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venerdì 20 settembre 2024

Discepoli

“Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua?” Matteo 16:24-26.


Il Signore, qui,  rivela apertamente che cosa significhi essere suo discepolo: rinunciare a se stessi prendere la croce e seguirlo. Rinunciare a se stessi non significa sacrificio di sé. Ma significa sottomettersi alla sua volontà in modo così  completo che l'io no ha più diritti. Prendere la croce significa essere disposti a sopportare scherni e disprezzo e forse il martirio.

Il Signore segnala inoltre la presenza di due ostacoli sulla strada del discepolato:

1. La tentazione naturale di salvare se stessi dai disagi, afflizioni, emarginazione o perdite. Se rifiuti di sottometterti a Lui e decidi di vivere per te stesso, ti perderai. Ma se sei disposto a “perdere te stesso” ti troverai.

2. La ricchezza. Anche se uno arrivasse a guadagnare tutto il mondo (ricchezze, fama, potere). Questa folle smania di avere sempre di più assorbirebbe tutto il suo tempo e le sue energie, tanto da impedirli di raggiungere il vero scopo della vita.

Negli ultimi anni sono sorte varie scuole di psicologia che pongono l'enfasi sulla “realizzazione” di sé. Noi cristiani bisogna ricordarci che, secondo il Signore Gesù, la sola strada per la scoperta di sé è quella della negazione di sé stessi.

Bisogna inoltre ricordare che non possiamo fare dei discepoli per il Signore se non siamo noi stessi dei discepoli.