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domenica 21 novembre 2021

Il salario

“Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” Romani 6:23. 


Ora se il salario del peccato è la morte allora sorge spontanea una domanda: perché il Signore Gesù morì?

In lui non vi era peccato.

Non fu certo perché Giuda inseguendo la sua cupidigia lo tradì.

Ne fu l’invidia dei sacerdoti la causa della sua morte e neppure la paura di esporsi di Pilato. Egli se ne lavò le mani non volendo schierarsi.

Chi mandò dunque Gesù a morire?

Non Giuda, per denaro, né Pilato, per paura, né i sacerdoti, per invidia; ma il Padre per amore!

Sì è vero, Giuda lo consegnò ai sacerdoti che lo consegnarono a Pilato, che lo consegnò ai soldati che lo crocifissero. Ma la verità divina è che fu il Padre a consegnarlo non perché noi lo deridessimo o gli voltassimo le spalle ma lo ha dato per la nostra salvezza. Cristo è venuto offrendo se stesso per i nostri peccati.

La morte è in relazione con il peccato come sua giusta retribuzione “Il salario del peccato è la morte”

Quindi essa non è un evento naturale come l’uomo è solito pensare, ma è un evento penale. Perché riteniamo che la morte sia una conseguenza naturale? Semplice, facendo così escludiamo completamente il fattore “peccato” con il suo “salario”, la nostra coscienza è messa da parte e possiamo continuare a ignorare Dio continuando a vivere facendo tutto ciò che ci fa piacere.

La morte è un’intrusione, un corpo estraneo nel mondo perfetto di Dio e non parte del suo intento originale.

Cristo non era soggetto ad essa.

Eppure egli morì. Oltre che necessaria e volontaria la sua morte fu altruistica in quanto il Signore Gesù lo fece per noi.

Egli l’affrontò nel nostro interesse, non nel suo. Il ricordo che ci ha lasciato lo rammenta:

“Questo è il mio corpo che è dato per voi fate questo in memoria di me” 1 Corinzi 11:24.