La Sunamita 2 Re 8:1-6.
Erano passati alcuni anni da quando Eliseo aveva risuscitato il figlio della Sunamita. Probabilmente nel frattempo la donna era rimasta vedova e si trovava a fronteggiare una nuova situazione difficile. Cambia lo scenario. All’orizzonte una cosa nuova, mai vissuta prima. Il profeta Eliseo le parla e le dice: “Alzati; va soggiorna all’estero dove potrai; perché il SIGNORE ha chiamato la carestia nel paese per sette anni” (2 Re 8:1).
La donna insieme a suo figlio e a tutta la sua casa deve lasciare il paese. Deve lasciare tutto, la sua casa, i suoi possedimenti, tutte le cose che per lei erano state una certezza dal punto di vista materiale. Proprio lei che aveva detto “io vivo in mezzo al mio popolo” (2 Re 4:14), per evidenziare quanto fosse gradevole e apprezzata la vita che viveva. Si apriva una nuova pagina della sua esistenza. Quante incognite per lei. Dove sarebbe andata? Che realtà avrebbe trovato? Sarebbe stata accolta bene? Come si sarebbe sostentata per quel lungo periodo? Sarebbe ritornata alla sua terra? Cosa avrebbe ritrovato al suo ritorno?
Lei che nella sua vita aveva beneficiato di un miracolo grandioso, non è esente dal subire una situazione che riguarda tutto il paese, perché Dio esercita un giudizio nei confronti della nazione di Israele. Non vi sono delle eccezioni in questo caso. Tutti devono soggiacere a questa prova che potremmo definire globale.
Alla parola del profeta “la donna si alzò, e fece come le aveva detto l’uomo di Dio; se ne andò con la sua famiglia e soggiornò per sette anni nel paese dei Filistei” 2 Re 8:2.
In questa nuova tappa della sua vita, la fede di questa donna doveva essere di nuovo messa alla prova. Doveva mostrare ubbidienza alla parola di Dio, manifestare dipendenza, confidando nel fatto che Egli avrebbe provveduto ai suoi bisogni e a quelli di coloro che erano con lei, anche in una situazione così incerta e mai sperimentata prima. Tutto ciò nella consapevolezza che non sapeva se al termine dei sette anni di carestia le condizioni di vita preesistenti si sarebbero ripristinate.
A cosa ci fa pensare questo fatto?
Quello che stiamo vivendo in questi mesi (del 2020) è emblematico. C’è qualcosa che si sta abbattendo su tutta la terra. Nessuno è risparmiato. Tutti in diversa misura dobbiamo sopportare nelle nostre vite l’impatto di nuovi virus che mettono in subbuglio il mondo intero. Questo ci riporta al fatto che, come credenti, in questa vita siamo in un contesto in cui “tutta la creazione geme ed è in travaglio” (Romani 8:22) per cui soffriamo in un mondo che soffre delle conseguenze del peccato.
Non conosciamo con certezza le cause di ciò che sta avvenendo, ma sappiamo che Dio è in controllo di ogni cosa. Conosce la fine fin dal principio. Quindi sa quando finirà e come finirà questa situazione. Dio è in controllo di ogni cosa. Chiama una carestia per sette anni, per parlare a cuore del popolo di Israele che si era allontanato e oggi permette un’epidemia che affligge il mondo intero, attraverso la quale, tra l’altro, vuole parlare al cuore degli increduli e dei credenti. Nulla sfugge al suo controllo.
Sono i giorni in cui realizziamo che i beni terreni possono facilmente perdere il loro valore di mercato. Le ricchezze accumulate nel tempo possono svanire. La qualità della vita può cambiare. Le nostre situazioni personali, le nostre abitudini possono mutare drasticamente. Noi che possiamo aver vissuto appoggiandoci, magari inconsciamente, sulla sicurezza economica, sul confort di una vita agiata, che Dio è l’unico su cui possiamo contare.
Il brano in esame, si conclude con il ritorno della Sunamita in Israele. La donna ottiene la restituzione di tutto ciò che le apparteneva e di tutte le rendite delle sue terre, dal giorno in cui ha lasciato il paese.
Il periodo di prova è terminato. Dio ha mostrato la sua fedeltà. Si è preso cura di lei ed ha anche provveduto affinché le venissero restituiti i suoi beni con un pieno ripristino della situazione di partenza. Dio può fare questo!
Noi non abbiamo un termine di sette anni, viviamo in questa incertezza. Riflettiamo però. Sette anni. A noi sembrano già pesanti pochi mesi! Quanto durerà ancora questo periodo? Cosa cambierà in modo permanente? Quando e se terminerà, le nostre condizioni di vita cambieranno? Non abbiamo le risposte, però sappiamo che Dio si prende e si prenderà cura di noi, ci sosterrà. I cambiamenti che potranno avvenire a livello globale, potrebbero portare anche dei mutamenti nelle nostre condizioni di vita, nelle relazioni con gli altri, ma sappiamo che ogni cosa concorrerà ad adempiere i piani di Dio. Quello che Lui desidera da noi, in questo momento particolare, è che tutto questo porti dei cambiamenti nella nostra vita spirituale: fiducia totale in lui e non nelle cose materiali, fede nelle sue promesse, nella sua capacità di provvedere ai nostri bisogni e di sostenerci, dipendenza, ubbidienza, cambiamento nelle priorità, testimonianza e altro ancora. Se riusciremo a realizzare queste cose, allora vi sarà del frutto alla sua gloria nelle nostre vite attraversando questa prova globale.