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mercoledì 6 settembre 2017

6 settembre

Perché, Eterno, respingi l’anima mia? Il tuo sdegno mi travolge, i tuoi terrori m’annientano.
Salmo 88:14,16

Anche quando grido e chiamo aiuto, egli chiude l’accesso alla mia preghiera.
Lamentazioni di Geremia 3:8

Le sofferenze espiatorie di Cristo

I dolori di un crocifisso sono atroci; e il Signore Gesù li ha provati come tutti quelli che hanno subìto lo stesso supplizio. Ma questi non possono essere paragonati alle sofferenze morali ch’egli ha dovuto sopportare da parte di Dio quando “ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro 2:24). Durante le tre ore in cui Gesù ha espiato le nostre colpe, la terra è stata invasa da una notte soprannaturale; in figura, nessuno ha potuto vedere cosa succedeva tra il Dio santo e il suo Figlio, il nostro Salvatore.
Dio ha “gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male” (Abacuc 1:13), la sua natura ha in orrore il peccato, la sua santità lo respinge e la sua giustizia lo deve colpire. Il re Davide aveva potuto dire: “Non ho mai visto il giusto abbandonato” da Dio (Salmo 37:25), eppure Gesù, l’unico giusto, lo è stato, perché si presentava caricato dei nostri peccati, come fossero suoi. Allora Dio ha fatto cadere su di lui il castigo che noi meritavamo. Quanta angoscia rivela il grido che segna la fine di quelle ore: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Matteo 27:46).

Ai piedi della croce, scopriamo l’orrore del peccato e l’inflessibile santità di Dio. Vi scopriamo anche il suo amore per noi e quello del Signore Gesù che ha accettato una simile sofferenza, una morte violenta, un tale abbandono, perché potessimo vivere con Lui in paradiso, per l’eternità.