“Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero”
(1 Giovanni 5:20)
“Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”
(Giovanni 17:3)
Chiunque crede al Signore Gesù ha ricevuto non solo il perdono dei propri peccati, ma anche una vita tutta nuova. È nato da Dio e di conseguenza possiede la vita divina, la natura divina (Giovanni 1:13 – 2 Pietro 1:4). Questa vita, nella sua forma più piena, è chiamata “vita eterna”. Il Signore Gesù stesso è la nostra vita. “Egli è il vero Dio e la vita eterna” (1 Giovanni 5:20). Questo fatto, per noi che crediamo, ha delle conseguenze infinite e ci mette in una posizione di grazia e di favore: “ci ha resi graditi a sé, in colui che è l'amato” (Efesini 1:6 nella Versione Vecchia Diodati); siamo trasportati dall’amore del Padre nel “regno del suo amato Figlio” (Colossesi 1:13). Dunque, davanti a Dio, siamo pienamente accettati in Colui che Dio chiama “il Suo amato Figlio”.
La prima Lettera di Giovanni va ancora più lontano. Siamo fatti simili a Lui. “Il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui” (1 Giovanni 3:1). Come Egli è ora nel cielo, “tali siamo anche noi in questo mondo” (4:17). “Saremo simili a Lui, perché lo vedremo come egli è” (3:2), ma rimarremo pur sempre delle creature, non diventeremo mai “Dio”.
Confrontate anche 1 Giovanni 4:12 con Giovanni 1:18. Giovanni dice: “Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero”. Sta tutto in questo. Alla creazione, Dio ha dato ad Adamo lo “spirito” ed è questo che fa la differenza fra l’uomo e le bestie. L’uomo ha anche un’intelligenza molto elevata, la capacità di ragionare, di disquisire, di approfondire i pensieri, ma senza l’aiuto di Dio e senza lo spirito di Dio la sua pur grande sapienza non gli permette di arrivare a conoscere le cose del cielo: “Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo?... Il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza” (1 Corinzi 1:20-21). Nemmeno gli angeli, che appartengono ad un ordine di creazione più elevata di quello degli uomini, possono conoscere Dio nella Sua essenza e nel segreto dei Suoi pensieri. Essi sono dei servitori, potenti, certo, sempre pronti ad eseguire la volontà di Dio; ma anch’essi desiderano riguardare addentro alle cose che sono state annunciate a noi (1 Pietro 1:12).
“Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”
(Matteo 3:17)
A dei peccatori perduti, ma che hanno ricevuto il Signore Gesù, Dio ha ora donato Suo Figlio come nuova vita. In Lui e per Lui ha dato loro allo stesso tempo, la capacità di conoscerlo perché “Cristo Gesù da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Corinzi 1:30). Non soltanto possiamo vedere la gloria del Signore Gesù manifestata, così come il mondo la vedrà ben presto quando verrà sulla terra con le nuvole dal cielo e “ogni occhio lo vedrà” (Apocalisse 1:7), ma “noi lo vedremo come egli è” (1 Giovanni 3:2) e non soltanto come si manifesta. Si, già da ora possiamo comprendere i Suoi pensieri. Noi vediamo la Sua gloria e il nostro cuore ne è ripieno. Noi abbiamo dei pensieri e dei sentimenti comuni a Dio che apre il Suo cuore, parla di quello che lo riempie e possiamo ascoltare le Sue parole e condividere i Suoi sentimenti. Noi abbiamo comunione col Padre e col Figlio Gesù Cristo.
Di cosa è occupato il cuore del Padre? Non lo è forse del Figlio e di tutta la gloria della Sua persona e della Sua opera? Quando il Figlio era sulla terra, “tutta la pienezza della deità” ha abitato in Lui corporalmente (Colossesi 1:19 – 2:9). Dall’inizio del ministero pubblico del Signore (Luca 3:22) fino alla fine (Matteo 17:5), il Padre dice: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto”.
Che grande cosa è stata quest’opera per il Padre! “Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi” (Giovanni 10:17). Il Padre ama Colui che è andato volontariamente alla croce, che è morto per glorificare il nome di Dio e per fare la Sua volontà. A tal fine, il Signore ha acconsentito a portare “i nostri peccati nel Suo corpo, sul legno” (1 Pietro 2:24). È stato “fatto peccato” (2 Corinzi 5:21). Ha portato il giudizio di Dio sul peccato (Salmo 22:1, Matteo 27:46). In tutto ciò è stato perfetto: “Cristo che mediante lo Spirito eterno offrì Sé stesso puro di ogni colpa a Dio” (Ebrei 9:14).
“Noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata… perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa”
(1 Giovanni 1:2, 4)
Il Padre ci dice: “questo è il mio diletto Figlio” e noi rispondiamo: “questo è il nostro diletto Salvatore”. Il Padre dice: “Per amore per me (Esodo 21:5) ha portato tutte le sofferenze del Golgota e ha compiuto l’opera che gli avevo affidato”, e noi possiamo dire: “Cristo ci ha amati e ha dato sé stesso per noi” (Efesini 5:2), “il Figlio di Dio in quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Galati 2:20).
Questa Persona gloriosa che riempie il cuore del Padre riempie anche i nostri cuori? Il Padre ci mostra le glorie del Figlio e noi diciamo al Padre tutto quello che abbiamo trovato in Lui. È la comunione: dei sentimenti comuni, degli interessi comuni, la stessa Persona che riempie il cuore di soddisfazione e di gioia.
“Non solo, ma ci gloriamo anche in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione” (Romani 5:11). Forse questa è la cosa più elevata: conoscere Dio, gioire non solo delle benedizioni e di tutte le cose divine, ma ancora di più, gioire di Lui stesso! Così abbiamo comunione con Dio, con il Padre e con il Figlio! Realizzare questo rende il cuore perfettamente felice fin da quaggiù. Per questo Giovanni dice: “Queste cose vi scriviamo perché la nostra (o: la vostra) gioia sia completa” (1 Giovanni 1:4).