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giovedì 19 gennaio 2023

Guai a me, sono perduto

Il profeta Isaia ha una visione, egli vede “il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava. L'uno gridava all'altro e diceva: Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti!” Isaia 6:1-2. Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta e la casa fu ripiena di fumo. Scena gloriosa, che manifesta in una maniera unica la santità di Dio.

Dio è santo. Dalle pagine dell'Antico Testamento “io sono il SIGNORE, il vostro Dio...io sono santo” (Lev. 11:44) alle ultime del Nuovo “e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente” (Apoc. 4:8), Dio si è rivelato come l'Iddio santissimo. Ed ecco che, davanti alla scena solenne e gloriosa alla quale il profeta assiste, egli prende coscienza del proprio stato. Con voce angosciata esclama allora: “Guai a me, sono perduto!” poiché è un peccatore. E potrebbe dire come il salmista: “O Eterno se tu poni mente alle iniquità, Signore chi potrà reggere?” Salmo 130:3.

La sua voce raggiunge quella di Giobbe che diceva: “Ho orrore di me stesso, e mi pento nella polvere e nella cenere” Giobbe 42:6.

E tu lettore, ti sei riconosciuto un peccatore perduto?

Attenzione ho detto perduto! Senza dubbio riconoscerai con meno fatica di essere un peccatore, ma hai forse qualche difficoltà ad ammettere che davanti a Dio sei colpevole e perduto. Ma bisogna che tu arrivi a questo punto. Puoi esporre davanti a Dio tutte le tue buone opere, come lo faceva Zaccheo (Luca 19:8), ma come lui riceverai questa risposta: “Il Figliolo dell'uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto” ver. 10.

Le tue opere possono essere umanamente lodevoli, ma in nessun modo potranno contare per il tuo riscatto. La tua anima è troppo preziosa per essere riscattata a quel prezzo. Soltanto il sangue del Signore Gesù può farlo.

La scena posta davanti a noi in questo capitolo ci ha presentato due quadri che ci hanno colpito: il primo è la gloria magnifica di Dio in tutto lo splendore della sua santità; il secondo è l'angoscia di un uomo che, davanti all'Iddio santo, si riconosce perduto poiché sa di essere un peccatore. Quale sarà il risultato di un tale incontro fra l'Iddio santo e un uomo peccatore? Vale la pena per ognuno di noi di seguire attentamente il racconto.

“uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall'altare. Mi toccò con esso la bocca, e disse: Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato” (ver.6-7).

Un altare, evidente che c'è stato un sacrificio. Un carbone ardente...la vittima è stata consumata.

Quale è il risultato? Che in virtù del sacrificio l'iniquità è tolta e il peccato espiato. Dio perdona il peccatore.

Ma dove è dunque questo altare e quale è stata la vittima che ha risposto a tutte le esigenze della santità di Dio? E' al Golgota che dobbiamo andare per trovare l'altare e la vittima. Cristo sulla croce, fatto peccato per noi e Lui che ha conosciuto il fuoco del giudizio di Dio. E adesso non rimane che l'attesa di un meraviglioso incontro con Dio. Quel Dio che invece di condannare coloro che si sono visti perduti, tramite la fede in Cristo e nella Sua opera, adesso li perdona.