I figliuoli d'Israele, dopo essere venuti da Horeb fino a Kades-Barnea, alle porte della terra promessa, nell'anno successivo alla loro uscita dall'Egitto, dovettero errare ancora per 38 anni del deserto, e la maggior parte di loro non poté entrarvi: fu la conseguenza della loro incredulità.
Perché ce ne stupiremmo? Non facciamo anche noi così spesso come il popolo d'Israele? Quanti giri inutili nel nostro cammino! Siamo rallentati dalla nostra mancanza di fede, dall'incredulità e dalla lentezza a credere che ci caratterizza.
Ci sono nella Bibbia delle parole che, in certi momenti, ci trafiggono come frecce. Sono là, date da Dio stesso. Non possiamo metterle da parte, eppure quando le leggiamo ci accusano e denunciano la nostra poca fiducia in Dio. Il versetto di oggi è questo: “Gesù salì sulla barca e i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco si sollevò in mare una così gran burrasca, che la barca era coperta dalle onde; ma Gesù dormiva. E i suoi discepoli, avvicinatisi, lo svegliarono dicendo: Signore, salvaci, siamo perduti! Ed egli disse loro: Perché avete paura, o gente di poca fede? Allora, alzatosi, sgridò i venti e il mare, e si fece gran bonaccia” Matteo 8:23-26.
Dio era stato con il popolo d'Israele durante tutto il loro vagare nel deserto. In una nuvola per proteggerli dal sole durante il giorno e in una colonna di fuoco per rischiarare le loro tenebre durante la notte.
Adesso il Signore è con i suoi nella traversata di questo lago. Tutti i discepoli prima o poi, incontrano delle tempeste (il termine gran burrasca sta a significare scuotere fortemente). Quale conforto sapere che Gesù, nonostante tutte le nostre mancanze, è nella barca con noi. Nessun mare può inghiottire la barca su cui il Signore della terra e dei cieli sta. Nessuno può sconfiggere le tempeste della vita come il Signore. Egli vuole solo che abbiamo fiducia in Lui.