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domenica 25 gennaio 2015

La politica è cosa da cristiani?

di: G. Bulleri

Si sente dire spesso : La politica è una cosa sporca. Se questa definizione fosse esatta un cristiano capirebbe subito che non deve fare azioni politiche.
Nell'affrontare questo importante argomento, diciamo subito che noi non abbiamo questo preconcetto e che cerchiamo di vedere nella politica anche dei lati positivi.
La persona onesta che si occupa di politica mostra interesse verso il Governo del proprio Paese (allargando il pensiero, potremo dire che si preoccupa del bene del mondo intero); lo loda quando ne approva leggi e decisioni, lo biasima quando non le ritiene giuste, si dà da fare per eleggere rappresentanti che portino buone proposte e fa udire la sua voce contro ogni forma di malgoverno, di corruzione e di ingiustizia.
Nei modi "pacifici" consentiti dalle leggi (riuscirà sempre ad opporsi a mezzi non pacifici?) si adopererà perché agli uomini vengano riconosciuti pari diritti e possano vivere in libertà, e premerà per ottenere un'equa distribuzione di beni. 
Se ne ha l'opportunità, si presenterà come candidato per occupare un posto che gli consenta di far beneficiare i suoi concittadini del suo lavoro "onesto" come politico.
Potremmo continuare; un vero politico scriverebbe pagine e pagine sul programma del suo partito e sul bene comune che ne deriverebbe se quel programma fosse adottato dal Governo.

Ciò che accade nel mondo è quasi tutto frutto della politica. 
Per questo, credendo alla sua utilità, molti cristiani sono convinti di doversi impegnare politicamente per fare del bene; e se sono dei veri credenti in Cristo certamente lo farebbero con onestà ed impegno. 
Ma questo è giusto? È quanto Dio richiede a noi credenti?
Dobbiamo davvero riunirci tutti in un unico partito per far sentire così la voce del Signore?
Abbiamo detto "unico partito" perché non sarebbe pensabile che , se la cosa venisse da Dio, uno sia chiamato a scegliere un partito di destra, un altro di sinistra, un altro di centro...
Dovremo forse avere incontri nei quali i fratelli "politicamente" più illuminati spieghino le "motivazioni bibliche" per aderire a un a corrente piuttosto che a un'altra?
Non diciamo questo per fare dell'ironia. Se la politica deve far parte dell' attività del credente non si deve credere che si tratti di una cosa marginale.

Come sempre, riteniamo che la risposta debba venirci dal Signore. La sua vita è riassunta dall'apostolo Pietro con queste parole: "Cristo ha sofferto per voi lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme " (1 Pietro 2:21). 
Il Signore fu un uomo politico? 
Nel suo tempo, Israele era un popolo senza libertà, oppresso dai conquistatori Romani. 
Si è mai ribellato? Ha formato un partito per riottenere i diritti civili?
Sappiamo che non ha mai fatto niente del genere. 
Fece forse valere la sua autorità morale, che era grande tanto che le folle pendevano dalle sue labbra, per avere giustizia sociale?
Quando uno gli chiese di intervenire perché il fratello dividesse con lui l'eredità, Egli rispose semplicemente che nessuno l'aveva costituito su di loro giudice o spartitore (Luca 12:13-14).
Quando gli riferirono dell'oltraggio fatto da Pilato al sentimento religioso di Israele (aveva mescolato ai sacrifici il sangue di quelli che li offrivano ! Luca 13:1) non si è indignato, ma ne ha tratto un serio invito al ravvedimento, valido per tutti.
Quando Giovanni Battista venne messo in carcere, il Signore, che pure lo amava, non radunò una folla per protestare contro Erode, non fece azioni né diede insegnamenti da politico.
Nel caso del tributo da pagare a Cesare, un politico avrebbe ben espresso la propria posizione; ma il Signore si limitò a dire la famosa frase: "Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio" (Luca 20:25) . Le cose di questo mondo, le "cose di Cesare" in quel momento, e così è anche oggi, non rientravano nella sfera della sua autorità e della sua missione.
Come cristiani, e quindi appartenenti al regno di Dio, noi tutti siamo chiamati a proclamare e a sottometterci alle leggi che sono promulgate nel Cielo, e non nei Parlamenti terreni. Alle leggi terrene ci assoggettiamo, come la Parola insegna, anche se non sono buone leggi; se lo faremo coscienziosamente saremo lodati per la nostra buona condotta (Romani 13:13).
Quando sarà Lui a governare il mondo, ci renderemo conto che averlo già oggi "eletto" nei nostri cuori è il solo "voto" che Dio si aspetta da noi; e che presentarlo oggi come Salvatore e futuro Re dei re e Signore dei signori è la sola attività "politica" alla quale facciamo bene di dedicare tutte le nostre energie. 

Oggi nei programmi dei partiti non c'è la sua dottrina, nelle liste dei candidati non c'è il suo Nome, e questo ci serve a ricordare che siamo cittadini del cielo, che viviamo in terra straniera come pellegrini, e che la nostra "politica", la nostra patria, la nostra vera cittadinanza sono celesti (Ebrei 11:13, Filemone 3:20).
Purtroppo, non è difficile autoconvincersi che sia possibile essere cittadini del mondo per la vita terrena, e cittadini del cielo per la vita eterna! Ma non è questo l'insegnamento della Parola. Non illudiamoci di riuscire a contribuire al bene terreno del prossimo e quindi a migliorare così il mondo. I nostri sforzi non porterebbero alcun beneficio a questo mondo che accelera il suo
passo verso il giudizio, allontanandosi sempre più da Dio.

Dio oggi ha "voluto scegliersi un popolo consacrato al suo nome" (Atti 15:14), ma come si concluderà questo tempo della sua pazienza? Pietro dice che la sua divina pazienza avrà un termine, e che i cieli e la terra di adesso "sono riservati al fuoco per il giorno del giudizio
e della perdizione degli empi" (2 Pietro 3:7). 

Ma è bene che facciamo una distinzione tra impegno politico e impegno sociale. 
Come siamo convinti che dobbiamo evitare l'impegno politico, siamo altrettanto convinti che dovremmo essere in prima fila nell'impegno sociale, nel senso di amare e soccorrere il prossimo, donare ai poveri, fare del bene a tutti, come la Parola di Dio ci invita continuamente a fare. 
Nel nostro operare, la salvezza delle anime deve avere il primo posto e dev'essere lo scopo finale di ogni nostra azione. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo lavorare fra gli uomini, conoscerli, aiutarli con tutto ciò che disponiamo.
Impegno sociale non significa far parte di associazioni umanitarie. Troverete difficilmente associazioni che abbiano come scopo finale del loro programma di aiuti l'annuncio del Vangelo per la salvezza delle anime, e che vi permettano di operare in veste di veri cristiani.
Le associazioni filantropiche possono anche avere un'impronta religiosa, ma il più delle volte sono totalmente distaccate da ogni forma di fede. E queste ultime, secondo l'idea di molti, sono le migliori perché aiutano l'uomo in nome dell'uomo, escludendo però l'unico Uomo che veramente ama tutti gli uomini, che è  morto per loro, per dare la vita eterna e un'eterna felicità.
Può un vero credente trovarsi in associazioni di quel genere?
Un'opera che riunisca solo credenti sarebbe certamente il miglior modo per servire il prossimo, ma la disponibilità del singolo a praticare le buone opere "che Dio ha precedentemente preparate" (Efesini. 2:10) dev'essere alla base di tutto.
3 Giovanni 7 insegna che 1'opera di Dio dev'essere fatta dai credenti, non dagli increduli, perché Dio non può accettare nessun'opera da un uomo se questi prima non accetta il Signore come Salvatore. Ci dispiace che tanti cari credenti lavorino "per il Signore" usando mezzi e
sostegni economici forniti da increduli. Non permettiamo al mondo e a Satana di lavorare con noi nel campo del Signore! Raccoglieremo non solo grano ma anche zizzania. Paolo non ha accettato questa collaborazione (Atti 16:16-18) e crediamo sia bene seguire il suo esempio.
Studiamoci di essere sempre in una condizione che ci permetta di vivere in pace con tutti gli uomini, e ricordiamoci che qualunque cosa facciamo dobbiamo poterla fare nel nome del Signore Gesù. 

Militare in un partito politico escluderebbe praticamente la possibilità di parlare del Signore a chi milita in un partito diverso.
Nelle Epistole, che racchiudono tutta la dottrina cristiana, Dio ci insegna come comportarci da mariti e mogli, da genitori e figli, da padroni e servi, da giovani e  vecchi, da ricchi e poveri. Ma non dice una parola che preveda il cristiano come presidente, o senatore, o deputato, o prefetto, o militare, a meno che non fosse già quella la sua posizione prima della conversione. Si è forse
Dio dimenticato di istruire i suoi figli che si sono fatti eleggere nel governo di questo mondo? No. Il fatto è che Dio non vuole che i suoi figli vadano a mettersi in situazioni tali che non permettano loro di portare l"'abito" di veri cristiani.