– “Chi ha creduto a quello che abbiamo annunciato? A chi è stato rivelato il braccio del SIGNORE?”
Domanda seria, alla quale il profeta non risponde, lasciando al Signore Gesù stesso il compito di farlo. “In quel tempo”, cioè dopo aver rimproverato le città nelle quali era stato compiuto un gran numero dei Suoi miracoli e non si erano pentite, dopo che il braccio dell’Eterno si era manifestato al Suo popolo e da questo era stato rigettato, “in quel tempo” – è scritto – “ Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli” (Matteo 11:25). Ecco la risposta divina alla domanda del profeta: i sapienti e gli intelligenti di questo mondo hanno letto Isaia 53 senza capire: “La saggezza dei suoi saggi perirà – è scritto – e l’intelligenza dei suoi intelligenti sparirà” (Isaia 29:14). Nella Sua grazia, però, il Signore ha chiamato a Sé i piccoli, e a loro è stato rivelato “Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Corinzi 1:24). Contempliamolo perciò come dei piccoli fanciulli.
– “Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo”.
Terra arida, senza acqua, suolo sul quale è stata pronunciata una maledizione a causa del peccato dell’uomo. Terra incapace di produrre nient’altro che spine, quelle con cui gli uomini hanno incoronato il capo santo del Signore della gloria. Terra incapace di nutrire e di dissetare. Davide, su questa terra, aveva desiderato vedere la forza e la gloria di Dio (Salmo 63:1-2); non le ha viste, ma ecco che dal tronco di Isai è uscito un ramo, dalle sue radici è spuntato un rampollo (Isaia 11:1). Colui che è stato chiamato “radice e discendenza di Davide”, che era prima di Davide, il Re eterno che resterà tale per sempre, per quanto al momento sia ancora rigettato, Colui il cui regno è un regno senza fine, ha seguito sulla terra un cammino che, partito da una mangiatoia, è terminato alla croce!
– “Non aveva forma né bellezza”.
Che bellezza potevano vedere gli uomini increduli in Colui che essendo in forma di Dio, prese quella di servo (Filippesi 2:6-7)? Ci furono persone che, prese in disparte (Marco 9:2), videro la Sua gloria “come di unigenito [proceduto] dal Padre” (Giovanni 1:14). Tuttavia, ben pochi sono riusciti a discernere qualcosa della Sua gloria morale, perché “non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci”. Verso chi, nei tempi passati, erano stati attratti gli sguardi del popolo di Israele? Verso Saul, che era il più bello di tutti i figli di Israele, “più alto di tutta la gente, dalle spalle in su” (1 Samuele 9:2); ma Saul fu un uomo disubbidiente che Dio dovette ripudiare. Quando l’Uomo perfettamente ubbidiente, venuto non per essere servito ma per servire, è stato manifestato, quegli stessi che godevano dei Suoi benefici, invece di desiderarlo, “lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio” (Marco 8:34)!
– “Disprezzato e abbandonato dagli uomini”.
“È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:11). All’inizio del cap. 6 del Vangelo di Giovanni, una grande folla segue Gesù, avendo visto i miracoli che faceva; nella Sua grazia, Egli nutre quella folla. Poco più avanti, alla fine dello stesso capitolo, è circondato dai dodici discepoli ai quali domanda: “Non volete andarvene anche voi?”. Conosciamo bene la bella risposta: “Signore, da chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna”. Eppure, di quei dodici, uno lo avrebbe tradito e gli altri, più tardi, se ne sarebbero allontanati: “Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono” (Matteo 26:56).
– “Uomo di dolore, familiare con la sofferenza”.
Così ce lo presentano molti Salmi. Ha conosciuto la sofferenza per tutta la vita mentre attraversava, Lui il santo e il giusto, un mondo nel quale regnano il peccato, la morte e l’odio contro Dio. Ha provato cosa significhi patire, senza sosta, un dolore che è durato fino alla croce. È stato l’Uomo di dolore a Getsemani, quando il Suo sudore divenne simile a grumi di sangue che colavano in terra, nell’angoscia del combattimento. È stato l’Uomo di dolore alla croce, quando persino il suo Dio lo ha lasciato solo. Dolori fisici, dolori morali: tutto ha sopportato per noi. Poiché le Sue sofferenze hanno lasciato il segno sul Suo volto, disfatto “tanto da non sembrare più un uomo” (Isaia 52:14), proprio coloro per i quali ha patito quelle sofferenze hanno distolto i loro sguardi da Lui.
– “Era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna”.
Nicodemo va ad incontrare il Signore; ma ci va di notte, per non compromettere la propria reputazione. Quando un fariseo lo accoglie alla sua tavola non gli rende neanche quegli onori che si usavano verso gli ospiti, nemmeno un po’ d’acqua per lavarsi i piedi (Luca 7:35-50).
– “Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato”.
Questo avvenne non soltanto nel momento in cui compiva l’opera espiatoria sulla croce, ma lungo tutto il Suo cammino. Gli furono portati molti indemoniati, ed Egli cacciò gli spiriti con una parola e guarì quelli che stavano male. Così si adempì quanto fu scritto dal profeta Isaia: “Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie” (Matteo 8:16-17).
Le Sue compassioni sono rimaste le stesse, sono infinite ed eterne, ed ora sono volte verso di noi. “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno” (Ebrei 4:15-16).
– “Ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato”.
Gli uomini hanno lanciato una sfida a Dio quando, prendendosi gioco del Signore inchiodato alla croce, dicevano: “Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: «Sono Figlio di Dio». E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui” (Matteo 27:43-44). Anche coloro che non l’hanno espressamente provocato o insultato, davanti al Suo supplizio e alla Sua morte, hanno pensato che fosse l’oggetto del castigo di Dio!
– “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità”.
Le nostre trasgressioni sono state allontanate da noi “così come è lontano l’oriente dall’occidente” (Salmo 103:12). Per questo è stato “trafitto”: “Gli si domanderà: «Che sono quelle ferite che hai nelle mani?». Egli risponderà: «Sono ferite che ho ricevuto nella casa dei miei amici»” (Zaccaria 13:6). È stato percosso a causa delle nostre iniquità, quelle di cui ebbe a dire: “I miei peccati mi pesano e non posso più guardarli. Sono più numerosi dei capelli del mio capo e il mio cuore vien meno!” (Salmo 40:12).
– “Il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui, e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti”.
L’uomo si è rivoltato contro il suo Creatore, per questo “non c'è pace per gli empi, dice il mio Dio” (Isaia 57:21). Nessun uomo che non possieda il Salvatore può dire di essere in pace, poiché “lui, infatti, è la nostra pace” (Efesini 2:14). “Con la sua venuta ha annunziato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini” (Efesini 2:17). Noi abbiamo pace con Dio, una pace che nessuno può toglierci perché è quella di Dio stesso, “che supera ogni intelligenza” (Filippesi 4:7). Per acquistarcela, il Signore ha dovuto subire il castigo; grazie alla Sua morte noi siamo stati guariti.
– “Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via”.
“Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore” (Matteo 9:36). Pecore, incapaci di guidarsi e di orientarsi quando sono lasciate da sole, indifese, sempre in pericolo se non c’è il pastore: ecco la condizione di noi tutti, stanchi e sperduti, alla ricerca di un percorso di salvezza, ciascuno impegnato a seguire la propria via, il sentiero della propria volontà, buono solo ad allontanarci sempre di più da Lui. Ma è venuto il Buon Pastore; ha radunato le Sue pecore e le ha condotte in pascoli verdeggianti, le ha guidate lungo acque calme. Egli stesso le ha cercate e con dolcezza le ha fatte entrare nel Suo gregge. Ma perché potesse acquistarle, “il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti”. Se ora facciamo parte dell’unico gregge formato dai Suoi riscattati è perché Lui, l’Agnello di Dio, ha seguito il cammino doloroso che lo ha condotto alla croce del Calvario.
– “Maltrattato, si lasciò umiliare”.
“Cominciò a essere triste e angosciato. Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale»” (Matteo 26:37-38). Non ha reagito, non si è difeso.
– “Non aprì la bocca”.
“Il sommo sacerdote, alzatosi in piedi, gli disse: «Non rispondi nulla? Non senti quello che testimoniano costoro contro di te?» Ma Gesù taceva” (Matteo 26:62).
– “Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca”.
“Allora gli sputarono in viso e gli diedero dei pugni e altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «O Cristo profeta, indovina! Chi ti ha percosso?» (Matteo 26:67-68). Infine, davanti a Pilato, accusato dai capi dei sacerdoti e dagli anziani, “non rispose nulla” (Matteo 27:12).
– “Dopo l'arresto e la condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo?”
Ecco la nostra liberazione. La Sua famiglia è ora composta da tutti coloro che hanno compreso le parole di questi versetti di Isaia, come il ministro etiope dopo la spiegazione di Filippo (Atti 8:26-40); e non è una famiglia terrena ma celeste, perché “a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome” (Giovanni 1:12).
– “Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti”.
Un’altra traduzione dice: “Piacque all’Eterno stroncarlo…”. Mistero insondabile! Come capire l’amore di Dio, che lo ha spinto a dare il proprio Figlio e, alla croce, a fargli subire i patimenti? Ma ecco la ricompensa: Lui che ha dato la Sua vita in sacrificio per il peccato, che ha risposto perfettamente alle esigenze della giustizia di Dio, che ci ha amati sino alla morte e alla morte di croce, si riposerà, “si acqueterà nel suo amore” (Sofonia 3:17), perché sarà raggiunta la pienezza delle benedizioni che si è proposto per i Suoi. Questo riposo si realizzerà nella gloria (Isaia 11:10), per l’eternità, e non solo nel regno del millennio.
– “Egli vedrà il frutto del suo tormento interiore, e ne sarà saziato”!
M. J. Koechlin