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domenica 2 novembre 2025

02 novembre - Avere Gesù come capitano

Gesù… stava dormendo sul guanciale a poppa. Essi lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che noi moriamo?” Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!” Il vento cessò e si fece gran bonaccia.

Marco 4:35, 38-39

 

Avere Gesù come capitano

 

Abituati di padre in figlio a praticare la pesca sul mare di Galilea, i discepoli di Gesù erano dei veri e propri professionisti e conoscevano tutti i segreti di quel grande lago circondato da montagne. Così, quando Gesù dice loro “Passiamo all’altra riva” (v. 35) non si pongono alcun problema e pensano che il Signore conti su di loro, sulle loro capacità marinare, e possa riposarsi in pace dalle fatiche della giornata.

È dunque come loro passeggero che Gesù si sistema nella parte posteriore della barca e non come loro capitano, almeno fino al momento in cui la tempesta li obbliga a svegliarlo.

Non succede a volte anche a noi di fare affidamento sulla nostra esperienza per affrontare la vita? Ma ecco che il Signore permette, a volte, che le cose non vadano come avevamo previsto, e allora dobbiamo invocare aiuto per essere liberati.

Pensiamo all’educazione dei figli: quando sono piccoli, crediamo di essere dei buoni educatori. Ma quando diventano adolescenti, spesso c’è bufera, e allora dobbiamo chiamare il Signore in aiuto!

Può anche capitare che dopo gli studi, o dopo qualche anno di successi nel mondo del lavoro, venga una tempesta imprevista che ci lascia smarriti; e sarà proprio quella a renderci consapevoli della nostra debolezza e della necessità che abbiamo di ricorrere al Signore.

Se il Signore Gesù è con noi nella barca della nostra vita, facciamo in modo che sia il capitano, sia in tempo di calma sia durante le bufere.