“Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono; e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra” Matteo 2:11.
I magi avevano fatto un lungo cammino, per adorare il re dei Giudei che era nato.
Avevano portato dei doni preziosi, che fossero degni di questo re che era nato.
Giunsero al luogo dov'era il bambino.
Penso che quando sono arrivati in quel luogo non abbiano visto nulla che in qualche misura potesse fargli ricordare un contesto regale. Non vi era una corte, non vi erano servitori ad accoglierli, non vi era una dimora lussuosa, sfarzosa. Non era il palazzo di un re, il luogo in cui erano giunti. Non si sono fermati. Non hanno pensato di "avere sbagliato indirizzo". Sono entrati. Cosa hanno trovato? Umanamente una situazione modesta, semplice: un bambino con sua madre.
Non ci è riportata nessuna parola. Si sono prostrati. Hanno adorato.
Gli hanno offerto i doni che gli avevano portato. Credo che vi sia una grande lezione per tutti noi. La fede non è abbagliata dalle apparenze, da ciò che colpisce la vista, da quello che conta per l'uomo. La fede è occupata della gloria della persona di Cristo, di quello soltanto. C'è un'adorazione "in silenzio". Umanamente mancano le parole. Gli offriamo quello che dalla sua mano abbiamo ricevuto. Esaltiamo davanti al Padre l'eccellenza della Sua persona e della Sua opera. Esaltiamo la sua gloria, la sua maestà, la sua divinità, la sua opera.
Riflettiamo sui doni portati dai magi.
L’oro rappresenta la potenza la ricchezza di un sovrano. Pensando al Signore ci fa pensare alla sua maestà divina e nello stesso tempo riflettiamo su Colui che “essendo ricco si è fatto povero” per amore nostro.
L’incenso, peraltro utilizzato nei sacrifici offerti dal popolo di Israele, ci può parlare del fatto che a Lui è dovuta la riconoscenza e l’adorazione. A Lui che è il vero Dio e si è manifestato in carne. Se pensiamo all’utilizzo dell’incenso nella composizione del profumo offerto sull’altare d’oro del tabernacolo (Esodo 30:34-38), ci può far pensare all’apprezzamento di Dio della persona del Signore Gesú che si è offerto come sacrificio a Dio quale profumo di odore soave (Efesini 5:2).
La mirra, tra l'altro era utilizzata per l'imbalsamazione (Giovanni 19:39), è associata all’idea di morte e di sofferenze e possiamo pensare al Signore Gesù alle sue sofferenze: nel suo cammino, sulla croce; nulla gli è stato risparmiato. Meditiamo sul fatto che è entrato nella morte, è stato deposto nel sepolcro. Possiamo dire che la mirra ci parla del profumo del Signore Gesù, che esala dalle sue sofferenze. Lui che è stato “l’uomo di dolore, familiare con la sofferenza” Isaia 53:3.
I magi comprendevano tutti questi significati? Probabilmente no, ma noi che per la grazia di Dio conosciamo queste cose! Che possiamo essere costantemente attratti da Lui occupati della Sua persona e della Sua gloria, per rendergli l'omaggio che gli è dovuto! In un mondo che guarda all’immagine, all’apparenza, al contorno, che sappiamo sempre essere attirati da quella gloria sconosciuta all’occhio umano, ma visibile allo sguardo della fede!