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sabato 27 dicembre 2014

Animali puri e impuri

Deuteronomio cap. 14

"Voi siete figliuoli dell'Eterno... Voi siete un
 popolo consacrato all'Eterno" (v. 1,2,21).

Dal v. 1-3 di Deuteronomio 14 si comprende che l'appartenenza a Dio non era solo una questione di scelta, di elezione. C'era un legame profondo, molto stretto, tra Dio e il suo popolo Israele: il legame che unisce un padre al proprio figlio. Anche noi siamo legati a Dio da un rapporto di figliolanza: siamo stati fatti "partecipi della natura divina" (2 Pietro 1:4), siamo "nati da Dio" (Giovanni 1:13), siamo tutti "figliuoli di Dio per la fede in Cristo Gesù" (Galati 3:26), abbiamo ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: Abba, Padre (Romani 8:15). Rapporto benedetto che implica grandissimi privilegi e che, ovviamente, comporta anche delle responsabilità. Prime fra tutte la "santificazione" personale e la "consacrazione", il separarsi dal male e il darsi interamente a Dio e al suo servizio, poiché per questo siamo stati eletti, ed è giusto che Egli possa portare a compimento la sua opera e i suoi progetti attraverso di noi.
Israele non doveva, per nessuna ragione, imitare le usanze dei popoli pagani: non farsi incisioni nel corpo, non radersi i peli (v.1), non farsi tonsure al capo né radersi i canti della barba (Levitico 21:5), perché era un popolo "santo", separato per Dio. A loro Dio diceva: "Santificatevi, dunque, e siate santi, perché io sono santo" (Lev. 20:26); e a noi che crediamo al Signore sono ripetute le stesse parole (1 Pietro 1:16).

Animali puri e impuri: cosa significa per noi? (v. 4-21)
Gli stranieri che abitavano in mezzo al popolo potevano mangiare di tutto, ma gli Ebrei no. Ogni bestia morta da sé (v. 21), così come quelle strangolate o uccise da belve o da rapaci, erano proibite. Ma c'era anche una distinzione da fare fra gli animali: i "puri" erano quelli che si potevano mangiare, gli "impuri" erano vietati. Mosè ne dà qui un elenco, con meno dettagli però di Levitico11:2-23.
E' chiaro che noi credenti siamo esentati da questi obblighi legali. 1 Timoteo 4:4 insegna che "tutto ciò che Dio ha creato è buono e nulla è da riprovare, se usato con rendimento di grazie". Possiamo dunque mangiare liberamente "tutto quello che si vende al macello, senza fare inchieste per motivo di coscienza" (1 Corinzi 10:25). Però possiamo trarre da questi ordinamenti delle lezioni spirituali di altissimo interesse.
A rendere puro o impuro un animale erano certe caratteristiche anatomiche e fisiologiche alle quali noi diamo un significato simbolico. L'unghia spartita, il piede forcuto, e la ruminazione erano caratteri necessari per rendere puri i mammiferi erbivori (v. 6). Le pinne e le squame (v. 9) rendevano puri i pesci. Per gli uccelli c'è semplicemente l'elenco di quelli proibiti che, in generale, erano i rapaci e i volatili che si nutrono di carogne. I rettili (in italiano: gli insetti) alati erano tutti impuri (v. 19). Erano anche proibiti i piccoli animali che strisciano e tutti i rettili (Lev. 11:29-31). All'Eterno si dovevano offrire solo animali puri, e fra questi solo quelli espressamente indicati dagli ordinamenti del culto.
La ruminazione è come una seconda digestione, un ripassare alimenti già utilizzati per trarne ulteriore nutrimento. E' quello che dobbiamo fare con la Parola di Dio: "mangiarla", come ha fatto il profeta Geremia che dice: "Tosto che ho trovato le tue parole, io le ho divorate; e le tue parole sono state la mia gioia, l'allegrezza del mio cuore" (15:16); e poi meditarla, ritornarci su, approfondirne gli aspetti che possono essere passati inosservati, per trarre da essa il maggiore vantaggio possibile. Questo aiuta anche a memorizzare i testi biblici, il che ha la sua importanza sia per noi stessi sia quando parliamo ad altri del Signore. "Beato l'uomo... il cui diletto è nella legge dell'Eterno, e su quella legge medita giorno e notte" (Salmo 1:2).
L'unghia spartita consente di allargare la superficie di appoggio del piede per poter camminare anche su terreni molli senza sprofondare. E' figura di un cammino stabile, sicuro, che non affonda nel fango del peccato. "Che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità ed onore, non dandosi a passioni di concupiscenza" (1 Tess. 4:5). "Ma il Signore è fedele, ed Egli vi renderà saldi e vi guarderà dal maligno" (2 Tess. 3:3).
Le scaglie dei pesci sono una protezione dagli agenti esterno e anche dagli attacchi dei nemici. Si può fare il parallelo con l'armatura di Efesini 6 che il Signore ci mette a disposizione ma che tocca a noi indossare. Le pinne danno rapidità e forza al nuoto, permettendo di andare anche contro corrente. Non dovrebbe essere questo il nostro procedere in questo mondo? "Non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati, mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio" (Romani 12:2).
Il rettile striscia sul terreno ed è figura di ciò che è mondano, attaccato alla terra. Il rettile "alato" raffigura un misto di "celeste" e di terreno, un connubio di due cose che non possono andare insieme. "Cercate le cose di sopra... fate morire le vostre membra che sono sulla terra" (Colossesi 3:1,5).


Ma qualcuno potrebbe chiedersi: è giusto cercare simboli e paralleli spirituali in quelle antiche prescrizioni? Possiamo dire di sì; Paolo l'ha fatto in 1 Corinzi 9:9-10 dove, proprio da un ordinamento di Deuteronomio 25:4 che riguarda i buoi, trae una lezione morale sui diritti dei servitori del Signore e sul comportamento dei cristiani nei loro confronti: "Difatti, nella legge di Mosè è scritto: «Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano». Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O non dice così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza e chi trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte.".

di A. Apicella