“Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla” 1 Tim. 6:7.
Un industriale pensionato aveva ammassato una grande fortuna e ostentava volentieri la sua ricchezza. Ricevette un giorno la visita di un suo vecchio compagno di classe diventato credente, lo invitò a pranzo e gli fece visitare la sua meravigliosa casa. Dall'alto di un terrazzo gli mostrò l'immensa distesa di terre e di boschi che l'attorniavano. “Tutto ciò è mio, tutta la collina mi appartiene e nel paese che scorgi la in fondo, si trova un museo che porta il mio nome nel quale sono esposte un gran numero di opere d'arte da me donate. Ve ne sono di gran valore che farebbero la felicità di molti musei”. L'amico ascoltava e guardava con occhio distratto tutto ciò che il suo ospitante gli stava mostrando. Poi stese un dito verso il cielo e domandò: “E' lassù che cosa possiedi?”.
E' proprio questo che la Bibbia ci ricorda così spesso: “fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel cielo” Luca 12:33. “Poi disse loro: State attenti e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall'abbondanza dei beni che uno possiede, che egli ha la sua vita” ver.15. Ciò che abbiamo bisogno di ricercare durante la nostra vita e quello di essere “ricchi davanti a Dio” ver. 21.
La banca del cielo non funziona come le banche di quaggiù. Non è necessario investire grandi cifre in denaro, potremmo non averle ma è importante il sentimento del nostro cuore perché Dio guarda quello. Come una certa vedova (Luca 21:2) che non aveva altro che due spiccioli da versare nella banca del cielo, sul suo proprio conto ma lassù gli interessi non sono commensurabili con il capitale che vi abbiamo impegnato ma con il sentimento, il tempo, l'affetto che abbiamo dimostrato di possedere per Cristo.