“Alberi fruttiferi che, secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla terra” (Genesi 1:11).
“L’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’anno,
porta il suo frutto ogni mese” (Apocalisse 22:2).
La Parola di Dio si apre e si chiude con questi riferimenti
al frutto, che ci mostrano l’importanza data da Dio al frutto. Nel terzo giorno
della creazione udiamo Dio che parla del frutto, in stretto riferimento alla
sua importanza botanica. È l’albero stesso che per sua natura è fruttifero, e
Dio dice che la terra produrrà degli alberi in base alla loro semenza. Di
conseguenza essi si riproducono secondo le loro caratteristiche; e questo è un
principio di vita molto importante, in quanto questa terra ha tutte le
capacità, in se stessa, per proseguire seguendo l’ordine che Dio aveva dato al
momento della creazione. Ma questo non è tutto: il frutto che troviamo
nell’albero, nella sua freschezza e dolcezza è anche cibo. Dio pianta un
giardino in Eden, affinché l’uomo lo possa abitare e “fece spuntare dal suolo
ogni sorta d’alberi, piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi” (Genesi 2:9).
Inoltre comanda all’uomo: “mangia pure da ogni albero del giardino” (Genesi
2:16) con la sola eccezione del frutto dell’albero della conoscenza del bene e
del male (Genesi 2:17). Quindi i frutti degli alberi dimostrano la saggezza di
Dio, alla creazione, che provvede del cibo alle proprie creature (Genesi 1:29).
L’abbondante frutto che caratterizza il millennio, come descritto nel libro
dell’Apocalisse, è inoltre caratterizzato dal fatto che le foglie dell’albero
della vita sono per la guarigione delle nazioni. In quei giorni troveremo
abbondanza di benedizioni, solo perché Colui che simbolizza l’albero ha
glorificato Dio, in questo punto invece Adamo e i suoi discendenti avevano
fallito.
Il frutto nel Vecchio Testamento
Nella creazione Dio, introduce tutti gli elementi necessari,
affinché gli alberi possano portare il loro frutto; la luce, terreno nel quale
le radici possono affondare e ricevere cibo, l’atmosfera nell’aria e l’umidità
(Genesi 1:3, 9; 2:6). Ma Dio provvede anche a qualcosa di altro, le cure
dell’uomo, al quale aveva affidato tutta la creazione, e che era in grado di
gestire tutta la natura in quanto era stato creato ad immagine di Dio e a sua
somiglianza (Genesi 2:15; Giacomo 5:7). Vi era nell’uomo un frutto morale, così
come esisteva un frutto fisico nella natura che lo circondava, ma egli rinnegò
la verità che gli era stata data, e attraverso il peccato e attraverso la
disobbedienza e il peccato introdusse nel mondo la morte fisica e spirituale
(Romani 5:12; I Corinzi 15:21). Dio è ancora alla ricerca di uomini che portino
del frutto alla Sua gloria, ma il peccato ha reso l’uomo incapace di fare tutto
questo. Tutto questo nel Vecchio Testamento è dimostrato sia da Israele che dai
Gentili (Isaia 5:1-10; Daniele 4:19-27); Israele si è dimostrato una falsa
vigna, mentre i gentili si avvantaggiano della loro posizione per dare
dimostrazione della loro malvagità.
Anche se è un’eccezione, tutto sommato troviamo del frutto
anche nel Vecchio Testamento. Troviamo un bellissimo esempio in Giuseppe, che
poteva dire: “Dio mi ha reso fecondo nel paese della mia afflizione” (Genesi
41:52). Giustamente il padre Giacobbe nelle ultime sue parole descrive Giuseppe
come “un albero fruttifero vicino a una sorgente; i suoi rami si stendono sopra
il muro” (Genesi 49:22). Egli temeva Dio e trovando piacere nel servirlo, e di
conseguenza hanno usufruito della benedizione anche persone che non avevano
nessuna affinità naturale con lui, ma che addirittura erano stati per lui causa
di dolore. Indubbiamente Giuseppe è una figura del Signore Gesù, l’Unigenito
Figlio del Padre che è stato inviato come “Salvatore del mondo” (I Giovanni
4:14).
Il frutto nel momento in cui il Signore Gesù si trovava
sulla terra
Come Creatore, il Signore aveva tutto il diritto di
pretendere del frutto quando è venuto in questo mondo. Lo ha cercato, ma non lo
ha trovato, come ci mostra la ben conosciuta storia del fico: “E, vedendo un
fico sulla strada, gli si accostò, ma non vi trovò altro che foglie; e gli
disse: Mai più nasca frutto da te, in eterno” (Matteo 21:19). Le foglie
simboleggiano solo una pretesa di religione e una vuota professione, e Colui
che discerne esattamente che cosa sia la professione e la realtà non potrà mai essere
ingannato.
In altre parole Egli ha trovato solo del frutto non buono,
che dimostrava la cattiva qualità dell’albero (figura dell’uomo) che lo aveva
prodotto (Romani 7:5). Il Signore si rivolge individualmente ad ogni uomo e
donna: “Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o
fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa
frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero
cattivo far frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e
gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti” (Matteo 7:16-20).
Con l’andare del tempo, continuando a portare del cattivo frutto, si potrebbe
essere tagliati alle radici, come è successo alla nazione giudaica: “ogni
albero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco”
(Matteo 3:10).
Ma il desiderio del Signore era che essi potessero portare
del frutto per Dio. Egli lavorò in mezzo a loro con energia, pazienza e grazia
per tre anni. Nonostante il concime e le cure degli ultimi anni essi erano
rimasti infruttuosi (Luca 13:6-9). Ed infine essi crocifissero Colui che in se
stesso era la vera vite ed il solo in grado di portare del frutto per la
perfezione e la gloria di Dio e la benedizione degli uomini. Che solenne e
considerevole considerazione.
(continua)
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