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venerdì 29 novembre 2024

I figli di Giuseppe

La storia della vita di Giuseppe è tra le più conosciute ed amate dell’intera Bibbia e piena di lezioni per noi.

Mi vorrei soffermare su un momento particolare: la nascita dei suoi figli. Cominciamo dal primo. 

Il primogenito è stato chiamato Manasse. Questo nome letteralmente significa “che fa dimenticare”. Il motivo di questo significato è spiegato da Giuseppe stesso. Alla nascita di suo figlio si è espresso in questi termini: “Dio mi ha fatto dimenticare ogni mio affanno e tutta la casa di mio padre”(Genesi 41:51).

Possiamo fare qualche riflessione sul significato di questo nome e fare delle applicazioni morali per la nostra vita. Il cap. 41 della Genesi specifica che i figli di Giuseppe sono nati “prima che venisse il primo anno di carestia”. In quel momento Giuseppe era già viceré d'Egitto. Sicuramente, per quanto lo riguardava, in riferimento alla sua vita personale la parte più dura era alle spalle. Grazie all’aiuto di Dio era stato elevato ad un rango di assoluto prestigio

Manasse. Come abbiamo già detto, questo nome indica che Giuseppe aveva dimenticato ogni affanno e tutta la casa di suo padre. Erano state tante le sue sofferenze in particolare per l’odio dei suoi fratelli: era stato invidiato e umiliato, poi gettato in una cisterna, e alla fine venduto come uno schiavo a una carovana di Ismaeliti. Questi successivamente lo avevano trattato come merce di scambio con gli Egiziani. Poi in Egitto quanti pericoli e affanni! Le tentazioni in casa di Potifar, la fuga di fronte alle insistenti proposte della moglie del padrone che lo avrebbero fatto peccare contro Dio; poi la calunnia di quest'ultima, le false accuse di violenza, l'ingiustizia del carcere, e dopo questo, dopo aver fatto del bene al coppiere del re la lunga attesa prima di essere scarcerato. 

Quante volte nella nostra vita rimaniamo schiacciati dal peso delle prove, dallo scoraggiamento, dalla delusione! Quante volte siamo condizionati dalla nostra amarezza. Molto spesso tutti questi elementi diventano un freno, un impedimento per la nostra crescita spirituale, per la nostra vita di testimonianza, per il servizio che dobbiamo compiere per Dio, prigionieri come siamo delle nostre esperienze negative, senza riuscire a dimenticare le cose che stanno dietro e a protenderci verso quelle che stanno davanti (Filippesi 3:13). 

Ma per Giuseppe non è stato così. Non è rimasto imprigionato dal ricordo del passato, dagli affronti subiti, dall’odio dimostrato dai fratelli, dalle ingiustizie, dall’incomprensibilità delle circostanze, anzi ha potuto affermare che Dio gli aveva fatto dimenticare il passato. Ma cosa vuol dire dimenticare il passato? Giuseppe aveva forse perso la memoria? No, quello che era accaduto, gli avvenimenti che avevano caratterizzato l'allontanamento dalla casa di suo padre e quelli successivi erano ancora ben definiti nella sua mente. Quando incontrerà nuovamente i suoi fratelli è del tutto evidente quanto tutto fosse viva e lucida la rievocazione del passato.

Una delle lezioni più importati che dobbiamo apprendere è che Giuseppe viveva il suo presente in comunione con Dio e il passato difficile non aveva un impatto negativo. Grazie all’aiuto divino aveva potuto continuare il cammino senza essere condizionato da tutto ciò che era stata la sua vita passata. Potremmo dire che questa era la prima condizione perché lui potesse passo dopo passo portare del frutto per Dio. Se avesse lasciato spazio allo scoraggiamento, all'amarezza, a sentimenti di rancore e di recriminazione, non avrebbe potuto glorificare Dio; ma vivendo in stretto contatto con Lui e nella Sua dipendenza ha potuto ricevere la forza e tutte le risorse necessarie per poter vivere con serenità nonostante i dispiaceri e le amarezze. 

In alcuni casi abbiamo bisogno di azzerare il passato e di ripartire. Se non lo facciamo, le conseguenze saranno negative per noi e per le persone che ci circondano. Ne risentiranno i nostri familiari, le chiese locali e la testimonianza. Abbiamo bisogno di un cuore predisposto al perdono, anche quando le circostanze ci impediscono materialmente di realizzarlo. I fratelli di Giuseppe in quel momento erano lontani, non avevano ancora mostrato alcun segno di pentimento, non vi erano pertanto le condizioni per poterli perdonare; ma in Giuseppe la predisposizione di cuore c’era già e lo dimostrerà quando le circostanze lo renderanno possibile. Proseguiamo il cammino con fiducia e fedeltà nella consapevolezza che Dio può calmare il nostro cuore, fasciare le nostre ferite e farci superare il passato in modo che non diventi un ostacolo per il nostro sviluppo spirituale e per il servizio che dobbiamo svolgere per Dio.