Qualcuno potrebbe chiedere ancora: Che cosa si deve fare quando si ha realmente contratto una contaminazione? Come si può toglierla? Ascoltate il linguaggio figurato del capitolo 19 dei Numeri: «Per colui che sarà divenuto impuro si prenderà della cenere della vittima arsa per il peccato, e vi si verserà su dell’acqua di fonte, in un vaso; poi un uomo puro prenderà dell’issopo, lo intingerà nell’acqua e spruzzerà la tenda, tutti gli utensili, tutte le persone presenti e colui che ha toccato l’osso o l’ucciso o il morto o il sepolcro. L’uomo puro spruzzerà l’impuro il terzo giorno e il settimo giorno, e lo purificherà il settimo giorno; poi l’impuro si laverà le vesti, laverà sé stesso nell’acqua e sarà puro la sera» (vers. 17-19).
Vi è una doppia azione presentata
nei versetti 12 e 19; cioè l’azione del terzo giorno e quella del settimo.
Entrambe erano essenzialmente necessarie per togliere la contaminazione,
contratta nel cammino, dal contatto con le diverse forme della morte specificate
più su. Che cosa figurava questa doppia azione? Che cosa ciò corrisponde nella
nostra storia spirituale? Senza dubbio questo: allorché per mancanza di
vigilanza e di energia spirituale, tocchiamo la cosa impura e in tal modo siamo
contaminati, possiamo ignorarlo; ma Dio conosce tutto, a questo riguardo. Egli
se ne occupa per noi, veglia su noi; e, sia benedetto il suo Nome, non come un
giudice irritato o come un censore rigido, ma come un tenero padre, che non ci
imputerà mai nulla, perché tutto è già stato da tempo imputato a Colui che morì
al nostro posto. Nondimeno Egli non mancherà di farcelo sentire profondamente e
vivamente. Egli sarà un censore fedele della cosa impura; e può riprovarla
tanto più energicamente in quanto non ce ne terrà mai conto. Lo Spirito Santo
ci ricorda il nostro peccato, ciò che ci causa una inesprimibile angoscia di
cuore. Quest’angoscia può continuare per qualche tempo. Può durare per qualche
istante, o anche dei giorni, dei mesi, degli anni. Abbiamo conosciuto un giovane
cristiano che fu infelice durante tre anni, per aver fatto un’escursione con
degli amici mondani. Noi crediamo che quest’opera convincente dello Spirito
Santo sia rappresentata dall’azione del terzo giorno. Ci ricorda il nostro
peccato, poi ci ricorda ed applica alle nostre anime, per mezzo della Parola
scritta, il valore della morte di Cristo come essendo ciò che ha già risposto
alla contaminazione che contraiamo così facilmente. Questo risponde all’azione
del settimo giorno, toglie la contaminazione e ristabilisce la nostra
comunione.
Ricordiamoci bene che non
possiamo mai sbarazzarci dalla contaminazione in alcun altro modo. Possiamo
cercare di dimenticare la ferita o lasciare al tempo la cura di cancellarla
dalla nostra memoria. Ma non c’è nulla di più disastroso che di trattare così
la coscienza e i diritti della santità. Questo è insensato quanto pericoloso,
poiché Dio, nella sua grazia, ha pienamente provveduto a togliere l’impurità
che la sua santità scopre e condanna in tal modo che se l’impurità non è tolta,
la comunione è impossibile: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me».
La sospensione dalla comunione d’un credente è ciò che risponde alla
rescissione d’un membro dalla congregazione d’Israele. Il cristiano non può mai
essere reciso da Cristo, ma la comunione può essere interrotta da un solo
pensiero colpevole; bisogna dunque che questo pensiero colpevole sia giudicato
e confessato, affinché la contaminazione sia tolta e la comunione ristabilita.
Caro lettore, dobbiamo conservare una coscienza pura e mantenere la santità di
Dio, altrimenti faremo bentosto naufragio quanto alla fede, poi cadremo del
tutto. Che il Signore ci dia di camminare tranquillamente e con cura, nella
vigilanza e nella preghiera, finché abbiamo deposto i nostri corpi di peccato e
di morte, e siamo entrati nel soggiorno risplendente e benedetto dove il
peccato, la contaminazione e la morte sono sconosciuti.