Lo invocai con la mia bocca e la mia lingua lo glorificò.
Salmi 66:17
Il giorno
della sventura (3)
Qual è il fine di Dio
per il nostro “giorno della sventura”? Egli ha in vista ben più di una semplice
liberazione, ed è questo: noi lo
glorificheremo! La nostra liberazione arriverà in modo tale che Egli sarà
glorificato, nel momento della liberazione e anche dopo. Possiamo desiderare
qualcosa di più? Il fatto che Dio stia lavorando nella nostra vita e attraverso
di essa, non è forse un motivo di sicurezza e di pace? La sventura è forse un
errore se porta alla gloria di Dio? Quando vediamo il fine, possiamo
disapprovare il mezzo che ha portato a quello scopo? Non solo non è stato un
errore; era una necessità!
Molti dei più brillanti
uomini di Dio hanno conosciuto a fondo il significato del “giorno della
sventura”. Penso a Giuseppe, il figlio di Giacobbe, odiato dai suoi fratelli,
venduto come schiavo e imprigionato ingiustamente. Penso a Mosè quando gli
Israeliti, nel deserto, si ribellarono e minacciarono di ucciderlo; o a Davide
che soffrì per anni, in fuga dal re Saul. Potremmo pensare anche al profeta
Elia, al profeta Daniele, all’apostolo Paolo e a molti altri che soffrirono
nello stesso modo. Tutti furono liberati, e Dio fu glorificato.
La cosa più
straordinaria di tutte è pensare che il Signore Gesù stesso non fu esentato dal
“giorno della sventura”. Lui che era “famigliare con la sofferenza” (Isaia
53:3) attraversò il giorno più tragico, e per noi incomprensibile, con una
fiducia incrollabile in Dio. Mai Dio fu glorificato come nel giorno della
condanna e della morte del Suo amato Figlio.
Non può esserci niente
di più bello, per il cuore che conosce Dio, che questa conclusione: “… e tu mi
glorificherai”! Chi avrebbe mai pensato che “il giorno della sventura” possa
portare un frutto così ricco?