Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo… te ne darà la ricompensa.
Matteo 6:6
La preghiera personale
In
molte religioni la preghiera è parte integrante della vita del fedele, ma il
più delle volte si tratta di preghiere predefinite, studiate a memoria e
recitate con una determinata cadenza, secondo un preciso rituale. Con queste
preghiere si spera di ottenere il favore di un Dio di cui, in fondo, si ha
paura, un Dio lontano, inflessibile, al quale si chiede aiuto quando le cose
vanno male, ma da cui non si attende alcuna risposta personale.
Come
prega il cristiano? Poiché è un figlio amato da Dio, il cristiano si rivolge a
Lui come al Padre. Il modo con cui prega deriva da una relazione vivente,
basata sull’amore e sulla fiducia, associata al santo rispetto che Gli è
dovuto. Non prega Dio per guadagnare il Suo favore, e non teme la Sua ira,
perché Gesù Cristo ha subito il castigo di Dio al suo posto, sulla croce, e ha
ottenuto il suo perdono.
Un
cristiano può pregare in ogni ora e in ogni luogo, per qualunque motivo e
circostanza; e questo senza particolari preliminari. Nessuno gli detta la
preghiera; è una preghiera spontanea e personale. Egli parla al suo Dio delle sue preoccupazioni,
delle sue gioie, delle sue difficoltà, dei suoi problemi. E lo ringrazia per la Sua
pazienza e le Sue benedizioni.
Un
bambino può forse parlare al suo papà solo in determinate ore e con parole
imparate a memoria? Se cade o si fa male, o se si trova davanti a un pericolo
improvviso, non corre forse verso di
lui, senza esitazione, per esporgli con naturalezza il suo problema?
È
sullo stesso principio di libertà filiale che il credente ha il privilegio di
pregare il suo Padre celeste.