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lunedì 16 settembre 2024

Abbiatene cura

Gli evangeli ci riportano, dettagliatamente, tre casi di risurrezioni operate dal Signore, storie bellissime che offrono sempre nuovi insegnamenti morali e spirituali, tanto necessari per la nostra vita cristiana. 

Questi miracoli non ci ricordano solo la potenza del Signore che trionfava sulla morte, chiamata "il re degli spaventi" ( ); certo, avere fede nella potenza di Colui che ha vinto la morte è fondamentale, perché ci dà la certezza che un giorno anche i nostri corpi, risuscitati o trasformati, saranno resi conformi al corpo della sua gloria (Filippesi 3:21). Però ci danno anche lezioni e incoraggiamenti per il tempo presente, ed è di questi che ci occuperemo.

- La figlia di Iairo, stando ai racconti che ci riportano gli Evangeli,  era appena morta (Matteo 9:18) o stava morendo (Marco 5:23, Luca 8:42). 

- Il figlio della vedova di Nain era già nella bara (Luca 7:11-15).

- Lazzaro era nel sepolcro già da quattro giorni. 

Che differenza c'era per il Signore? Per Lui certamente nessuna, ma per gli uomini tanta. Per i casi che appaiono senza speranza arriviamo a dire: "Non disturbare più il Maestro" (Luca 8:49); e dove la fede c'è sicuramente, come in Marta, andiamo poco oltre, e ci limitiamo a dire: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto".

Ma il Signore vuole essere riconosciuto già oggi, nella nostra vita, come Colui che ha il potere "di sottomettere a Sé ogni cosa" (Filippesi 3:21). Come è triste quando noi credenti, pur citando a memoria che "la fede è certezza delle cose che si sperano", secondo Ebrei 11:1, viviamo giornalmente assaliti da molti dubbi e rinunciamo ad appropriarci delle sue promesse! 

Ci aiuti il Signore a fare nostre le parole che leggiamo in 1 Timoteo 4:7-8: "Esercitati alla pietà... la pietà è utile ad ogni cosa avendo la promessa della vita presente e di quella futura".

Abbiamo anche molto da imparare dai risultati che vediamo in coloro che hanno beneficiato della potenza del Signore.

- La figlia di Iairo si alzò e si mise a camminare.

- Il figlio della vedova di Nain cominciò a parlare.

Tutti, fratelli e sorelle, dobbiamo camminare e parlare. Camminare, vale a dire testimoniare col nostro comportamento, e parlare, cioè predicare la buona novella del Vangelo. Ma la Parola vuole forse anche suggerirci che da una ragazzina il Signore si aspetta soprattutto un comportamento che testimoni della sua fede, mentre da un giovane pretende franchezza nel proclamarla, parlando al prossimo del suo Signore e di quello che ha fatto per lui.

Ma non dimentichiamo Lazzaro. Di lui è detto solo che "uscì, con i piedi e le mani avvolte da fasce e il viso coperto da un sudario". Non poteva né camminare né parlare.

Vi sono molti Lazzaro fra i cristiani. Siamo noi di quelli? Siamo passati dalla morte alla vita, ma non siamo ancora in grado di testimoniare di Lui. Il Signore lo ha risuscitato senza l'aiuto di nessuno; Egli solo poteva dare la vita. Ma per gli altri risultati Egli ci associa a Sé e ci insegna come ottenerli. "Scioglietelo e lasciatelo andare"!

"Abbiatene cura" è il titolo di questo articolo, ed è ciò che il Signore vuole da noi. Chi si farà avanti per assolvere questo compito?

Alla figlia di Iairo si doveva dare da mangiare. Siamo noi pronti a ricevere i nuovi convertiti e a dare loro il cibo adatto alla loro età e al loro livello culturale? Chiediamo a Dio che le anime che si aggiungono alla famiglia dei credenti trovino il cibo appropriato per crescere nella grazia e nella conoscenza del Signore Gesù.

Il Signore comandò che si desse da mangiare alla figlia di Iairo. E lo comanda anche a noi. 

Del figlio della vedova di Nain leggiamo: "E Gesù lo restituì a sua madre". Era normale; sua madre era la persona più adatta a riceverlo perché era quella che lo amava di più.

Amiamo noi i nuovi convertiti? Ce li sentiamo affidati dal Signore? Li amiamo quasi fossero figli nostri? Il Signore si aspetta di trovare fra noi fratelli e sorelle che si prendano cura dei giovani, in età e nella fede, come se fossero loro figli. Non deludiamolo.

Ma torniamo a Lazzaro. Che ordine è dato per aiutare uno che non è in grado di camminare né di parlare né di agire? "Scioglietelo e lasciatelo andare"

Quanti veri credenti restano legati e non sono liberi di servire il Signore perché nessuno li ha aiutati! Legati da legami col mondo e col peccato, con la politica o con la religione. 

Le anime devono essere liberate. Il Signore ci vuole liberi per poterci comunicare la sua volontà, come scrivendola su una pagina bianca. Non è possibile rispondere al suo appello se siamo ancora "avvolti da fasce".

In Ebrei 12:1 è detto che il peccato "facilmente ci avvolge" e ostacola il nostro cammino. Impariamo a "deporlo", e aiutiamoci gli uni gli altri per poter correre con perseveranza la nostra corsa in vista di onorarlo con le opere della nostra fede.

Ma che dire delle parole: "Lasciatelo andare"? Fratelli, esse sono un severo monito a coloro di noi che volessero imprigionare gli altri nei loro "sistemi", mettendo su loro un giogo di schiavitù invece di permettere loro di servire il Signore in piena libertà, convinzione e certezza di fede.

Lazzaro venne slegato e lasciato andare. E dove andò? In Giovanni 12:2 lo troviamo seduto a tavola col Signore e con gli altri. La vera libertà ci porterebbe tutti intorno a Lui, dove ogni servitore svolge la parte assegnatagli, dove Maria e Marta, in piena armonia, svolgono il loro servizio in una casa piena di profumo.

Impegniamoci a mettere in pratica questi insegnamenti, perché Lui ne è degno, e anche per il bene nostro e dei nostri fratelli.