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domenica 30 novembre 2025

30 novembre - L’apparizione della grazia di Dio

La grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.

Giovanni 1:17

 

La grazia di Dio, salvifica (cioè che porta la salvezza) per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo.

Tito 2:11-12

 

L’apparizione della grazia di Dio

 

La grazia di Dio ha un nome: Gesù Cristo. Essa “si è manifestata” nella Sua persona ed è una realtà vivente e non un qualcosa di astratto.

Essa esisteva e agiva già prima della Sua venuta in terra; la salvezza era annunciata, ma era ancora un mistero oscuro che gli uomini di fede percepivano appena. Ora si è manifestata in modo tale che ogni uomo ha potuto vederla e riceverla. L’Evangelo presenta questa Persona benedetta che è la manifestazione della grazia di Dio. La salvezza è stata acquistata da Gesù al prezzo delle Sue sofferenze e della Sua morte.

La grazia di Dio ci fa un dono e non esige nulla in cambio; chiede soltanto di essere ricevuta. Qual è il dono? La vita eterna.

La grazia di Dio è apparsa a tutti gli uomini. La sua portata è universale; nessuno ne è escluso, tranne chi la rifiuta.

Questa gratuità della salvezza si scontra col pensiero dell’uomo che, per orgoglio, non accetta che il dono di Dio non costi nulla. Si crederebbe più facilmente a un Dio salvatore che ordinasse di conquistare la salvezza e al massimo offrisse il Suo aiuto per ottenerla. L’uomo vorrebbe dare qualcosa di suo, vorrebbe poter vantare un qualche merito nei confronti di Dio, ma questo è svalutare la Sua grazia, è sminuire Gesù Cristo nel quale essa è apparsa.

sabato 29 novembre 2025

Giosia e le sue riforme - leggere 2 Re 22; 2 Cronache 33-35 (parte 3)

2. I segni di Giosia

UNA VITA DI GIUSTIZIA PRATICA

Giosia fece ciò che era giusto agli occhi del Signore. Gli era chiaro che Dio vedeva tutto ciò che faceva e che stava cercando di compiacerlo. Questa caratteristica è in contrasto con ciò che leggiamo più e più volte nel libro dei Giudici, dove si dice: “Ciascuno ha fatto ciò che era giusto ai suoi occhi”.

In che tempo stiamo vivendo? Se guardiamo realisticamente agli sviluppi del cristianesimo, non è difficile per noi vedere che la maggior parte delle persone che si definiscono cristiane vivono secondo la propria volontà. La volontà di Dio sembra scomoda e quindi in gran parte non viene più seguita. Ciò che dice la Parola di Dio non ha più alcun ruolo o viene piegato in modo che alla fine corrisponda alla propria volontà. Come spiegare altrimenti il fatto che, con la Bibbia in mano, si accetta, ad esempio, l'omosessualità come predisposizione data da Dio e si sposano addirittura coppie dello stesso sesso in chiesa?

Ma non vogliamo lasciare che i nostri pensieri vaghino lontano o cerchino esempi estremi. La domanda è per te e me: siamo disposti a chiedere la volontà di Dio per la nostra vita? Siamo disposti a fare ciò che è giusto agli occhi di nostro Signore? Nei termini del Nuovo Testamento, questo è un comportamento di rettitudine pratica che porta i giudizi personali in armonia con i pensieri di Dio. Questa domanda riguarda direttamente la nostra vita quotidiana, sia personale che comunitaria. Dove sono gli ambiti della mia vita, della mia famiglia, in cui preferirei fare la mia volontà e non chiedere la volontà di Dio? La volontà di Dio è forse scomoda per me? Oppure ci sono comportamenti che non voglio cambiare perché ci sono abituato?

Questa domanda si pone anche nella nostra vita comunitaria come assemblea locale (chiesa). Siamo disposti a fare ciò che è giusto agli occhi del Signore, o abbiamo forse adottato principi conformi alla nostra volontà e alle nostre idee? Spesso tali deviazioni iniziano in cose apparentemente piccole. Per questo vogliamo imparare da Giosia a chiedere la volontà del Signore in ogni cosa e ad agire di conseguenza.

UNA VITA SULLE ORME DEI NOSTRI ANTENATI

Giosia seguì le orme del suo antenato Davide. Davide era un uomo secondo il cuore di Dio. La sua vita era stata impeccabile? Piuttosto il contrario. La Parola di Dio ci mostra i punti di forza, ma allo stesso tempo non nasconde le debolezze di quest'uomo. Ciò che distingueva Davide, l'uomo secondo il cuore di Dio, era il fatto che trovava sempre la strada per tornare al suo Dio attraverso la confessione. Così Giosia prese Davide come modello perché trovò in lui qualcosa che valeva la pena imitare.

Non conosciamo anche noi uomini e donne che possiamo usare come modelli, uomini e donne spirituali che non sono più in vita ma che hanno lasciato dietro di sé tracce di benedizione? Non si tratta di seguire le persone e semplicemente adottare tutto ciò che hanno detto, scritto e fatto. Ogni generazione scrive la propria storia. Ogni generazione vive in un ambiente diverso. Ogni generazione ha le sue esperienze. Vale anche per noi: “Tutto ciò che avete ereditato dai vostri padri, acquistatelo per possederlo”. Non possiamo vivere secondo la fede dei nostri antenati, ma possiamo comunque trarre beneficio e imparare dalla loro fede. Anche il Nuovo Testamento ci dice di fare questo: “Ricordate i vostri capi che vi hanno annunziato la parola di Dio e, guardando l’esito della loro condotta, imitate la loro fede” (Ebrei 13:7). Non si tratta quindi di “venerare” questi leader (anche se abbiamo per loro grande rispetto e traiamo grande beneficio dai loro scritti), e nemmeno di “imitarli”, ma piuttosto di vedere quale sia la grazia di Dio operante in loro. Questo è esattamente ciò che possiamo e dobbiamo dare come esempio.

UNA VITA DI EQUILIBRIO

Giosia è l'unico uomo di Dio nell'Antico Testamento a cui viene data testimonianza di non scostarsi nel suo cammino né a destra né a sinistra. Era un uomo da compromessi? Era un uomo che cercava sempre la via di mezzo? Era un uomo che non voleva offendere nessuno e accontentare tutti? La sua storia dimostra che non era così. Giosia non cercava compromessi o una via di mezzo. Al contrario, ha ripulito radicalmente ogni cosa, e questo genere di “pulizia” senza dubbio non è stata piacevole per molte persone. No, il fatto che non deviasse né a destra né a sinistra ci dimostra che era un giovane deciso ed equilibrato. Coerente nell'attuare la Parola di Dio nella sua vita, evitò anche ogni forma di estremismo.

È da notare che non viene esplicitamente dichiarato da cosa deviò, né a destra né a sinistra. Tuttavia, Dio aveva ripetutamente chiesto al Suo popolo in relazione ai Suoi comandamenti di non deviare né a destra né a sinistra (Deuteronomio 5:32; 17:11, 20; 28:14). Il punto per noi non è allontanarci dalla Parola di Dio, ma applicarla in modo chiaro e deciso nella nostra vita. Deviare da questo può significare, da un lato, che stiamo togliendo qualcosa al messaggio della Parola di Dio, ma dall'altro può anche significare che stiamo aggiungendo qualcosa a quella Parola. Entrambi i pericoli non sono estremamente attuali oggi? Non siamo facilmente inclini a cadere in un estremo o nell'altro? Questo ci porta a diventare indifferenti e tolleranti verso il male e a cadere in una falsa libertà.

L'apostolo Paolo mette in guardia i galati da questi due estremi. In primo luogo, vengono avvertiti di non lasciarsi trascinare sotto il giogo della schiavitù . Ciò accadde ai Galati che andavano oltre ciò che Dio aveva detto loro, e questo in definitiva è legalismo (Galati 5:1). Ma poi l'apostolo mostra loro il pericolo che sta dall'altra parte. Né dovrebbero usare la loro libertà cristiana come scusa per la carne (Galati 5:13). Chi fa questo alla fine toglie qualcosa alla Parola di Dio e diventa indifferente e superficiale.

Non abbiamo bisogno di fratelli e sorelle equilibrati, soprattutto nel nostro tempo in cui le opinioni sono sempre più divergenti? Non vogliamo essere quelli che vanno per la propria strada, "per la via di giustizia" (Proverbi 8:20)? Qualsiasi tipo di estremismo non viene da Dio. Ciò di cui abbiamo bisogno è un’applicazione coerente dell’intera Parola di Dio a tutti gli ambiti della nostra vita. Qualcuno una volta disse molto giustamente: “Dovremmo essere aperti a tutto ciò che viene da Dio e chiusi a tutto ciò che non viene da Lui”.

(segue)

29 novembre - “Va’, lavati…”!

Cristo morì per i nostri peccati.

1 Corinzi 15:3

 

Gesù, nostro Signore… è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

Romani 4:24-25

 

“Va’, lavati…”!

 

La Bibbia narra un fatto sorprendente (2 Re 5:1-14). Naaman, un capo dell’esercito dei Siri, apprezzato e vicino al potere reale, è un uomo umanamente affermato. Ma è lebbroso e questa terribile malattia, inguaribile a quell’epoca, preannuncia la fine del suo potere e della sua vita! Ma una giovane schiava ebrea, che era al servizio della moglie, parla loro di un profeta che era in Israele e che poteva guarirlo dalla lebbra. Naaman va subito in Israele e si presenta in pompa magna davanti alla casa del profeta. Ma, cosa inaspettata, questi gli dice semplicemente: “Va’, làvati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro” (v.10). Naaman, dapprima seccato dalla banalità di quella proposta, alla fine obbedisce ed è guarito!

Uno può essere importante, possedere intelligenza, ricchezza, prestigio. Tuttavia, ciò che rappresenta la lebbra, cioè il peccato, tocca e uccide tutti, poveri e ricchi, religiosi e increduli, onesti e malfattori. Nulla sfugge a questa dichiarazione della Bibbia: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23).

Dio propone una soluzione, non per quelli che si credono a posto, ma per quelli che si riconoscono peccatori perduti. La soluzione è molto semplice, come quella proposta a Naaman: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato”! Dio offre il Suo perdono definitivo e perfetto per mezzo di Gesù Cristo che “ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue” (Apocalisse 1:5).

“Il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7). È indispensabile accettare questa offerta prima che si troppo tardi: “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato” (Atti 16:31).

venerdì 28 novembre 2025

Giosia e le sue riforme - leggere 2 Re 22; 2 Cronache 33-35 (parte 2)

1. LE ORIGINI DI GIOSIA

ANNUNCIATO CON 300 ANNI DI ANTICIPO

Re Giosia è uno degli uomini della Bibbia che Dio annunciò tramite una parola profetica prima che nascessero. Dio aveva già parlato di Giosia all'inizio del regno in Israele e in Giuda. Geroboamo, il primo re del regno delle 10 tribù, si era allontanato da Dio e aveva messo vitelli d'oro sia a Betel che a Dan. Voleva impedire alla gente di recarsi a Gerusalemme per adorare Dio lì. Furono gettate le basi per l’idolatria. La Parola di Dio è chiara al riguardo: “Questo diventò un'occasione di peccato” 1 Re 12:30.

Dio non lasciò né il Suo popolo né il re senza preavviso. Un profeta di Giuda venne a Betel per ordine del Signore per parlare contro l'altare. Le sue parole sono: “Altare, altare! Così dice il Signore: Ecco, nascerà un figlio alla casa di Davide, il suo nome sarà Giosia; ed egli sacrificherà su di te i sacerdoti degli alti luoghi che bruciano su di te l'incenso, e bruceranno su di te ossa umane!“ (1 Re 13:2). Qui vengono dati precisi dettagli riguardo al futuro re:

il suo nome

la sua origine

le sue azioni

In Giosia questa profezia di Dio si è avverata.

Da ciò possiamo trarre le prime istruzioni pratiche per noi stessi. Dice: Dio mantiene le Sue promesse! Ci sono voluti circa 300 anni perché Giosia arrivasse, ma poi arrivò. La predizione di Dio si è avverata esattamente.

Oggi non è diverso. Dio ci ha anche dato delle promesse. Possiamo assolutamente fare affidamento su queste promesse. Ciò che Dio promette, lo mantiene. Sperimentiamo direttamente l'adempimento di alcune promesse di Dio. Ad esempio, se Egli ha promesso di aiutarci nelle difficoltà o di essere in mezzo a noi quando saremo riuniti nel Suo nome, allora possiamo sperimentarne immediatamente l’adempimento. Ma alcune promesse di Dio hanno per noi anche una dimensione futura. Pensiamo solo alla promessa del ritorno di nostro Signore. Lui è molto più di Giosia. Vogliamo allora dubitare che Egli verrà di nuovo? Sicuramente no.

La Parola di Dio aveva predetto che ci sarebbero state persone che avrebbero dubitato e  si sarebbero fatte beffe dell'adempimento di questa stessa promessa (2 Pt 3:4). Questo è il motivo per cui Egli ci dice: “Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni, ma è paziente verso di voi” (2 Pietro 3:9). Sì, Dio è paziente, ma ciò non cambia il fatto che ciò che ha detto accadrà. Possiamo sicuramente contare su questo.

I SUOI GENITORI

Se consideri la storia della riforma di Giosia nel suo contesto e consideri anche che egli si impegnò nella causa di Dio fin dalla giovane età, allora ti chiedi automaticamente che tipo di genitori avrebbe potuto avere questo giovane. Scopri qualcosa di sorprendente. Sia suo padre che suo nonno non erano affatto uomini devoti. Al contrario, entrambi fecero ciò che è male agli occhi di Dio. Manasse regnò per 55 anni. Il giudizio di Dio su di lui fu: "Egli fece molto male agli occhi dell'Eterno, provocando la sua ira" (2 Cronache 33:6). Anche se in seguito si pentì, il suo regno fu un altro triste capitolo nella storia dei re di Giuda. Suo figlio Amon, il padre di Giosia, fece anche peggio. Di lui è detto: “Anzi, Amon, si rese sempre più colpevole” (2 Cr. 33:23). Gli furono concessi solo due anni di regno. Poi divenne vittima di una cospirazione.

Giosia nacque mentre Manasse era ancora re. Aveva sei anni quando suo padre salì al trono. Probabilmente, la condotta del padre non influì molto su di lui, vista l'età. Il Signore Gesù è sempre all'opera e ricerca cuori giovani e non, la sola condizione richiesta è che ascoltino e ricevano le Sue parole. Non si possono e non si devono trarre conclusioni dai genitori sui figli. I genitori senza Dio possono avere un figlio devoto (cfr. Amon e Giosia). Allo stesso modo, genitori devoti possono avere un figlio senza Dio (cfr. Ezechia e Manasse). Non puoi ereditare la grazia di Dio.

Tuttavia questo principio non deve portarci a una conclusione sbagliata. Noi genitori abbiamo la piena responsabilità dei nostri figli. Non possiamo nasconderci dietro la grazia di Dio e usarla come una scusa a buon mercato per allevare i nostri figli in modo negligente e indifferente. Il principio di responsabilità è altrettanto valido quanto il principio di grazia. Come genitori abbiamo delle responsabilità.

Quindi Giosia crebbe in un ambiente che non era affatto influenzato dal timore di Dio.

Prima di descrivere nei dettagli l’opera di riforma di questo re, Dio ci mostra tre caratteristiche che modellarono la sua vita nel suo insieme. Queste caratteristiche sono (2 Cr. 34:2):

fece ciò che è retto agli occhi del Signore,

seguì le vie di Davide suo padre,

non si voltò né a destra né a sinistra.

Cosa possiamo imparare da esso?

(segue)

28 novembre - Gesù e gli emarginati

Ti ho chiamato per nome; tu sei mio.

Isaia 43:1

 

Voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi.

2 Corinzi 8:9

 

Gesù e gli emarginati

 

Quand’è nato, Gesù è stato coricato in una mangiatoia; crescendo, è vissuto poveramente, alla giornata. Quando ha iniziato il Suo ministero, andava “dappertutto facendo del bene” (Atti 10:38). Lui, il Figlio di Dio, non esitava ad avvicinarsi a quelli che erano incompresi, disprezzati, emarginati dalla società. Egli non condannava, non disprezzava nessuno. Ancora oggi, è vicino a tutti i sofferenti, qualunque sia la loro afflizione. È l’amico, il consolatore, il liberatore per eccellenza. Egli ci ha amati fino ad accettare di morire per noi, inchiodato a una croce tra due malfattori, Lui che non aveva fatto altro che il bene.

E voi, siete stati tartassati dalla vita? Vi sentite soli, poco amati? Siete scoraggiati o disperati? Sentite del vuoto nella vostra esistenza? Aspirate a una vita intensa, piena di gioia, di serenità e di pace? Sappiate che per Gesù siete importanti. Sì, voi, così come siete, avete per Lui un valore unico, insostituibile, qualunque sia il vostro passato e la vostra situazione attuale. Nessun caso è troppo difficile per Lui, con la Sua potenza può cambiare le situazioni più disperate. Il Signore Gesù porta il vero amore, la liberazione dalle catene di ogni genere (denaro, alcool, droghe, sesso…), la libertà autentica, la pace interiore, una vita che vale la pena di essere vissuta. Gesù non delude mai.

Riconoscete umilmente che non potete uscirne da soli. Dategli piena fiducia e andate a Lui. Allora potrà veramente liberarvi.


giovedì 27 novembre 2025

Giosia e le sue riforme - leggere 2 Re 22; 2 Cronache 33-35 (parte 1)

Giosia visse più di 2.500 anni fa. Ciononostante la sua storia è attuale e significativa anche per i tempi in cui viviamo. Quando Giosia divenne re di Giuda, Dio aveva già pronunciato il giudizio sul Suo popolo. La disobbedienza e l’idolatria erano diventate così dilaganti in Giuda e Beniamino che Dio stava per esercitare il giudizio. I predecessori di Giosia , suo nonno Manasse e suo padre Amon, erano uomini malvagi. Dio non ne traeva alcun piacere. Amon cadde a causa di una congiura, così che Giosia divenne re da ragazzo all'età di otto anni. Avrebbe continuato sulla strada di suo padre e suo nonno? No, Giosia fece ciò che piaceva a Dio. Regnò a Gerusalemme per 31 anni. La sua vita fu in gran parte fatta di obbedienza e riforme, una vita di ritorno a ciò che Dio voleva.

La storia di Giosia, come ogni cosa nell'Antico Testamento, è scritta per nostra istruzione. Ciò che rende la sua vita così rilevante per noi è il fatto che Giosia visse in un tempo della fine. La fine del regno di Giuda era arrivata. Dio aveva annunciato il giudizio. Ma alla fine di questo periodo nei rapporti di Dio con il Suo popolo terreno, ci fu un re come Giosia, un re che cercò la volontà di Dio e la attuò costantemente nella sua vita. Non è attuale? In che tempo stiamo vivendo? Ci vuole solo una piccola intuizione spirituale per rendersi conto che non viviamo in un tempo qualunque, ma nella fine dei tempi. Non per niente l’apostolo Paolo chiama gli ultimi giorni “tempi difficili” (2 Tm 3:1).

Il giudizio su un cristianesimo, che professa Cristo solo esteriormente, è stato dichiarato, e non tarderà a essere attuato. Dopo che i veri credenti saranno stati portati in cielo, il Signore lo vomiterà dalla Sua bocca (Apocalisse 3:10,11,16). Ora, più che mai c'è bisogno di persone come Giosia. Proprio come Dio diede il risveglio allora, ci possono essere ancora dei risvegli nella vita dei credenti oggi. La storia di Giosia è la storia di un tale risveglio, un risveglio che iniziò con lui personalmente e che poi ebbe conseguenze per la gente. È difficile non notare i parallelismi tra la storia di Giosia e il nostro tempo.

Cosa caratterizzò allora l’opera di riforma e di risveglio sotto Giosia? Giosia si inchinò davanti alla Parola di Dio. Questa scelta gli fu utile per tre motivi:

per se stesso: Giosia era inizialmente pronto a mettere ordine nella propria vita. È così che è iniziato il lavoro della sua vita.

Per il suo popolo: Giosia non era soddisfatto dell'ordine nella sua zona. Sentiva anche la sua responsabilità verso il popolo di Dio.

Per il servizio nella casa di Dio: Giosia pensò ai diritti di Dio e riformò anche il servizio.

Sentiamo l'utilità di queste scelte nel nostro tempo? Siamo pronti a trarre tutte le istruzioni dalla Parola di Dio? Siamo disposti a cambiare la nostra vita quando sentiamo che Dio si riferisce a noi? Ci sentiamo responsabili verso il popolo di Dio, soprattutto per quanto riguarda il servizio? Se è così, allora la vita di Giosia può essere per noi un aiuto e un incoraggiamento da un lato, ma anche una sfida dall'altro.

Sfortunatamente, non vediamo solo lati positivi nella vita di Giosia. La Parola di Dio ci dipinge un quadro realistico e oggettivo di quest'uomo. Ha iniziato bene, ha vissuto una vita di obbedienza ed è finita con la disobbedienza e l'ostinazione. Laddove aveva dimostrato le sue particolari forze, fu messo alla prova e cadde. In giovane età era dipendente e obbediente. Alla fine della sua vita sentì di poter agire senza il consiglio e l'aiuto di Dio e fece una triste fine. Anche questo ci parla.

Di seguito vorremmo riflettere un po' sulla vita e l'opera di quest'uomo. La base per ciò è il resoconto divinamente ispirato di 2 Cronache 34 e 35. Non si tratta di una spiegazione dei singoli versetti ma di trarre alcuni esempi alcuni principi per la nostra vita dalla vita e per fare questo seguiremo il seguente ordine:

1. Le origini di Giosia

2. I segni di Giosia

3. L'opera di Giosia

4. La fine di Giosia

5. Conclusioni

27 novembre - I Giudei di Berea

Le sacre Scritture… possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.

2 Timoteo 3:15

 

I Giudei di Berea

 

L’apostolo Paolo si era recato a Tessalonica con Sila, suo fedele compagno. Per tre sabati, nella sinagoga, aveva discusso coi Giudei, tenendo “ragionamenti tratti dalle Scritture, spiegando e dimostrando che il Cristo doveva soffrire e risuscitare dai morti. E il Cristo, egli diceva, è quel Gesù che io vi annunzio” (Atti 17:2- 4).

Solo un piccolo numero furono persuasi. Invece, i “Greci pii”, che non erano Giudei di origine ma avevano abbracciato il giudaismo, venivano alla fede in Cristo in “una gran folla”. Tra coloro che si erano uniti a Paolo e Sila si trovavano anche “non poche donne delle famiglie più importanti”; anch’esse, verosimilmente, non di origine ebraica.

Questo successo fra i Greci riempì di gelosia i Giudei che non credevano, i quali “presero con loro alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in subbuglio la città” (v. 5). Che cosa vile e detestabile ricorrere all’aiuto della plebaglia per sfogare la gelosia! Così, Paolo e Sila furono costretti ad andarsene e proseguirono la loro strada fino a Berea.

Come a Tessalonica, anche a Berea entrarono nella sinagoga dei Giudei per predicare Cristo. “Or questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così” (v. 11).

Conoscere la Bibbia è fondamentale. Essa è il solo valido punto di paragone, perché dice la Verità. Ma bisogna conoscerla bene. Non cadremo nell’errore se confrontiamo con le Scritture le parole dei tanti “predicatori” che cercano di farci abbracciare le loro idee e attirarci nelle loro comunità.

mercoledì 26 novembre 2025

La fede

«Credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra.»

Con queste parole o altre simili, milioni di persone di tutte le razze testimoniano la loro fede cristiana ogni domenica.

Significa automaticamente che sono credenti?

Molti, forse, reciteranno in modo distratto e meccanico un certo “credo”, cercando di attestare così la loro fede, ma confessano solo a memoria qualcosa che dentro di loro non esiste. E' sufficiente?

Un gran numero di persone crede nell’esistenza di Dio però, questa convinzione non ha alcun effetto sulla loro vita. 

Anche credere che certi fatti descritti nella Bibbia siano realmente accaduti non costituisce ancora la fede. 

Altri potrebbero potrebbero affermare di ascoltare, con una certa regolarità, la lettura e il commento della Parola di Dio perché frequentano una chiesa Evangelica. Pensate che questo costituisca la prova conclusiva riguardo la loro fede?

La percentuale di persone che si dicono cristiane in Italia, come in altri paesi occidentali, è davvero alta.  La religione cristiana, per la gran parte delle persone, non ha più niente a che vedere con la fede biblica, con un rapporto personale con Cristo che trasforma.

La fede non è un titolo assegnato al più religioso ma è la dimostrazione che vi è stata una conversione (cambiamento di rotta) nella nostra vita. Sia quando le cose vanno bene sia quando le condizioni intorno a noi ci sono avverse.

“Se avete fede quanto un granello di senape, potrete dire a questo monte: Passa da qui a là, e passerà” Matteo 17:20.

La fede incontra sempre una montagna.

Contraddizioni, difficoltà, dubbi, così, o la fede o la montagna devono cedere.

La montagna e la fede non possono sussistere insieme. Ciò che è triste è che molto sovente la montagna resta e la fede si ferma ai suoi piedi.

26 novembre - Uguale a chi?

“A chi mi assomigliereste, a chi mi uguagliereste, a chi mi paragonereste quasi fossimo pari?”

Isaia 46:5.

 

Strada facendo, (Gesù) domandò ai Suoi discepoli: “Chi dice la gente che io sia?”

Marco 8:27.

 

Uguale a chi?

 

In questo mondo vi sono lunghissimi elenchi di personaggi famosi.

Il Signore Gesù non può essere inserito in alcun modo in uno di questi elenchi insieme ai grandi di questo mondo. Si può parlare di Alessandro Magno, di Carlo Magno, di Napoleone, ma Lui è “il Cristo, che è sopra tutte le cose, Dio benedetto in eterno” (Romani 9:5). Non c'è niente da aggiungervi... Egli è al di sopra delle nostre analisi e di ogni umana valutazione, e sconvolge i canoni del mondo costringendo al silenzio ogni tentativo di apporre dei titoli accanto al Suo nome.

Il Signore Gesù occupa una categoria contenente un solo nome, il Suo. Non basta ammettere che Egli sia “il più grande uomo mai esistito”; non possiamo parlare del Signore in termini comparativi e nemmeno superlativi. Non è una questione di paragone, ma di contrasto. “Perché mi chiami buono?”, domandò Gesù al giovane ricco, “nessuno è buono se non Dio”. Non si tratta che Egli sia migliore degli altri uomini e nemmeno il migliore degli uomini.

Nel Signore Gesù era presente la perfezione assoluta, l’amore assoluto di Dio. Egli è Dio dall’eternità. “Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in Lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in Lui” (Colossesi 1:15-17). Di chi altri si possono dire queste cose?


martedì 25 novembre 2025

Strada senza uscita

Tutto sembra migliorare in questo mondo, ad eccezione dell'uomo.

Attualmente l'uomo sta tentando esperimenti in quelle che vengono chiamate le scienze del comportamento, al fine di scoprire le leggi della condotta umana. Secondo le nuove scienze, il peccato è soprattutto un fattore immaginario. In questo sentimentalismo pseudo-scientifico, un giovane delinquente non è altro che un non privilegiato, ed un ladro è semplicemente uno che non riesce ad inserirsi. Perciò non c'è nulla da risanare se non l'ambiente in cui  l'uomo  vive.  Ma per ora non è stata trovata alcuna soluzione e il segnale che continuiamo a vedere è: “Strada senza uscita”.

“C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte da Gesù” Giovanni 3:1-2. 

Nicodemo era uno dei capi dei giudei e molto probabilmente digiunava due volte la settimana, trascorreva ogni giorno alcune ore in preghiera nel tempio, pagava la decima e insegnava la legge ad altri. La maggior parte delle chiese sarebbero state liete di averlo fra loro; ma il Signore gli disse : non basta devi nascere di nuovo.

Che strano?

Era un uomo sul gradino più alto della scala sociale, ricco, colto, religioso, eppure anche lui si trovava difronte a questo cartello: Strada chiusa, e la soluzione era la stessa che per tutti gli altri uomini. Devi nascere di nuovo.

25 novembre - Gioia di essere perdonati

Beato l’uomo a cui la trasgressione è perdonata, e il cui peccato è coperto! Beato l’uomo a cui il SIGNORE non imputa l’iniquità e nel cui spirito non c'è inganno!

Salmo 32:1-2

 

Gioia di essere perdonati

 

Se il Salmo 1 evoca la felicità che si trova nella Parola di Dio, il Salmo 32 parla di un’altra gioia, quella del perdono. Abbiamo tutti provato, una volta o l’altra, la tristezza e il peso dei nostri errori. Così è stato anche per il re Davide. Per un certo periodo aveva chiuso i suoi occhi di fronte ad un grave peccato commesso, ma poi, ripreso dal profeta Natan, confessò e disse: “Ho peccato” (2 Samuele 12:13). Allora Dio gli fece grazia. La sua liberazione fu completa: egli sapeva di essere perdonato e questo per lui fu motivo di profonda gioia.

Fintanto che nascondiamo le nostre colpe, impediamo a Dio di coprirle con il Suo perdono. Ma dal momento in cui gliele confessiamo, Egli ci perdona. Agostino, un padre della Chiesa, disse a questo riguardo: “La parola non è neanche sulle labbra, che la ferita del cuore è già guarita”.

Riconoscere i propri errori davanti a Dio è spesso difficile, perfino impossibile se non abbiamo fiducia nella Sua bontà e nella Sua misericordia. Dio rischiara la nostra vita, mettendo in evidenza ciò che cerchiamo di mascherare e di nascondere agli altri. Ma la luce divina non è una luce inquisitrice, Dio non strappa delle confessioni. Egli con amore ci rischiara, ci mostra che è presente, che conosce tutto della nostra vita, e ci dice che se riconosciamo le nostre colpe, è pronto a perdonarci. Sì, felice è colui al quale Dio perdona tutte le colpe: “Le mie ossa si consumavano”, dice Davide sempre nel Salmo 32, e adesso sono “circondato dalla Sua grazia” (v. 3, 10).


lunedì 24 novembre 2025

Ostacoli al perdono

“In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati” Colossesi 1:14.

“infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio” Romani 8:7. 

Il problema del perdono è costituito dalla collisione inevitabile tra la perfezione divina e la ribellione umana, tra Dio nel suo essere e noi nel nostro. L'ostacolo al perdono non è rappresentato soltanto dal nostro peccato e dalla nostra colpa ma anche dal nostro rifiuto attivo di riconoscerlo e di ubbidirgli come nostro Creatore e Signore. Abbiamo respinto la posizione di dipendenza inevitabilmente implicita nella nostra posizione di creature, e abbiamo tentato di ottenere l'indipendenza; peggio ancora, abbiamo osato proclamare la nostra dipendenza da noi stessi, la nostra autonomia. Il peccato non rappresenta solo il venire meno agli insegnamenti divini, la sua essenza è l'ostilità a Dio e si manifesta nella ribellione attiva contro di Lui.

“Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” Giovanni 3:19.

Non vi è nulla di più serio di questa deliberata azione di rifiuto nei riguardi della luce di verità e di bontà. Il peccato è sfida, arroganza, l'affermazione dell'indipendenza umana contro Dio. L'istituzione di una ragione, di una moralità e di una cultura autonome. Dobbiamo comprendere che ogni peccato da noi commesso è una ribellione nei riguardi di ciò che Dio è.

24 novembre - Ferite e sensi di colpa

Mandò la Sua parola, li guarì e li salvò dalla morte.

Salmo 107:20

 

Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al SIGNORE che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare.

Isaia 55:7

 

Ferite e sensi di colpa

 

Per molti di noi, le ferite della vita sono numerose. A volte profonde e laceranti, come il decesso di un nostro caro, un divorzio, un’ingiustizia, la disoccupazione, i maltrattamenti, le violenze… Tutte queste cose lasciano spesso delle ferite che stentano a cicatrizzare o non cicatrizzeranno mai. E le ferite, come i sensi di colpa, alimentano sentimenti di rifiuto, di abbandono e una serie di turbamenti come il rancore, l’angoscia, la depressione.

Tutti abbiamo bisogno di guarigione e di perdono, e la Bibbia dichiara che Dio guarisce tutti quelli che hanno il cuore rotto e fascia le loro piaghe (Salmo 147:3). Dio è l’unico vero rifugio per chi soffre.

Dio ha dimostrato il Suo amore quando Gesù è venuto sulla terra per caricarsi dei nostri dolori (Isaia 53:4). Non solo, ma sulla croce ha preso su di Sé il castigo che i nostri peccati meritavano! Gesù solo è la sorgente della vera vita e della vera pace, ed è anche l’unico a poter liberare e consolare. Le sofferenze della vita dovrebbero spingerci tra le Sue braccia; solo Lui può mutare “il deserto in lago e la terra arida in fonti d’acqua (Salmo 107:35).

Ma è prima di tutto del perdono di Dio che abbiamo bisogno. Gesù ce lo ha conquistato sulla croce. Non lasciate che il passato vi tenga prigionieri. Sappiate che Dio ha dei progetti di pace per tutti quelli che mettono la loro fiducia in Lui.


domenica 23 novembre 2025

Avere sete

“O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite” Isaia 55:1. 

Moralmente il mondo è un deserto arido, dove gli uomini hanno sete di pace e di felicità. Ecco per loro un invito straordinario fatto dal Signore Gesù stesso. Egli invita tutti a prendere gratuitamente; non chiede né meriti, né denaro. Basta accettare il suo invito. Per quanto l'uomo sia povero può sempre ricevere di quest'acqua. La fonte è li per lui e per tutti, ma molte persone, pur patendo la sete, vedranno scorrere l'acqua limpida senza accostarsi per dissetarsi. Si ritengono rispettabili e indipendenti. Non hanno bisogno di quelle acque. Pensano di riuscire a scavarsi dei pozzi da soli e guardano con irritazione coloro accettano un simile dono.

Il mondo segue il suo andazzo è sempre alla ricerca di nuovi pozzi e non solo il mondo. “ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva, e s'è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua” Geremia 2:13. 

Se cercassero veramente Dio, Egli si farebbe trovare, ma non vogliono. “quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figliuoli, come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” Luca 13:34. 

Un credente scriveva di recente questa frase: Ho voluto leggere il testo della canzone dei Maneskin che ha vinto Sanremo (nel 2021), e tra le tante parole vane trovo queste: «In casa mia non c'è Dio». Ho riflettuto. Credo proprio che questa frase spieghi molto bene il successo che questa canzone ha avuto. Questa è gente che è senza Dio, che prende piacere ad andare contro Dio. Il mondo è questo. 

“E il giudizio è questo: che la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie” Giov. 3:19.

23 novembre - “Ma era poi così grave?”

Per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.

Romani 5:12

 

Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo.

1 Giovanni 3:8

 

“Ma era poi così grave?”

 

Adamo ed Eva hanno disubbidito a Dio mangiando del frutto proibito. Ed è così, con la disubbidienza e la sfiducia, che il peccato è entrato nel mondo, e con esso la sofferenza e la morte… “Tutto questo per aver mangiato un frutto! Ma è così grave?”, si chiedono alcuni.

Sì, la portata di questo atto è immensamente grave. Circondando Adamo ed Eva dei segni meravigliosi della Sua bontà, Dio aveva dato loro tutte le ragioni per avere fiducia in Lui e, vietando loro di mangiare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, li aveva anche chiaramente avvertiti delle conseguenze: “Nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai” (Genesi 2:17). Ma Satana ha osato contraddire Dio ed ha anche insinuato che Dio voleva privare Adamo ed Eva di una cosa desiderabile (Genesi 3:4-5). Ed essi hanno creduto a lui, il “bugiardo e padre della menzogna” (Giovanni 8:44)! Invece di dare fiducia a Dio, hanno dubitato della Sua bontà, e gli hanno disubbidito. Terribile affronto! Bisogna forse meravigliarsi del disastro che ne è seguito? L’uomo ha deliberatamente scelto di sottomettersi a Satana, che da quel momento è diventato “il principe di questo mondo” (Giovanni 14:30). Le disgrazie e le violenze che sono attorno a noi provano che Satana è un padrone crudele, che non desidera la felicità dell’uomo ma cerca di trascinarlo al suo seguito verso la perdizione. Come si può quindi osare di accusare Dio dei drammi di questo mondo? Ma, cosa meravigliosa, Dio ha avuto compassione di noi, e ha mandato Gesù per distruggere le opere del diavolo. Egli ha vinto “con la sua morte, colui che aveva il potere della morte, cioè il diavolo” (Ebrei 2:14). Lo ha vinto perché tutti quelli che credono al Signore sono strappati al suo potere, passano dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla libertà, dalla condanna di Dio all’assoluzione più totale e completa.

sabato 22 novembre 2025

Carico fatale

Anno 1812, la grande armata di Napoleone batteva in ritirata attraverso l'immensa steppa russa, in mezzo ad indicibili sofferenze dovute al freddo, alla fatica alle privazioni. Per alleggerire le truppe sovraccariche e indebolite dalla perdita di gran parte dei loro cavalli, fu deciso di abbandonare il bottino: pesanti cassoni contenenti l'oro preso ai Moscoviti.

Si videro allora uomini, che si erano trascinati a stento fino a quel momento, gettarsi su quella ricchezza che la neve avrebbe di li a poco ricoperto, con energia inaspettata che dava loro la forza di caricarsi di pesanti lingotti. 

Che cosa successe?

Dopo un breve tratto di strada, ognuno di quegli sventurati crollava per non rialzarsi più. Ma ogni volta sopraggiungeva un altro soldato che strappava al moribondo il suo funesto pezzo d'oro e a sua volta lottava fino allo sfinimento totale come per una sinistra corsa a staffetta. Un testimone che fu abbastanza avveduto da resistere alla tentazione racconta di aver visto lo stesso lingotto mietere più di trenta vittime successive.

E' una toccante illustrazione della concupiscenza dell'uomo che lo conduce alla morte. Ci si trasmette da una generazione all'altra un piccolo capitale, fonte di tormenti e di sforzi continui per accrescerlo o semplicemente conservarlo. Ci si aggrappa ai beni terreni con l'illusione di possederli, mentre in realtà se ne è schiavi. Ma viene per ognuno il momento in cui bisogna lasciarli e che cosa rimane allora nelle mani, quando si arriva nel paese in cui l'oro non ha corso legale?

Apriamo gli occhi sul vero valore delle cose, il valore cioè che Dio attribuisce loro. Ci sono due cose più preziose di tutte le altre: da un lato il riscatto dell'anima. “Il riscatto dell'anima sua è troppo alto, e il denaro sarà sempre insufficiente” Salmo 49:8. Dall'altro il prezzo che è stato pagato per quel riscatto: “siete stati riscattati...con il prezioso sangue di Cristo” 1 Pietro 1:18-19.

22 novembre - Sempre pronto ad ascoltarci

Porgi orecchio, SIGNORE, e rispondimi, perché io sono povero e bisognoso.

Ho pazientemente aspettato il SIGNORE, ed Egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido.

Salmo 86:1; 40:1

 

Sempre pronto ad ascoltarci

 

Quella sera eravamo tutti a tavola, felici di ritrovarci. Ma ad un tratto la nostra piccola Camilla ha bisogno di dire qualcosa al suo papà. Gli tira dolcemente la manica, lui si piega per mettersi al suo livello e lei, mettendo la manina a cornetta, bisbiglia qualcosa all’orecchio del padre. Lui ascolta con attenzione, poi le dice qualche parola all’orecchio. Questo scambio discreto tra padre e figlia, non riguarda nessun altro, e passa quasi inosservato. Camilla è così felice di avere un papà sempre pronto ad ascoltarla!

L’atteggiamento naturale di quel padre, cioè il chinarsi verso la figlia per ascoltare ciò che ha da dirgli, illustra l’espressione “porgere orecchio” che troviamo spesso nella Bibbia. Dio ascolta, sente anche un sospiro, il gemito di un malato, di un carcerato... Gesù, quand’era sulla terra, diceva al Padre Suo: “Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre” (Giovanni 11:42).

Dio è nostro Padre e dobbiamo sapere che ci ascolta quando rivolgiamo a Lui il nostro pensiero o le nostre parole. Abbiamo l’abitudine di metterlo al corrente delle nostre preoccupazioni quotidiane? Egli è il grande Dio dei cieli ma non dobbiamo avere timore di parlargli dei nostri problemi piccoli o grandi che siano. Poi, dopo aver espresso davanti a Lui ciò che ci preoccupa, porgiamo il nostro orecchio per ascoltare la Sua risposta. Questa potrà manifestarsi tramite un Suo intervento nelle circostanze della nostra vita, o una frase della Sua Parola che parlerà al nostro spirito, o un pensiero che ci viene a cuore. Potrà essere immediata o differita, perché Dio sa perfettamente quello che ci serve e quando ci serve. Dio, in un modo o in un altro, risponderà ai nostri bisogni, e noi gli saremo riconoscenti.

venerdì 21 novembre 2025

21 novembre - Né sì né no

Cercate il SIGNORE, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.

Isaia 55:6

 

Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!

2 Corinzi 6:2

 

Né sì né no

 

Certe persone hanno l’arte di sfuggire ogni volta che devono prendere una decisione o una posizione su una questione importante. Esse pensano, così facendo, di salvaguardare la propria indipendenza, di restare neutri, e si richiamano alla prudenza o al giusto equilibrio, e allora fanno di tutto per evitare di farsi coinvolgere per non correre dei rischi...

Questo atteggiamento che può apparire, in molte questioni umane, o indice di saggezza o una fuga dalle proprie responsabilità, per ciò che riguarda la salvezza eterna è la peggiore delle follie. Non prendere una decisione ferma o rimandare al domani significa assumersi il più grande dei rischi.

Caro amico, qual è la tua scelta? Per chi hai preso posizione? “Chi non è con me è contro di me”, dice Gesù (Matteo 12:30). Sai che, di fronte alla croce sulla quale il Figlio di Dio è morto, non è possibile rimanere neutrali?

Né sì né no, è in realtà dire no. Immaginiamoci una cerimonia nunziale durante la quale, dopo la domanda tradizionale, uno dei futuri sposi rimanesse in silenzio. Il matrimonio non sarebbe concluso; non dire “sì” equivarrebbe ad un no. Per dichiarare lo stato di marito e moglie, è necessario quel sì, timido o deciso che sia, ma scandito chiaramente di fronte all’ufficiale di stato civile.

Anche per stabilire una relazione vitale con Gesù è necessario un “sì”, pronunciato col cuore davanti a Dio, e del quale non ci pentiremo mai.

Non vuoi anche tu pronunciarlo in questo momento?

giovedì 20 novembre 2025

20 novembre - Condivisione

“Provo forse piacere se l’empio muore?” dice il Signore, DIO. “Non ne provo piuttosto quando egli si converte dalle sue vie e vive?”

Ezechiele 18:23

 

Scegli dunque la vita, affinché tu viva.

Deuteronomio 30:19

 

Condivisione

 

“Quella sera avevamo invitato una coppia di amici. Sapevamo che erano dei credenti, ma non avevamo mai affrontato l’argomento. Nessuno di noi quattro aveva previsto di parlarne durante la serata, ma poi l’occasione per farlo è venuta da sé. I nostri amici hanno pronunciato delle parole che ci hanno toccato nel profondo. Sembrava che avessero letto nei nostri pensieri. Una volta che gli ospiti se ne furono andati, ci rendemmo conto del fallimento totale della nostra vita. Eravamo in un vicolo cieco, senza via d’uscita. Impossibile proseguire per quella strada. Nulla, fino a quel momento, lasciava presagire l’inversione che avremmo fatto.

Ciò che si produsse in quel momento dimostra la grazia meravigliosa di Dio e il rispetto che Egli ha della nostra libertà: ci ha resi capaci di scegliere. Noi abbiamo preso coscienza che con Dio l’orizzonte si schiariva, che c’era un avvenire possibile. Sentivamo che Gesù era lì con noi, pronto ad entrare nella nostra vita. Allora gli abbiamo chiesto di entrarvi e ci siamo dubito resi conto di quanto ci amava e da quanto tempo aspettava che lo invitassimo.

Non era una nuova filosofia o una nuova religione, era una nuova vita. Una vita che ha la sua sorgente in Dio e che ci inonda di fiducia con la Sua Parola. “È compiuto”, ha detto il Signore prima di dare la Sua vita (Giovanni 19:30). Noi non possiamo fare altro che accettarlo o rifiutarlo, con le relative conseguenze di cui Dio ci informa con molta chiarezza (Giovanni 3:36).


mercoledì 19 novembre 2025

Due fratelli

Un'occhiata ai due fratelli non avrebbe dato adito a sospetti. Certo avevano le loro differenze. Uno era portato per l'allevamento, l'altro per l'agricoltura. Uno, forse, assomigliava più al padre e, forse, l'altro, assomigliava più alla madre, ma a parte questo erano molto simili. Compatibili. Erano cresciuti nello stesso ambiente e giocavano sulle stesse colline. Si dilettavano con gli stessi animali. Parlavano con lo stesso accento. Adoravano lo stesso Dio.

Ma perché allora uno uccise l'altro? Perché Caino uccise Abele?

“Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto Il SIGNORE disse a Caino: Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto?” Genesi 4:5-7.

Ira. Ecco la risposta. Poche righe, un racconto breve ma che mette in luce una grande realtà. Si può abitare sotto lo stesso tetto, vedere le stesse cose, ascoltare le stesse parole ma scegliere di percorrere due strade completamente diverse aventi direzioni opposte.

Caino scelse la strada della ribellione a Dio e cedette al suo cuore naturale che è insanabilmente malvagio. 

Abele? Abele fece qualcosa di straordinario. Ci è segnalato fra gli esempi di fede perché scelse Dio.

“senza spargimento di sangue, non c'è perdono” Ebrei 9:22. 

Tutti si chiedono come Abele potesse conoscere questa verità. Come lo aveva capito? 

Fede. Solo la fede è in grado di illuminare la mente ed è capace di far comprendere cose incomprensibili e inarrivabili per la mente dell'uomo. Lui fu il primo a fare ciò che milioni di altri individui avrebbero fatto dopo di lui. Offrì un sacrificio di sangue per il perdono dei peccati.

La lista di coloro che ne seguirono le orme è lunga: Abramo, Mosè, Gedeone, Sansone, Davide, Salomone...Sapevano tutti che lo spargimento di sangue era necessario per il perdono dei peccati.

Lo sapevano tutti, Giacobbe, Aronne, Aggeo, Zaccaria ecc. Ma la lista finì alla croce.

Ciò che Abele aveva “anticipato” Dio lo ottenne con suo Figlio. Ciò che Abele aveva iniziato, Cristo lo portò a compimento. Dopo il suo sacrificio non ci sarebbe stato più bisogno di spargere sangue.

“è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna” Ebrei 9:12.

Ciò che doveva essere pagato fu pagato. Ciò che doveva essere fatto fu fatto. Ci voleva sangue innocente. Fu offerto sangue innocente, una volta per sempre.

Adesso rimane solo la scelta. La scelta su che strada vogliamo percorrere, o la ribellione a Dio o l'ubbidienza. Se abbiamo scelto di ubbidire allora certe cose non devono più caratterizzare la nostra vita: “in quelle camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse. Ma ora deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, ecc.” Colossesi 3:7-8. 

Sono molti quelli che pensano che sia sufficiente appartenere ad una chiesa. In Europa e nel resto del mondo il cristianesimo evangelico è cresciuto di popolarità sembra quasi che sia una nuova strada. Si fa confessione di fede, si partecipa a degli incontri ma per il resto  si continua a camminare come prima. No!

Le strade sono solo due: o si cammina per quella della fede in Dio o si percorre quella della ribellione a Dio. Come ai tempi del Signore Gesù, nei pulpiti delle chiese o nei seminari ci sono tanti ipocriti che insegnano le Scritture a quali il Signore disse: “guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare” Matteo 23:13. E' la fede semplice ma sincera di Abele che deve essere imitata.

19 novembre - Un sepolcro vuoto

Se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con Lui quelli che si sono addormentati.

1 Tessalonicesi 4:13-14

 

Un sepolcro vuoto

 

Giuseppe di Arimatea, uomo illustre e ricco, “comprò un lenzuolo e, tratto Gesù giù dalla croce, lo avvolse nel panno, lo pose in una tomba scavata nella roccia; poi rotolò una pietra contro l’apertura del sepolcro” (Marco 15:46).

Immaginiamo di essere stati presenti quando il Signore è stato messo nel sepolcro. E’ il corpo di un uomo morto, immobile, freddo. I carnefici ne erano certi. Alla notizia che Gesù era morto, Pilato chiese ai soldati se ne avessero la certezza. L'avevano. La stoccata di una lancia nel Suo costato aveva dissipato ogni dubbio.

Eppure, il Signore aveva detto ai Suoi: “Tornerò”. L’aveva promesso: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3).

Il giorno dopo il sabato, al mattino presto, la pietra che sigillava l’imboccatura del sepolcro era tolta e il corpo del Signore Gesù non c’era più; erano rimaste solo le fasce.

Anche noi moriremo, se il Signore non tornerà a prenderci prima che questo accada. Anche noi finiremo in una tomba. Ma la risurrezione del Suo corpo è per noi credenti una grande fonte di fiducia. “Se siamo stati totalmente uniti a Lui in una morte simile alla Sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla Sua” (Romani 6:5).

La risurrezione di Gesù è dimostrazione e anticipazione di quella di tutti coloro che hanno creduto!


martedì 18 novembre 2025

La pace

Oggi è possibile testimoniare a riguardo di questo mondo che si fa prendere in mezzo dai sempre maggiori tumulti e agitazioni; il malcontento e l’infelicità prende sempre più spazio in molte sfere della vita quotidiana; i continui sforzi dei governanti e dei legislatori risultano impotenti davanti allo scontento che aumenta sempre di più. Nella Sua Parola Dio parlando a tutti gli uomini avvisa che: “non conoscono la via della pace” (Romani 3:17). 

La Scrittura non ci lascia nessun dubbio da dove provenga questa sensazione di malcontento, di mancanza di pace e di completa ignoranza da parte dell’uomo. Quando Dio mise l’’uomo nel giardino dell’Eden, non c’è dubbio che esistesse un’atmosfera di tranquillità. Il secondo capitolo della Genesi non ci riporta nessun tipo di malcontento. Dio il Creatore e l’uomo, la Sua creatura vivevano una comunione felice! “Dio non è un Dio di confusione, ma di pace” (1 Corinzi 14:33). Fu a causa dell’uomo che il peccato fu introdotto nel mondo, con tutte le sue conseguenze di rovina e di disordine. Disubbidire a Dio fu da parte dell’uomo un atto di ingiustizia, e la Scrittura definisce chiaramente che la pace può essere solo conosciuta e vissuta se la giustizia prevale. “L’opera della giustizia sarà la pace e l’azione della giustizia, tranquillità e sicurezza per sempre” (Isaia 32:17). “Il regno di Dio” dove regnerà la giustizia “è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Romani 14:17).

Se Dio stesso, da qualche parte, non avesse il Suo posto di giustizia, tutte le relazioni sarebbero nella confusione. Ecco che di conseguenza vanno le tattiche di Satana. Egli è l’avversario, il nemico, e il suo scopo è quello di destituire Dio dagli affetti delle Sue creature. Adamo, per mezzo della sua caduta, ha permesso l’introduzione del peccato in questo mondo. Satana, attraverso il peccato, ha già portato confusione e disordine in questo mondo, egli è colui che ha peccato “fin dal principio” (1Giovanni 3:18). Nel suo orgoglio egli esaltò se stesso dicendo: “sarò simile all’Altissimo” (Isaia 14:14), e successivamente introdusse lo stesso spirito di esaltazione nel cuore dell’uomo “sarete come Dio” (Genesi 3:5). 

La storia dell’uomo e dei popoli ha continuato su questa strada con tutte le conseguenze che hanno portato a dimenticare la giustizia di Dio. “Venite, costruiamoci una città e una torre….acquistiamoci fama” (Genesi 11:4). “Perciò a questa fu dato il nome di Babele (confusione)” (Genesi 11:9). Le lingue furono confuse, le nazioni furono mescolate e confuse fra tutta la faccia della terra, inimicizia e malcontento hanno caratterizzato la vita dell’uomo per secoli. Qualsiasi sforzo per trovare un punto in comune per la pace è stato inutile, e tutto ciò ci porta a considerare che: “Non c’è pace per gli empi, dice il SIGNORE” (Isaia 48:22). Dove trovare il rimedio? Con l’adorazione dei cuori possiamo comprendere e apprezzare che il nostro Dio è “un Dio di pace”, un titolo che gli viene assegnato spesso nel Nuovo Testamento, e ripercorre la Sua attività nel passato, presente e futuro. Qualsiasi situazione è al sicuro nelle Sue potenti mani.

Alla nascita del Signore fu predicato che la pace sulla terra sarebbe seguita alla manifestazione della gloria di Dio (Luca 2:14). Che persona meravigliosa è venuta per stabilire i diritti di Dio; per preparare un luogo per quei diritti nel cuore degli uomini, prendendo da loro l’attività della loro propria gloria, e donando loro la risposta che proveniva dalla voce del Dio di gloria. Quando Dio (e la Sua Parola) trovano il giusto luogo, che sia nell’individuo o in una collettività, allora e solo allora vi sarà pace. Tutto dipende dalla rivelazione dei propositi di Dio che ci sono stati fatti conoscere in Cristo. L’uomo è stato l’autore della confusione, e di conseguenza del disastro; Cristo è l’autore della salvezza, la rovina e il disordine saranno cacciate per sempre; poiché la salvezza nel suo carattere è eterna. L’uomo si sente indipendente e capace di controllare se stesso; Cristo è l’autore della fede, e colui che crede in Lui ha la piena e completa certezza che Dio, il Dio della pace, gli donerà tutto.

Abbiamo visto quali sono state le due cause che hanno portato alla rovina: il peccato nell’uomo e l’opposizione di Satana a Dio. Se la pace si stabilizza, questi mali vengono sconfitti. Tutto ciò però necessitava della croce del nostro Signore Gesù Cristo “di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce” Colossesi 1:20.

18 novembre - Un segno sulla fronte

(Dio ha detto:) “Io, io, sono colui che per amor di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati”.

Isaia 43:25

 

Beato l’uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato.

Romani 4:8

 

Un segno sulla fronte

 

Qualche anno fa, nello stato del Penjab in India, dei poliziotti avevano arrestato quattro donne sorprese a rubare degli oggetti appartenenti a una turista straniera. Mentre erano trattenute, tatuarono sulle loro fronti il termine “borseggiatrice” in lingua penjabi.

Potremmo chiederci cosa diventerebbe il mondo se questa pratica fosse generalizzata, e se tutti, uomini e donne, portassero sulla fronte il segno indelebile delle loro colpe: traditore, bugiardo, truffatore, ladro… Sarebbe di certo un valido deterrente, ma quanto complicate diventerebbero le relazioni interpersonali! E se un ladro poi si pente e cambia vita? Chi gli toglierebbe quel marchio?

Quando i farisei portarono a Gesù una donna che aveva commesso adulterio, colta sul fatto, cosa dice loro? “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” (Giovanni 8:7). Egli riconosce la colpevolezza di quella donna e la legittimità della punizione, ma sa che proprio quegli uomini commettevano gli stessi peccati e non si pentivano affatto. Il Signore aveva il diritto di condannarla perché era senza peccato. Allora dice a quella donna: “Neppure io ti condanno; va' e non peccare più” (v. 11).

In una società civile, i poteri legislativi ed esecutivi sono indispensabili. Ma individualmente, molte persone, per quanto colpevoli siano, denunciano volentieri il male degli altri e li condannano. Dio invece rivela il male che c’è nel cuore di tutti perché lo confessino e se ne pentano, prima che venga il giorno del Suo giudizio. Credendo al sacrificio di Suo Figlio, che ha portato i nostri peccati sulla croce, riceviamo il Suo perdono. “Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio” (1 Corinzi 6:11).

lunedì 17 novembre 2025

Dio il donatore

Per illustrare quale deve essere il nostro comportamento per piacere a Dio, penso che la parabola del Figliol prodigo possa darci dei suggerimenti importanti. In essa infatti leggiamo che il padre dice: “si doveva fare festa e rallegrarsi” Luca 15:32.

In queste parole il Signore Gesù ci rivela quale è l'atteggiamento che rallegra grandemente il cuore del Padre Suo. Non è certamente quello del fratello maggiore che lavorava senza posa e il cui unico obbiettivo era quello di fare festa con i suoi amici, ma è quello del figlio minore, che lascia fare al Padre tutto per lui essendo consapevole della sua immeritevole condizione ed è sempre pronto a fare festa alla Sua presenza.

17 novembre - Tristezza positiva

La tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte.

2 Corinzi 7:10

 

Tristezza positiva

 

E’ vero, c’è una tristezza “positiva” che sfocia perfino nella gioia! Colui che prende coscienza delle proprie colpe ne prova dolore e si rattrista. Questa tristezza proviene dal male che scopriamo in noi ed è legata al disgusto che sentiamo verso il peccato. Questa tristezza “secondo Dio” e questo disgusto li proviamo tanto più intensamente quanto più comprendiamo ciò che il Signore Gesù ha dovuto soffrire per cancellare i nostri peccati. Ed è questa consapevolezza che ci spinge ad abbandonare la nostra condotta sregolata e a lasciarci illuminare dalla luce divina per dare alla nostra vita una nuova direzione. E’ il pentimento, il ravvedimento.

La “tristezza del mondo” di cui parla il versetto di 2 Corinzi è spesso la paura delle conseguenze del male commesso, non la ripugnanza verso il peccato. In fondo, è più che altro un sentimento egoista e non produce un “ravvedimento che porta alla salvezza”. E’ la tristezza che “produce la morte”. Afflitti dalla paura delle conseguenze delle proprie colpe, si rimane concentrati su se stessi, col carico della propria colpevolezza. Invece di andare al Signore e confessare i propri peccati, lo si fugge, ci si isola, entrando a volte in una spirale ossessiva.

Chi va al Signore sa che non sarà respinto. Con grande amore viene accolto e completamente guarito. E quando questo avviene, ci si rende conto che il peccato è una terribile schiavitù, in contrasto con la grazia del Signore che invece rende liberi. Se il peccato è abbandonato e la sua radice giudicata, l’anima è purificata, e finalmente può sgorgare la lode!


domenica 16 novembre 2025

Cacciatore

“Certo egli ti libererà dal laccio del cacciatore” Salmo 91:3. 

Come un cacciatore, Satana, il grande nemico delle anime, prende gli uomini nelle sue trappole. Il laccio è sempre “nascosto” alla vista delle possibili vittime. Per questo è necessario stare in guardia anche quando pensiamo che “non ci sia gran che di male a fare questo o quello”. Satana affascina con le apparenze che ingannano. Fa balenare delle gioie sconosciute, dei vantaggi nuovi. Esattamente come il cacciatore cela i suoi lacci all'interno di un cespuglio di more o di bacche appetibili.

Una volta era diffusa l'arte di addestrare dei falconi per catturare gli uccelli. Quando il cacciatore lanciava il suo falcone verso la preda, quest'ultima non aveva che una via di salvezza: innalzarsi. Questo perché il falcone non può attaccare, finché l'uccello che sta cacciando si tiene in ascesa. Ma se scende al suo livello o sotto di lui, diventa una facile preda.

E' la stessa cosa per ogni credente: fino a quando il nostro obiettivo è il cielo e sale, non ha niente da temere da parte del nemico. Se siamo coscienti della nostra estrema debolezza, della nostra incapacità di combattere il nemico, cerchiamo rifugio presso di Lui, presso Colui che ci dice: “Resta con me, non temere...con me sarai al sicuro” 1 Sam. 22:23.

Quanti fra voi sono ancora schiavi del cacciatore o impigliati nei lacci del peccato? Sappiate, che gli sforzi che fate per liberarvi da soli non serviranno a niente. C'è qualcuno più forte del “cacciatore” e delle sue trappole, il Liberatore, Cristo che ha vinto. Affidatevi a Lui e potrete elevarvi al di sopra da ogni attacco.

16 novembre - Il SIGNORE ti preserverà da ogni male

Egli proteggerà l’anima tua.

Salmo 121:7

 

Non sappiamo pregare come si conviene; ma… sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio.

Romani 8:26, 28

 

Il SIGNORE ti preserverà da ogni male

 

Questa mattina, come abitualmente, ho chiesto a Dio di proteggermi da ogni male nel corso della giornata. Poi sono uscito fiducioso. Nel tragitto sono scivolato e ho riportato una frattura al femore. Eccomi quindi al pronto soccorso per delle lunghe ore. La frattura è brutta, bisogna operare… Nell’attesa ho tutto il tempo per riflettere. Una vocina interiore mi sussurra: “Hai chiesto a Dio di proteggerti e ti rompi una gamba! Eppure è scritto che «ti preserverà da ogni male». Questo versetto non è forse valido per te oggi? Può darsi che questa mattina tu non abbia pregato con abbastanza fede…”.

La mia camera d’ospedale è silenziosa; siamo solo in due e al mio vicino di letto ho potuto testimoniare del Signore. Ma dentro di me c’è un conflitto! E’ per questo che mi trovo in ospedale? Il testo di Romani 8 ha il sopravvento e il mio spirito si tranquillizza. La promessa è chiara: tutte le cose (tutte, quindi anche una gamba rotta!) cooperano al bene!

Credenti, facilmente consideriamo un avvenimento sgradevole come un “male”. Ma se Dio permette un contrattempo, o anche un incidente, non lasciamoci turbare. Il Salmo 121 afferma: “Il SIGNORE ti preserverà da ogni male”. Ma la promessa essenziale è in ciò che segue: “Egli proteggerà l’anima tua”.

Secondo la Sua fedele promessa, Dio ci protegge da tutto ciò che è un male per la nostra anima. Egli farà in modo che ciò che noi consideriamo, a torto, come “un male” contribuisca invece al bene della nostra anima e anche di qualcun altro.

La storia di Giobbe ne è un esempio toccante: Dio permette per lui delle prove terribili, in vista di fargli un bene immenso. E alla fine Giobbe è tutt’altro che un perdente (leggere Giobbe 42)!