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martedì 31 dicembre 2024

31 dicembre - Cosa rimane?

Il mio popolo infatti ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua.

Geremia 2:13

 


 

Eccoci arrivati al 31 dicembre. L’anno è alla fine e già fervono i preparativi per il veglione, la festa più attesa, la notte degli eccessi, in cui bisogna divertirsi ad ogni costo. Il pensiero dominante, nella nostra società, è che la fine dell’anno sia un momento che interrompe un ciclo e dà inizio ad un altro: l’anno passato è da cancellare, da dimenticare; è come un vecchio arrivato alla fine della sua vita. E un nuovo anno inizia, ricco di fortuna e di rosee aspettative… ma anche questo invecchierà e così sarà sempre.

Ma anche la vita è quella di sempre, con le sue gioie e le sue tragedie, le sue miserie e i suoi dolori, in un mondo ancora pieno di odio e di guerre. Dove trovare allora un punto di partenza per iniziare veramente un nuovo anno della nostra esistenza che non duri dodici mesi ma tutti i giorni della nostra vita terrena?

La risposta la troviamo nella parole che Gesù rivolge alla Samaritana: “Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:14).

Non costruiamoci le nostre cisterne che immancabilmente si prosciugano, ma andiamo a Gesù per ricevere l’acqua della vita eterna.

E il capodanno? Viviamolo sobriamente, come un momento per ricordare con riconoscenza le cure che il Signore ha avuto per noi nell’anno appena finito, e la richiesta del suo aiuto per quello che viene.

lunedì 30 dicembre 2024

30 dicembre - Un Dio d’amore

Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Romani 5:8

 


 

La Bibbia ci rivela che “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8). L’uomo si chiede spesso dov’è la manifestazione di quest’amore, quando constata quanto male e quanta sofferenza ci sono nel mondo. La Parola di Dio ha una risposta anche a questo, e dice: “In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo” (1 Giovanni 4:9).

Dio, essendo giusto e santo, non può tollerare che il male non venga punito. E allora, perché aspetta? Perché rimanda ancora il suo giusto castigo su questo mondo che lo sfida e lo insulta con ogni sorta di peccati e di perversioni? Dio è paziente e aspetta che noi colpevoli ci pentiamo e cambiamo il nostro comportamento. Ma come fare? Con un po’ di forza di volontà, con un serio impegno, qualche miglioramento possiamo apportarlo alla nostra vita, ma niente di più. Per essere graditi a Dio bisogna che Lui ci veda senza colpa, e che possa non tener più conto delle debolezze della nostra natura umana. Solo Lui può fare quest’opera. Quando, per la fede, il sangue di Gesù Cristo ci lava dai nostri peccati, Dio ci considera puri, senza colpa, degni di stare alla sua presenza. È vero che il credente, finché è sulla terra, può ancora cadere in qualche peccato, nonostante il suo impegno ad onorare il Signore e ad ubbidirgli. Il suo Figlio ha pagato anche per quei peccati.  Il credente è al sicuro. Non sarà giudicato e può guardare al cielo come a un luogo che gli spetta di diritto perché a tutti quelli che hanno ricevuto il Signore, Dio ha dato il diritto di diventare suoi figli! (Giovanni 1:12).


domenica 29 dicembre 2024

Le benedizioni di Dio per i Suoi sulla terra

“Certo, il SIGNORE ama i popoli; tutti i suoi santi sono nella tua mano. Essi si abbassano ai tuoi piedi e raccolgono le tue parole” (Deuteronomio 33:3)


Il popolo d’Israele si trova nelle pianure di Moab (Deuteronomio 1:1, 5). Dall’uscita dall’Egitto, Dio ha condotto con bontà e fedeltà questo popolo che aveva riscattato con la Sua potenza, “con mano potente e con braccio steso” (5:15). L’ha fatto uscire dal paese della schiavitù, ha camminato davanti a lui e lo ha guardato (32:10) fino all’ingresso di Canaan, il paese “dove scorrono il latte ed il miele” (6:3). L’Eterno si è ricordato del Suo patto e delle Sue parole dette ad Abraamo, Isacco, Giacobbe e Israele dicendo: “Ti darò il paese di Canaan come vostra eredità” (Salmo 105:8-11).

Ora siamo alla fine della traversata del deserto; il paese promesso è vicino, dall’altra riva del fiume Giordano e, prima di farle entrare in Canaan, Dio benedice le tribù del Suo popolo per mezzo del Suo servo Mosè. Alla vigilia della sua morte Mosè, uomo di Dio, che aveva condotto il popolo attraverso il deserto sostenuto dal “braccio glorioso” di Dio (Isaia 63:12), sta per indirizzare le sue ultime parole al popolo d’Israele (Deuteronomio 33:1).

Per noi credenti il viaggio nel deserto di questo mondo terminerà ben presto. Il Signore Gesù, fedele alla promessa della Sua Parola, sta per farci entrare nella casa del Padre (Giovanni 14:2-3). Israele stava entrando in Canaan per combattere e conquistare il paese, il credente invece, sta per entrare nel riposo nelle dimore che Cristo ha preparato per i Suoi nella casa del Padre. Prima che arrivi questo momento, il nostro Dio ci assicura la benedizione che desidera donarci. Il Suo popolo sarà l’oggetto costante delle Sue cure e della Sua protezione fino al termine del cammino.

L’ultimo atto di Mosè è quello di benedire il popolo d’Israele. L’ultimo atto del Signore Gesù prima di essere elevato al cielo, dopo che l’opera della croce era compiuta, è stato quello di elevare le mani al cielo e di benedire i Suoi. Questa benedizione produce in noi quello che ha prodotto nei Suoi discepoli: gioia, lode e la benedizione di Dio nella Sua assemblea (Luca 24:50-53).

Nell’introduzione (33:1-5) alla benedizione di Mosè sulle dodici tribù, desideriamo soffermarci un po’ su quello che leggiamo al versetto 3.


“Il SIGNORE ama i popoli”

Questo versetto inizia con l’affermazione: “Certo”, che conferma la bella dichiarazione dell’amore di Dio per i Suoi! Tutte le benedizioni scaturiscono dal cuore di Dio che è amore. “I popoli”, qui, sono, prima di tutto, le dodici tribù d’Israele, che stanno tutte per ricevere una benedizione particolare. All’inizio di questo libro l’Eterno aveva loro dichiarato: “il SIGNORE si è affezionato a voi e vi ha scelti, non perché foste più numerosi di tutti gli altri popoli, anzi siete meno numerosi di ogni altro popolo, ma perché il SIGNORE vi ama” (Deuteronomio 7:7-8). Egli voleva un popolo per Sé, separato dagli altri popoli della terra, che Gli appartenesse e che fosse l’oggetto del Suo amore.

Ma, nell’espressione: “i popoli”, scorgiamo anche qualcosa dell’estensione dell’amore di Dio. Il Suo amore è troppo grande per limitarlo al Suo popolo Israele che erediterà le grandi benedizioni terrestri; esso si estende ad ogni tribù, lingua, popolo e nazione che sono su tutta la terra. Cristo li ha comprati a Dio a prezzo del Suo sangue versato alla croce (Apocalisse 5:9). Così, i “rami” della benedizione di Dio “si stendono sopra il muro” (Genesi 49:22) per portare del frutto alla gloria di Dio per mezzo di Cristo tra tutti i popoli della terra ed alla conoscenza del Suo amore e la Sua salvezza.

Le tre proposizioni che seguono scaturiscono dalla prima. Dio spande sui Suoi la benedizione, fornisce loro protezione e li fa avvicinare a Sé. Tutto questo proviene dal Suo grande amore di cui ci ama.


 “Tutti i suoi santi sono nella tua mano”

Nessuno di coloro che Gli appartengono sono esclusi dalla protezione divina, nessuno è messo da parte; sono i Suoi santi, Gli sono cari perché sono un popolo separato per Lui: “Io sono il SIGNORE vostro Dio, che vi ha separati dagli altri popoli … Mi sarete santi, poiché io, il SIGNORE, sono santo e vi ho separati dagli altri popoli perché foste miei” (Levitico 20:24, 26). Messi a parte per Dio e santificati per mezzo dell’opera di Cristo, è questa la nostra posizione attuale sulla terra.

Dio, invita tutti coloro che son santificati a mantenere una santità pratica: “ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta” (1 Pietro 1:15 – cfr. Levitico 11:44; 19:2). Quello che era vero per il popolo d’Israele sotto la legge lo è anche per il popolo celeste che è sotto la grazia.

I Santi di Dio si trovano in una posizione particolarmente felice e benedetta: si trovano nella Sua mano.

Nel palmo della potente mano di Dio che raccoglie il vento e misura le acque (Proverbi 30:4; Isaia 40:12), i santi sono in una posizione di sicurezza e di protezione; realizzano che “Il SIGNORE è colui che ti protegge … ti preserverà da ogni male; egli proteggerà l'anima tua” (Salmo 121:5, 7). Il Signore Gesù stesso ha detto, parlando delle Sue pecore: “Nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:28-30).

La mano del Signore è una mano che guarisce, sostiene, aiuta e fortifica (Giobbe 5:18 – Daniele 10:10).

La “mano potente” di Dio che ha fatto uscire il popolo dall’Egitto non è diventata “troppo corta” nel corso degli anni da non potere riscattare e liberare i santi ancora oggi (Isaia 59:1). La Sua potenza si esercita sempre in favore di coloro che Egli ama. È il Dio che “ci ha liberati e ci libererà da un così gran pericolo di morte, e abbiamo la speranza che ci libererà ancora” (2 Corinzi 1:10).


“Essi si abbassano ai tuoi piedi”

“Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza”, dice il profeta (Isaia 52:7). Il popolo di Dio ha potuto vedere Colui i cui piedi hanno calcato la terra d’Israele passando andando “dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (Atti 10:38). 

È ai piedi del Signore Gesù che sono andati coloro che erano coscienti dei loro bisogni e del fatto che si trovavano davanti a Colui che era il solo che poteva rispondervi, o che hanno preso questo posto per renderGli omaggio, essendo stati liberati e guariti dalla terribile malattia del peccato.

C’è sempre posto ai piedi del Signore ed in ogni momento; è la “buona parte” per tutti i Suoi santi (Luca 10:39). Là, vicino a Lui, troviamo nella Sua comunione, il conforto, gli incoraggiamenti, le consolazioni di cui abbiamo bisogno per attraversare questo mondo. Vi gustiamo la grazia, impariamo a conoscere la Sua volontà e a discernere i Suoi pensieri.


“Raccolgono le tue parole”

Quando ci manteniamo ai piedi del Signore, riceviamo le parole di cui abbiamo bisogno per camminare in questo mondo. Siamo là in una posizione di dipendenza e di attesa ma, quando ci alziamo da questa posizione benedetta, siamo in grado di mettere in pratica le Sue parole. In quel momento saremo “ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa” (Colossesi 1:9-10). Vi deve essere, nel cuore dei santi, il desiderio di stare ai Suoi piedi, in silenzio, con lo scopo di ascoltare ed accettare le Sue parole d’insegnamento e d’istruzione che sono la loro guida nel cammino: “Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare” (Salmo 32:8). Ogni riscattato del Signore può dire: “Il SIGNORE è la mia parte; … osservare le tue parole” (Salmo 119:57). È una parte felice e benedetta!

Il Signore Gesù dice che ha dato ai Suoi discepoli le parole che venivano dal Padre: “le parole che tu mi hai date le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute …”. Per mezzo di queste parole sono stati colmati di conoscenza e di certezza riguardo la Persona del Figlio di Dio “… e hanno veramente conosciuto che io sono proceduto da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato” (Giovanni 17:8). Se realizziamo un po’ di quello che scaturisce da queste parole, avremo il profondo desiderio di riceverle nei nostri cuori e produrranno in noi lo stesso effetto prodotto nei discepoli. Cresceremo nella conoscenza del nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo (1 Pietro 3:18).

Il Signore Gesù, ai Suoi discepoli, aveva anche detto: “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” (Giovanni 15:7). Se noi riceviamo le parole del Signore, esse penetreranno in noi e impregneranno i nostri cuori ed i nostri pensieri. Allora sapremo chiedere come si conviene, in accordo con la Sua volontà ed avremo le risposte alle nostre preghiere.

Perciò, restiamo ai Suoi piedi con i nostri orecchi, le nostre coscienze ed i nostri cuori aperti per ricevere quello che ha da dirci. Le Sue parole ci insegnano, ci incoraggiano, ci consolano e ci sostengono nel nostro cammino sulla terra. Ben presto, udremo la Sua voce conosciuta chiamarci presso di Sé nel cielo dove saremo eternamente alla Sua presenza.

29 dicembre - Messaggero della buona notizia

(Gesù disse:) “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”.

Giovanni 5:24

 

In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore.

Efesini 5:8

 


Testimonianza di una credente in Cile

 

“Avevo bruciato la mia vita, ed ero decisa di farla finita. Il giorno fatidico era arrivato; il cocktail di farmaci che dovevano farmi passare nell’eternità era pronto e mentre stavo per passare all’azione, mi sembrò di sentire qualcuno che bussava timidamente alla porta. Sorpresa, mi fermai per un istante, e quei colpi si ripeterono. Con apprensione socchiusi la porta e due bambini, ancora piccoli, mi porsero qualcosa dicendomi: ‘È per lei’; poi se ne andarono. Era un calendario con un versetto della Bibbia per ogni giorno, accompagnato da un breve commento. Nella mia disperazione e nella mia sete spirituale, mi misi a leggere con avidità quei foglietti, così imparai che Gesù Cristo era morto su una croce per me, per salvarmi e donarmi la vita eterna. Quella notte stessa passai dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce!

Ma perché quel calendario era arrivato a casa mia in quel preciso istante? La mattina seguente, seppi che era stata fatta una distribuzione di calendari ai politici del luogo, e uno di loro, non sapendo cosa farne, lo aveva dato al suo giardiniere. Questi, ritornando a casa completamente ubriaco, si era adirato scoprendo che si trattava di un calendario cristiano, e aveva ordinato ai suoi due nipotini di darlo alla prima persona che avessero incontrato. È così che sono venuti a bussare alla mia porta.”


sabato 28 dicembre 2024

Esperimento

“sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come d'agnello senza difetto né macchia” 1 Pietro 1:18-19.

In un laboratorio di chimica durante una lezione sugli effetti degli acidi sulle varie sostanze il professore diede alla classe un pezzetto d'oro e disse loro di farlo dissolvere. Gli studenti lo lasciarono tutta la notte nell'acido più potente che avevano ma esso non si dissolse. Tentarono varie combinazioni di acidi, ma invano. Infine dissero al professore che pensavano che l'oro non si potesse dissolvere. Egli sorrise: “Sapevo che non ci sareste riusciti” disse “nessuno degli acidi che avete è in grado di farlo. Provate questo” e porse loro una bottiglietta con uno speciale acido. Ne versarono un po' in una provette contenente il pezzetto d'oro e questi si dissolse velocemente nell'acqua regia. Finalmente l'oro aveva trovato “il suo padrone”. Sembra che questo acido prenda il nome di “acqua regia” proprio da questa sua proprietà di essere l'unico a dissolverlo.

C'è qualcos'altro, che come l'oro, che non può essere intaccato o cambiato. Questo “qualcosa” è il cuore peccatore dell'uomo. Le prove, l'afflizione, la ricchezza, la povertà, la prigione non riescono a cancellarne gli effetti. L'istruzione, la cultura non possono purificarlo. C'è un solo elemento che ha potere sul peccato e quindi sul cuore dell'uomo e questo è il sangue di Cristo.

Il sangue di Cristo ci giustifica e ci salva (Romani 5:9). Purifica le nostre coscienze. Ci riscatta e trasforma le nostre e il nostro cuore cancellando completamente gli effetti del peccato.

28 dicembre - Che scopo ha questa nostra breve vita?

Ecco, tu hai ridotto la mia esistenza alla lunghezza di qualche palmo, la mia durata è come nulla davanti a te.

Salmo 39:5

 

Che cos'è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce.

Giacomo 4:14

 


 

Ricordiamo tutti la terribile onda anomala che si è abbattuta sulle coste dell’Oceano Indiano il 26 dicembre del 2004 provocando oltre 200.000 morti. A questo proposito un uomo politico dichiarava: “Credo che questo dramma lascerà un segno indelebile e che le persone abbiano preso coscienza della fragilità umana”. Speriamo che sia davvero avvenuto così!

È vero, l’essere umano è fragile. Nonostante i progressi della tecnologia e della medicina, nessuno può avere la certezza di essere vivo domani; eppure, nella nostra società occidentale, dove quasi ogni evenienza è coperta da un’assicurazione, abbiamo purtroppo la tendenza a dimenticarlo. Questa fragilità e questa incertezza sulla durata della nostra vita, dovrebbero spingerci a metterci in regola con Dio.

In una parabola, Gesù ci parla di un uomo ricco che aveva dei grandi progetti. Voleva ingrandire i suoi granai e aveva in programma di godersi le sue ricchezze. “Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?” (Luca 12:20). È Dio che determina la durata della nostra vita sulla terra e ci concede questi giorni non perché ammassiamo ricchezze, ma per conoscere Lui e accettare la vita eterna che solo Lui ci può dare. Questa vita ha come fondamento la morte e la risurrezione di Cristo, il Figlio di Dio.


venerdì 27 dicembre 2024

Sognare?

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” Matteo 11: 28-30

Sognavo un mondo sereno, pieno di amicizia, di libertà, di pace, di prosperità e pensavo che crescendo avrei realizzato i miei sogni, ma oggi, tra i miei sogni e la realtà c’è gran contrasto. La vita è una strada in costante salita piena di delusioni e senza futuro.

Così si esprimeva un lettore evidentemente deluso dalla vita, ma l’uomo non può voltare le spalle a Dio senza volgere il suo sguardo verso il Principe di questo mondo. L'uomo,  inconsapevolmente, gli ne ha affidato il dominio. Sono le sue regole. Odio, supremazia, orgoglio, ira, guerre e incertezza per quanto riguarda il futuro.

A meno che… Ecco che una voce si è fa sentire. Pare che ci sia una persona capace di cambiare tutto, di fare rivivere ciò che è stato distrutto. E' in grado di fare l’impossibile, come trasformare un essere peccatore in un essere nuovo, purificare il suo passato, cambiare il suo cuore! Si dice che, a quelli che lo ascoltano, doni certezze e che parli a ciascuno con amore e bontà. Si dice che insista sul fatto che siamo responsabili e colpevoli, ma che possiamo essere perdonati e liberati! Si dice che dia una gioia e una pace indescrivibile e che, se accettiamo di seguirlo, tutta la nostra vita sarà trasformata.

E io, perché gli passerei accanto senza conoscerlo? Anch’io voglio seguire Gesù Cristo, il Figlio di Dio e non vivere di sogni illusori ma voglio fondare la mia vita sulle promesse di Dio. Quel Dio che non può mentire, “nella speranza della vita eterna la quale Iddio, che non può mentire, promise avanti i secoli” Tito 1:2.

27 dicembre - Una lezione da mio nipote

Gesù gli rispose: “Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo”.

Giovanni 13:7

 

Ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto.

1 Corinzi 13:12

 


 

Ho imparato una cosa da mio nipote Alessandro quando aveva solo otto anni. Un giorno eravamo a tavola con alcuni studenti e la nostra conversazione verteva su problemi di matematica. Ma cosa poteva comprendere il mio piccolo Alessandro? Per attirare la sua attenzione e ricordare ai commensali che c’era anche lui a tavola, gli domandai: “Alessandro, capisci ciò di cui stiamo parlando? Sai cosa sono i logaritmi?” Lui rispose: “Sì, lo so”. Allora gli dissi: “Che cosa sono?”. Con naturalezza Alessandro mi rispose: “I logaritmi sono quelle cose che imparerò quando andrò al liceo”.

Quante cose ci sfuggono, e quante superano le nostre capacità intellettive! Come credente, io so che un giorno conoscerò ogni cosa a fondo, così come Dio ha conosciuto me, perché è Lui che lo ha detto.

Quanti interrogativi ci poniamo! Perché le disgrazie? Perché la sofferenza? Perché tanta violenza e tanto egoismo? Una cosa so: che molte sofferenze sono il risultato del fatto che gli uomini non rispettano le leggi divine, ma mi rendo conto che il problema è ancor più complesso e che vi sono altri fattori che mi sfuggono. Allora, la risposta che mi sembra più onesta è “Non lo so”, o meglio “non lo so ancora”.

Questa risposta non è una sconfitta, ma un atto di fiducia in Dio e una presa di coscienza del mio limite. Chiediamo a Dio il soccorso per attraversare i momenti difficili della nostra vita, in modo da poter aiutare e consolare quelli che sono nel dolore, e accettiamo umilmente di non poter conoscere tutto e di non essere in grado di spiegare tutto. Accettiamo le cose che Dio ci rivela nella Bibbia e crediamole. È il livello più alto al quale possiamo arrivare!


giovedì 26 dicembre 2024

Che diremo dunque riguardo a queste cose?

"Che diremo dunque riguardo a queste cose?"

Romani 8:31-39


Con questa domanda l’apostolo Paolo introduce una serie di altre domande alle quali dà immediata risposta. Sono versetti molto conosciuti, che hanno spesso rallegrato i nostri cuori, ma vogliamo meditarli brevemente ancora una volta.

“Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?” (v. 31)

La risposta a questa domanda è contenuta implicitamente nella domanda che segue:“Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti…” (v. 32).

Sapere che Dio è dalla nostra parte, che meravigliosa certezza!

I versetti precedenti hanno mostrato i piani meravigliosi che Dio aveva nel cuore. Voleva accordarci infinite benedizioni in Cristo. Prima della fondazione del mondo, ci ha preconosciuti e predestinati, e al momento opportuno ci ha chiamati e giustificati; e già oggi – secondo i suoi piani – siamo glorificati. Ci ha predestinati per essere conformi all’immagine del suo Figlio. Questo va ben oltre il perdono dei peccati, per quanto grande sia questa benedizione. Vuole che noi condividiamo la gloria dell’Uomo glorificato, anche se rimane vero che Egli sarà sempre “il primogenito tra molti fratelli”.

L’apostolo Paolo, davanti a questa immensità di benedizioni, esclama: “Che diremo dunque riguardo a queste cose?”. Quando contempliamo tutto quello che Dio ha fatto per noi secondo i suoi piani in Cristo, siamo stupefatti. Dio è per noi, è dalla nostra parte. È il nostro Padre e ci ama. Ci ha fatto dono dello Spirito Santo che abita in noi e che ci è di aiuto nelle nostre debolezze. Se Dio è per noi, cosa ci potrà accadere di male?

Nondimeno, a volte siamo timorosi e angosciati. Viviamo in un mondo che subisce le conseguenze del peccato e noi stessi siamo deboli e cadiamo facilmente. È per questo che abbiamo bisogno di ricordarci sempre quello che Dio ha fatto per noi, e quello che fa ogni giorno, e di contare su di Lui per quello che farà in futuro.

Dio ci ha dato la prova che è per noi. Non ha risparmiato il proprio Figlio, ma l’ha dato per tutti noi. È quello che ha fatto nel suo amore. In Malachia 3, l’Eterno dice che risparmierà i suoi “come uno risparmia suo figlio” (v.17). Un padre che ama suo figlio cercherà sempre di risparmiarlo, quando questo è possibile. Ma il nostro Dio non ha risparmiato il suo Figlio, Lui che l’amava di un amore con cui un padre umano mai potrebbe mai amare il proprio figlio.

Per Dio, non risparmiare il proprio Figlio voleva dire donarlo per tutti noi. È l’ha dato per degli uomini che erano suoi nemici, che non volevano saperne di Lui, che non gli davano nulla in contraccambio. L’ha dato per tutti noi, alla morte e al giudizio. Alla croce del Golgota, il giudizio del Dio santo e giusto, che non può sopportare il male, è sceso su di Lui. Abraamo aveva preso il coltello per uccidere Isacco, ma non se ne è servito. Un sostituto è stato trovato per lui e Isacco è stato risparmiato. Ma il Figlio di Dio non è stato risparmiato. “L’Eterno ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti”(Isaia 53:6).

Qui vediamo ciò che Dio ha fatto. C’è anche la parte degli uomini, quelli che hanno condannato e crocifisso il Signore Gesù e che sono assolutamente responsabili del loro crimine. Altri passi del Nuovo Testamento ci presentano la parte del Signore Gesù. Egli stesso si è dato per noi.

“Non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (v. 32)

Questa seconda domanda contiene anch’essa la sua risposta. È un’affermazione, una certezza. Dio ci farà dono di tutte le cose con Cristo. In Lui ci sono assicurate tutte le benedizioni.

Anche nei versetti precedenti troviamo l’espressione “tutte le cose”: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio”(v. 28). In quel caso si tratta delle difficoltà quotidiane, che ci possono appesantire e a volte scoraggiare. Sono per la nostra benedizione e servono per il compimento dei piani di Dio per noi.

Ma qui è scritto che Dio ci farà dono di “tutte le cose” con Cristo, e quest’espressione ha un altro significato. Si tratta dei doni di Dio che per noi sono fonte di gioia. Paolo ne ha citate alcune nel paragrafo precedente: siamo figli di Dio, sappiamo ciò che significa la libertà del credente, un giorno saremo conformi all’immagine del Figlio di Dio. Per conoscere ciò che portano queste benedizioni in Cristo e con Cristo, dobbiamo leggere la Lettera agli Efesini. Là impareremo che siamo “benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo”. “Chi accuserà gli eletti di Dio?” (v. 33)

Ecco una terza domanda. Qualcuno oserà intentare una causa contro gli eletti di Dio? (v. 33). C’è, è vero, colui che la Parola chiama “l’accusatore dei nostri fratelli” (Apocalisse 12:10). Nel libro di Giobbe vediamo che ha accusato davanti a Dio quell’uomo “integro e retto che “temeva Dio e fuggiva il male”. Nel cap. 3 del profeta Zaccaria, vediamo Satana davanti all’Angelo dell’Eterno che si oppone a Giosuè, il sommo sacerdote. Satana accusa anche noi. Se guardiamo a noi stessi e al nostro cammino, vediamo molte cose delle quali può accusarci. Quanti passi falsi! Ma una cosa è certa, e Satana non può cambiarla: il Giudice davanti al quale ci accusa è dalla nostra parte e ci ama. Gli attacchi di Satana sono vani. Siamo gli eletti di Dio e gli apparteniamo. Ora ci vede in Cristo, e in quella posizione siamo santi e irreprensibili davanti a Lui.

“È Dio che giustifica”. Era la sua volontà di giustificarci. Siamo davanti al Giudice ma non abbiamo nessun timore. Nel Figlio suo ci ha dichiarati giusti. Non dobbiamo aver paura degli attacchi di Satana. Non ha nessuna possibilità di condannarci. “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (v. 1). Questo riempie il nostro cuore di fiducia e di pace.

“Chi li condannerà?” (v. 34)

Con questa quarta domanda, Paolo dà immediatamente una meravigliosa risposta: “Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi”.

Nessuno ci può più condannare. Dio è per noi. Noi siamo i suoi eletti e ci ha giustificati. Ma non è tutto: anche Cristo è per noi. Tutto quello che ha fatto, tutto quello che fa, ha un immenso valore per noi. È morto, è risuscitato, e ora è alla destra di Dio e intercede per noi.

C’è il lato di Dio: l’ha dato per noi, e c’è quello del Signore Gesù: si è dato volontariamente. La Sua morte ci da la certezza che i nostri peccati sono stati cancellati. La Sua risurrezione ci dà la sicurezza che Dio ha accettato la Sua opera. Colui che al Golgota è stato Vincitore ora è seduto alla destra di Dio, e lì opera in nostro favore, intercede per noi che camminiamo nel mondo. Da una parte, lo Spirito Santo, persona divina che abita in noi, intercede per noi dalla terra, dall’altra parte, il nostro Salvatore è seduto alla destra di Dio e intercede per noi. Adempie questo servizio in nostro favore giorno dopo giorno, fino a che giungeremo alla meta.

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” (v. 35)

Arriviamo alla quinta e ultima domanda. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?” (v. 35). I nostri cuori danno la risposta. Niente e nessuno può separarci dall’amore di Cristo. Nessuno può avere qualche successo accusandoci davanti a Dio.

L’amore di Dio si è manifestato nel donare il Suo Figlio. L’amore di Cristo si è manifestato dandosi volontariamente per noi. Questo amore è più forte di tutto quello che potrebbe innalzarsi contro di noi. Né tribolazione, né angoscia, né persecuzione, né fame, né nudità, né pericolo, né spada possono separarci da quest’amore. Ne siamo profondamente convinti? Se si, possiamo esclamare come l’apostolo: “Che diremo dunque riguardo a queste cose?”

26 dicembre - La luce della vita

La luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più della luce, perché le loro opere erano malvagie.
Giovanni 3:19
 
Manda la tua luce e la tua verità, perché mi guidino.
Salmo 43:3
 

Dopo quattrocento anni di schiavitù in Egitto, Dio decise di liberare il suo popolo per mezzo di Mosè. Faraone si ribellò a quest’ordine e Dio colpì l’Egitto con dieci terribili piaghe. Una di quelle fu l’oscurità: “Non ci si vedeva più l’un l’altro e per tre giorni nessuno si mosse da dove stava; ma tutti i figli d’Israele avevano luce nelle loro abitazioni” (Esodo 10:23). Così, per gli Egiziani l’oscurità era tale che nessuno osava muoversi, ma per tutti i figli d’Israele, che pure abitavano nello stesso paese, c’era luce nelle loro case.

Sappiamo che l’Egitto rappresenta il mondo e i figli d’Israele il popolo di Dio. Si può quindi dire che le tenebre in senso morale sono una punizione di Dio verso questo mondo che non vuole saperne di Lui. La sapienza di questo mondo è pazzia per Dio. L’uomo, con la propria sapienza non ha conosciuto Dio (1 Corinzi 1:20-21). I sapienti di questa terra possono avere delle menti eccelse e arrivare a scoprire cose straordinarie, però, se non accettano la rivelazione di Dio, mancano di chiare direttive morali e brancolano nel buio. Solo la conoscenza di Dio rende l’uomo savio, e tanto più la conoscenza di Cristo e la fede in Lui. Egli ha detto: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12). Oggi più che mai gli uomini vagano nelle tenebre nonostante le loro capacità intellettuali e le conoscenze scientifiche. Hanno delle scale di valori alterate, hanno difficoltà a distinguere il bene dal male. In contrasto, benché vivano nello stesso mondo, i credenti hanno la luce nei loro pensieri e nella loro vita, come un tempo gl’Israeliti l’avevano nelle loro case. Una luce che proviene dalla conoscenza di Dio e dalla comunione con Lui.

mercoledì 25 dicembre 2024

Ritornello angosciante

“L’uomo, nato di donna, vive pochi giorni” Giobbe 14,1.

Così si esprime il libro di Giobbe; e non è detto che vive pochi anni o pochi mesi o alcune settimane, ma che “vive pochi giorni”. 

Fermiamoci un istante e riflettiamo su quanto è minuscolo e insignificante il tempo che è accordato ad ogni uomo. Giobbe dichiara che l’uomo nato di donna vive pochi giorni e poi aggiunge anche questa colpente parola : "è sazio d’affanni”. Già, non sazio di piaceri, di gioie, di soddisfazioni, di riposo, ma d’affanni ed è pervaso da un’arsura, un’arsura persistente. E’ alla continua ricerca di un’acqua che possa dissetarlo ma non ne trova. I luoghi in cui la ricerca non possono fornirne.

“Spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un’ ombra e non dura” (v.5).

Il fiore è l’espressione della fragilità per eccellenza; la sua bellezza non sussiste e la distanza fra la culla e la bara è davvero breve. L’uomo passa fugace come un’ombra e non dura “i suoi giorni sono fissati”.

Questa è la sorte che tocca ad ogni uomo.

Se c'è un argomento che eviteremmo volentieri di parlare questo è la morte. Eppure le siamo costantemente vicino; e non sarà sempre quella degli altri.

“E poi morì”.

Questo ritornello si ripete per ben otto volte nel capitolo cinque della Genesi.

E poi morì...E poi morì...E poi morì...E poi morì...E poi morì...E poi morì...E poi morì...E poi morì.

Quante volte questa breve frase è stata ripetuta nel corsi dei secoli.

“E poi morì”.

Sembra di assistere alla marcia funebre delle varie età, perché troviamo i nomi dei patriarchi da Adamo in poi, ed ad ogni nome è seguito dalla solenne dichiarazione, simile al rintocco d'una campana funebre, “poi morì”. Ma la campana suona sei volte e poi manca un rintocco quando leggiamo di Enoc “Dio lo prese”. Solo Dio può fermare la processione della morte. Solo Lui può intervenire nel destino dell'uomo.

25 dicembre - “Egli sarà grande”

Sì, Dio è grande e noi non possiamo conoscerlo.

Giobbe 36:26

 

Egli sarà grande fino all'estremità della terra.

Michea 5:3

 


Leggere Ev. Luca 1:32

 

È con questa frase (“Egli sarà grande”) che l’arcangelo Gabriele inizia a descrivere Gesù, il Figlio di Dio, dopo aver annunciato a Maria la sua nascita miracolosa. Egli “sarà grande”. Come descrivere la grandezza di Cristo, Lui che era presso al Padre da ogni eternità, che era la sua delizia, “sempre esuberante di gioia… in sua presenza” (Proverbi 8:30) e per il quale ogni cosa è stata creata? (Colossesi 1:16).

Fin da quell’annuncio fatto a Maria, lo Spirito di Dio voleva affermare la grandezza e la deità del fanciullo che sarebbe nato. Perseguitato fin da piccolo dal malvagio Erode, rifiutato più tardi dai suoi concittadini, uomo di dolori al quale è stato inflitto il supplizio della croce (Isaia 53:3), Gesù era grande anche nel suo volontario abbassamento, e grande rimane per sempre.

È stato grande perché percorrendo un mondo corrotto non ha fatto valere i propri diritti e nella sua bocca non è stata trovata frode (Isaia 53:9). È stato grande perché si è abbassato, lui il Principe della vita, fino alla morte infamante della croce (Filippesi 2:8). È stato grande perché ha portato su di sé la condanna che meritavano i peccati di tutti quelli che avrebbero creduto in lui (Isaia 53:12).

Questa sua grandezza è stata riconosciuta da Dio, il quale ha innalzato il suo Figlio nella gloria e lo ha fatto sedere alla sua destra, al posto d’onore e di autorità che solo lui poteva occupare: “Tu lo hai coronato di gloria e d'onore” (Ebrei 2:7). Grazie all’opera che Gesù ha compiuto sulla croce, un giorno il cielo sarà riempito da tutti coloro che sulla terra avranno creduto in lui e lo avranno onorato.


martedì 24 dicembre 2024

L’Evangelo in un versetto

“Perché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”. Giovanni 3:16 .

Questo passo è uno dei più conosciuti dell’intera Bibbia. Abbiamo però veramente soppesato ogni parola di questo versetto che è definito l’Evangelo in miniatura?

Il compendio di tutto l’evangelo? Da dove si parte? Da Dio. Dio è l’origine non solo della vita fisica, della creazione, è l’origine di tutto. Dio si mette in azione, mosso da che cosa? Dio ha tanto amato, mosso dall’amore non c’è altra motivazione, non ha potuto ricercare che in sé stesso i motivi per muoversi.  Dio ha amato, quanto ha amato? Dio ha tanto amato. Qual è la misura di questo tanto? Ha tanto amato fino al punto di dare colui che amava, colui che amava da sempre, il centro del suo amore da ogni eternità: il Suo Diletto e Unico Figlio. Ma chi ha amato? Ha amato il mondo. Che cos’è il mondo? E’ l’insieme degli uomini di ogni tempo, uomini ribelli uomini perduti, uomini che non avevano un pensiero per lui, uomini che non avevano diritti, uomini che erano destinati al giudizio inevitabilmente. Ebbene Dio ha amato questo mondo così come eravamo, ha amato dei nemici. Dio ha mandato il Suo figlio, perché desse la sua vita per dei nemici. Per un uomo dabbene qualcuno avrebbe il coraggio di morire, ma così non è stato. Chi ha mandato? Chi ha dato? Di chi si è privato? Ha dato il suo unico Figlio. Chi era colui che Dio ha dato?  E’ colui che Dio ha amato, che ama di un amore eterno al di sopra di ogni altro amore, al di là della misura del tempo, perché è un amore eterno nel passato per così dire, eterno nel futuro.   Ma tutto questo aveva uno scopo, affinché, con lo scopo di, con un fine ben preciso da raggiungere, affinché chiunque. In questo chiunque sono racchiusi tutti gli uomini: le persone più abbiette, le persone più onorevoli, “chiunque” non c’è distinzione di grado di peccaminosità, di cultura, di istruzione, di razza, di tempo, “chiunque” in ogni momento in ogni ambiente, chiunque crede ecco la parte dell’uomo beneficiario di questo dono, che è definito inesprimibile, ineffabile, “sia ringraziato Dio del suo dono ineffabile”, così dice l’apostolo Paolo. “Chiunque crede”, che cosa importante che concetto fondamentale questo credere nel Signore in quello che lui ha fatto vuol dire avere una vera fede in questo fatto unico grandioso nella storia dell’uomo, nell’eternità del dono di Dio che ha fatto. Chiunque crede, chiunque ha fede, vedete come è importante la vera fede perché questo fine che si propone Dio possa essere raggiunto, quella mano che si protende dal cielo, deve essere afferrata, perché questa relazione si stabilisca. Una relazione che non è solo per un momento, non è una relazione temporanea, è una relazione che non finisce più, perché i patti di Dio, i fini di Dio sono senza pentimento non c’è mai un retro pensiero, non si tirerà mai indietro. Quello che lui ha stabilito è stabilito per sempre. Non si tratta di credere ad una religione, se c’è qualcuno che pensa di essere salvato perché aderisce ad una religione che ritiene essere la più corretta è ancora perduto, ma se c’è qualcuno che crede in una persona, nell’unica persona che Dio ha dato, affinché i piani di salvezza di Dio potessero essere raggiunti, se c’è qualcuno che crede  questa è la vera fede che fa si che lo scopo di Dio sia raggiunto. Occorre credere in una persona, se non l’avete ancora fatto, non in una religione. L’evangelo non è una religione è la vera fede in una persona un’unica persona l’unico Figlio dell’unico Dio. Non perisca perché altrimenti l’ira di Dio rimane su chi non crede. Chi si rifiuta di credere l’ira di Dio rimane su di Lui. non perisca. Ma non solo non perisca, questo ma, stabilisce una contrapposizione: ma abbia vita, non solo non abbia la morte, non solo non abbia l’eterno allontanamento da Lui, ma abbia la vita. Quindi non solo l’assenza della morte, ma la presenza della vita qualche cosa di meraviglioso, di eterno, non una vita che finisce per quanto lunga possa essere, no una vita eterna, la vita di Dio! L’amore eterno, la vita eterna, Dio eterno, tutto quello che fa porta i suoi caratteri di quello che lui è. Questo è l’evangelo in un solo versetto.

24 dicembre - Non c’era posto… C’è ancora posto

Maria… diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

“C'è ancora posto… Costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena”.

Luca 2:5, 7; 14:22-23

 


 

Non c’era posto. 2000 anni fa non c’era posto nell’albergo per accogliere Maria che era sul punto di partorire Gesù.

Quell’albergo è l’immagine dell’umanità di quel tempo che non aveva posto per accogliere il Salvatore del mondo. Ma da allora è forse cambiato qualcosa? No, perfino tra coloro che si definiscono cristiani, la maggioranza non l’ha ricevuto nel suo cuore. Se gli uomini non hanno dato a Gesù altro posto che su una croce infamante, il Dio di grazia continua instancabilmente ad annunciare il suo messaggio di salvezza e ad aprire il suo cielo a tutti quelli che lo accettano.

È la fede nel Signore che assicura un posto in cielo, nella casa del Padre. Come nella parabola di Luca 14, il desiderio di Dio è che la sua “casa sia piena” di uomini e di donne, riscattati dal sangue che Cristo ha versato alla croce. Gesù ha pagato il prezzo di quel posto, affinché fosse gratuito per tutti quelli che mettono la loro fiducia in lui.

Oseremmo noi non prendere in seria considerazione un amore così grande e una così grande salvezza? Stiamo attenti, perché un giorno la pazienza di Dio finirà, e la porta del cielo verrà chiusa; e allora sarà troppo tardi! Non aspettate ancora, ma accogliete con gioia e riconoscenza il dono che Dio vi fa della salvezza e della vita eterna.

lunedì 23 dicembre 2024

Una morte unica

“Gesù, gridando con gran voce disse: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio”. E detto questo, spirò” Luca 23:46. 

Il Signore ha volontariamente dato la propria vita. Sulla croce ha gridato “con gran voce” e poi ha consegnato il suo spirito nelle mani del Padre. Prima di Lui, come dopo di Lui, nessun uomo crocifisso è morto in quel modo. “Pilato si meravigliò ch’Egli fosse già morto” (Marco 15:44); il centurione, che “era lì presente di fronte a Gesù”, e aveva potuto osservare sul suo volto tutti i segni della sofferenza e il dolore di quell’agonia: “avendolo visto spirare a quel modo, disse: Veramente quest’uomo era Figlio di Dio” Marco 15:39. 

Questa tragica scena ci rivela l’abbassamento profondo di Gesù uomo, ma anche la sua suprema e divina grandezza. Egli ha dato “la sua vita per le sue pecore”; nessuno gliel'ha tolta. Aveva detto: “Io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di ripigliarla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio” (Giovanni 10:15-18). È interessante notare che il verbo greco tradotto qui con deporre, e che significa anche “rimettere”, “dare”, è lo stesso di Efesini 5:2: “ha dato se stesso per noi…”. E non lo troviamo in nessun altro passo a proposito della morte d’un uomo, tanto che l’uso che ne fa qui Giovanni (19:30) è assolutamente unico nella Scrittura. Questo conferma che Gesù ha dato la propria vita con un atto d’autorità, facendosi “ubbidiente fino alla morte e alla morte della croce” (Filippesi 2:8).

Noi, uomini e donne perduti, possiamo ora vedere il peccato abolito dal Signore il quale, per pagarne l’altissimo prezzo, ha sofferto il supplizio della croce e l’abbandono di Dio. Se abbiamo compreso il suo amore e accolto la sua grazia, facciamo salire a Lui e al Padre un cantico di gioia e di lode!

23 dicembre - La maniglia è all’interno

Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.

Apocalisse 3:20

 


 

Nel collegio di Oxford si trova esposto un quadro di rara bellezza. Quando si è visto una volta, non lo si può più dimenticare. Il pittore, un celebre artista, ha messo tutto il suo talento e tutta la sua fede nel dipingere quel quadro. Egli ha rappresentato Gesù in piedi, con una lampada nella mano sinistra e intento a bussare, con la destra, ad una porta circondata di edera.

Si racconta che un amico del pittore, mentre osservava quel capolavoro gli fece notare che nella sua opera mancava qualcosa:

– Hai dimenticato la maniglia della porta. Come puoi pensare che Gesù possa entrare?

– Non l’ho dimenticata, rispose il pittore. Dovresti sapere che la maniglia è all’interno! Il Salvatore può entrare soltanto quando chi è dentro gli apre la porta!

Caro lettore, ricordati che Gesù sta alla porta del tuo cuore. Probabilmente ha già bussato varie volte facendoti udire la sua voce, ma sta a te aprirgli; solo tu puoi prendere questa decisione. Lui, il Maestro, si avvicina, bussa al cuore degli uomini e li chiama; ma sta ad ognuno, individualmente, di aprire e farlo entrare. Gesù Cristo porta il perdono dei peccati, la luce di Dio, la vera gioia per i nostri cuori. E può farlo perché, morendo sulla croce, si è caricato delle nostre colpe e il suo sangue le ha cancellate.

Ma bisogna credere e accoglierlo come Salvatore!


domenica 22 dicembre 2024

Guardando il volto del Signore (4/4)

“Padre nelle tue mani rimetto il mio spirito”

Prima di chinare il capo sulla croce il Signore Gesù ha gridato con gran voce.

L’evangelo di Luca ci dà il dettaglio di questo grido: “Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò” (Luca 23:46).

E’ il grido di Colui che in piena autorità entra nella morte. E’ Lui che dopo le sofferenze della croce e dopo l’abbandono, depone la Sua vita.

Analizziamo questa ultima frase nelle sue singole espressioni:

Padre: Questo è il titolo con il quale il Signore Gesù si rivolge a Dio. Questo ci parla di quell’intima relazione che esiste da prima che i mondi venissero all’esistenza. La prima frase pronunciata alla croce è stata “Padre perdona loro”, la sua ultima frase “Padre nelle tue mani rimetto il mio spirito”, in mezzo abbiamo udito quel grido “Dio mio Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Il Signore Gesù entra nella morte nella piena consapevolezza che il prezzo è stato completamente pagato, che il carico è stato portato, che il Padre è stato glorificato, che la battaglia è stata vinta, che il combattimento è passato. Il Signore Gesù rimette la Sua vita a Colui che Egli chiama: “Padre”

Nelle tue mani: Questo ci parla di sicurezza, di certezza. Per tutto il tempo del Suo arresto del Suo processo, della Sua condanna e della Sua crocifissione, il Signore Gesù si è volontariamente dato “nelle mani” della creatura. Quante volte nella Sua vita ha detto che il Figlio dell’Uomo stava per essere dato “nelle mani dei peccatori”, “nelle mani degli uomini”, ”nelle mani dei capi sacerdoti e degli scribi”. Pilato Gli dirà: “La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno messo _nelle mie _mani”. Gli uomini con le loro mani Lo hanno arrestato, percosso, flagellato, Gli hanno posto sul capo una corona di spine, Lo hanno inchiodato sulla croce. Hanno fatto tutto quello che delle mani malvagie avrebbero potuto fare e il Signore Gesù è stato in silenzio, non si è ribellato. Ma al termine della Sua vita le mani che ha davanti sono quelle del Padre, di Colui che è potente, che è forte, che dà sicurezza, che è pieno di tenerezza e d’amore e che è pronto ad accoglierLo essendo perfettamente compiaciuto dalla Sua opera.

Io rimetto: La parola “rimetto” ha il significato di depositare qualcosa di valore in un luogo sicuro. Ma questo momento ci parla anche di volontà, di autorità. Il fatto che Egli abbia gridato a gran voce ci evidenzia che, nonostante le indicibili sofferenze, aveva il pieno controllo delle proprie facoltà.

Il mio spirito: Di lì a poco il Suo corpo sarebbe stato tolto dalla croce e deposto in un sepolcro, il Signore Gesù rimette la Sua vita al Padre. Dov’è andato lo Spirito del Signore dopo la Sua morte? Gli uomini hanno formulato tante teorie. Noi rispondiamo in due parole: “In paradiso”, secondo quello che il Signore ha detto al ladrone sulla croce “io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23:43).

Dopo il grido a gran voce la cortina del tempio che si squarcia. Questo avvenimento ha un significato e una portata straordinaria. Perché?

La cortina di fatto era una barriera che impediva il libero accesso alla presenza di Dio. Al momento del grido del Calvario, questa cortina viene stracciata da cima a fondo, significando con questo che è stato Dio a rimuoverla e che questo accesso non era più impedito.

L’opera è compiuta, Dio è glorificato, può salvare il peccatore, perdonare le sue colpe, grazie al sacrificio di Cristo.

Non ci sono più barriere tra Dio e l’uomo ma c’è una via di accesso grazie al sacrificio del Signore Gesù.

Guardando il volto del Signore Gesù che si china dopo aver reso lo spirito, consideriamo tutte queste cose e i nostri cuori traboccano di riconoscenza e adorazione.

22 dicembre - La pace di Dio

Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

 Filippesi 4:6-7

 


 

Il credente deve ricordare che per lui c'è qualcosa di più della pace con Dio che si ottiene per la fede in Cristo. Egli può contare anche sulla “pace di Dio”. L'apostolo Paolo ci dice che se presentiamo a Dio in preghiera e con ringraziamenti tutto ciò che ci turba, la pace di Dio guarderà  i nostri cuori e i nostri pensieri per mezzo di Cristo Gesù (Filippesi 4:6-7). Questo significa che la pace di Dio stesso, quella che fa parte dei suoi peculiari caratteri, proteggerà i nostri cuori e le nostre menti attraverso le circostanze difficili che dobbiamo attraversare: colmerà i nostri cuori e farà in modo che non ci abbandoniamo allo scoraggiamento, e influirà sui nostri pensieri, mantenendoli in sintonia con i suoi ed evitandoci di lasciarci andare a ragionamenti sbagliati.

Vogliamo che il Dio della pace sia con noi? Facciamo in modo che i nostri pensieri siano occupati delle cose vere, onorevoli, giuste, pure, di buona fama, quelle in cui vi è qualche virtù e qualche lode, e pratichiamole. In questo modo, scrive l’apostolo Paolo, “il Dio della pace sarà con voi” (Filippesi 4:8-9).

Inoltre ci è detto di ricercare le cose che contribuiscono alla pace (Romani 14:19) e di fare il possibile per vivere in pace con tutti gli uomini  (Romani 12:18).

Vediamo così che la pace, caratteristica divina, è un grande privilegio del credente, e che è anche sua responsabilità ricercarla e conservarla nella sua vita personale e nei suoi rapporti con gli altri.


sabato 21 dicembre 2024

Guardando il volto del Signore 3

Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: E’ compiuto!” e chinato il capo rese lo spirito.

Guardando il volto del Signore, lo contempliamo sulla croce in questa scena unica e meravigliosa. Vediamo un volto che si china, dopo essere entrato volontariamente nella morte. Il termine originale, klino, è lo stesso utilizzato, quando il Signore Gesù lungo il cammino aveva detto: “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Luca 9:58). Guardiamo il suo volto: Colui che su questa terra non aveva un luogo dove posare il capo, china il capo dopo aver reso lo spirito. 

Torniamo a questa scena. Dopo aver sopportato il giudizio di Dio sul peccato, dopo la sofferenza estrema, indicibile, questa scena ci infonde pace, ci dona sicurezza. 

Il Signore Gesù dice: “è compiuto. La parola greca utilizzata “tetelestai” deriva dal verbo: “teleo”, che significa portare a termine, completare, compiere. E’ una parola di cruciale importanza perché indica portare a termine con successo un’azione. Ciò è significativo perché ci parla di un’azione compiuta nel passato, i cui risultati continuano al presente.

Ma c’è ancora un’ulteriore significato della parola “tetelestai”. Questo termine era utilizzato nel primo e nel secondo secolo dopo Cristo nel senso di PAGATO ed appariva spesso nei documenti commerciali dell’epoca per indicare un debito saldato, pagato interamente.

Tre cose fondamentali:

1. Siccome il Signore Gesù ha pagato pienamente il nostro debito, l’opera della salvezza è perfettamente compiuta. Il debito è stato pagato, il lavoro terminato, il sacrificio compiuto. Tenuto conto, che il verbo utilizzato in questo caso è al participio presente, questo indica che il Signore Gesù è morto una volta e per sempre. Questo sacrificio è stato pienamente sufficiente per pagare per i peccati di ogni persona, passata, presente e futura, che avrebbe avuto fede nel Dio che giustifica l’empio. Ciò che Gesù Cristo ha fatto è così totale e completo che non deve essere ripetuto. La Sua opera è compiuta. Non vi è nulla di più che Dio possa fare per salvare gli uomini.

2. Siccome il Signore Gesù ha pagato pienamente, l’uomo non deve aggiungere nulla. Tutti gli sforzi per aggiungere qualcosa a ciò che Cristo ha fatto alla croce sono inutili e non producono nulla. Questo è un punto cruciale perché talvolta gli uomini pensano che per ottenere il perdono di Dio debbano fare qualcosa. Molti possono domandare, cosa devo fare per essere salvato? Possiamo andare oltre ed affermare che se il Signore ha pagato, ha saldato il debito al nostro posto, noi non dobbiamo pagare più nulla. Se pensiamo di dover fare qualcosa per ottenere la salvezza vuol dire che riteniamo che il prezzo non sia stato saldato. Dio ci offre questo gratuitamente, perché Cristo ha pagato interamente il prezzo. Un prezzo che noi non avremmo mai potuto pagare. Siamo “giustificati gratuitamente per la Sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:24). Siamo stati salvati per grazia, questo è il dono di Dio!

3. Siccome Cristo ha pagato pienamente, l’unica cosa che possiamo fare è accettare questo fatto o rifiutarlo. Qui entra in gioco la fede, ovvero occorre credere. Siamo stati salvati per grazia, mediante la fede. Questa è la nostra responsabilità. La fede è la mano di un bisognoso che si apre per ricevere un dono.

Qual è la vostra risposta?

21 dicembre - Reincarnazione o risurrezione?

Ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio.

Filippesi 1:23

 

Desideriamo… essere rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita.

2 Corinzi 5:4

 


 

Sotto l’influenza delle religioni orientali, molte persone anche nei nostri paesi credono alla reincarnazione. Indubbiamente il loro obiettivo è di togliere importanza alla morte, cullandosi nell’idea che nulla è definitivo, nemmeno la fine della vita terrena. Molti cercano persino di dimostrare che questa teoria non è contraria all’Evangelo, ma che sia compatibile con l’insegnamento biblico sulla risurrezione dei morti. Tutto questo altro non è che menzogna, una delle tante menzogne con cui Satana cerca di allontanare l’uomo da Dio. Dio dichiara che “è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27), e che “ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti” (Atti 24:15).

Se abbiamo fede e siamo in pace con Dio, non dobbiamo più temere né la morte né il giudizio, perché il Signore Gesù ha espiato, morendo sulla croce, tutti i peccati coi quali abbiamo offeso Dio e che pesano sulla nostra coscienza. Per i credenti la fine della vita terrena è l’entrata nel riposo, alla presenza del Signore, in attesa della risurrezione.

Chi non crede, invece, morirà nei suoi peccati (Giovanni 8:24) e “l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36). Risusciterà anche lui, ma non per entrare nel cielo bensì per essere gettato nello stagno di fuoco (Apocalisse 20:12-15)!

Non lasciarti lusingare dal miraggio di altre vite terrene. “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato” (Atti 16:31).


venerdì 20 dicembre 2024

Guardando il volto del Signore (2/4)

La Sua mansuetudine

“Io ho presentato il mio dorso a chi mi percuoteva, e le mie guance a chi mi strappava la barba; io non ho nascosto il mio volto agli insulti e agli sputi” Isaia 50:6.

“Alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli la faccia, a dargli dei pugni e a dirgli: Indovina! E le guardie si misero a schiaffeggiarlo”  Marco 14:65. 

“…una delle guardie che gli stava vicino dette uno schiaffo a Gesù…Gesù gli rispose se ho parlato male dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene perché mi percuoti?” Giovanni 18:22-23


Guardando il volto del Signore, vediamo un viso maltrattato, percosso, umiliato. 

Vediamo un volto coperto e oggetto di scherno. 

Il Creatore dei cieli e della terra fatto uomo, preso a schiaffi dalla sua creatura. 

Non vi è reazione scomposta, non vi è una parola di replica e neanche una invocazione di giudizio verso i suoi schernitori. Soltanto parole che volevano indurre l’uomo alla riflessione: “se ho parlato male dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene perché mi percuoti?”

Incontriamo lo sguardo  di Colui che soffre, sopporta e perdona. Lo vediamo “come  colui che maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la bocca, come l’agnello condotto allo scannatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca” Isaia 53:7. 

Tutto questo ci parla di mansuetudine di mitezza, di qualcuno che non rivendica i propri diritti. Avrebbe potuto chiedere l’intervento “di più di dodici legioni di angeli” (Matteo 26:53) non lo ha fatto. 

Contempliamo questo volto oggetto di sputi, pugni, maltrattamenti. Scorgiamo in maniera distinta l’amore per il Padre, che lo spingeva a dare se stesso nella consapevolezza del valore dell’opera che stava per compiere. Vediamo tutta la grazia nei confronti di una creatura che lo respingeva. Queste immagini ci rivelano la grandezza e la gloria della Sua persona e fanno traboccare il cuore di riconoscenza e adorazione. Oltre a questo ricordiamoci che ha sofferto per noi lasciandoci un esempio affinché seguiamo le sue orme lui che oltraggiato non rendeva gli oltraggi, che soffrendo non minacciava (2 Pietro 2:21,23). Quanto siamo lontani da queste orme se pensiamo alla nostra suscettibilità, alla nostra irritabilità, al nostro ego, quando riceviamo un’offesa, un torto. Guardiamo a Lui, a Colui che non ha nascosto il suo volto “agli insulti e agli sputi”.

20 dicembre - Mistero (2)

Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio… i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati.

1 Corinzi 15:51-52



 

La Bibbia ci rivela un secondo mistero: i credenti saranno resi simili al loro Salvatore che, dopo il suo sacrificio in croce, è stato elevato in gloria. È scritto che “quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli è” (1 Giovanni 3:2). E ancora: “Gesù Cristo, il Signore,… trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:21). Quando avverrà questa trasformazione? Quando Gesù ritornerà a prendere i suoi riscattati. In quel giorno, che è molto vicino, quelli che sono morti nella fede saranno risuscitati e rivestiti di un corpo glorioso: il loro corpo “mortale” risusciterà in un “corpo spirituale”, vale a dire liberato dalle leggi della natura e simile a quello di Cristo dopo la sua risurrezione. Immediatamente dopo, i credenti ancora in vita saranno “trasformati” e rivestiti anch’essi di un corpo glorioso; e tutti insieme saranno rapiti per incontrare il loro Signore nell’aria, per essere introdotti nella casa del Padre e restare con lui per sempre. “Come abbiamo portato l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste” (1 Corinzi 15:49).


Fra breve il suono udremo – dell’ultima sua tromba,

e dalla muta tomba - i santi sorgeran.

Insieme a loro andremo - ad incontrar lo Sposo,

e un corpo glorioso - tutti i redenti avran.


giovedì 19 dicembre 2024

Guardando il volto del Signore (1/4)

La sua determinazione

“Poi mentre si avvicinava il tempo in cui sarebbe stato tolto dal mondo Gesù si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme” Luca 9:52

“Ma il Signore mi ha soccorso; perciò non sono stato; perciò ho reso la mia faccia dura come la pietra e so che non sarò deluso” Isaia 50:7 

Spesso diciamo che il Signore Gesù è il nostro modello, che dovremmo esaminare gli evangeli per vedere il suo cammino e scoprire quelli che erano i suoi meravigliosi caratteri. Se contempliamo il Suo volto si dischiudono dei tratti meravigliosi. Esaminiamone uno.

Quando guardiamo il volto del Signore scopriamo la determinazione di Colui, che ha chiara la direzione, non si volta indietro, non guarda a destra o a sinistra. È Colui che ha intrapreso un cammino e lo prosegue fino in fondo, senza fermarsi di fronte a nulla e a nessuno. Ad ogni passo incontrava opposizione, odio, incomprensione ed era ben consapevole di quello che lo avrebbe atteso. In questo avvicinamento verso Gerusalemme dirà ai suoi discepoli: “Ecco noi saliamo a Gerusalemme, e saranno compiute riguardo al Figlio dell’uomo tutte le cose scritte da i profeti; perché egli sarà consegnato ai pagani e sarà schernito e oltraggiato e gli sputeranno addosso; e dopo averlo flagellato lo uccideranno; ma il terzo giorno risusciterà” (Luca 18:31-33). Lo sguardo dritto davanti a sé per raggiungere lo scopo finale e poter dire rivolgendosi al Padre: “Ti ho glorificato sulla terra avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare” Giovanni 17:4.

Da dove nasceva questa determinazione? Dal suo amore per Dio, dal profondo desiderio che Egli aveva di compiere la sua volontà in un cammino di dedizione, ubbidienza e fiducia totale.

A volte nella nostra vita spirituale siamo incostanti, basta poco per farci vacillare, non raggiungiamo gli obiettivi di crescita nella vita di fede; cose iniziate nel servizio per Dio, sono lasciate a metà. Tristemente dobbiamo constatare che il nostro amore per Dio è flebile, soffocato da altre cose. In alcuni casi la nostra propria volontà prevale. Vi sono circostanze in cui di fronte a difficoltà, la nostra fiducia in Dio si rivela molto debole. Basta poco per scoraggiarci e fermarci. Qual è il rimedio? Ricerchiamo il volto del Signore! Guardiamo a Lui, contempliamo la Sua determinazione che ha caratterizzato il suo cammino, riflettiamo da dove traeva origine, esaminiamo il nostro stato, ravviviamo le nostre affezioni per Dio e proseguiamo il cammino con determinazione il cammino dietro alle orme di Colui che non è ad ogni passo ha glorificato Dio.

19 dicembre - Mistero (1)

Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.

1 Timoteo 3:16

 


 

Il mistero dell’incarnazione di Cristo è insondabile. Lui, che è spirito, si è fatto uomo, è stato “Dio manifestato in carne”, “simile agli uomini” come è scritto in Filippesi 2:7. L’inizio del Vangelo di Giovanni ci ricorda che il Signore Gesù ha lasciato la gloria eterna per farsi uomo: “La Parola (il Figlio di Dio) è diventata carne… e noi abbiamo contemplato la sua gloria” (Giovanni 1:14). “Cristo, entrando nel mondo, disse: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo… Ecco, vengo… per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebrei 10:5-7).

La volontà di Dio era di fare in modo che gli uomini, perdonati dai loro peccati, potessero essere un giorno introdotti alla sua presenza. Ma la sua santità e la sua giustizia esigevano un sacrificio che potesse cancellare i loro peccati, perché “senza spargimento di sangue, non c'è perdono” (Ebrei 9:22). E non poteva essere un sacrificio qualunque, ma il sacrificio di una vittima perfetta, assolutamente senza peccato. Solo il suo Figlio poteva rispondere a una tale esigenza. Lo Spirito Santo, sceso sulla terra il giorno della Pentecoste, ha permesso ai credenti di comprendere l’immensità dell’opera di Gesù Cristo.


Il cielo visitò la terra:

Emmanuele venne quaggiù,

Dio fatto uomo, il Salvatore,

con il gran nome di Gesù.