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sabato 30 novembre 2024

Che cosa è essenziale?

“Cercate prima il regno e la giustizia di Dio” Matteo 6:33.

Spesso si ode questa riflessione: <La cosa essenziale è avere la salute>. Ma anche se la salute, la fortuna, la bellezza fossero date ad un uomo esse non lo farebbero felice ne sulla terra, ne per l'eternità. Conosciamo tutti delle persone che dispongono di queste cose e non sono felici, mentre altre, che non hanno niente di tutto questo, lo sono. 

Per un certo periodo, nell'azienda in cui lavoravo, era venuta per un breve stage una ragazza giovane, molto appariscente che a giudicare dalla sua auto, dal orologio d'oro e dai vari anelli che portava si poteva affermare che avesse notevoli possibilità finanziarie tanto che, in molti, si chiedevano perché cercasse lavoro. Devo dire che non ho conosciuto una ragazza più tormentata e più triste di lei. 

Qualche anno fa è morta una cara sorella che aveva vissuto gran parte della sua vita su di una sedia a rotelle. Ora è entrata nel riposo di Dio. L'avevo conosciuta durante una distribuzione di calendari biblici porta in porta, me la ricordo ancora seduta, con il volto calmo e un riflesso di gioia interiore nello sguardo. Non era ricca, non era appariscente. Il suo unico tesoro era lì, sempre vicino a lei, sul un piccolo tavolino di compensato: la Bibbia. Il libro per mezzo del quale aveva conosciuto Dio e che gli dava forza, gioia e nutriva la sua anima ogni giorno. Non si andava a trovarla per portarle una parola di incoraggiamento, questa parola la si riceveva da lei. Telefonava ai malati, scriveva agli afflitti- Per lei nessuna distretta era troppo grande, nessun peccatore era troppo miserabile, non perché contasse sulle possibilità del cuore umano, ma unicamente perché conosceva le risorse della grazia di Dio.

Che cosa ci occorre?

Ci occorre  qualcosa di più solido della salute, più stabile della ricchezza, più duraturo della bellezza, qualcosa che ci leghi a ciò che è eterno, che ci leghi a Dio. 

La prima cosa necessaria è avere la pace con Dio.  “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” Giov.14:27.

Non la si trova nelle cose di questo mondo. Esso non la possiede, ma la si trova in Cristo. Nella sua opera, nella sua fedeltà, nella sua compagnia.

30 novembre - Una casa eterna

Sappiamo che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli.

2 Corinzi 5:1

 

Colui che ha risuscitato Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Romani 8:11

 


Leggo in un giornale di annunci immobiliari: “Prenotate la vostra futura residenza di alto livello, vicino a tutti i servizi, in una bella zona…” Parecchie pagine di quella rivista sono piene di offerte per l’acquisto o l’affitto di appartamenti e di ville.

Per la vita terrena è presentata, ad alcuni privilegiati, una gran scelta di residenze; però c’è anche da scegliere una "residenza" per il nostro avvenire eterno! Ma c'è differenza rispetto alle residenze terrene: l’offerta di una casa eterna, nel cielo, è gratuita per tutti. Sta a noi accettare o rifiutarla; e nell’aldilà non ci sarà data più nessuna possibilità di modificare la decisione presa sulla terra.

“Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita…” (Deuteronomio 30:19).

Il credente sa che avrà un corpo glorioso, “una casa eterna”, che sostituirà il suo corpo terreno, (paragonato a una tenda). Questa vivificazione del corpo mortale del cristiano è basata sulla risurrezione di Cristo dai morti. Avendo dato volontariamente la propria vita, Gesù Cristo ha rivestito un corpo glorioso e il credente è destinato ad avere un corpo simile a quello del Signore risorto.

Possiamo anche noi dire, con la stessa certezza dell’apostolo Paolo, che “la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:20-21)?

venerdì 29 novembre 2024

I figli di Giuseppe

La storia della vita di Giuseppe è tra le più conosciute ed amate dell’intera Bibbia e piena di lezioni per noi.

Mi vorrei soffermare su un momento particolare: la nascita dei suoi figli. Cominciamo dal primo. 

Il primogenito è stato chiamato Manasse. Questo nome letteralmente significa “che fa dimenticare”. Il motivo di questo significato è spiegato da Giuseppe stesso. Alla nascita di suo figlio si è espresso in questi termini: “Dio mi ha fatto dimenticare ogni mio affanno e tutta la casa di mio padre”(Genesi 41:51).

Possiamo fare qualche riflessione sul significato di questo nome e fare delle applicazioni morali per la nostra vita. Il cap. 41 della Genesi specifica che i figli di Giuseppe sono nati “prima che venisse il primo anno di carestia”. In quel momento Giuseppe era già viceré d'Egitto. Sicuramente, per quanto lo riguardava, in riferimento alla sua vita personale la parte più dura era alle spalle. Grazie all’aiuto di Dio era stato elevato ad un rango di assoluto prestigio

Manasse. Come abbiamo già detto, questo nome indica che Giuseppe aveva dimenticato ogni affanno e tutta la casa di suo padre. Erano state tante le sue sofferenze in particolare per l’odio dei suoi fratelli: era stato invidiato e umiliato, poi gettato in una cisterna, e alla fine venduto come uno schiavo a una carovana di Ismaeliti. Questi successivamente lo avevano trattato come merce di scambio con gli Egiziani. Poi in Egitto quanti pericoli e affanni! Le tentazioni in casa di Potifar, la fuga di fronte alle insistenti proposte della moglie del padrone che lo avrebbero fatto peccare contro Dio; poi la calunnia di quest'ultima, le false accuse di violenza, l'ingiustizia del carcere, e dopo questo, dopo aver fatto del bene al coppiere del re la lunga attesa prima di essere scarcerato. 

Quante volte nella nostra vita rimaniamo schiacciati dal peso delle prove, dallo scoraggiamento, dalla delusione! Quante volte siamo condizionati dalla nostra amarezza. Molto spesso tutti questi elementi diventano un freno, un impedimento per la nostra crescita spirituale, per la nostra vita di testimonianza, per il servizio che dobbiamo compiere per Dio, prigionieri come siamo delle nostre esperienze negative, senza riuscire a dimenticare le cose che stanno dietro e a protenderci verso quelle che stanno davanti (Filippesi 3:13). 

Ma per Giuseppe non è stato così. Non è rimasto imprigionato dal ricordo del passato, dagli affronti subiti, dall’odio dimostrato dai fratelli, dalle ingiustizie, dall’incomprensibilità delle circostanze, anzi ha potuto affermare che Dio gli aveva fatto dimenticare il passato. Ma cosa vuol dire dimenticare il passato? Giuseppe aveva forse perso la memoria? No, quello che era accaduto, gli avvenimenti che avevano caratterizzato l'allontanamento dalla casa di suo padre e quelli successivi erano ancora ben definiti nella sua mente. Quando incontrerà nuovamente i suoi fratelli è del tutto evidente quanto tutto fosse viva e lucida la rievocazione del passato.

Una delle lezioni più importati che dobbiamo apprendere è che Giuseppe viveva il suo presente in comunione con Dio e il passato difficile non aveva un impatto negativo. Grazie all’aiuto divino aveva potuto continuare il cammino senza essere condizionato da tutto ciò che era stata la sua vita passata. Potremmo dire che questa era la prima condizione perché lui potesse passo dopo passo portare del frutto per Dio. Se avesse lasciato spazio allo scoraggiamento, all'amarezza, a sentimenti di rancore e di recriminazione, non avrebbe potuto glorificare Dio; ma vivendo in stretto contatto con Lui e nella Sua dipendenza ha potuto ricevere la forza e tutte le risorse necessarie per poter vivere con serenità nonostante i dispiaceri e le amarezze. 

In alcuni casi abbiamo bisogno di azzerare il passato e di ripartire. Se non lo facciamo, le conseguenze saranno negative per noi e per le persone che ci circondano. Ne risentiranno i nostri familiari, le chiese locali e la testimonianza. Abbiamo bisogno di un cuore predisposto al perdono, anche quando le circostanze ci impediscono materialmente di realizzarlo. I fratelli di Giuseppe in quel momento erano lontani, non avevano ancora mostrato alcun segno di pentimento, non vi erano pertanto le condizioni per poterli perdonare; ma in Giuseppe la predisposizione di cuore c’era già e lo dimostrerà quando le circostanze lo renderanno possibile. Proseguiamo il cammino con fiducia e fedeltà nella consapevolezza che Dio può calmare il nostro cuore, fasciare le nostre ferite e farci superare il passato in modo che non diventi un ostacolo per il nostro sviluppo spirituale e per il servizio che dobbiamo svolgere per Dio.

29 novembre - Le potenze occulte

Non si trovi in mezzo a te… né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti…; l’Eterno detesta chiunque fa queste cose.

Deuteronomio 18:10-12

 

Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò.

Salmo 50:15

 

Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.

Romani 10:13

 


Durante il suo primo anno all’università, Pietro, giovane studente cristiano, abita temporaneamente in una casa per studenti.

Quella sera, nella camera a quattro letti, si sta discutendo su un argomento di attualità: lo spiritismo e le sue manifestazioni. Pietro ascolta, profondamente a disagio. Dopo alcuni minuti, uno dei quattro studenti si sistema vicino al tavolo centrale e prepara degli utensili per una dimostrazione. Poi pronuncia alcuni incantesimi. Gli altri trattengono il respiro, ma per Pietro la situazione diventa insopportabile. Si sente come preso al laccio. Quando vede, in mezzo al tavolo, un bicchiere sollevarsi da solo, fugge, scende le scale fino al piano sotterraneo, dove si butta in ginocchio ed esclama: “Signore Gesù, aiutami!”

Da quel momento sente che la pace gli sale in cuore e fortifica la sua fede. Un po’ più tardi ritorna nella camera, dove è stato rimesso tutto in ordine e ognuno ha ripreso le sue occupazioni.

Il nostro mondo è diretto da Satana che ha molteplici mezzi per sedurre e spaventare; l’occultismo fa parte della sua temibile armatura.

Ma il diavolo è un nemico vinto, da quando Gesù Cristo è morto sulla croce ed è risuscitato. Satana non può fare niente quando è invocato il nome di Gesù.

Fuggiamo da tutto quello che riguarda le potenze occulte e ritiriamoci da ciò che ha a che fare con esse. Ma se dovessimo trovarci in una situazione simile a quella del nostro giovane amico, ricordiamoci che la nostra unica salvaguardia è il nome di Gesù.

giovedì 28 novembre 2024

Il pane della vita

“Gesù disse loro: In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo. Essi quindi gli dissero: Signore, dacci sempre di questo pane. Gesù disse loro: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete. Ma io ve l'ho detto: Voi mi avete visto, eppure non credete! Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori” Giov. 6:32-36.

Il Signore poi fa loro una dichiarazione seria nel versetto 32. Non fu Mosè, ma Dio, a dare loro il pane dal cielo (la manna), e quella era solo un'immagine del vero pane. Il Signore collega questi due avvenimenti insieme. Il Pane che da vita al mondo non poteva che essere, anche'esso, un dono di Dio. Lui stesso è disceso dal cielo per dare vita al mondo. Naturalmente il pane comune può solo sostenere la vita, non donarla, ma ciò che è spirituale trascende sempre ciò che è naturale. L'immagine materiale serve a dirigere i nostri pensieri verso la realtà divina, ma non può racchiuderne la pienezza. Qui Gesù fu allo stesso tempo donatore e sostenitore della vita. 

La risposta dei Giudei “Signore, dacci sempre di questo pane” (v. 34) sembra incoraggiante, ma non riflette la fede, come mostra il versetto 36. Si tratta, in fondo, di rivolgersi al Signore, che ora si presenta in modo ben specifico e aperto come il Pane della vita; Venire a Lui con fede sincera soddisferebbe ogni bisogno dell'anima, ma non era la risposta a tali bisogni che essi stavano cercando. Erano stati sfamati, durante la moltiplicazioni dei pani e dei pesci nell'episodio precedente ed era quel tipo di “pane” ciò che stavano cercando. Ricercavano solo di soddisfare ciò che è materiale. La manna era stato un cibo tangibile adatto al corpo ma non aveva valore per la vita eterna mentre ciò che era venuto a portare il Signore era in relazione con la vita eterna. Egli rivela come il pane di Dio...che scende dal cielo da vita. In questo modo intende affermare la superiorità del pane di Dio sulla manna del deserto. Inoltre la manna era indirizzata solo al suo popolo, mentre il pane di Dio è per tutti gli uomini.

Il versetto 36 contiene poi un'altra grande verità. Dopo aver detto che Dio è il donatore, per mezzo di Cristo, del pane della vita, introduce un secondo grande argomento e riguarda la responsabilità personale di andare a Cristo per ricevere un tale dono. Chi è salvato è salvato per la grazia di Dio, si tratta solo di accettare un tale dono.

Tutti quelli che il Padre gli ha dato vengono; e nessuno di quelli che verranno sarà cacciato dal Figlio; e non solo per la sua grazia e il suo amore personale per loro, ma perché sono il dono del Padre. Perciò è venuto dal cielo per fare la volontà del Padre e rivelare così il sentimento del suo cuore. Il Padre dona, essi si avvicinano al Figlio, Egli è allo stesso tempo il donatore e il cibo della vita.

28 novembre - Rinnovamento

Egli (l’Eterno) perdona tutte le tue colpe… sazia di beni la tua esistenza e ti fa ringiovanire come l’aquila.

Salmo 103:3, 5

 

Quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile.

Isaia 40:31

 


Dotata di potenti artigli, di una vista acutissima, di un becco pericoloso, l’aquila ha come preda rettili, uccelli e piccoli mammiferi. Domina praterie e foreste, al di sopra delle quali, su vette impervie, si costruisce il nido. Però, quando invecchia, le si formano intorno al becco delle crescenze di pelle che, alla fine, le impediscono di nutrirsi. Ma l’aquila non vuole morire di fame. Con forza sfrega il becco contro le sporgenze delle rocce, finché riesce a rimuovere quelle membrane e il suo becco ne è liberato. Così può nuovamente saziarsi delle prede della prateria!

Forse è a questo che allude il versetto citato in capo al foglietto: i cristiani, giunti alla sera della vita, sono invitati a realizzare un “ringiovanimento” spirituale. Col passare del tempo, le forze fisiche vengono meno e arrivano le infermità. La stanchezza e lo scoraggiamento possono farsi strada. Ma le promesse del Signore ci sono date per tutte le età della vita, per tutte le circostanze. Con l’energia della fede, il credente stanco deve nutrirsi delle certezze offerte dalla Parola di Dio, di un Dio che non può mentire. Contare su di lui, di ora in ora, giorno dopo giorno, è il segreto di una forza sempre nuova, di una pace consolidata. Allora, come l’aquila, il credente può innalzarsi al di sopra delle circostanze della vita, invece di esserne prigioniero, e avvicinarsi al suo Dio che è sempre pronto a rinnovarne le forze spirituali.


mercoledì 27 novembre 2024

I vestiti dell’uomo nuovo

“Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio santi ed amati di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate voi. Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell’amore che è il vincolo della perfezione” Colossesi 3:12-14.

Il vestito è ciò che è visibile agli altri di noi, ciò che appare. Questo paragone è utilizzato nella Bibbia per esortare i credenti a manifestare il fatto che sono delle persone nate di nuovo. 

Nel campo spirituale non si tratta quindi di apparenza, ma è la dimostrazione di una radicale cambiamento interiore frutto ella conversione. Chi ha creduto mostra delle qualità morali che sono l’evidenza della nuova vita in Cristo. Nel passo citato, queste virtù devono essere visibili in particolare all’interno della famiglia della fede, per questo sono utilizzate le espressioni “gli uni gli altri” e “a vicenda”. Non possiamo pensare che queste cose possano essere realizzate dall’uomo naturale inconvertito.

Di cosa dobbiamo essere rivestiti?

Sentimenti di misericordia: Dio ha mostrato nei nostri confronti misericordia in Cristo. Lo stesso dobbiamo Il termine utilizzato significa “viscere di misericordia” e fa pensare ad un sentimento molto profondo. Si mostra sensibilità verso coloro che sono nella sofferenza e nel bisogno.

Benevolenza: si manifesta in una disposizione di dolcezza nei confronti degli altri. È il desiderio di volere il bene degli altri mostrando bontà con atti concreti.

Umiltà: significa avere un concetto sobrio di noi stessi, ed in un certo senso non pensare a se stessi, ma pensare agli altri prima che a se stessi. Tutto questo è in netto contrasto con l’orgoglio umano e l’egocentrismo che governa la nostra società. 

Mansuetudine: la mansuetudine non è debolezza, ma è mitezza, docilità, non voler accampare a tutti i costi i propri diritti. Il termine era utilizzato per descrivere un puledro domato. Tutto ciò fa pensare a una forza che è sotto controllo.  

Pazienza: è la qualità di essere longanimi, di non trascendere, di non perdere il controllo. Le due qualità successive ampliano il concetto di pazienza.

Sopportazione: avere pazienza nei rapporti interpersonali sopportando le offese che possiamo ricevere.

Perdono: comporta il fatto di non provare dei sentimenti di rivalsa, ma il desiderio di condonare un debito. Il perdono di Dio in Cristo, per il peccatore che si ravvede, è totale e definitivo e permette di ripristinare una relazione su nuove basi. Anche noi, quando perdoniamo qualcuno, dovremmo farlo in questo modo, desiderando ripartire come se nulla fosse accaduto. 

 Amore: è come una collana che tiene unite tutte le altre virtù, che potremmo paragonare a perle. Tutte le qualità spirituali evidenziate sono degli aspetti del vero amore cristiano che ricomprende tutte queste caratteristiche positive. Quando l’amore è il motore della nostra vita e la governa, unisce queste perle preziose e mostra bellezza, armonia e maturità nella nostra vita cristiana. In una parola mostra la vita di Cristo in noi. Lui queste cose meravigliose le ha mostrate perfettamente nella Sua vita su questa terra. Imitiamo il suo cammino!

27 novembre - Chi era il più felice?

Non distinguono fra santo e profano.

Ezechiele 22:26

 

Voi vedrete la differenza che c’è fra colui che serve Dio e colui che non lo serve.

Malachia 3:18

 

Te beato… Chi è pari a te… salvato dall’Eterno?

Deuteronomio 33:29

 


In Siria, nella stessa casa, si trovavano un capo d’esercito – Naaman, molto stimato dal suo re perché aveva liberato il suo popolo che era in guerra – e una ragazzina ebrea, prigioniera in quel paese straniero, serva della moglie di quell'ufficiale (2 Re 5). Chi era il più felice? Direte che era l’ufficiale. Ebbene, no. La ragazza aveva un tesoro che Naaman non possedeva: la fede nel suo Dio. E quel Dio che lei conosceva voleva farlo conoscere ai suoi padroni, perché è il Dio salvatore.

Molti secoli dopo, a Cesarea, erano riuniti alcuni grandi di questo mondo per ascoltare con curiosità come si sarebbe difeso un cristiano accusato di sovversione. C’erano Festo, il governatore della Giudea, il re Agrippa e sua sorella Berenice (Atti 25:23, 26). Di fronte a loro, l'apostolo Paolo prigioniero. Finita l'udienza, i primi se ne ritornano ai loro piaceri; Paolo, sotto buona scorta, ritorna in cella, dove rimarrà per parecchi anni. Ma ascoltiamo che cosa può scrivere, dal fondo delle sue successive prigioni: Mi rallegro e mi rallegrerò ancora (Filippesi 1:18). Poi, più tardi, a Timoteo: “Tutti mi hanno abbandonato… Il Signore però mi ha assistito… A lui sia la gloria nei secoli dei secoli” (2 Timoteo 4:16-18)!

Chi era il più felice? Non era né il re, né il governatore; era colui che dice loro: “Piacesse a Dio che… diventaste tali, quale sono io, all’infuori di queste catene” (Atti 26:29).

martedì 26 novembre 2024

Disprezzare la grazia

“Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto tempo lo ritroverai” Eccle. 11:1.

Alcuni giorni fa, un credente, mi ha raccontato il turbamento che un suo conoscente ha avuto leggendo un semplice pezzettino di carta. Al mercato aveva incrociato una donna che distribuiva dei trattati di evangelizzazione. Ne aveva offerto uno anche a lui ma, visto di che cosa si trattava, lo aveva stracciato in minuscoli pezzettini e gettato al vento. Era soddisfatto di se stesso, aveva sorriso e usato parole irriverenti verso Dio. La sera mentre si spogliava, con sua grande sorpresa, aveva visto cadere dal suo vestito un pezzettino di carta. Conteneva due parole da due righe diverse, ma terribilmente solenni: Dio e eternità.

Non aveva dormito bene, come aveva raccontato all'amico credente, era turbato. Come mai si stava preoccupando così tanto per un pezzettino di carta? Non sappiamo per quanto tempo queste due parole abbiano pesato sulla coscienza di quest'uomo ma non dobbiamo sottovalutare la potenza del seme della Parola di Dio.

Riflettendo su questo episodio mi è venuto in mente la storia del re Achab.

Questo re aveva preso tutte le precauzioni per il giorno della battaglia. Il profeta Micaiah gli aveva annunziato la sua disfatta. 

“Se tu torni sano e salvo, non sarà il SIGNORE che avrà parlato per bocca mia...Il re d'Israele e Giosafat, re di Giuda, marciarono dunque contro Ramot di Galaad. Il re d'Israele disse a Giosafat: Io mi travestirò per andare in battaglia; ma tu mettiti i tuoi abiti regali. E il re d'Israele si travestì e andò in battaglia...Ma un uomo scoccò a caso la freccia del suo arco, e ferì il re d'Israele tra la corazza e le falde... la battaglia fu così accanita quel giorno, che il re fu trattenuto sul suo carro di fronte ai Siri, e morì verso sera” 1 Re 22:26-35.

Achab si era irritato, aveva usato tutto il suo ingegno. Aveva indossato l'armatura, si era travestito e mandato l'alleato in prima linea. 

Quante volte questo re era stato rimproverato! Quanti avvertimenti aveva ricevuto! La pazienza di Dio era giunta al termine e la freccia, scoccata a caso ma condotta dalla mano di Dio avrebbe raggiunto il segno infallibilmente come il trattato strappato dall'uomo al mercato. Questa volta però guidata da una mano di giudizio e non di ulteriore riflessione.

“Badate di non rifiutarvi d'ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d'ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo” Ebrei 12:25. 

Voi che disprezzate la grazia di Dio, che cosa vi aspettate da Lui? Forse avrete qualche altra occasione ma una cosa è certa: il giudizio finirà per trovarvi. Qualcuno lo potrà definire una casualità, una disgrazia, un concatenarsi di sfortunati eventi, ma la freccia del giudizio di Dio finirà per raggiungervi. Badate bene a non disprezzare Colui che parla dal cielo.

26 novembre - Comunicazione

Gesù, avvicinatosi, parlò loro.

Matteo 28:18

 

Simone, ho qualcosa da dirti.

Luca 7:40

 

Parla, Eterno, poiché il tuo servo ascolta.

1 Samuele 3:9

 


Quel pomeriggio, intento ad un lavoro manuale noioso e monotono, sono stato raggiunto dalla mia nipotina di quattro anni che si è seduta accanto a me e mi ha detto con tono serio: “Nonno, io sto qui con te, così non sei solo e potremo parlare soltanto noi due”.

La semplicità e la freschezza di quelle parole mi hanno dato una grande gioia, ma mi hanno anche fatto pensare alle numerose volte in cui, al di fuori dei momenti di preghiera quotidiana, il Signore mi ha messo davanti dei momenti d’intimità con lui perché lo ascoltassi.

L’ho lasciato fare? Molto spesso non ho colto quei momenti di comunicazione, durante i quali voleva intrattenermi sui suoi pensieri, o raddrizzare i miei! Forse ha scelto un giorno in cui mi spazientivo in una sala d’aspetto, in attesa di un treno in ritardo, oppure quando ero fermo in un ingorgo stradale, o ancora durante un riposo forzato. Il Signore desidera sempre la prossimità di quelli che ha riscattato. L’apostolo Paolo poteva dire, al colmo della prova: “Il Signore mi ha assistito” (2 Timoteo 4:17).

Il nostro Signore non è cambiato. Si serve di tutte le circostanze che attraversiamo e ci parla in svariati modi, perché desidera comunicare con i suoi. Che sappiamo riconoscere ed apprezzare quegli istanti in cui, nella sua grazia, vuole avvicinarsi a noi! Rispondiamogli come il giovane Samuele quando Dio lo aveva chiamato: “Parla, o Eterno, poiché il tuo servo ascolta!”


lunedì 25 novembre 2024

25 novembre - La più grande vittoria

L’angelo si rivolse alle donne e disse: “Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva”.

Matteo 28:5,6

 

Ora Cristo è stato risuscitato dai morti.

1 Corinzi 15:20

 


“Una luce dal cielo, più splendente del sole” (Atti 26:13). Questo ha visto Saulo da Tarso quando Gesù l’ha fermato sulla via di Damasco. Quella luce era il riflesso della gloria divina di Gesù, il Figlio di Dio. Eppure, quando Gesù è venuto tra gli uomini, non è apparso nella maestà della sua gloria, ma l’ha velata sotto i tratti della sua umanità. Non è nato in una capitale, ma in un piccolo borgo. Non è vissuto in un palazzo, e nemmeno sempre in una casa, perché non aveva “dove posare il capo” (Matteo 8:20). Alla fine, dopo aver lavorato come artigiano e, dopo tre anni di una vita trascorsa a fare il bene pubblicamente ma senza ricercare la popolarità, Gesù è morto, crocifisso.

Quando era inchiodato alla croce, quelli che gli passavano vicino lo insultavano e lo sfidavano a scendere. Ma Gesù non ha impiegato la sua potenza divina per liberarsi. È morto per amore per noi. Due suoi amici hanno tolto il corpo dalla croce e l’hanno deposto in una tomba. Tutte le speranze che i suoi discepoli avevano riposto in lui sembravano allora ridotte al nulla.

Ma, all’alba del terzo giorno, Gesù è risuscitato. Ciò che sembrava un fallimento totale era invece la maggiore delle vittorie, quella dell’amore sull’odio, della vita sulla morte. Questo crediamo, noi che siamo cristiani. Siamo convinti che è il Figlio di Dio, perché ha vinto la morte. Possiamo testimoniare che Gesù è un Salvatore vivente.


domenica 24 novembre 2024

Il paese di Goscen

L'Egitto è stato testimone di avvenimenti straordinari; e non mi riferisco alla sua arte, alle scienze o conquiste, ma ai grandi prodigi che Dio ha accordato a questo popolo.

Leggiamo nella Bibbia: “Gli Egiziani sapranno che io sono il SIGNORE quando avrò steso la mia mano sull'Egitto e avrò fatto uscire i figli d'Israele di mezzo a loro” Esodo 7:5. Come sarebbe stata diversa la storia se, invece di costringere Dio ad esercitare i suoi castighi, gli Egiziani avessero fatto tesoro delle molte testimonianze della sua grazia e della sua potenza.

Giuseppe fu inviato in quel paese come strumento di benedizione e per lungo tempo i discendenti d'Israele vi soggiornarono. Mosè, nel suo tempo, ha compiuto prodigi che hanno sbalordito gli Egiziani e costretto i loro savi ad ammettere che in quelle manifestazioni vi era “il dito di Dio” (Esodo 8:19), ma continuavano ad adorare altri dei.

Ma Faraone e il suo popolo hanno fatto l'inimmaginabile: hanno dimenticato il loro salvatore e angariato il suo popolo. Il rifiuto della grazia porta Dio a stendere la sua mano contro chi è ostinato. Allora l'annuncio delle dieci piaghe e con l'ultima anche questa sentenza: “Colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto...e farò giustizia di tutti gli dei d'Egitto” Esodo 12:1.

Dio mandò delle piaghe per mostrare loro quanto fossero inutili gli dei che essi adoravano.

Le divinità: Ra, Api, Iside, Osiride, il Nilo, le rane, lo scarabeo, e gli altri non potranno fare nulla per soccorrerli perché sono falsi dei creati dall'uomo. L'idolo più terribile degli Egiziani, comunque, si trovava in loro stessi, nel loro ostinazione. Pur possedendo migliaia di dei, e gli Egiziani ne avevano tanti, nel cuore loro c'era ancora posto per un ulteriore idolo: l'orgoglio che è e rimane uno dei più terribili.

“Egli mutò i loro fiumi e i loro ruscelli in sangue, perché non vi potessero più bere” Salmo 78:44. Il Nilo, il fiume sacro che gli egiziani adorando come un dio, li stava avvelenando.

“Mandò contro di loro mosche velenose a divorarli e rane a molestarli” Gli egiziani adoravano anche Belzebub, dio delle mosche ma queste stavano contaminando tutto e le rane erano associate al dio della fertilità e di conseguenza della gioia ma in realtà queste stavano gustando e molestando.

“Diede il loro raccolto ai bruchi e il frutto della loro fatica alle cavallette” Salmo 78:46.

Si facevano continui sacrifici al dio Serapide per evitare che questi insetti venissero ma questi vennero e distrussero, ma nel paese di Goscen, dove abitava il popolo di Dio, tutto questo non avvenne.

Quante “divinità” inutili e inefficaci si crea l'uomo. Eppure le “adora” e le serve con dedizione. Vive sperando che esse gli consentano di prosperare durante la sua vita, ma quando sopraggiungono le difficoltà esse non possono fornire loro nessun aiuto. Sarebbe già un successo se solo si rendesse conto dei benefici che si hanno ad abitare nel paese di Goscen. Il paese del popolo di Dio, dove non dominano le tenebre ma c'è luce e soprattutto, dove si è al riparo dai giudizi di Dio.

24 novembre - Che terra lasceremo ai nostri figli?

Nel passato tu hai creato la terra e i cieli sono opera delle tue mani; essi periranno, ma tu rimani; tutti quanti si consumeranno come un vestito; tu li cambierai come una veste.

Salmo 102:25, 26

 

(Anche la creazione sarà) liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.

Romani 8:21

 


“Ghiacciai che si ritirano, disboscamento che si estende, riscaldamento della terra, buco nello strato d’ozono che si allarga sempre più. Le minacce per l’ecologia del pianeta sono note, ma sovente sembra che ci superino… Dobbiamo contribuire a uno sviluppo che risponda ai bisogni del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro. Tutto questo ha un nome: sviluppo duraturo.”

In queste righe, tratte da un editoriale, troviamo l'eco di preoccupazioni molto diffuse. Ovunque ci si rende conto che il pianeta è fragile e che occorre proteggerlo. Questa constatazione allontana il sogno di tante generazioni di vedere la scienza portare la felicità. Invece di dare sicurezza, l’accrescimento delle conoscenze e le loro applicazioni sono una minaccia per la vita! Il nostro pianeta si consuma ed è inquinato. Passerà, come l’uomo e le civiltà umane.

La Bibbia dichiara da molto tempo che la natura non dura per sempre e che Dio la cambierà. Tutto è effimero e senza fondamento stabile; solo Dio permane, e il suo regno è eterno. Ma al di là della natura, ci sono i valori spirituali che non passano.

Credenti, che cosa lasciamo ai nostri figli? C’è un’eredità spirituale da affidare loro, è quella della fede in Dio. È lui il padrone dell’universo, come pure delle nostre vite. Insegniamo ai nostri figli a vivere sobriamente sulla terra, e mostriamo loro che la nostra vera chiamata è spirituale. È per il cielo, dove si trova il Signore Gesù.

sabato 23 novembre 2024

I figli di Giuseppe – Efraim

Genesi 41:50-52.

Quando è venuto alla luce il secondogenito, Giuseppe gli ha posto nome Efraim il cui significato letterale è: “doppia fecondità”. In questo caso Giuseppe ha potuto esprimersi in questi termini: “Dio mi ha reso fecondo nel paese della mia afflizione”.

Efraim. Il nome del secondo figlio di Giuseppe ci fornisce un'ulteriore grande lezione. Dio, non solo può far dimenticare le pene e gli affanni, ma è anche capace di renderci fecondi nel paese dell’afflizione. Per Giuseppe questo è avvenuto quando è stato elevato ad un rango sociale elevato, al fatto di aver potuto formarsi una famiglia, di avere avuto dei figli.  Credo che per lui “essere fecondo” sia stata anche la forza di glorificare Dio nelle circostanze più avverse che ha dovuto affrontare. Dio era sempre al centro dei suoi pensieri. Qualche esempio? “Come potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?” (Genesi 39:3). Quando è chiamato dal faraone ad interpretare i sogni: “Non sono io, ma sarà Dio che darà al faraone una risposta favorevole” e poi: “Dio ha indicato”, “Dio ha mostrato”, “vuol dire che la cosa è decretata da Dio e che Dio l’eseguirà presto”

Se trasportiamo tutto questo in campo spirituale per noi, tutto ciò ha una valenza estremamente profonda. Dio nella Sua grazia può trarre del frutto per la propria gloria nelle circostanze che umanamente per noi appaiono le più sfavorevoli. Là dove, secondo i criteri umani, ci potrebbe essere la disperazione la ribellione, la rabbia, lo scoraggiamento più profondo, se viene dimostrata fede, dipendenza e pazienza si possono portare dei frutti meravigliosi per la gloria di Dio che rimarranno per l'eternità. Sono i frutti portati nel paese dell’afflizione. È la valle di Baca che è trasformata in luogo di fonti da coloro che trovano in Dio la loro forza e che hanno a cuore le vie del santuario (Salmo 84:6). È l'albero piantato vicino all'acqua, che distende le sue radici lungo il fiume; e quando viene la calura, il suo fogliame rimane verde; nell'anno della siccità non è in affanno e non cessa di portare frutto (Geremia 17). Non è in affanno perché Dio ha fatto dimenticare gli affanni. È la fede che, messa alla prova, è motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo (1 Pietro 1:7).

“Egli muta il deserto in lago e la terra arida in fonti d’acqua” (Salmo 107:35).

Proseguiamo il cammino con fiducia e fedeltà nella consapevolezza che Dio può calmare il nostro cuore, fasciare le nostre ferite e farci superare il passato in modo che non diventi un ostacolo per il nostro sviluppo spirituale e per il servizio che dobbiamo svolgere per Dio. Potremo constatare che nelle circostanze che ci appaiono le più tristi, dolorose, alle quali spesso non riusciamo a trovare una spiegazione, Dio ci può rendere fecondi, o meglio “doppiamente fecondi”, capaci di portare quel frutto per la Sua gloria che avrà un premio per l'eternità. 

Alla fine della sua vita, Giacobbe ha potuto dire che Giuseppe era “un albero fruttifero; un albero fruttifero vicino alla sorgente; i suoi rami si estendono sopra il muro. Gli arcieri lo hanno provocato, gli hanno lanciato frecce, lo hanno perseguitato, ma il suo arco è rimasto saldo; le sue braccia e le sue mani sono state rinforzate dalle mani del Potente di Giacobbe, da colui che è il pastore e la roccia d’Israele, dal Dio di tuo padre che ti aiuterà e dall'Altissimo che ti benedirà con benedizioni del cielo di sopra, con benedizione dell’abisso che giace di sotto, con benedizioni delle mammelle e del grembo materno. Le benedizioni di tuo padre sorpassano le benedizioni dei miei progenitori, fino a raggiungere la cima delle colline eterne. Esse saranno sul capo di Giuseppe sulla fronte del principe dei suoi fratelli” (Genesi 49:23-26).

Ho bruciato la mia Bibbia

La parola del nostro Dio dura per sempre.

Isaia 40:8

 

Ho conservato la tua parola nel mio cuore.

Salmo 119:11

 


(Tratto da “Porte aperte”, aprile 2003)

“La scena si svolge in uno stato dell’Est. Nonostante il controllo discreto delle nostre “guide”, abbiamo potuto entrare in quella piccola trattoria, gestita da una coppia cristiana. In fondo alla sala, abbiamo un breve intrattenimento con il nostro fratello in Cristo. Egli sembra molto scoraggiato. Ci spiega: “All’inizio, andava tutto bene; il ristorante era florido, poi, a poco a poco, si sono fatte sentire le pressioni. Eravamo l’unica famiglia cristiana della zona. La casa è stata perquisita parecchie volte dalla polizia. Ho avuto paura e ho bruciato la mia Bibbia”.

Comprendiamo la sofferenza e il dispiacere del nostro amico, e brevi, ma ardenti preghiere, salgono allora a voce bassa verso il Signore. Poi ci separiamo e ritroviamo i nostri “accompagnatori”.

Alcuni giorni dopo, prima di partire, abbiamo rivisto il nostro fratello, felici di constatare che aveva ritrovato fiducia nel suo Dio e che ci chiedeva di continuare a pregare per la sua famiglia.”

Amici cristiani d’Occidente, apprezziamo abbastanza il privilegio di poter possedere delle Bibbie in piena legalità? Approfittiamo della libertà che abbiamo di leggere questo libro senza timore? L’autore del Salmo 119 poteva dire: “Gioisco della tua parola, come chi trova un grande bottino” (v. 162). Non trascuriamo questo tesoro che Dio ci ha lasciato, e non cessiamo di pregare per tanti nostri fratelli in fede che ne sono stati privati!

venerdì 22 novembre 2024

Salvata sotto le bombe

Così dice l’Eterno: “Voi avete abbandonato me, quindi anch’io ho abbandonato voi…” Allora i principi d’Israele e il re s’umiliarono e dissero: “L’Eterno è giusto”. Quando l’Eterno vide che si erano umiliati (disse:) “Si sono umiliati; io non li distruggerò, ma concederò loro un mezzo di scampo”.

2 Cronache 12:5-7

 


Una giovane studentessa tedesca aveva, più di una volta, sentito l’Evangelo, ma era rimasta indifferente. Voleva vivere la propria vita, e così fece fino al giorno terribile del grande bombardamento di Amburgo, durante la seconda guerra mondiale. In poche ore la città fu trasformata in una fornace.

Nella sua fuga disperata, la ragazza, con alcune altre persone, trovò rifugio nella chiesa luterana di un paese vicino. Quelle persone, che avevano perso tutto, piangevano e si lamentavano. Il pastore scese a visitarle, ascoltò i loro lamenti e comprese la loro angoscia. Poi chiese un po’ di silenzio: “Cari amici, passando tra voi, ho sentito, nei vostri lamenti, una frase di cui vorrei parlarvi. Qualcuno di voi ha detto: Dio ci ha abbandonati! Non è vero. Vi sbagliate. Ecco la verità: Siamo noi che abbiamo abbandonato Dio!”

Raccontandoci quell’episodio, dopo cinquant’anni, colei che l’aveva vissuto aggiunse: “Ricordo solo questo delle parole del pastore, ma quella frase è stata per me come una freccia che mi ha colpita in pieno, al cuore. Al di sopra del fracasso delle bombe, Dio si rivolgeva a me, e forse era per l’ultima volta. Ho risposto alla sua chiamata e non l’ho più lasciato”.


giovedì 21 novembre 2024

Crocifissi

“Sono stato crocifisso con Cristo”  Galati 2:20(a). 

Quindi anche io sono stato crocifisso con Cristo?

Quando pensiamo alla croce siamo troppo propensi a vederla come un'esperienza per la quale dobbiamo solo passare per poi andare oltre; sì, dobbiamo passare per la croce, ma  tutto ciò che è “vecchio” deve rimanere li. “Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita” Romani 6:4.

Alla croce, dopo aver ricevuto il perdono dei peccati ho fatto una nuova scoperta, quella del “peccato”, e mi sono reso conto, non soltanto di aver commesso dei peccati davanti a Dio, ma che c'è qualcosa di ingiusto in me. Ho scoperto la mia natura di peccatore. Esiste in me una tendenza naturale al peccato, ma la croce non è solo salvezza cioè remissione dei peccati ma anche liberazione dalla schiavitù del peccato.

Ho bisogno di perdono per tutto quello che ho fatto, ma ho bisogno anche di essere liberato da quello che sono.

L'apostolo Paolo ci dà la sua definizione della vita cristiana: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (b). L'apostolo qui non espone una maniera particolare di vivere, un cristiano di alto livello; ma presenta semplicemente quello che Dio chiede ad ogni cristiano.

21 novembre - La Parola è diventata carne

La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.
Giovanni 1:14
 

Mistero e gloria dell’Evangelo! Il Figlio, il Verbo eterno, non ha solo preso l’apparenza umana, è diventato lui stesso un uomo. Colui che esisteva da ogni eternità è entrato nel tempo e nella storia. Ha conosciuto tutto quello che comporta la condizione umana, tranne il peccato. S’è rallegrato, ha sofferto, ha pianto, e ha anche guarito “affinché si adempiesse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie” (Matteo 8:17).
“La Parola… ha abitato in mezzo a noi”. Il verbo “abitare” deriva qui dalla parola “tenda” o “tabernacolo”. Evoca il tabernacolo costruito nel deserto perché Dio risiedesse con il suo popolo (Esodo 25:8). Colui che stava lì, in mezzo agli uomini, era Emmanuele (nome che significa: “Dio con noi”). Apparentemente, niente distingueva Gesù da un’altra persona. Eppure, Lui era Dio stesso che andava di luogo in luogo facendo il bene (vedi Atti 10:38), s’avvicinava a quelli che soffrivano, liberava gl’indemoniati, guariva gli ammalati, prendeva in braccio i piccoli fanciulli…
Tra coloro che hanno incontrato Gesù quand’era sulla terra, non tutti hanno creduto in lui. Solo alcuni hanno saputo discernere la grandezza del Figlio unico del Padre. Giovanni Battista ha dichiarato: “Io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio (Giovanni 1:34). Pietro ha risposto a Gesù: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Matteo 16:16). Ancora oggi, se ascoltiamo Gesù, che è la Parola diventata carne, conosceremo l’azione efficace della grazia e della verità per ricevere la vita eterna.

mercoledì 20 novembre 2024

Vieni con noi

Per i giovani 

(leggere il libro dei Proverbi)


Dio, sotto il suo nome Eterno, si rivolge qui a coloro che sono in relazione con Lui, perché la Sua Sapienza li ha generati; da qui il nome “figlio” di cui è pieno l'intero libro e in particolare i suoi primi capitoli. Ma il nome di questo figlio non è solo un nome di relazione; significa anche che chi lo indossa dipende da un'autorità istituita da Dio. Questa autorità non è un'autorità legale che minaccia e condanna; si fonda su una relazione di affetto e di amore. 

Rovinare la propria vita non è una cosa difficile, è sufficiente dare ascolto ai consigli sbagliati o semplicemente frequentare le amicizie sbagliate. Ascoltare i consigli di tuo Padre (Dio), questa è l'esortazione che ci è rivolta in Proverbi 1:8. Questi consigli non solo ascoltali ma portali con te come “monili”, gioielli dei quali fare sfoggio.

“Figlio mio, se i peccatori ti vogliono sviare, non dar loro retta. Potranno dirti: Vieni con noi; mettiamoci in agguato per uccidere; tendiamo insidie senza motivo all'innocente” Proverbi 1:10-11.

Qui c'è la banda di strada, che invita il nostro giovane amico a partecipare ad un furto a mano armata. Se necessario bisogna essere pronti a tutto anche a fare fuori la vittima. Il nostro giovane potrebbe sentirsi lusingato del fatto che questi individui tosti siano disposti ad accettarlo nel loro gruppo.  

Magari inizialmente non ci verrà rivolto un invito a fare una cosa così estrema ma sicuramente ci verranno rivolti molti inviti a cambiare il corso del nostro cammino.

“Vieni con noi”, essi dicono. Il giovane potrebbe essere stuzzicato dall'idea di fare qualcosa di spregiudicato. Forse è stanco di una vita così monotona e vuole fare qualcosa tanto per divertirsi.

“inghiottiamoli vivi, come il soggiorno dei morti, e tutti interi come quelli che scendono nella tomba;  noi troveremo ogni sorta di beni preziosi, riempiremo le nostre case di bottino; tu estrarrai a sorte la tua parte con noi, non ci sarà tra noi tutti che una borsa sola” v. 12-14.

Bene il momento è arrivato! Ecco il crimine perfetto. Un piano perfetto e il grande incentivo è che da un momento all'altro saranno tutti ricchi sfondati. Ci sarà abbastanza bottino da riempire tutte le case dei complici. In parole povere: se ci stai farai soldi a palate. Dividiamo in parti uguali. Stai tranquillo è tutto calcolato, non ci sono rischi.

“Tu però, figlio mio, non t'incamminare con loro; trattieni il tuo piede lontano dal loro sentiero; poiché i loro piedi corrono al male, essi si affrettano a spargere il sangue” v.15-16.

Ma una voce saggia mormora: “figliol mio”, non farlo. Allontanati da loro il più possibile. Non avere nulla a che fare con i loro progetti di un arricchimento veloce. Non puoi vincere.

“Si tende invano la rete davanti a ogni sorta di uccelli; ma costoro pongono agguati al loro proprio sangue e tendono insidie alla loro vita stessa”  17-18.

Tutti gli uccelli hanno abbastanza buon senso da evitare la rete o la trappola, se riescono a vederla. Se odono una voce, un richiamo di pericolo, la evitano. Ma gli uomini tendono trappole alla loro stessa vita e poi ci cadono dentro a capofitto.

La saggezza grida (v.20). E' una voce che si leva in mezzo a molte altre, è una voce che conosciamo; è quella del Padre, un padre ci che parla con amore e ci invita a prestare ascolto alla sua voce. Sappiamo che i suoi consigli sono saggi, che ci vuole bene e che vuole vederci felici.

“Il saggio ascolterà e accrescerà il suo sapere; l'uomo intelligente ne otterrà buone direttive” v.5.

20 novembre - Gli dèi dello stadio

Figlioli, guardatevi dagl’idoli.
1 Giovanni 5:21
 
Perciò, miei cari, fuggite l’idolatria. Io parlo come a persone intelligenti; giudicate voi su quel che dico.
1 Corinzi 10:14-15
 

Al giorno d’oggi, l’infatuazione per la competizione sportiva ha raggiunto proporzioni sorprendenti. Intere folle dedicano un vero culto a certi sport, come il calcio o il tennis. I campioni dello sport sono i nuovi dèi. Quando uno di questi idoli segna un gol o vince una partita, si verificano fenomeni di isterismo collettivo.
Il denaro ha una parte importante in questo culto. Al di là delle culture dei vari popoli e delle loro differenze, tali idoli hanno risonanza a livello mondiale. Le imprese commerciali li associano alle campagne pubblicitarie per vendere meglio i propri prodotti. Nella nostra società, le chiese si vuotano e gli stadi si riempiono. Eppure, quel culto reso agli dèi dello sport non vincola nel tempo i suoi adepti. Se il rendimento del campione diminuisce, si cambia idolo; il che corrisponde all’instabilità propria degli uomini d’oggi. Gli idoli passano e scompaiono con la loro gloria, presto sono dimenticati e sostituiti da altri.
Quello che Gesù Cristo propone non è un’emozione superficiale ed effimera, ma una pace profonda e duratura. La fede del credente lo impegna a vivere vicino al suo Salvatore e ad assomigliargli. Non si tratta neppure dell'ammirazione di un giorno, ma di una fede solida, duratura, dalle conseguenze eterne.

martedì 19 novembre 2024

Dio ode

“Quelli che hanno timore del SIGNORE si sono parlati l’un l’altro; il SIGNORE è stato attento e ha ascoltato” Malachia 3:16


Ci può fare impressione sapere che nessuna parola che pronunciamo sfugge a Dio! Egli ode tutto. Menzogne, ingiurie, volgarità, sono percepite da Lui come oltraggi alla sua dignità da parte della sua creatura. Gesù dice che “di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio” Matteo 12:36. 

Beati noi che, avendo messo la nostra fiducia nel Salvatore, abbiamo la certezza che i nostri peccati sono cancellati dal suo sangue! Noi non verremo in giudizio, non saremo giudicati. Però, anche le nostre parole sono udite da Dio! Che nessuna parola sconveniente esca dalla nostra bocca e vada a rattristare il nostro Signore che ci ha riscattati al prezzo della propria vita (Efesini 4:29; 5:3, 4)! Facciamo piuttosto salire a Lui i nostri ringraziamenti per tutti i suoi benefici, ed esponiamogli liberamente i nostri bisogni con preghiere fiduciose. Egli ci ascolta, sta attento e risponde.

Egli è anche attento a tutte le riflessioni che i suoi figli fanno tra loro. Trova piacere a sentirli parlare l’un l’altro del loro comune Salvatore, della sua bontà, delle risposte alle loro preghiere, della loro speranza di essere presto con Lui. Per questo bisogna che i loro cuori e i loro pensieri siano occupati di Lui perché “dall’abbondanza del cuore la bocca parla” (Matteo 12:34). Se lo amiamo veramente, sarà Lui il soggetto delle nostre conversazioni, e il nostro Padre ne gioirà.

19 novembre - Nel principio era la Parola

Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.

Giovanni 1:1-3

 

Quale lettore della Bibbia non è stato sorpreso – ed in seguito meravigliato – dall’inizio del vangelo di Giovanni? È come un inno che celebra “La Parola”, “il Verbo”. Ci apre uno scorcio sul passato, tanto lontano quanto lo possa immaginare l’uomo, fino all’origine dei tempi, quando non c’era ancora niente di creato, quando c’era solo Dio. Ebbene, questi versetti ci dicono che già allora c’era la Parola. Così è proclamata la sua esistenza eterna; e non solo l’esistenza, ma anche la sua posizione e la sua natura. La Parola era con Dio, distinta da Dio e, nello stesso tempo, la Parola era Dio.

Ma possiamo chiederci: che cos’era questa Parola? Il testo del vangelo ci dice che è una persona. E i versetti che seguono ci rivelano che questa persona è il Signore Gesù.

Il suo nome, la Parola, sottolinea parecchi aspetti della sua gloria. Egli è il Creatore, è colui che rivela il Padre, che dà ai credenti la vita di Dio. Nell’Antico Testamento vediamo quanto sia potente la Parola di Dio: “Egli parlò e la cosa fu” (Salmo 33:6). Il Nuovo Testamento ci dice che tutto è stato creato dalla Parola, il Figlio di Dio (Giovanni 1:3; Colossesi 1:16). Attraverso la sua parola, Dio fa conoscere i suoi pensieri. E Gesù rivela il Padre e i suoi piani d’amore e di gloria. “La tua parola mi fa vivere”, diceva l’autore del Salmo 119 (v. 50). Il Nuovo Testamento ci fa conoscere Gesù, per mezzo del quale Dio dà, a chi crede, una vita nuova: la vita eterna (Giovanni 5:26).


domenica 17 novembre 2024

Meridiane

“E' ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce” 

Romani 13:11-12.


In un piccolo borgo, a lato di un palazzo medioevale, spiccava una meridiana molto semplice ma funzionale o almeno fino a poco tempo fa. Mi sono soffermato ad osservarla e non era più idonea ad indicare l'ora.

Il motivo? La costruzione di una palazzina poco distante. Ora il sole non la raggiungeva più. Non vi forse in questo una lezione per i credenti. Per svolgere correttamente il nostro compito e di vitale importanza che la luce di Dio e della sua Parola ci rischiari. Altrimenti, se le tenebre ci avvolgono, non saremo più in grado di portare avanti la nostra testimonianza. Se l'evangelizzazione conduce così poche persone alla salvezza, se vi è sovente tanto rilassamento nelle comunità cristiane, questa può essere una delle spiegazioni da prendere in considerazione. Si predicano verità bibliche, ma sovente la condotta cristiana non manifesta la luce che queste verità contengono. Abbiamo bisogno di vivere sotto questa luce gettando via “le opere delle tenebre”. E' solo così che il messaggio dell'Evangelo che noi predichiamo avrà maggiore effetto.

17 novembre - Vivere nella luce

Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.
1 Giovanni 1:5-7
 

Dio è luce. Conosce tutti i pensieri degli uomini, e questo deve far riflettere sia il credente sia chi non ha ancora realizzato il perdono di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo.
Questo pensiero della luce di Dio rende serio e tranquillo il credente. Con la sua grazia, Dio vuole insegnargli a lasciarsi illuminare dalla verità, a evitare le vie di morte e di menzogna che ha seguito prima di diventare credente. Egli sa molto bene di essere portato a peccare e che nel suo cuore possono nascere cattivi pensieri. Allora può, come Davide, chiedere al Signore d’illuminarlo e guidarlo: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23-24).
Quanto all’incredulo, non pensi di poter sfuggire all’occhio di Dio. Bisogna che impari a dire, come la donna incontrata da Gesù vicino a un pozzo: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?” (Giovanni 4:29).
Credenti, rimaniamo nella luce di Dio, che è la conoscenza della sua Parola. Essa mette in luce i nostri moventi più segreti e ci mantiene nell’umiltà. La Bibbia mette pure in evidenza il vero carattere del mondo, che è diretto da Satana, e ce ne tiene separati. Soprattutto essa è la luce di vita che ci rivela la bontà e la misericordia del nostro Dio, che desidera che viviamo vicino a lui e con lui, per la nostra felicità e sicurezza.

sabato 16 novembre 2024

Riflettere

Jenny Rivera, cantante che aveva venduto più di un milione di dischi aveva detto: “nessuno potrà buttarmi giù dalla posizione che mi sono conquistata” ed è avvenuto con il suo aereo. 

Il proprietario del Titanic disse: “nessuna tempesta, ne Dio, potrà affondare questa nave" e già sapete cosa è successo.

Marilyn Monroe disse: “non ho bisogno di Gesù", tre giorno dopo l'hanno trovata morta. Una madre disse a sua figlia: “che Dio ti accompagni”. Ironicamente lei rispose: "nel bagagliaio perché qui non c'è posto" in quel viaggio c'è stato un incidente dove tutti i giovani che erano a bordo sono rimasti schiacciati fra le lamiere e il bagagliaio è rimasto intatto.

Un padre, per la festa dell'ultimo dell'anno, ha detto a suo figlio: “che Dio ti protegga” e il figlio gli ha risposto “I miei amici mi proteggeranno più di Dio”. Al ritorno a casa sua una pallottola vagante lo ha ucciso e gli amici non potuto a proteggerlo.

Anna possiede un calendario biblico, è stata sua nonna a darglielo. Lo ha accettato solo perché gli vuole molto bene. E' sempre stato in bella vista sopra una pila di libri. Sfogliato distrattamente, letto a tratti fino a una sera in cui Anna posò lo sguardo solo sul versetto in alto, quello scritto in neretto: “Preparati...a incontrare il tuo Dio!” Amos 4:12. Queste semplici parole provocarono del turbamento nel suo cuore. Cercò di distrarsi preparandosi per la serata da trascorrere con le sue nuove amiche ma nella sua mente queste parole continuavano ad riaffiorare. Arrivata la sera sentì suonare il campanello, e una voce femminile le chiese al citofono: “Anna, sei pronta?”.  Non uscì quella sera e non se ne mai pentita. Non vi fu nessun tragico incidente solo delle vite rovinate da strane compagnie  alla ricerca di eccessi e di nuove sensazioni.

“Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” Apoc.21:4. 

Se fosse necessario riassumere in cinque parole la storia del mondo di oggi non sarebbe possibile farlo meglio che con queste parole: “lacrime … morte … cordoglio … grido ... dolore” . Questo e ciò che si incontra con frequenza in questo mondo, ma poi non finisce ogni cosa. No! Dopo vi è il giudizio. E' necessario “prepararsi” cioè trovare un rifugio, un posto sicuro e questo lo si può fare solo in Cristo. Solo in Lui vi è salvezza, riposo, consolazione, speranza.  

Senza? “lacrime ... la morte ... cordoglio ...  grido … dolore”.

16 novembre - “Trovarsi a mani vuote”

Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua? O che darà l’uomo in cambio dell’anima sua?

Matteo 16:26
 

“Avevo quindici anni quando ho incominciato a giocare a palla a mano e, dopo diciotto mesi, facevo parte della squadra nazionale junior tedesca. Fino a vent’anni (1988) ho continuato a fare progressi. Davanti a me avevo la prospettiva del successo. Ma è cambiato tutto nel 1989: quattro interventi chirurgici e ancora altri tre negli anni seguenti.
Improvvisamente non interessavo più a nessuno. Che cosa valevo al di là delle mie doti sportive? Qual era il senso della mia vita al di fuori dello sport? Eppure doveva esserci per forza qualcosa al di fuori delle “mani”. Cercando una risposta, mi sono interessata di Dio e di Gesù Cristo. Ho parlato con diverse persone, alcune delle quali praticavano il mio sport, che mi hanno raccontato le loro esperienze con Dio. Leggendo la Bibbia e pregando, ho preso coscienza di una cosa essenziale: Dio aveva, per la mia vita, un progetto molto più elevato del mio, che era di diventare campionessa di palla a mano. Egli non esigeva delle prestazioni eccezionali; si aspettava semplicemente che gli affidassi la mia vita.
A cosa mi sarebbe servito realizzare i miei obiettivi sportivi se alla fine mi fossi ritrovata a mani vuote? Ringrazio Dio di avermi insegnato ad avere fiducia in lui. È questa la maggior vittoria della mia vita. La felicità che mi dà supera di molto tutte le gioie prima conosciute con le mie vittorie sportive.”

 Gaby Stanger

venerdì 15 novembre 2024

Preparati per le buone opere che Dio ci ha preparato?

“…infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per le buone opere, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” Efesini 2:10.

"Siamo stati salvati per grazia mediante la fede. Non è in virtù di opere affinché nessuno si vanti" (Efesini 2:8-9).

La Parola è molto chiara su questa verità fondamentale. La salvezza è un dono, non si ottiene con sforzi umani, con un percorso spirituale, con opere meritorie. È per la pura grazia di Dio, che si è manifestata nell’opera in croce.

Nello stesso testo però ci viene ricordato che siamo stati creati in Cristo Gesù, siamo stati rigenerati spiritualmente, per poter essere in grado di compiere le buone opere che Dio ha precedentemente preparate, affinché le pratichiamo. Quelle opere che lo glorificano e sono la manifestazione della nostra fede.

Come si fa ad essere preparati per le opere che ci son state preparate?

La Bibbia ci dà alcune indicazioni.

“Se uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al servizio, del padrone, preparato per ogni opera buona!” 2 Tim. 2:21.

Nel contesto l’apostolo Paolo, invitava Timoteo a conservarsi puro da falsi insegnamenti che si stavano diffondendo, già agli inizi del Cristianesimo e ad allontanarsi da chi li promuoveva. Più in generale possiamo dire che il credente che vuole essere utile al suo Signore deve separarsi da ogni forma di male per consacrarsi a Dio. Sono queste le condizioni nelle quali Dio ci può utilizzare. Se nella nostra vita vi è del peccato non giudicato, associazione con il male in qualsiasi forma, non saremo pronti per servire Dio. Questo implica che è in gioco la nostra responsabilità. È una grazia pensare che Dio non ci lascia a noi stessi e ci fornisce delle risorse per il cammino della fede. Tra queste troviamo senza dubbio la Sua Parola.  

“Ogni Scrittura e utile a insegnare a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona!” 2 Timoteo 3:16.

   

Quanto è meravigliosa l’azione della Parola in noi:

Insegna: ci indica quali sono i pensieri di Dio rispetto alla salvezza, alle nostre relazioni con lui e per gli aspetti pratici di tutte le aree della nostra vita.

Riprende: ci fa vedere ciò che è sbagliato, quando ci allontaniamo dalle sue vie. Evidenzia se vi è del male in modo che venga giudicato e abbandonato

Corregge: ci insegna la strada per tornare sul giusto cammino. Ci dice cosa non fare e ci istruisce su cosa fare.

Educa: ci istruisce, ci allena, per renderci pronti ad agire nelle varie circostanze che siamo chiamati ad affrontare.

Quanto è completo il lavoro della Parola, per renderci completi! 

Se noi ci nutriamo regolarmente della Parola e la lasciamo agire in noi, trasformerà la nostra vita  potremo giungere ad una maturazione (completezza spirituale) e saremo preparati (pronti) per compiere le buone opere per onorare Dio.


Che grazia poter pensare che nella Parola e per mezzo della Parola troviamo tutto ciò che è necessario per essere preparati per compiere le buone opere che ci sono state preparate!

15 novembre - L’esperienza più sconvolgente

(Nulla potrà) separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Romani 8:39
 
Dimorate nel mio amore: Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore.
Giovanni 15:9, 10
 
 
(testimonianza)
“La mia vita non ha niente di eccezionale. Eppure vorrei narrarvi la mia esperienza più sconvolgente. Forse penserete a qualche avvenimento straordinario, ma non è così. Per me, quest’esperienza è la progressiva presa di coscienza dell’amore di Dio per me.
Sono cristiano da molto tempo, ma è solo in questi ultimi anni che il pensiero dell’amore di Dio per me mi riempie di felicità e di un’emozione sempre nuova.
Che sorpresa quando io, creatura impregnata di debolezza, più scettico che credente, ho scoperto di essere profondamente amato da Dio stesso, di un amore fedele, sempre in azione al momento opportuno, tenero e forte! È questo che oggi costituisce la forza della mia vita. La coscienza di quest’amore per me mi ha pure portato alla convinzione di non essere mai solo. Anche se tutto è oscuro, se a volte sono incompreso e respinto, sono amato da Colui che è al di sopra di tutto.
Vi chiederete forse che cosa ci sia all’origine di questa meravigliosa esperienza. È la lettura semplice e attenta della Bibbia, in particolare dei Vangeli, che mi ha fatto scoprire l’amore di Dio nella vita e nelle parole di Gesù. E che dire del suo sacrificio di redenzione? Il punto culminante dell’amore divino sta proprio lì, quando Gesù dà la sua vita per me.”
“Il Figlio di Dio… mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20). Ricevere ciò con semplicità, per fede, è veramente una felicità pura e meravigliosa.