Non si insiste mai abbastanza sull’importanza delle riunioni di preghiera e sul privilegio di radunarsi intorno al Signore per presentargli suppliche, intercessioni, ringraziamenti, per realizzare la nostra dipendenza da Dio, per sentire insieme la nostra debolezza, per riconoscere quanto abbiamo bisogno di essere guardati, sostenuti e incoraggiati, e mantenuti nella verità, nell’amore, nella pazienza, nella speranza.
Siamo esortati a pregare senza smettere mai. Quest’esortazione, rivolta a ognuno individualmente, si applica anche alle preghiere in assemblea, preghiere dove si esporranno i bisogni dei fratelli e sorelle, della vita dell’assemblea, della sua testimonianza e di tutti gli uomini. Quanti bisogni ci sono e quanto numerosi sono i soggetti di preghiera! Quanto le parole: “Non cessate mai di pregare” (1 Tessalonicesi 5:17) dovrebbero stringerci gli uni agli altri nelle nostre riunioni!
Il fatto stesso di trovarci insieme in uno stesso luogo, intorno al Signore, tutti animati da Lui e con un medesimo amore che ci unisce così strettamente, non dovrebbe attirare i nostri cuori e legarli l’uno all’altro in uno stesso sentimento?
Ma qual è la causa per cui le riunioni di preghiera sono generalmente così poco seguite?
Cerchiamola innanzi tutto in noi stessi. Non c’è forse un po’ di quella tiepidezza di Laodicea di cui parla lo Spirito nelle lettere indirizzate alle chiese? Se c’è, riconosciamola e umiliamoci.
Prima di recarci alla riunione, ci chiediamo quali sono i motivi, i bisogni, le persone, per cui dobbiamo rivolgere le nostre preghiere a Dio? Ha ognuno una piena libertà di comunicare all’assemblea quello che gli sta a cuore e di pregare egli stesso? Lo può fare anche il fratello più semplice. Abbiamo sperimentato più volte quanto è bella e utile una preghiera semplice e spontanea, anche solo con qualche parola e per un solo oggetto, ma espressa col cuore. E’ pure augurabile che gli argomenti per cui pregare che hanno esercitato alcuni membri della chiesa prima della riunione, siano conosciuti da tutti e comunicati, perché tutti siano esercitati prima di mettersi in ginocchio; e avendoli conosciuti possano con uno stesso sentimento rivolgere le loro preghiere al Signore. Sovente capita, soprattutto in un’assemblea numerosa, che alcuni presenti provino una certa sorpresa quando in una preghiera si fa riferimento a un decesso o alla malattia di un fratello o di una sorella che loro ignoravano.
Se il nome di una certa persona o un certo problema pronunciato in modo non chiaro non è stato capito, è bene che dopo la riunione ci si informi di che si tratta.
Si è sovente notato che quando una riunione di preghiera è convocata riguardo un soggetto difficile o una prova speciale, i fratelli e le sorelle sono più numerosi che nelle solite riunioni e che è più forte il sentimento della presenza del Signore e il sollievo provato per aver affidato il problema nelle Sue mani.
E’ anche molto utile che nelle assemblee ci siano comunicazioni sull’opera del Signore. Le comunicazioni fatte da fratelli che visitano le assemblee o portano il Vangelo, o le richieste di preghiere da parte di credenti lontani, spesso isolati e provati, devono essere conosciute per poter essere presentate al Signore.
Scrutiamo i nostri cuori. Non abbiamo forse abbandonato il primo amore, come la chiesa di Efeso? E a che punto è il nostro affetto fraterno? Siamo capaci di portare i pesi gli uni degli altri? Apriamo i nostri cuori ai fratelli ed alle sorelle, partecipiamo alle loro difficoltà, alle loro pene, alle loro gioie, sopportiamoci gli uni gli altri nella pace. E’ dell’abbondanza dei nostri cuori che parleranno le nostre bocche anche nelle riunioni di preghiera, se questi cuori saranno pieni del nostro amore per loro.
E’ necessario che le preghiere siano vive, spontanee, brevi, e non un’enumerazione lunghissima di richieste; gli altri non si sentirebbero coinvolti, si distrarrebbero e non ne serberebbero neppure il ricordo. Uscendo dalla riunione non potrebbero dire come Davide: “Una cosa ho chiesto al SIGNORE e quella ricerco” (Salmo 27:4). Dio si ricorda delle preghiere che gli abbiamo rivolto; non dobbiamo forse ricordarcene anche noi, per avere il cuore preparato a ricevere le benedizioni che abbiamo richieste e per offrire poi a Dio i ringraziamenti che gli sono dovuti?
Non dimentichiamo che la sera, dopo una giornata di lavoro e di fatica, è augurabile che le riunioni non si prolunghino. Le persone anziane, dopo un’ora di preghiere consecutive che occupano la mente e i cuori, si affaticano troppo e non riescono a prestare l’attenzione che vorrebbero.
Evitiamo che nelle nostre riunioni subentri la routine, la mancanza di semplicità e di dipendenza dallo Spirito Santo. Ma sopportiamoci gli uni gli altri. Se siamo soltanto un lumicino fumante, non spegniamolo; cerchiamo invece di attizzarlo per essere ristorati al suo dolce calore.
E non dimentichiamoci di ringraziare il Signore per tutte le benedizioni che ci ha concesso nelle riunioni di preghiera, e questo non certo grazie a noi ma a quello che Egli è.
Non trascuriamo queste riunioni!
“Facciamo attenzione gli uni e gli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno” (Ebrei 10:24, 25).
M. Koekelin