Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal dire il falso; fugga il male e faccia il bene.
1 Pietro 3:10-11
La
felicità: un risultato dell’ubbidienza a Dio
Molte persone immaginano che l’ubbidienza
al Signore renda noiosa la vita di coloro che la praticano. Ragionare così
significa dimostrare di non conoscere la gioia cristiana e di non conoscere
neppure Dio, al quale siamo invitati a sottometterci per amore.
Sbagliando completamente le nostre
valutazioni, potremmo essere portati a dire: “Bisogna che segua un po’ la
religione per mettermi al riparo dalla condanna divina, ma voglio anche godere
dei piaceri della vita il più possibile”. In realtà, questi piaceri sono
insignificanti se paragonati alla felicità
che dà il mettersi al servizio di Dio.
Un credente saggio diceva: “La felicità
fine a se stessa fuggirà sempre davanti a noi come un miraggio; non la
raggiungeremo mai. Ma se il nostro obiettivo principale è ubbidire al Signore
piuttosto che compiacere a noi stessi, la vera felicità sarà una conseguenza
diretta e costante di questa
ubbidienza”.
Se i credenti vogliono compiacere a se
stessi non sono felici come potrebbero essere. Ma non è mai troppo tardi per
iniziare a vivere seguendo l’esempio di Gesù Cristo, il nostro esempio
perfetto, che diceva: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma
la volontà di Colui che mi ha mandato” (Giovanni 6:38).