“E che giova egli all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?”
Marco 8:36.
Un editorialista di un grande quotidiano scriveva in sostanza questo: Negli ultimi trent'anni abbiamo fatto più progresso che in trenta secoli. La vita sembra diventata facile, agiata, confortevole. Siamo come dei convitati che si sono seduti attorno ad una tavola ben imbandita. Ma ecco, ora ci accorgiamo che la torta è amara e i vini sono avvelenati. E, cosa che è ancora più grave, i nostri figli sono dei ribelli. Comprendiamo la delusione di tanti nostri contemporanei che si sono prodigati, a loro modo, senza risparmiarsi, per il benessere della società. Hanno voluto costruire un mondo senza Dio e sono andati lontano da Lui. Certo hanno lavorato molto per le cose materiali e alcuni ne hanno accumulate in grande quantità ma non solo queste non sono riuscite ed appagare il loro cuore ma non gli appartengono neppure perché dovranno essere lasciate ad altri.
“Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” 1 Cor. 15:58.
Sappiamo veramente fare la distinzione fra ciò che ha un grande valore e ciò che non ne ha?
Ci sono delle cose eterne e altre che sono passeggere. Le prime dureranno per sempre le altre per un breve tempo. Queste cose le conosciamo bene eppure, sembra che quasi tutti siano protesi nella conquista di quest'ultime. Sappiamo che sono dei miraggi che svaniranno, sappiamo che ci porteranno lontano da Dio, eppure sono oggetto dei nostri desideri.
A molti possiamo sembrare dei pazzi. Parliamo del Signore, frequentiamo del continuo riunioni e incontri di studio. Siamo attenti alla condotta morale abbiamo una moglie o un marito ed è sempre lo stesso/a. Usiamo un linguaggio sobrio e soprattutto definiamo peccato tutto ciò che offende Dio. Quante volte ci siamo sentiti dire: Stai sprecando il tuo tempo.
Tutto quello che viene impegnato per servire Dio non è sprecato.
Faraone considerò un atto di “pigrizia” la domanda che faceva il popolo d'Israele di partire e andare a offrire sacrifici all'Eterno: “Egli rispose: Siete dei pigri! Siete dei pigri! Per questo dite: Andiamo a offrire sacrifici al SIGNORE” Esodo 5:17. Anche i discepoli stimarono una “perdita” i trecento denari spesi da Maria per ungere il Signore Gesù (Mat. 26:8). Rinunciare “all'Egitto” non è follia e versare un vaso di profumo su capo del Signore non è uno spreco. Sono molti a pensarlo anche fra i “credenti” ma non è così.
Come ogni servitore Isaia deve avvertire, gridare in mezzo all'ostilità e una perdita di valori crescente: “Una voce dice: Grida! E si risponde: Che griderò? Grida che ogni carne è come l'erba e che tutta la sua grazia è come il fiore del campo. L'erba si secca, il fiore appassisce quando il soffio del SIGNORE vi passa sopra” Isaia. 40:6-7.
L'uomo non ha capito che possiede una cosa di immenso valore: la sua anima. Perché essa è eterna e il suo prezzo è così grande da non reggere il confronto con tutti i tesori di questo mondo. Perderla vuol dire fare una perdita eterna, senza possibilità di remissione.
Mosè rinunciò all'Egitto con tutte le sue ricchezze, i suoi agi perché aveva lo sguardo rivolto verso le cose che non si vedono.
“Per fede Mosè, divenuto grande, rifiutò d'esser chiamato figliuolo della figliuola di Faraone, scegliendo piuttosto d'esser maltrattato col popolo di Dio, che di godere per breve tempo i piaceri del peccato; stimando egli il vituperio di Cristo ricchezza maggiore de' tesori d'Egitto, perché riguardava alla rimunerazione” Ebrei 11:24-26.