I media hanno considerevolmente modificato la società. Circa 25 anni fa, sarebbe stato impensabile che degli adolescenti “normali”- cioè senza essere in posizioni particolari e senza avere compiuto degli exploit, potessero diventare delle celebrità nel mondo intero, potendo entrare in contatto con milioni di persone ogni giorno.
Gli influencers
Che sia YouTube, Instagram, Snapchat o TikTok, gli
influencers sono le stars del mondo digitale. Sui loro canali raccontano ai
loro giovani abbonati i loro viaggi, le loro relazioni, parlano di moda o danno
dei consigli sul trucco, sulla salute, la cucina, i giochi, lo sport. Fare un
reportage, o parlare di qualcosa, è di fatto presentare delle immagini o dei
video. Spesso si tratta di ogni tipo di intrattenimento, distrazione o
divertimento – basta che le persone guardino, poco importa se è qualcosa di superficiale.
L’aspetto morale non gioca più (quasi) alcun ruolo.
Quali sono le qualità richieste per diventare un influencer?
Certamente non esiste un profilo standard, ma occorre almeno una bella
apparenza (look), molta sicurezza e per cominciare una forte fiducia in sé
stessi e un modo giocoso di presentarsi. Infine, soprattutto la forza di
persuasione è una qualità di prim’ordine: dopo la distrazione e
l'intrattenimento, la persuasione entra inazione. È ciò che cercano gli esperti
di marketing per avere successo nella diffusione dei loro prodotti.
E' Immediato?
Alcuni si domanderanno che rapporto hanno certe cose mondane
con una rivista cristiana, immagini, reel, video e parlare di sé. Tutto questo
non serve forse a nutrire la concupiscenza degli occhi e la superbia della
vita? Non sarebbe piuttosto il caso di attirare l’attenzione sulla buona Parola
di Dio e su Colui che è “il più bello dei figliuoli degli uomini”? Certamente!
Siamo però confrontati alle tendenze della nostra epoca – i giovani sono
impregnati da questa atmosfera mediatica – siamo anche invitati ad esaminare
ogni cosa e a ritenere il bene (1 Tessalonicesi 5:21). Vegliamo che questi
fenomeni del mondo, non diventino dei fenomeni dei credenti.
Cristiani in modo diretto è meglio?
Due giovani cristiane, ad esempio, postano di tanto in tanto
un versetto della Bibbia tra due clip di video che riguardano la vita
quotidiana, come: ricette di cucina o dei piccoli mercatini di oggetti usati.
Esse vorrebbero restare fedeli alla loro fede e mostrarla e affermano di non
volere pubblicare alcun video a tema cristiano. Questo fa drizzare le orecchie.
Ciò che esse dicono è che una parte dei loro followers sono persone che hanno
delle altre credenze e non vogliono infastidirli o dare l’impressione che
soltanto loro hanno “la fede giusta” e quella degli altri è sbagliata.
Cristiani di nome o di fatto?
Ciò che oggi qualifica qualcuno che professa di essere
cristiano, spesso non corrisponde a ciò che è biblico. La Bibbia ci mostra con
chiarezza qual è lo stato dei cristiani nati di nuovo in questo mondo: essi non
ne fanno parte e sono degli stranieri “per questo il mondo non ci conosce:
perché non ha conosciuto Lui” (1 Giovanni 3:1). I veri discepoli di Cristo sono
coloro che seguono il loro Signore e si lasciano influenzare da Lui e dal Suo
“stile di vita”. Notate la parola seguire che corrisponde a seguace (= Follower
o Fan di uno Youtuber) e la parola “influenzare” che corrisponde a influencer.
I veri discepoli (seguaci) non devono farsi alcuna illusione: essi faranno, in
principio, la stessa esperienza del loro Signore, forse sotto una forma
leggermente diversa. Poiché il mondo non è cambiato. Esso stima che i discepoli
di Gesù sono da compatire, li ignora, o addirittura li rigetta attivamente. Chi
è celebrato dal mondo, deve mettere in discussione la sua vita di fede.
Influenzati sì, ma dal Signore.
I veri seguaci di Gesù
Il Signore un giorno ha detto: “se uno vuole venire dietro a
me rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce emi segua” (Luca 9:23).
Noi abbiamo appena fatto qualche cenno alla seconda parte del versetto,
continuiamo. All'epoca dell'Impero Romano, chiunque portava una croce sulle sue
spalle, attraversando la città, era qualcuno sul quale era stata pronunciata
una sentenza di morte. Il Signore vuole dunque dirci che seguendolo dobbiamo
essere pronti ad accettare l’obbrobrio da parte del mondo. Cosa vuol dire il
Signore quando fa della rinuncia a se stessi una condizione per essere suoi
discepoli? Significa “dire no a se stessi”. Detto in altre parole è come se noi
ci facessimo da parte, compresi i nostri desideri e le nostre idee. Non si
tratta più di me, del mio onore, ma soltanto di Lui. È lui che ha diritto alla
parola e il mio ego non ha più nulla da dire. È Lui che deve essere onorato. Se
io voglio seguire Gesù mi metto da parte. Rinunciare a se stessi è in forte
contraddizione con lo stile di vita proposto oggi, in particolare dalle
numerose presentazioni di sé contenute nei social media “gli uomini saranno
egoisti” ha annunciato Paolo a riguardo degli ultimi giorni del cristianesimo.
Questo caratterizza la nostra epoca. L'egoismo è la prima caratteristica della
lista dei vizi che ci è presentata in 2 Timoteo 3. Questi caratteri sono tutti
fuori luogo per un discepolo di Gesù. Possiamo chiederci se noi siamo già
abituati a questi caratteri o se ne abbiamo già adottati alcuni.
(segue e si conclude domani)