Una folla
di malfattori m’ha attorniato, m’hanno forato le mani e i piedi.
(Sulla croce) Gesù diceva: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
Alla croce del Signore Gesù l'essere umano delle più varie condizioni sociali (Giudeo o straniero, barbaro o civilizzato, povero o benestante, laico o religioso) si manifesta nel suo stato naturale, compiendo un atto abominevole.
Pilato, il magistrato romano, che occupava il seggio dell’autorità civile ed era responsabile di esercitare la giustizia, condanna Colui che egli stesso ha riconosciuto essere “giusto”. Gli uomini di legge e i sacerdoti del popolo giudeo (il clero dell’epoca) cercano delle testimonianze menzognere contro Gesù, e la folla che li circonda, d’accordo con loro, grida contro di Lui che ha fatto solo del bene. "Quelli che passavano di là" lo ingiuriano. I discepoli, che gli erano stati tanto vicino, nell'ora del pericolo abbandonano il loro Maestro.
In mezzo a questa indegnità umana, udiamo il Signore pregare: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Nel suo “amore eterno” (Geremia 31:3), invoca per i suoi nemici la circostanza attenuante dell’ignoranza. Eppure, non hanno forse agito tutti con conoscenza di causa? Che nobiltà e che dignità da parte del nostro Salvatore!
Per tre ore, abbandonato da Dio, appeso alla croce, sopportando sofferenze indescrivibili, Gesù, santo e puro, accetta di essere identificato col peccato, per amor nostro, e di subire da parte di Dio il castigo che noi meritavamo.
Salmo 22:16
(Sulla croce) Gesù diceva: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
Luca 23:34
Alla croce del Signore Gesù l'essere umano delle più varie condizioni sociali (Giudeo o straniero, barbaro o civilizzato, povero o benestante, laico o religioso) si manifesta nel suo stato naturale, compiendo un atto abominevole.
Pilato, il magistrato romano, che occupava il seggio dell’autorità civile ed era responsabile di esercitare la giustizia, condanna Colui che egli stesso ha riconosciuto essere “giusto”. Gli uomini di legge e i sacerdoti del popolo giudeo (il clero dell’epoca) cercano delle testimonianze menzognere contro Gesù, e la folla che li circonda, d’accordo con loro, grida contro di Lui che ha fatto solo del bene. "Quelli che passavano di là" lo ingiuriano. I discepoli, che gli erano stati tanto vicino, nell'ora del pericolo abbandonano il loro Maestro.
In mezzo a questa indegnità umana, udiamo il Signore pregare: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Nel suo “amore eterno” (Geremia 31:3), invoca per i suoi nemici la circostanza attenuante dell’ignoranza. Eppure, non hanno forse agito tutti con conoscenza di causa? Che nobiltà e che dignità da parte del nostro Salvatore!
Per tre ore, abbandonato da Dio, appeso alla croce, sopportando sofferenze indescrivibili, Gesù, santo e puro, accetta di essere identificato col peccato, per amor nostro, e di subire da parte di Dio il castigo che noi meritavamo.