristiani, e quindi appartenenti al regno di Dio, noi
tutti siamo chiamati a proclamare e a sottometterci alle
leggi che sono promulgate nel Cielo, e non nei Parlamenti terreni.
Alle leggi terrene ci assoggettiamo, come la
Parola insegna, anche se non sono buone leggi; se lo
faremo coscienziosamente saremo lodati per la nostra buona
condotta (Romani 13:13).
Quando
sarà Lui a governare il mondo, ci renderemo conto
che averlo già oggi "eletto" nei nostri cuori è il
solo "voto" che Dio si aspetta da noi; e che presentarlo oggi
come Salvatore e futuro Re dei re e Signore dei
signori è la sola attività "politica" alla quale facciamo bene
di dedicare tutte le nostre energie.
Oggi
nei programmi dei partiti non c'è la sua dottrina, nelle
liste dei candidati non c'è il suo Nome, e questo ci
serve a ricordare che siamo cittadini del cielo, che viviamo
in terra straniera come pellegrini, e che la nostra "politica",
la nostra patria, la nostra vera cittadinanza sono
celesti (Ebrei 11:13, Filemone 3:20).
Purtroppo,
non è difficile autoconvincersi che sia possibile
essere cittadini del mondo per la vita terrena, e cittadini
del cielo per la vita eterna! Ma non è questo l'insegnamento
della Parola. Non illudiamoci di riuscire a
contribuire al bene terreno del prossimo e quindi a migliorare
così il mondo. I nostri sforzi non porterebbero alcun
beneficio a questo mondo che accelera il suo
passo
verso il giudizio, allontanandosi sempre più da Dio.
Dio
oggi ha "voluto scegliersi un popolo consacrato al suo
nome" (Atti 15:14), ma come si concluderà questo tempo
della sua pazienza? Pietro dice che la sua divina pazienza
avrà un termine, e che i cieli e la terra di adesso
"sono riservati al fuoco per il giorno del giudizio
e
della perdizione degli empi" (2 Pietro 3:7).
Ma è
bene che facciamo una distinzione tra impegno politico
e impegno sociale.
Come siamo convinti che dobbiamo
evitare l'impegno politico, siamo altrettanto convinti
che dovremmo essere in prima fila nell'impegno sociale,
nel senso di amare e soccorrere il prossimo, donare
ai poveri, fare del bene a tutti, come la Parola di Dio ci
invita continuamente a fare.
Nel
nostro operare, la salvezza delle anime deve avere il
primo posto e dev'essere lo scopo finale di ogni nostra azione.
Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo lavorare
fra gli uomini, conoscerli, aiutarli con tutto ciò che
disponiamo.
Impegno
sociale non significa far parte di associazioni umanitarie.
Troverete difficilmente associazioni che abbiano
come scopo finale del loro programma di aiuti l'annuncio
del Vangelo per la salvezza delle anime, e che vi
permettano di operare in veste di veri cristiani.
Le
associazioni filantropiche possono anche avere un'impronta
religiosa, ma il più delle volte sono totalmente distaccate
da ogni forma di fede. E queste ultime, secondo
l'idea di molti, sono le migliori perché aiutano l'uomo
in nome dell'uomo, escludendo però l'unico Uomo che
veramente ama tutti gli uomini, che è morto
per loro, per dare la vita eterna e un'eterna felicità.
Può un
vero credente trovarsi in associazioni di quel
genere?
Un'opera
che riunisca solo credenti sarebbe certamente il
miglior modo per servire il prossimo, ma la disponibilità del
singolo a praticare le buone opere "che Dio ha
precedentemente preparate" (Efesini. 2:10) dev'essere alla
base di tutto.
3 Giovanni
7 insegna che 1'opera di Dio dev'essere fatta dai
credenti, non dagli increduli, perché Dio non può accettare
nessun'opera da un uomo se questi prima non accetta
il Signore come Salvatore. Ci dispiace che tanti cari
credenti lavorino "per il Signore" usando mezzi e
sostegni
economici forniti da increduli. Non permettiamo al
mondo e a Satana di lavorare con noi nel campo del
Signore! Raccoglieremo non solo grano ma anche zizzania.
Paolo non ha accettato questa collaborazione (Atti
16:16-18) e crediamo sia bene seguire il suo esempio.
Studiamoci
di essere sempre in una condizione che ci
permetta di vivere in pace con tutti gli uomini, e ricordiamoci che
qualunque cosa facciamo dobbiamo poterla fare nel
nome del Signore Gesù.
Militare
in un partito politico escluderebbe praticamente la possibilità
di parlare del Signore a chi milita in un
partito diverso.
Nelle
Epistole, che racchiudono tutta la dottrina cristiana, Dio ci
insegna come comportarci da mariti e mogli, da
genitori e figli, da padroni e servi, da giovani e vecchi,
da ricchi e poveri. Ma non dice una parola che preveda
il cristiano come presidente, o senatore, o deputato, o
prefetto, o militare, a meno che non fosse già quella
la sua posizione prima della conversione. Si è forse
Dio
dimenticato di istruire i suoi figli che si sono fatti eleggere
nel governo di questo mondo? No. Il fatto è che
Dio non vuole che i suoi figli vadano a mettersi in situazioni
tali che non permettano loro di portare l"'abito" di
veri cristiani.