Deuteronomio cap. 14
"Voi
siete figliuoli dell'Eterno... Voi siete un
popolo consacrato all'Eterno" (v.
1,2,21).
Dal
v. 1-3 di Deuteronomio 14 si comprende che l'appartenenza a Dio non era solo
una questione di scelta, di elezione. C'era un legame profondo, molto stretto,
tra Dio e il suo popolo Israele: il legame che unisce un padre al proprio
figlio. Anche noi siamo legati a Dio da un rapporto di figliolanza: siamo stati
fatti "partecipi della natura divina" (2 Pietro 1:4), siamo
"nati da Dio" (Giovanni 1:13), siamo tutti "figliuoli di Dio per
la fede in Cristo Gesù" (Galati 3:26), abbiamo ricevuto lo Spirito di
adozione per il quale gridiamo: Abba, Padre (Romani 8:15). Rapporto benedetto
che implica grandissimi privilegi e che, ovviamente, comporta anche delle
responsabilità. Prime fra tutte la "santificazione" personale e la
"consacrazione", il separarsi dal male e il darsi interamente a Dio e
al suo servizio, poiché per questo siamo stati eletti, ed è giusto che Egli
possa portare a compimento la sua opera e i suoi progetti attraverso di noi.
Israele
non doveva, per nessuna ragione, imitare le usanze dei popoli pagani: non farsi
incisioni nel corpo, non radersi i peli (v.1), non farsi tonsure al capo né
radersi i canti della barba (Levitico 21:5), perché era un popolo
"santo", separato per Dio. A loro Dio diceva: "Santificatevi,
dunque, e siate santi, perché io sono santo" (Lev. 20:26); e a noi che
crediamo al Signore sono ripetute le stesse parole (1 Pietro 1:16).
Animali
puri e impuri: cosa significa per noi? (v. 4-21)
Gli stranieri che abitavano in
mezzo al popolo potevano mangiare di tutto, ma gli Ebrei no. Ogni bestia morta
da sé (v. 21), così come quelle strangolate o uccise da belve o da rapaci,
erano proibite. Ma c'era anche una
distinzione da fare fra gli animali: i "puri" erano quelli che si
potevano mangiare, gli "impuri" erano vietati. Mosè ne dà qui un
elenco, con meno dettagli però di Levitico11:2-23.
E' chiaro che noi credenti siamo
esentati da questi obblighi legali. 1 Timoteo 4:4 insegna che "tutto ciò
che Dio ha creato è buono e nulla è da riprovare, se usato con rendimento di
grazie". Possiamo dunque mangiare liberamente "tutto quello che si
vende al macello, senza fare inchieste per motivo di coscienza" (1 Corinzi
10:25). Però possiamo trarre da questi ordinamenti delle lezioni spirituali di
altissimo interesse.
A rendere puro o impuro un
animale erano certe caratteristiche anatomiche e fisiologiche alle quali noi
diamo un significato simbolico. L'unghia spartita, il piede forcuto, e la
ruminazione erano caratteri necessari per rendere puri i mammiferi erbivori (v.
6). Le pinne e le squame (v. 9) rendevano puri i pesci. Per gli uccelli c'è
semplicemente l'elenco di quelli proibiti che, in generale, erano i rapaci e i
volatili che si nutrono di carogne. I rettili (in italiano: gli insetti) alati
erano tutti impuri (v. 19). Erano anche proibiti i piccoli animali che
strisciano e tutti i rettili (Lev. 11:29-31). All'Eterno si dovevano offrire
solo animali puri, e fra questi solo quelli espressamente indicati dagli
ordinamenti del culto.
La
ruminazione è come una seconda
digestione, un ripassare alimenti già utilizzati per trarne ulteriore
nutrimento. E' quello che dobbiamo fare con la Parola di Dio: "mangiarla",
come ha fatto il profeta Geremia che dice: "Tosto che ho trovato le tue
parole, io le ho divorate; e le tue parole sono state la mia gioia,
l'allegrezza del mio cuore" (15:16); e poi meditarla, ritornarci su,
approfondirne gli aspetti che possono essere passati inosservati, per trarre da
essa il maggiore vantaggio possibile. Questo aiuta anche a memorizzare i testi
biblici, il che ha la sua importanza sia per noi stessi sia quando parliamo ad
altri del Signore. "Beato l'uomo... il cui diletto è nella legge
dell'Eterno, e su quella legge medita giorno e notte" (Salmo 1:2).
L'unghia spartita consente di allargare la superficie di appoggio del
piede per poter camminare anche su terreni molli senza sprofondare. E' figura
di un cammino stabile, sicuro, che non affonda nel fango del peccato. "Che
ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità ed onore, non
dandosi a passioni di concupiscenza" (1 Tess. 4:5). "Ma il Signore è
fedele, ed Egli vi renderà saldi e vi guarderà dal maligno" (2 Tess. 3:3).
Le scaglie dei pesci sono una protezione dagli agenti esterno e anche
dagli attacchi dei nemici. Si può fare il parallelo con l'armatura di Efesini 6
che il Signore ci mette a disposizione ma che tocca a noi indossare. Le pinne
danno rapidità e forza al nuoto, permettendo di andare anche contro corrente.
Non dovrebbe essere questo il nostro procedere in questo mondo? "Non vi
conformate a questo secolo, ma siate trasformati, mediante il rinnovamento
della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di
Dio" (Romani 12:2).
Il rettile striscia sul terreno
ed è figura di ciò che è mondano, attaccato alla terra. Il rettile "alato" raffigura un misto di
"celeste" e di terreno, un connubio di due cose che non possono
andare insieme. "Cercate le cose di sopra... fate morire le vostre membra
che sono sulla terra" (Colossesi 3:1,5).
Ma qualcuno potrebbe chiedersi: è
giusto cercare simboli e paralleli spirituali in quelle antiche prescrizioni?
Possiamo dire di sì; Paolo l'ha fatto in 1 Corinzi 9:9-10 dove, proprio da un
ordinamento di Deuteronomio 25:4 che riguarda i buoi, trae una lezione morale
sui diritti dei servitori del Signore e sul comportamento dei cristiani nei
loro confronti: "Difatti, nella legge di Mosè è scritto: «Non mettere la
museruola al bue che trebbia il grano». Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O
non dice così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara
deve arare con speranza e chi trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza
di averne la sua parte.".
di A. Apicella