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sabato 16 marzo 2024

Il mondo dei media che ci distrae (2/2)

Dove sono gli eroi cristiani?

 

1. Significato del successo

“Il nostro successo è il dono di Dio”. Ecco l'apprezzamento che le due giovani donne dichiarano riguardo la loro carriera. Cosa si nasconde dietro il loro successo? Le influencers insistono sul fatto che questo dimostra che presentano se stesse, le loro idee, le loro attività in modo affascinante. Lo scopo è di ottenere una grande popolarità (numerosi click o like). Questo permette di valutare il successo con precisione. La qualità del contenuto esposto è secondaria e, in generale, non è esaminata con occhio critico. Sia che immettiamo o riceviamo dei messaggi in rete, dobbiamo essere coscienti dei principi che sottintendono a queste tendenze. Coloro che traggono profitto da contenuti cristiani non devono essere abbagliati: ciò che ha un valore eterno è soltanto ciò che ha l’approvazione di Dio, o detto in altre parole, ciò che è in accordo con la Bibbia ed è fatto secondo lo spirito di Gesù. Ogni altra cosa non ci farà fare progressi spirituali e peggio ancora ci allontanerà dalla verità.

 

Perdenti o vincenti? Come fortificarsi per perseverare

Paragonato a certi vincenti di oggi, l’apostolo Paolo era un perdente o un “loser”. Egli non si vantava delle sue forze e dei suoi successi spirituali (quanto avrebbe potuto farlo!), ma evidenziava le sue debolezze. Nella seconda lettera ai Corinzi, noi troviamo tre passi che raccontano in dettaglio le sue sofferenze per Cristo (2 Corinzi 4; 6; 11). Ciò che i destinatari delle sue lettere avevano perso di vista è che i servitori di Cristo non si riconoscono in primo luogo dal loro successo visibile e la loro grandezza spirituale non si manifesta con un'entrata in scena piena di fiducia in se stessi. La prima caratteristica di un vero servitore è la perseveranza nelle circostanze sfavorevoli (2 Corinzi 6:4). Anche degli avvenimenti e delle esperienze sovrannaturali non sono necessariamente la prova della potenza effettiva di Dio: possono essere generate da altre forze. In contrapposizione a questo si può essere“ fortificati in ogni cosa dalla sua gloriosa potenza per essere sempre pazienti e perseveranti” (Colossesi 1:11).

 

Di cosa vantarsi? Esempio dell’apostolo Paolo

La vita dell’apostolo Paolo potrebbe essere riassunta da 2 Corinzi 11:33 che dice: “e da una finestra fui calato, in una cesta, lungo il muro, e scampai dalle sue mani”. Potremmo dire che, in un certo senso, scendeva sempre, ma una volta fu permesso a Paolo di salire in alto, più in alto di tutti, fino al terzo cielo, al paradiso (2 Corinzi 12:2,4). E il Signore gli apparve personalmente a più riprese (Cfr. Atti 18:9; 22:18; 23:11). Egli era però reticente a raccontare questi fatti, perché voleva evitare a tutti i costi di essere stimato al di sopra di ciò che appariva quotidianamente e di ciò che si udiva di lui (2 Corinzi 12:6). Egli preferiva vantarsi delle sue “debolezze”, poiché la sua vita era caratterizzata dal lavoro, dalle fatiche, da povertà e preoccupazioni. Anche se parecchie volte nella sua vita era stato salvato in diverse maniere, si trattava generalmente di “evasioni”. E alla fine della sua vita Paolo era rimasto praticamente solo, senza riconoscenza da parte degli uomini e senza una sepoltura degna.

 

Essere riconosciuti, si! Ma da chi?

1. Pressati dall’amore di Cristo, non per piacere agli uomini

L’ultima lettera di Paolo a Timoteo appare tutto tranne che mega-cool. La sua vita era una rara eccezione? Per molti aspetti noi non possiamo paragonarci a lui. Inoltre noi oggi viviamo in Europa in una società relativamente tollerante, per queste motivazioni la nostra vita di cristiani non è difficile come era quella che Paolo ha vissuto. Una cosa però è importante per noi; Paolo, nel suo servizio per il Signore, non utilizzava mezze misure e innanzitutto non era duro nelle relazioni con gli altri credenti. Il suo cuore ardeva per il suo Signore. Cristo doveva essere glorificato nel suo corpo (Filippesi 1:20). Allo stesso tempo, “l’amore di Cristo” lo pressava (lo costringeva) per presentare “ogni uomo perfetto in Cristo”. Egli si adoperava a questo con tutte le sue forse (Colossesi 1:28-29). Non si trattava mai di piacere agli uomini, era rigoroso a questo riguardo “se cercassi ancora di piacere agli uomini non sarei servo di Cristo” (Galati 1:10).

 

2. Gioiosi e riconosciuti dal Signore

Malgrado tutti i suoi sforzi e le sue delusioni Paolo era un uomo infinitamente felice, eppure sempre allegro, poteva dire ai Corinzi (2 Corinzi 6:10). Lui, e il nostro Signore ancora di più, hanno mostrato nella loro vita che si può da una parte non essere considerati per niente e, d’altra parte vivere nell’amore del Padre celeste. Avere l’approvazione del nostro Signore e essere ripieni della sua gioia sopravanza tutta la mancanza di riconoscenza della quale si può soffrire da parte degli altri. Il nostro scopo è “il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo” (Filippesi 3:14). Vedere presto il nostro Signore e essere là dove Egli è, nella Sua gloria è una grazia incommensurabile. Noi possiamo dunque rinunciare, senza timore, agli applausi delle persone, anche se è così lusinghiero avere su questa terra centinaia o migliaia di spettatori.

 

Da seguace o fan a influencer

Un proverbio di questo mondo dice: “dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei”; se so ciò di cui ti occupi so ciò che tu puoi diventare. Anche se pronunciate da increduli, queste parole hanno un fondo di verità. La persona della quale mi occupo di più è quella che mi influenza fortemente. Se per me Colui che è prezioso al di sopra di ogni cosa è il Figlio di Dio io sarò trasformato nella sua immagine (2 Corinzi 3:18). Allora non mancherò di diventare un influencer, ma: non per la moda, non per i cosmetici, né per nessun’altra cosa, ma per il più grande Signore che il mondo possa conoscere e il migliore messaggio che si possa annunciare nel mondo.

 

Pensiamo ai Tessalonicesi: essi erano allo stesso tempo degli imitatori (“follower”, fans) e dei modelli (“influencer”). La cosa stupefacente è che la parola del Signore echeggiava a centinaia di chilometri di distanza “la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo” 1 Tessalonicesi 1:8. E all’epoca non avevano certo i canali e i social media!