Nel momento in cui Israele, almeno nella sua parte responsabile, rifiuta il suo re esclamando: “Non abbiamo altro re che Cesare” (Giov. 19:15), degli esattori delle imposte, della gente comune, una donna peccatrice, un brigante, e alcuni centurioni romani riconoscono il Signore Gesù come il Figlio di Dio, il Salvatore.
Riflettiamo sulla storia di questi centurioni.
1. Il centurione il cui schiavo era malato (Luca 7:1-10)
Il centurione era un ufficiale romano che comandava una centuria, cioè circa un centinaio di soldati. In Palestina, il centurione era uno straniero che rappresentava l’invasore e, sul piano religioso, era un estraneo ai patti e alle promesse che appartenevano a Israele. Tuttavia, troviamo qui un centurione che amava il popolo d'Israele e che aveva anche costruito per loro una sinagoga a Capernaum. Non sappiamo se era convertito al Giudaesimo, ma aveva certamente capito che il Dio d’Israele era il grande Dio dei cieli e della terra.
Questo centurione aveva alcuni schiavi e uno di questi, al quale era molto affezionato, era malato gravemente e stava per morire.
Egli aveva sentito parlare di Gesù e dei miracoli da lui compiuti; allora, con fede, gli manda degli anziani dei Giudei, a pregarlo che venisse da lui. Il centurione sa per esperienza che cos'è l’autorità. Egli vede nel Signore qualcuno che è rivestito di un’autorità ben più grande della sua, e del quale egli si giudica indegno. Così si pone in una posizione di servitore nei confronti del Signore, e aspetta una sua semplice parola in favore del suo schiavo.
Il centurione non si giudica degno di andare personalmente da Gesù, mentre gli anziani dei Giudei lo stimano degno di ricevere una risposta alla sua richiesta. Il risultato della sua fiducia è immediato: lo schiavo è guarito, e il Signore si volge verso la folla che lo segue e dice: "Neppure in Israele ho trovato una così gran fede” (v. 9).
Il centurione di Capernaum ha avuto l’onore di essere pubblicamente approvato dal Signore e di essere fra quelli di cui il Signore ha ammirato la fede.
Che questo ci incoraggi a seguire il suo esempio!
2. Il centurione ai piedi della croce
Un centurione è stato incaricato di controllare Gesù. Egli è là perché il suo dovere lo obbliga, per impedire che i suoi discepoli vengano a liberare “il crocifisso”. Egli si trova faccia a faccia col Signore. Alla fine di quelle ore terribili, “visto il terremoto e le cose avvenute”, udito il suo gran grido che ha dimostrato di essere ancora in pieno possesso delle sue forze, esclama: “Veramente, costui era Figlio di Dio” (Matteo 27:54; Marco 15:39), e ancora: “Veramente, quest’uomo era giusto” (Luca 23:47)
Questo soldato pur abituato alla guerra e alla sofferenza degli uomini, ha visto la malvagità di tutti nei confronti di Gesù; aveva assistito, per dovere, alla sua crocifissione, ma Dio non aveva permesso quella circostanza invano. Egli ha visto le tenebre stendersi su tutto il paese, ha visto il terremoto; ha sentito le sette parole pronunciate dal Signore Gesù sulla croce e l’ha udito rimettere il suo spirito nelle mani del Padre. Di fronte a questi avvenimenti, il cuore è toccato; egli riconosce Gesù come il Figlio di Dio, e con la sua bocca lo confessa (Rom. 10:10)
3. Cornelio, il centurione pio che temeva Dio
Il capitolo 10 del libro degli Atti degli apostoli è interamente dedicato a un altro centurione, di nome Cornelio. Sicuramente convertito al giudaesimo, quest'ufficiale romano era credente e possedeva la vita di Dio, come tutti coloro che hanno creduto anche nei tempi precedenti la morte di Cristo. La sua vita è caratterizzata dalla pietà, dalla generosità e dalla preghiera, cose che “sono salite come una ricordanza, davanti a Dio”.
Un giorno, “verso l’ora nona”, Dio gli manda un angelo che gli ordina di far venire “Simone detto anche Pietro”, che ha da dirgli delle cose per mezzo delle quali sarà salvato lui e la sua famiglia; contemporaneamente, Dio stava preparando Pietro a quest'intervento insolito presso uno straniero. Il Signore aveva affidato le chiavi del regno dei cieli a Pietro (Matteo 16:19), che però doveva ancora capire “che Dio non ha riguardi personali” e che concede la salvezza a chiunque crede, che sia Giudeo o no. Per un Giudeo era una cosa difficile da accettare in quanto, secondo la legge di Mosè, gli stranieri erano impuri e gli Ebrei non dovevano aver nulla a che fare con loro.
Compresa la lezione, Pietro presenta a Cornelio, che per la circostanza “aveva chiamato i suoi parenti e i suoi amici intimi” (v. 24), colui che è “il Signore di tutti”, sia dei Giudei che degli stranieri. Gli parla di Gesù di Nazaret, del bene che ha fatto passando di luogo in luogo, “perché Dio era con lui” (v. 39); gli parla della sua morte sulla croce e della sua risurrezione il terzo giorno, e conclude dicendo: “Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome” (v. 43). La predicazione di Pietro è accolta con fede e con gioia in quei cuori preparati.
Subito lo Spirito Santo viene a suggellare questi credenti, cosa che stupisce Pietro e tutti i Giudei che erano con lui. Ormai, in modo per così dire ufficiale, le nazioni pagane possono usufruire della grazia di Dio; il muro di separazione è abbattuto (Efesini 2:14), cosicché ora non c’è più “né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero”, ma tutti sono uno in Cristo Gesù (Galati 3:28,29).
Poco tempo dopo un’assemblea fu costituita a Cesarea e Paolo la visitò più volte.
4. Il centurione guardiano di Paolo prigioniero
Il capitolo 27 del libro degli Atti racconta di un certo Giulio, centurione della coorte Augusta, incaricato di condurre Paolo prigioniero a Roma. All’inizio del viaggio egli non si fidava dell’apostolo che, avvertito divinamente, gli aveva preannunciato che la navigazione si sarebbe fatta pericolosa e "con grave danno” (Atti 27:10). Ma durante la traversata, sbattuti dalla tempesta, quest’uomo ha dovuto riconoscere la propria inesperienza, al punto che alla fine i ruoli sono capovolti: chi dà ordini sulla nave non è più chi comanda ma Paolo, e il centurione gli ubbidisce. Alla fine poi, quando i soldati vogliono uccidere i prigionieri, per paura che fuggano, Giulio lo impedisce per proteggere Paolo, riconoscendo di avere sotto di sé un prigioniero fuori dal comune.
Non possiamo dire che questo centurione sia stato salvato dalla perdizione eterna, oltre che dal naufragio, cosa che invece si può a ragione ritenere per i centurioni precedenti. Egli ha comunque toccato con mano la potenza di Dio, e chissà che Paolo, durante quel lungo viaggio, non gli abbia anche parlato del Signore Gesù Cristo e della sua opera alla croce.
I centurioni; uomini che di mestiere facevano la guerra e che non appartenevano a alle pecore perdute della casa d'Israele d’Israele, verso le quali il Signore aveva inviato i suoi discepoli a predicare il regno dei cieli (Matteo 10:6), ma che tuttavia sono stati spettatori della potenza e della grazia di Dio e hanno risposto con umiltà e, alcuni di loro, con una vera fede.