Dove sono gli eroi cristiani?
1. Significato del successo
“Il nostro successo è il dono di Dio”. Ecco l'apprezzamento
che le due giovani donne dichiarano riguardo la loro carriera. Cosa si nasconde
dietro il loro successo? Le influencers insistono sul fatto che questo dimostra
che presentano se stesse, le loro idee, le loro attività in modo affascinante.
Lo scopo è di ottenere una grande popolarità (numerosi click o like). Questo
permette di valutare il successo con precisione. La qualità del contenuto
esposto è secondaria e, in generale, non è esaminata con occhio critico. Sia
che immettiamo o riceviamo dei messaggi in rete, dobbiamo essere coscienti dei
principi che sottintendono a queste tendenze. Coloro che traggono profitto da
contenuti cristiani non devono essere abbagliati: ciò che ha un valore eterno è
soltanto ciò che ha l’approvazione di Dio, o detto in altre parole, ciò che è
in accordo con la Bibbia ed è fatto secondo lo spirito di Gesù. Ogni altra cosa
non ci farà fare progressi spirituali e peggio ancora ci allontanerà dalla
verità.
Perdenti o vincenti? Come fortificarsi per perseverare
Paragonato a certi vincenti di oggi, l’apostolo Paolo era un
perdente o un “loser”. Egli non si vantava delle sue forze e dei suoi successi
spirituali (quanto avrebbe potuto farlo!), ma evidenziava le sue debolezze.
Nella seconda lettera ai Corinzi, noi troviamo tre passi che raccontano in
dettaglio le sue sofferenze per Cristo (2 Corinzi 4; 6; 11). Ciò che i
destinatari delle sue lettere avevano perso di vista è che i servitori di
Cristo non si riconoscono in primo luogo dal loro successo visibile e la loro
grandezza spirituale non si manifesta con un'entrata in scena piena di fiducia
in se stessi. La prima caratteristica di un vero servitore è la perseveranza
nelle circostanze sfavorevoli (2 Corinzi 6:4). Anche degli avvenimenti e delle
esperienze sovrannaturali non sono necessariamente la prova della potenza
effettiva di Dio: possono essere generate da altre forze. In contrapposizione a
questo si può essere“ fortificati in ogni cosa dalla sua gloriosa potenza per
essere sempre pazienti e perseveranti” (Colossesi 1:11).
Di cosa vantarsi? Esempio dell’apostolo Paolo
La vita dell’apostolo Paolo potrebbe essere riassunta da 2
Corinzi 11:33 che dice: “e da una finestra fui calato, in una cesta, lungo il
muro, e scampai dalle sue mani”. Potremmo dire che, in un certo senso, scendeva
sempre, ma una volta fu permesso a Paolo di salire in alto, più in alto di
tutti, fino al terzo cielo, al paradiso (2 Corinzi 12:2,4). E il Signore gli
apparve personalmente a più riprese (Cfr. Atti 18:9; 22:18; 23:11). Egli era
però reticente a raccontare questi fatti, perché voleva evitare a tutti i costi
di essere stimato al di sopra di ciò che appariva quotidianamente e di ciò che
si udiva di lui (2 Corinzi 12:6). Egli preferiva vantarsi delle sue
“debolezze”, poiché la sua vita era caratterizzata dal lavoro, dalle fatiche, da
povertà e preoccupazioni. Anche se parecchie volte nella sua vita era stato
salvato in diverse maniere, si trattava generalmente di “evasioni”. E alla fine
della sua vita Paolo era rimasto praticamente solo, senza riconoscenza da parte
degli uomini e senza una sepoltura degna.
Essere riconosciuti, si! Ma da chi?
1. Pressati dall’amore di Cristo, non per piacere agli uomini
L’ultima lettera di Paolo a Timoteo appare tutto tranne che
mega-cool. La sua vita era una rara eccezione? Per molti aspetti noi non
possiamo paragonarci a lui. Inoltre noi oggi viviamo in Europa in una società
relativamente tollerante, per queste motivazioni la nostra vita di cristiani
non è difficile come era quella che Paolo ha vissuto. Una cosa però è
importante per noi; Paolo, nel suo servizio per il Signore, non utilizzava
mezze misure e innanzitutto non era duro nelle relazioni con gli altri credenti.
Il suo cuore ardeva per il suo Signore. Cristo doveva essere glorificato nel
suo corpo (Filippesi 1:20). Allo stesso tempo, “l’amore di Cristo” lo pressava
(lo costringeva) per presentare “ogni uomo perfetto in Cristo”. Egli si
adoperava a questo con tutte le sue forse (Colossesi 1:28-29). Non si trattava
mai di piacere agli uomini, era rigoroso a questo riguardo “se cercassi ancora
di piacere agli uomini non sarei servo di Cristo” (Galati 1:10).
2. Gioiosi e riconosciuti dal Signore
Malgrado tutti i suoi sforzi e le sue delusioni Paolo era un
uomo infinitamente felice, eppure sempre allegro, poteva dire ai Corinzi (2
Corinzi 6:10). Lui, e il nostro Signore ancora di più, hanno mostrato nella
loro vita che si può da una parte non essere considerati per niente e, d’altra
parte vivere nell’amore del Padre celeste. Avere l’approvazione del nostro
Signore e essere ripieni della sua gioia sopravanza tutta la mancanza di
riconoscenza della quale si può soffrire da parte degli altri. Il nostro scopo
è “il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo” (Filippesi 3:14). Vedere
presto il nostro Signore e essere là dove Egli è, nella Sua gloria è una grazia
incommensurabile. Noi possiamo dunque rinunciare, senza timore, agli applausi
delle persone, anche se è così lusinghiero avere su questa terra centinaia o
migliaia di spettatori.
Da seguace o fan a influencer
Un proverbio di questo mondo dice: “dimmi chi frequenti e ti
dirò chi sei”; se so ciò di cui ti occupi so ciò che tu puoi diventare. Anche
se pronunciate da increduli, queste parole hanno un fondo di verità. La persona
della quale mi occupo di più è quella che mi influenza fortemente. Se per me
Colui che è prezioso al di sopra di ogni cosa è il Figlio di Dio io sarò
trasformato nella sua immagine (2 Corinzi 3:18). Allora non mancherò di
diventare un influencer, ma: non per la moda, non per i cosmetici, né per
nessun’altra cosa, ma per il più grande Signore che il mondo possa conoscere e
il migliore messaggio che si possa annunciare nel mondo.
Pensiamo ai Tessalonicesi: essi erano allo stesso tempo
degli imitatori (“follower”, fans) e dei modelli (“influencer”). La cosa
stupefacente è che la parola del Signore echeggiava a centinaia di chilometri
di distanza “la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo” 1
Tessalonicesi 1:8. E all’epoca non avevano certo i canali e i social media!