“Dio vuol dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù” Romani 3:26.
Il tempo presente è il tempo della grazia, il tempo in cui Dio concede il suo perdono all'uomo, giustificandolo in Cristo mediante la fede ma quando l'uomo parla di giustizia, di perdono, di tolleranza, intende normalmente un atto che supera il senso stesso della giustizia. Qualcosa che va oltre ciò che sarebbe equo e adeguato, perché è abituato ad una giustizia che offre spesso dei “condoni”. In tale ottica il perdono diviene sinonimo di ingiustizia, di parzialità, di mancanza di diritto e dirittura. La Scrittura stessa insegna che : “Se si fa grazia all'empio, egli non impara la giustizia; agisce da perverso nel paese della rettitudine e non considera la maestà del SIGNORE” (Isaia 26:10), e dobbiamo convenire che l'affermazione è vera e sacrosanta.
Dio prima di elargire la sua grazia, il suo perdono ha richiesto che la sua giustizia fosse soddisfatta, cioè che il debito fosse pagato, ma se avesse colpito il peccatore come meritava, non ci sarebbe stato più spazio per la grazia. Il piano concepito da Dio prevedeva che la sua giustizia fosse soddisfatta e che la sua grazia potesse giungere agli uomini e questo piano ha avuto il suo centro e il suo artefice nel Signore Gesù che è morto in croce per la remissione dei nostri peccati, e Dio non farà mai grazia all'empio perché rimanga tale ma farà grazia a tutti coloro che rendendosi conto del loro stato di empietà si pentono, vanno a Cristo con i loro peccati, li confessano e ottengono in dono la salvezza che è un dono del Dio di grazia.