Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

mercoledì 13 novembre 2024

13 novembre - Corsa di velocità o di resistenza?

Corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù.
Ebrei 12:1-2
 
Corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù.
Filippesi 3:14
 
Felici quelli che hanno sofferto pazientemente.
Giacomo 5:11
 

Allo stadio, gli alunni di parecchie scuole stanno partecipando a un incontro di atletica. Suddivisi in vari gruppi, secondo l’età, sanno che sarà consegnata una coppa ai migliori concorrenti di ogni categoria. La gara di corsa comporta due tipi di competizioni: corsa di velocità e corsa di resistenza.
La Bibbia ci presenta la figura di un corridore per far capire che il credente ha davanti a sé una mèta. Come un atleta che produce il massimo sforzo per raggiungere il traguardo, l’apostolo Paolo correva “verso la mèta” (Filippesi 3:14). Era stato “afferrato da Cristo”; la sua vita era stata trasformata radicalmente. Lasciando da parte ogni cosa che potesse distrarlo, tendeva con tutto il suo essere verso Cristo.
La nozione di costanza e di resistenza è anche espressa negli altri versetti citati in capo a questo foglietto. La corsa della fede ha uno scopo: essere con Cristo nella gloria. Non dobbiamo lasciarci fermare o rallentare da tutto quello che potrebbe intralciare questa corsa: le difficoltà, le preoccupazioni, ma anche il peccato.
Il cristiano deve contare su Dio per “finire la corsa” (2 Timoteo 4:7) ed ottenere il premio del vincitore. Il nutrimento e la forza che trova nella lettura della Bibbia e nella preghiera lo stimolano a correre con perseveranza, “fissando lo sguardo su Gesù”.

martedì 12 novembre 2024

Il cammino di Lot

“Lot…andò piantando le sue tende fino a Sodoma” (Genesi 13:12)

“Lot abitava infatti a Sodoma” (Genesi 14:12)

“Lot stava seduto alla porta di Sodoma” (Genesi 19:12)

Consideriamo brevemente queste tre tappe nella vita di Lot che denotano in qualche modo il suo cammino morale verso Sodoma.

Noi possiamo esaminarle dal punto di vista delle tre tipologie di concupiscenza che sono menzionate dall’apostolo Giovanni nella sua prima lettera (1 Giovanni 2:16):

1- La concupiscenza degli occhi

2- La concupiscenza della carne

3- La superbia della vita

D’altra parte possiamo anche avere un parallelo con le tre tappe del cammino descritto (negativamente) all’inizio del Salmo 1 (v. 1):

1- Non camminare secondo il consiglio degli empi

2- Non fermarsi sulla via dei peccatori

3- Non sedersi in compagnia degli schernitori

Evidenziamo che nel contesto del Salmo non è detto espressamente che si tratta della descrizione del cammino di un malvagio, troviamo piuttosto in questi versetti, una messa in guardia, un avvertimento a non seguire un tale cammino.

Questo può dunque applicarsi a un credente come Lot (2 Pietro 3:7).


1- Piantò le sue tende fino a Sodoma.

Possiamo vedere in questa scelta di Lot il risultato della concupiscenza degli occhi, chiaramente menzionata precedentemente: “Lot alzò gli occhi e vide l’intera pianura del Giordano” (Genesi 13:10). Questa pianura del Giordano, che era al tempo molto irrigata, gli ricorda la fertilità del paese d’Egitto nel quale egli aveva seguito Abramo. Come si usa dire talvolta, i suoi piedi hanno seguito i suoi occhi e pur continuando per un periodo ad abitare in tende, egli le pianta “fino a Sodoma”, avvicinandosi così pericolosamente a questa città perversa.

Dove sono rivolti i nostri sguardi? Verso questo mondo e le sue concupiscenze o sono fissati su Gesù il capo della nostra fede?

Questa tappa corrisponde anche alla prima del cammino del Salmo 1, come possiamo vedere focalizzandoci sui verbi impiegati: egli cammina verso i malvagi. Non ha ancora rinunciato al suo carattere esteriore di pellegrino, vive sotto una tenda e cammina, ma dove cammina? In un cammino che lo conduce fino a Sodoma! In quale direzione camminiamo? Dove sono diretti i nostri sguardi? Verso il mondo e le sue concupiscenze o sono fissati su Gesù il capo e compitore della nostra fede (Ebrei 12:2)?


2- Abitò in Sodoma

Dopo essersi abituato alla prossimità di Sodoma e ai suoi empi abitanti, Lot fa un passo in più: si stabilisce in questa città corrotta!

In un certo senso, egli cede alla concupiscenza della carne. Questa non consiste, come per Eva, in qualche cosa “buono da mangiare”. Non è neanche una tentazione a carattere sessuale, come per Davide per esempio. Si tratta semplicemente dell’attrazione del comfort: la città, rispetto alla pianura, una casa piuttosto che una tenda. Non è questo un pericolo anche per noi al giorno d’oggi? Non parliamo certamente di abitare materialmente in una casa, ma della tentazione di radicarci nel mondo, di prendervi i nostri agi rinunciando al nostro carattere morale di pellegrini e stranieri. Non dimentichiamo l’esortazione di Paolo a coloro che usano di questo mondo “come se non ne usassero perché la figura di questo mondo passa” (1 Corinzi 7:31).

Allo stesso modo, nel Salmo 1, noi siamo avvertiti di non fermarci nella via dei peccatori. Dopo essere stati esortati a non camminarvi (un’attitudine che può essere temporanea), fermarsi evoca piuttosto una posizione permanente. Che siamo preservati da prendere la decisione di abitare moralmente in Sodoma, che rischi potremmo incontrare noi e la nostra famiglia!


3- Seduto alla porta di Sodoma 

È la terza e ultima tappa di questo cammino morale in discesa. Lot non ha ascoltato i seri avvertimenti che Dio gli aveva dato al capitolo 14, quando egli era stato fatto prigioniero con il re di Sodoma e tutti i suoi abitanti. Nella sua misericordia verso di lui, Dio aveva permesso che egli fosse liberato da Abramo, ma che cosa ha fatto Lot dopo questa liberazione? Egli ritorna a vivere a Sodoma. Ne diventa anche uno dei notabili, come lo prova il primo versetto del capitolo 19: “Lot stava seduto alla porta di Sodoma”. Era in questo luogo dove si ritrovavano “gli anziani della città”, come si vede per esempio a Betlemme al capitolo 4 del libro di Ruth. Noi possiamo discernere in questo “l’orgoglio della vita”, la tentazione di occupare in questo mondo malvagio, una posizione di influenza o di autorità, per esempio impegnandosi nella politica. E questo, senza dubbio, per Lot partiva da una buona intenzione. L’apostolo Pietro ci fa comprendere che egli “era rattristato dalla condotta dissoluta di quelli uomini scellerati” (2 Pietro 2:7).

Si comprende che egli abbia voluto frenare la loro malvagità utilizzando la sua influenza di uomo giusto. Quale risultato ha ottenuto? Nessuno, come noi lo constatiamo nella reazione degli abitanti di Sodoma quando Lot si vuole opporsi a loro: “questo individuo è venuto qua come straniero, e vuole fare il giudice!” (Genesi 19:9).

Inoltre i suoi generi, cittadini di Sodoma, si sono beffati di lui quando egli gli ha avvertiti dell’imminenza del giudizio divino (v. 14).

Come nel cammino del Salmo 1, Lot ha finito per sedersi, ma alla porta di Sodoma si è trovato seduto in compagnia degli schernitori! Dunque lontano dall’esercitare un’influenza positiva su Sodoma, la scelta di Lot di abitare in questa città moralmente pervertita ha causato delle conseguenze catastrofiche sulla sua famiglia. L’influenza vi è stata nell’altro senso: è l’atmosfera corrotta di Sodoma che ha influenzato la famiglia di Lot. Sua moglie non ha rinunciato che a malincuore al comfort della città e vi ha perduto la vita (v. 26). I suoi generi, le sue figlie sposate e i loro figli sono morti (v. 12) e le sue figlie nubili si sono condotte in un modo immorale (vv. 31-35).


Conclusione

"Il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo, finche sia giorno pieno." (Proverbi 4:18). Questo ci parla di crescita. In contrasto, colui che si allontana, va in discesa (Giona 1:3-5) questa discesa è progressiva, avviene in diverse tappe, senza quasi riuscire a distinguerle, ma conduce certamente alla rovina e può portare delle conseguenze disastrose anche per la nostra famiglia. Stiamo dunque attenti:

– alla direzione dei nostri sguardi;

– al luogo (stato morale) delle nostre abitazioni;

– alla natura delle nostre ambizioni in questo mondo;

– non disprezziamo come Lot gli avvertimenti che Dio può darci a questo riguardo.

“Poiché Dio parla una volta, e anche due, ma l’uomo non ci bada” (Giobbe 33:14). Nonostante ciò “tutto questo Dio lo fa due, tre volte all’uomo, per salvarlo dalla fossa perché su di lui splenda la luce della vita” (Giobbe 33:29-30).

12 novembre - Credi… e sarai salvato

Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato.
Atti 16:31
 

Anche se si trovavano in prigione, nella città di Filippi, Paolo e il suo compagno Sila dimostravano di essere dei fedeli testimoni del loro Signore. Verso mezzanotte, nonostante la sofferenza per le catene che li immobilizzavano, pregavano e cantavano lodi a Dio. Era una testimonianza che dimostrava una profonda convinzione. Gli altri prigionieri ascoltavano, e soprattutto il carceriere; quando si verificò il terremoto, Dio intervenne e spezzò il cuore duro di quell’uomo che chiese, pieno di angoscia: “Che debbo fare per essere salvato?” Avete letto sopra la risposta: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato”.
Ma, potreste chiedervi, si può ottenere la salvezza così facilmente?
Quando si tratta di vita e di morte, le cose diventano semplici. Chi si trova alla luce di Dio è come una persona che, sul punto di affogare, ha solo bisogno, per salvarsi, di afferrare il salvagente che gli viene gettato. Chiunque è turbato dai suoi peccati realizza di essere perduto agli occhi di Dio e grida per avere aiuto. E se ha fede nel sacrificio del Signore Gesù, Dio lo salva. È semplice, ma bisogna esserne convinti.
Dio ascoltò l’invocazione del carceriere; egli poté così sperimentare la potenza dell’Evangelo che salva il peccatore dalla perdizione eterna, garantendogli una vita nuova e felice.
La fede nel Signore Gesù, rigettato e crocifisso dagli uomini, può sembrare una follia per la sapienza umana. Ma in lui troviamo quello che occorre alle nostre anime: il perdono dei peccati, la pace con Dio e una salvezza eterna.

lunedì 11 novembre 2024

11 novembre - Il profumo di Maria

Dovunque sarà predicato il Vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei.
Marco 14:9

Il profumo di Maria 
(leggere Giovanni 12:1-8)

- Non era venuta per ascoltare un sermone, benché fosse presente il più grande dei predicatori. Il suo scopo, quel giorno, non era di sedere ai piedi di Gesù per ascoltare la sua Parola, come aveva fatto qualche tempo prima (Luca 10:39).
- Non era venuta per rivolgergli una preghiera, né per cercare una consolazione, come il giorno indimenticabile in cui lui, il Maestro, aveva risuscitato suo fratello Lazzaro (Giovanni 11).
- Né era venuta con l’intenzione d’incontrare altri discepoli, benché la comunione con loro fosse sempre un’esperienza felice. Per il momento non era quella compagnia che ricercava.
- Non era venuta, dopo una settimana di lavoro e di fatica, con lo scopo di essere incoraggiata dal Maestro, pur sapendo per esperienza che, meglio di chiunque, egli era capace di capirla.
No, Maria era venuta, al momento stesso in cui tutto si mobilitava contro il santo Figlio di Dio e intuendo il complotto che si stava tramando, per spargere ai suoi piedi, in segno d’omaggio, il profumo di gran prezzo che aveva tenuto in serbo solo per lui. Non pensa né ai discepoli né al fratello né alla sorella. Gesù solo le riempie il cuore di riconoscenza e d’adorazione.

Ai piedi tuoi santi, Signore,
che in mezzo al disprezzo passar,
il tuo sacrificio d'amore
col nardo più puro esaltar!

domenica 10 novembre 2024

La nostra guida sempre

“Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida le acque calme” 

Salmo 23:2.

“Tu apristi la tua via in mezzo al mare, i tuoi sentieri in mezzo alle grandi acque e le tue orme non furono visibili” 

Salmo 77:19.


È interessante meditare sul fatto che Dio si proponga di essere la nostra guida in tutte le circostanze della nostra vita. Ci guida lungo le acque calme, può far pensare a quei momenti di pace e tranquillità della nostra vita in cui siamo ai suoi piedi. Egli vuole ammaestrarci, ristorarci, quando tutto è sereno. Vuole guidarci, nella vita quotidiana, nelle scelte di tutti i giorni. Dobbiamo ricordarci che Dio è anche Colui che apre la sua via in mezzo al mare e i suoi sentieri in mezzo alle grandi acque. Il mare, in figura, ci parla di movimento, agitazione. Le grandi acque possono rappresentare le prove della vita. Anche quando tutto intorno a noi è agitazione, anche quando ci sono difficoltà grandi o piccole, Dio apre la via. A volte non riusciamo a distinguere le sue orme, possiamo non comprendere le sue vie e le cose che stiamo affrontando nella vita, ma lui è con noi e ci vuole guidare sempre.

“Questo è Dio, il nostro Dio in eterno; Egli sarà la nostra guida” Salmo 48:14.

10 novembre - È solo una favola?

Cristo è morto per gli empi.
Dio mostra la grandezza del proprio amore in questo: mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Romani 5:6, 8
 

Fabio sta leggendo nel Vangelo il racconto della morte di Gesù.
- Non è una lettura che ti serva a qualcosa, gli dice il padre, sono solo delle favole!
- Papà, si parla di qualcuno che è stato picchiato, che hanno inchiodato a una croce. È una storia vera? Quell’uomo era cattivo?
- Non occuparti di questo. Dammi il libro e smettila con le tue domande. Va’ fuori a giocare!
Il bambino era stato profondamente impressionato da quella lettura e il padre si sentiva a disagio.
Dopo alcuni giorni, Fabio è a letto con febbre molto alta e, nel delirio, ripete: “Perché l’hanno ucciso?” Il padre spiega al medico incuriosito: “È una storia che ha letto prima di ammalarsi”. Durante la notte, vegliando il figlio, ripensa alla bugia che ha detto dicendogli che il Vangelo è una fiaba. Si sente colpevole di aver dimenticato Dio; si vede come effettivamente è: un uomo superficiale, peccatore davanti a Dio… Quando il bambino apre gli occhi, il padre gli dice con dolcezza: “Sai, Fabio, la storia che hai letto l’altro giorno è proprio vera”.
- Di chi parla, papà?
- Di Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
- Perché l’hanno ucciso?
Il padre, commosso, stringe il bambino nelle sue braccia: “È morto per te e per me, per salvarci e prepararci un posto con sé in cielo”. E gli racconta la bella storia vera del Signore Gesù.

sabato 9 novembre 2024

09 novembre - Il fallimento libera!

Nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto. Il riscatto dell’anima sua è troppo alto e il denaro sarà sempre insufficiente.
Salmo 49:7, 8
 
Non con cose corruttibili, con argento o con oro siete stati riscattati dal vano modo di vivere… ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.
1 Pietro 1:18-19
 

In base alla legislazione in vigore, se siamo dichiarati falliti dal Tribunale dovremo pagare nella misura stabilita dal giudice fallimentare (sovente in minima parte) i vari debiti che ci hanno portato allo stato di insolvenza, rinunciando però a tutti i beni che ci sono rimasti. Avvenuto questo, nessun creditore, neanche quelli che avranno ricevuto di meno, potrà reclamare altri pagamenti da noi. In questo modo siamo liberati definitivamente da quei debiti. Ma per arrivare a questo è necessario appunto che il nostro fallimento sia ufficialmente riconosciuto e dichiarato.
Nei confronti del Dio giusto e santo, ogni essere umano ha un debito da cui non può liberarsi. I figli di Core l’avevano capito, come affermano nel Salmo 49. Contratto fin dalla nascita, questo debito si appesantisce con il passare del tempo, non si cancella neppure alla morte e porta in seguito al giudizio eterno. E non potremo farvi fronte, neanche in minima parte, neanche rinunciando a tutti i nostri "beni", non solo materiali. Ma quello che non può essere ottenuto né dalle nostre presunte ricchezze, né da belle doti morali o dalle migliori opere, Gesù Cristo l’ha realizzato, pagando al nostro posto l’immenso prezzo della redenzione. Lui solo cancella in modo definitivo il nostro debito davanti a Dio.
Se sentiamo il peso di questo debito, se realizziamo il nostro fallimento morale e la nostra incapacità di tirarci fuori da soli da questa situazione disperata, mettiamo la nostra fiducia in Gesù Cristo! Allora potremo beneficiare del perdono di Dio.

venerdì 8 novembre 2024

08 novembre - Smarrito?

Così dice l’Eterno degli eserciti: “Tornate indietro dalle vostre vie malvagie, dalle vostre malvagie azioni!”

Zaccaria 1:4

 

O Eterno, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.

Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare; io ti consiglierò e avrò gli occhi su di te.

Salmo 25:4; 32:8

 


“Non ti puoi perdere; basta che tu segua la strada principale che sale in paese”.

Ma ecco che quella strada mi allontana dalla direzione prevista. Dopo alcuni chilometri ho la conferma di essermi perso. Fortunatamente scorgo una fattoria abitata; spero che qualcuno possa indicarmi la strada. Infatti mi dicono: “Non è la strada giusta, ma lei può raggiungere il paese, svoltando a destra alla prossima fattoria…”

La mia vita è un po’ simile a una strada che sto percorrendo. Ho la possibilità di scegliere la direzione da seguire per arrivare alla destinazione giusta. Ma ho tutti gli elementi per fare la buona scelta? E se ne ho, sono veramente validi? Ho molti dubbi in proposito.

Allora, di che cosa fidarsi, o piuttosto di chi? Seguirò i consigli di filosofi, maestri spirituali o guru della mia epoca?

Sulla mia strada ho incontrato Qualcuno; più esattamente, è lui che ha incontrato me, perché mi cercava. L’ho ascoltato e ho capito che lui solo poteva guidarmi con sicurezza. Un tempo, quando ha camminato sulla terra, ha dichiarato: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Avete capito bene che si tratta di Gesù Cristo. Con lui, né voi né io possiamo sbagliare strada. Chiediamogli semplicemente di essere la nostra guida, poniamo in lui la nostra fiducia! Ci farà conoscere la via che conduce alla vita, la vita eterna. Leggiamo il Vangelo che ci rivela i suoi piani d’amore verso di noi!


giovedì 7 novembre 2024

07 novembre - Ricco senza saperlo

Investigate le Scritture! perché esse sono quelle che rendono testimonianza di me.
Giovanni 5:39
 
O uomo,... disprezzi le ricchezze della sua bontà (di Dio), della sua pazienza e della sua costanza?
Efesini 2:7
 

All’epoca della grande recessione del 1929, negli Stati Uniti d’America, un certo M. Yates possedeva una vasta proprietà incolta nel Texas occidentale, dove allevava pecore. Viveva poveramente, lottando con fatica per nutrire la famiglia. Un giorno lo contattò una compagnia petrolifera: “Una perforazione sul suo terreno ci permetterebbe di sfruttare un importante giacimento di petrolio. Lei acconsente?” Pensando di non avere nulla da perdere, M. Yates diede il consenso. A poca profondità, fu scoperto uno dei più importanti giacimenti mai trovati nell’America settentrionale. Dall’oggi al domani, quell’uomo diventò miliardario! In realtà lo era già dal giorno in cui aveva comprato quel terreno. Il petrolio c’era sempre stato. Però lui non lo sapeva.
M. Yates ci fa pensare a tante persone che hanno una Bibbia in casa, ma non l’hanno mai letta. Sanno di possedere un tesoro di un valore inestimabile, la Parola di Dio? Continueranno, come quell’Americano, a vivere nell’incertezza e nella paura del domani, quando hanno a portata di mano la rivelazione del Dio d’amore che può portare loro pace e felicità eterne?
Ah! Se potessimo apprezzare le immense ricchezze contenute nella Bibbia! Gesù ha detto: ”La tua parola è verità” (Giovanni 17:17). In essa è la vita eterna (Giovanni 5:39). È un libro unico, il cui messaggio di perdono e di salvezza trasforma e riempie il cuore. Apriamo la nostra Bibbia, leggiamola e potremo dire: “Gioisco della tua parola, come chi trova un grande bottino” (Salmo 119:162).

mercoledì 6 novembre 2024

06 novembre - Il giudice e il condannato

Anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e piaceri, vivendo nella cattiveria e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda. Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati.
Tito 3:3-5
 

Charles Colson, un anziano consigliere del presidente Nixon, compromesso nella vicenda del Watergate, venne imprigionato per parecchi mesi. Ma si convertì al Signore, e ora si è consacrato all’evangelizzazione nelle prigioni americane. Spesso al suo gruppo Amicizie in carcere si uniscono altri volontari che visitano i carcerati per dare testimonianza della loro fede.
Dopo una di queste visite, al momento di passare per il controllo all’uscita, Colson constatò che uno dei volontari, il giudice Clement, non aveva seguito il gruppo. Preoccupato, ritornò sui suoi passi e trovò il giudice nella cella di un detenuto, James Brewer. “Solo un minuto – disse il giudice a Colson. – È importante. Sono io che ho condannato a morte James. Ma ora è un mio fratello in fede ed abbiamo bisogno di un minuto per pregare insieme".
Colson racconta: “Rimasi impietrito sulla soglia della cella. Davanti a me c’erano due uomini; uno aveva il potere, l’altro era un detenuto; uno era un bianco, l’altro un nero; uno aveva condannato l’altro alla pena capitale. In qualunque altra situazione, quel detenuto sarebbe stato pronto a strangolare il giudice con le sue mani nude: cos'aveva da perdere? che rischio correva ormai? Ma lì erano uno, ambedue appartenenti al "regno di Dio", e i loro visi riflettevano una straordinaria espressione di felicità, mentre pregavano insieme.”
Uscendo dalla prigione, il giudice Clement, molto commosso, mi spiegò di aver pregato per Brewer ogni giorno, fin da quando l’aveva condannato, quattro anni prima.

martedì 5 novembre 2024

05 novembre - L’impossibile è diventato possibile

Nicodemo disse a Gesù: “Come può un uomo nascere quando è già vecchio?… Come possono avvenire queste cose?”
Giovanni 3:4-9
 
Nessuna parola di Dio rimarrà inefficace.
Luca 1:37
 

Uno scrittore francese del 20° secolo descrive tutto il dramma della condizione umana. Fa dire all’eroe di una sua opera: “Ma quando non si ama la propria vita, quando si sa che bisognerebbe cambiare tutto, non si ha scelta. Come fare per essere un altro? Impossibile.” È la conclusione di quell’uomo moderno, smarrito nei propri pensieri e nelle sue azioni, in rivolta contro una situazione nella quale, in fondo, si compiace.
Eppure, dalla venuta di Cristo, l’impossibile è diventato possibile. L’Evangelo è un messaggio di speranza. Qualunque sia il nostro passato, per quanto grandi siano le nostre colpe, possiamo diventare degli esseri nuovi. Per questo, secondo quanto ha detto Gesù, dobbiamo “nascere di nuovo”, a una vita nuova. Ma non illudiamoci! Ammirare Gesù, il suo altruismo, la sua compassione ed integrità, non basta. Devo riconoscere la mia incapacità di imitarlo e la necessità di ricevere la sua stessa vita. Egli ha reso questo possibile perché ha portato il castigo dei miei peccati sulla croce. E bisogna che io gli creda!
Quando abbiamo creduto, per mezzo del suo Spirito, Dio fortifica questa nuova vita che ci ha dato. Essa mantiene una freschezza, una gioia, un amore che non svaniscono, se rimaniamo attaccati a Gesù, vivendo, per fede, vicino a lui. Senza Cristo, separati da lui, non possiamo fare nulla. Ma con lui e per mezzo di lui possiamo veramente cambiare e vivere. Vivere liberati dai nostri impulsi di egoismo; vivere nella gioia, al servizio di Dio.

lunedì 4 novembre 2024

04 novembre - Alla croce: l’uomo e Gesù

Una folla di malfattori m’ha attorniato, m’hanno forato le mani e i piedi.
Salmo 22:16
 
(Sulla croce) Gesù diceva: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
Luca 23:34
 

Alla croce del Signore Gesù l'essere umano delle più varie condizioni sociali (Giudeo o straniero, barbaro o civilizzato, povero o benestante, laico o religioso) si manifesta nel suo stato naturale, compiendo un atto abominevole.
Pilato, il magistrato romano, che occupava il seggio dell’autorità civile ed era responsabile di esercitare la giustizia, condanna Colui che egli stesso ha riconosciuto essere “giusto”. Gli uomini di legge e i sacerdoti del popolo giudeo (il clero dell’epoca) cercano delle testimonianze menzognere contro Gesù, e la folla che li circonda, d’accordo con loro, grida contro di Lui che ha fatto solo del bene. "Quelli che passavano di là" lo ingiuriano. I discepoli, che gli erano stati tanto vicino, nell'ora del pericolo abbandonano il loro Maestro.
In mezzo a questa indegnità umana, udiamo il Signore pregare: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Nel suo “amore eterno” (Geremia 31:3), invoca per i suoi nemici la circostanza attenuante dell’ignoranza. Eppure, non hanno forse agito tutti con conoscenza di causa? Che nobiltà e che dignità da parte del nostro Salvatore!
Per tre ore, abbandonato da Dio, appeso alla croce, sopportando sofferenze indescrivibili, Gesù, santo e puro, accetta di essere identificato col peccato, per amor nostro, e di subire da parte di Dio il castigo che noi meritavamo.

domenica 3 novembre 2024

03 novembre - Il ritorno del Signore

La notte è avanzata, il giorno è vicino.
Romani 13:12
 
La venuta del Signore è vicina.
Giacomo 5:8
 
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri.
1 Tessalonicesi 5:6
 

È singolare il fatto di non vedere, tra i cristiani, dell'interesse per quello che è chiamato “il ritorno del Signore”, mentre la Parola di Dio, a questo riguardo, ci parla di speranza, di gioia ineffabile e gloriosa.
Così, tra le grandi consolazioni che il Signore Gesù ha lasciato durante il suo soggiorno sulla terra, ce n’è una che dovrebbe avere più impatto nel nostro cuore. È la consolazione che ha dato ai suoi discepoli: “Tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3). La sua assenza è soltanto temporanea; non siamo separati dal nostro Salvatore che per breve tempo. La sua promessa rimane. Il Signore sta per tornare dal cielo. Che sappiamo vivere nell’attesa di quel meraviglioso momento in cui, in un istante, in un batter d’occhio (1 Corinzi 15:52), Cristo “trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:21). Dal cielo, egli cerca ancora oggi la pecora perduta; raduna, nutre e ama teneramente quelli che gli appartengono, preparandoli per il suo ritorno.
Amici credenti, ignoreremmo forse tutto questo? Oppure saremmo insensibili all’imminenza di tale avvenimento? Siamo pronti! E, nell’attesa di quell’istante, il Signore ci metta a cuore la salvezza degli uomini senza speranza! La porta della grazia è ancora aperta, perché molti si rivolgano a Dio per servirlo e aspettare dal cielo “Gesù che ci libera dall’ira imminente” (1 Tessalonicesi 1:10). Dobbiamo dunque vegliare e pregare.

sabato 2 novembre 2024

02 novembre - Disprezzare il giorno delle piccole cose?

Tu cercheresti grandi cose per te? Non le cercare!

Geremia 45:5

 
Chi potrebbe disprezzare il giorno delle piccole cose?
Zaccaria 4:10
 
Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi.
Luca 16:10
 

Rievocando la partenza del popolo d’Israele dal paese d’Egitto (Esodo 14-15), Dio può dire: “Io mi ricordo dell’affetto che avevi per me quand’eri giovane, del tuo amore da fidanzata, quando mi seguivi nel deserto” (Geremia 2:2). Dio poteva affermare la stessa cosa della Chiesa che si stava formando, all’inizio del libro degli Atti. Ma oggi, che direbbe della sua Chiesa? Eppure, dal canto suo, non è cambiato niente.
A volte diciamo: “I tempi non sono più gli stessi e siamo al tempo delle piccole cose. È vero, ma non cerchiamo così di giustificare la nostra mancanza di amore e di attaccamento al Signore. Riconosciamo piuttosto di non aver messo alle nostre porte quelle “serrature e sbarre” (Neemia 3:15) che ci avrebbero protetto dall’invasione del mondo, dalla sua vanità e dalle sue menzogne. Il nemico ne ha approfittato per penetrare nella fortezza del nostro cuore. Avremmo dovuto combatterlo, ma abbiamo abbassato le braccia.
Non possiamo ritornare ai tempi apostolici in cui avvenivano grandi cose, ma non disprezziamo "il giorno delle piccole cose".
Prendiamo esempio da Daniele. È stato fedele nelle cose piccole e nelle cose grandi. Che si trattasse di nutrirsi o di pregare, non conosceva altro che una legge: la fedeltà al suo Dio. E quando fu chiamato alle più alte cariche del regno di Persia, anche i suoi nemici furono costretti a parlare pubblicamente della sua fedeltà (Daniele 6:4).
 

venerdì 1 novembre 2024

01 novembre - L’ora del grande appuntamento

Se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati.
1 Tessalonicesi 4:14
 
L’ora del grande appuntamento
(1 Tessalonicesi 4:13-18)

Nel cimitero di un paesino francese, su una tomba si può leggere: “Alla nostra diletta figlia. Deceduta all’età di 33 anni. È in paradiso. Ci aspetta”. Questa scritta esprime la certezza dei genitori di andare in cielo e di ritrovarvi la figlia, anch’ella credente.
La Bibbia parla della morte dei credenti dicendo che “si sono addormentati in Gesù”, e che il Signore un giorno verrà a risvegliarli, a risuscitare il loro corpo, mentre il loro spirito è già “con Cristo” (Filippesi 1:23). In quel giorno egli prenderà con sé tutti quelli che gli appartengono, ossia che sono stati salvati per mezzo della fede nella sua opera alla croce.
Nella sua prima Lettera ai cristiani di Tessalonica, l’apostolo Paolo rassicura coloro che hanno perso una persona cara dicendo che i morti in Cristo saranno risuscitati alla sua venuta. Con tutti i credenti ancora viventi sulla terra, partiranno per incontrare il Signore, e lo faranno con un corpo glorioso.
Questa certezza è di grande consolazione per quelli che vedono morire un loro caro che aveva messo la sua fiducia in Gesù.
Tutti noi, credenti, ci appoggiamo sulle promesse del Signore; e preghiamo per i nostri figli, i vicini, gli amici e per voi che leggete queste righe… perché nessuno manchi al momento del grande appuntamento.